Tag Archives: Ospitalità

Giubileo: Ospitalità Religiosa in prima linea con tariffe accessibili e previsioni di crescita

Il Giubileo ha acceso i riflettori sul sistema ricettivo di Roma e del Lazio, portando all’attenzione pubblica interrogativi sulla capacità delle strutture di accogliere la grande domanda di soggiorni, con un focus particolare sui prezzi praticati. L’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana ha condotto un’indagine tra i gestori delle case religiose e non-profit di ospitalità (presenti sul portale ospitalitareligiosa.it), con l’obiettivo di analizzare le tariffe proposte ai pellegrini diretti nella capitale. I risultati mostrano un panorama inaspettato rispetto al mercato delle strutture ‘laiche’.

Nella città di Roma, una camera doppia viene offerta mediamente da queste strutture ad € 86 a notte, una singola ad € 54. In provincia, i costi si abbassano ulteriormente, con una media di € 67 per la doppia ed € 39 per la singola. Ancora più contenuti i prezzi nelle altre province del Lazio, con tariffe rispettivamente di € 65 ed € 39.

Questa offerta accessibile permette a numerosi pellegrini con budget ridotto di organizzare il proprio soggiorno in occasione del Giubileo. A pieno regime, le strutture religiose nella sola città di Roma hanno la capacità di accogliere circa 2.000.000 pellegrini all’anno, per un totale di quasi 8.000.000 presenze.

Ma cosa pensano i gestori delle case religiose e non-profit sull’attuale andamento dei flussi e sulle prospettive dell’anno? Il 68% di loro riferisce che le prenotazioni stanno procedendo come o meglio del previsto. Un dato significativo è l’incremento medio delle presenze stimato mediamente intorno al +24% rispetto al 2024.

Il presidente dell’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana, Fabio Rocchi, ha commentato i dati del sondaggio affermando che “Il Giubileo rappresenta un momento straordinario non solo per la fede, ma anche per l’accoglienza. Le case religiose si confermano un pilastro insostituibile dell’ospitalità nella capitale, garantendo tariffe accessibili e un’accoglienza autentica.

Questa rete di strutture dimostra come sia possibile coniugare sostenibilità economica e vocazione al servizio, consentendo a milioni di pellegrini di vivere un’esperienza unica nel cuore della cristianità, a cui si aggiunge la moltitudine di progetti caritatevoli che questi introiti andranno ad alimentare”.

Da Tallin un messaggio di speranza per l’Europa

“Da molti anni la comunità ecumenica di Taizé guida il pellegrinaggio di fiducia sulla Terra, un filo ininterrotto di incontri in molti Paesi che si è fermato più volte in Francia. Così, su iniziativa dell’Arcivescovo di Parigi e su invito delle Chiese cristiane di Parigi e della sua regione, il prossimo incontro europeo dei giovani si svolgerà nella capitale francese dal 28 dicembre 2025 al 1° gennaio 2026”: questo annuncio è stato dato al termine dell’incontro europeo dei giovani, svoltosi a Tallin, in Estonia, a fine dicembre, in un comunicato congiunto dal metropolita Dimitrios, presidente dei vescovi ortodossi francesi, dal pastore Christian Krieger, presidente della federazione protestante francese, e da mons. Éric de Moulins-Beaufort, presidente della conferenza episcopale francese.

Nell’annuncio i co-presidenti del Consiglio delle Chiese Cristiane di Francia, hanno dato il loro ‘pieno’ sostegno a questa scelta della comunità di Taizé, che nei mesi precedenti hanno effettuato diversi incontri per pianificare l’incontro annuale, invitando i giovani nella capitale francese: “Questo incontro sarà una grande opportunità per incontrarci in uno spirito di preghiera e di fraternità, di condivisione e di celebrazione, e per stabilire così una testimonianza cristiana di unità nel cuore di un mondo attraversato da tante tragedie e crisi. E’ a nome delle Chiese cristiane presenti in Francia che noi, leader cattolici, ortodossi e protestanti, vi invitiamo a venire a Parigi. In effetti, anche noi parliamo con una sola voce”.

Nel messaggio conclusivo hanno richiamato la lettera di frére Matthew, che è stato il filo conduttore dell’incontro appena terminato, per ‘sperare oltre ogni speranza’: “E crediamo che questo incontro a Parigi ci permetterà di sperimentare in modo molto concreto come l’ospitalità condivisa sia un segno bello e vero di speranza. Cari giovani, ne siamo convinti: sarete accolti con calore dai credenti delle nostre rispettive comunità cristiane, e anche dalle persone di buona volontà che decideranno di aprirvi le loro porte… E fino ad allora, la nostra comunione fraterna ci rafforzi reciprocamente per un migliore servizio a Dio e ai nostri fratelli e sorelle in Cristo, al servizio dell’annuncio del Vangelo in un mondo che ha tanto bisogno di speranza”.

Infatti nell’ultima meditazione frére Matthew ha ringraziato i giovani per le loro testimonianze di comunione con l’invito a condividere nei propri Paesi di origine ciò che hanno vissuto in questi giorni: “Ciò che avete condiviso insieme vi preparerà per il viaggio di ritorno, perché sebbene ciò che viviamo in questi giorni qui a Tallinn sia importante, il suo valore aumenta quando influenza la nostra vita quotidiana”.

La sfida è quella di testimoniare Dio, che è speranza, nel mondo: “La sfida per tutti noi è come discernere la presenza di Dio nel mezzo delle nostre lotte. Pur provenendo da situazioni molto diverse, come possiamo restare persone di speranza? Nella lingua kikuyu dell’Africa orientale, uno degli attributi di Dio è che Egli è ‘degno di speranza’, il Dio in cui possiamo riporre la nostra speranza”.

Tale speranza si concretizza nella resurrezione di Cristo: “Ciò si manifesta soprattutto nella vita, morte e risurrezione di Gesù. Eppure Gesù ha veramente sperimentato la durezza dell’esistenza umana e perfino la morte. Non è scappato da lei. Perché la nostra speranza cresca veramente, significa che dobbiamo affrontare la realtà così com’è, ma vederla alla luce delle promesse di Dio. Niente, nemmeno la morte, può separarci dall’amore fedele di Dio”.

Dopo essere risorto Gesù ha invitato i discepoli ad andare in Galilea, che anche oggi è inizio per testimoniare Gesù nel mondo contemporaneo: “Gesù li precede in Galilea, dove ha avuto inizio il Vangelo. Ciò suggerisce un nuovo inizio, ma anche un ritorno alle origini. Ma le donne fuggono dal sepolcro, prese dal terrore e dallo stupore. Questo è il motivo per cui, ci viene detto, non lo hanno detto a nessuno…

In questi giorni, provenienti da contesti, Paesi, Chiese ed epoche diverse, non abbiamo sperimentato un segno della speranza che ci promette la fiducia in Cristo risorto? Poiché Cristo è la nostra pace e ci dona questa pace, da pellegrini di speranza diventiamo anche pellegrini di pace”.

L’incontro è concluso con l’invito alla preghiera: “La pace senza giustizia non è vera pace, ma esiste anche una libertà interiore che deriva dalla fiducia più semplice, che chiamiamo fede. Mentre lottiamo per una pace giusta ovunque viviamo, faremo tutto ciò che è in nostro potere per rimanere liberi dentro di noi? Ogni venerdì a Taizé preghiamo in silenzio per la pace nel nostro mondo. Potremmo non avere le risposte che desideriamo, ma stare alla presenza di Dio può far sorgere in noi intuizioni. Alcune di queste intuizioni, condividendole con gli altri, ci porteranno forse ad agire”.

Un invito all’azione come ha fatto Gesù in quanto commosso dalla folla che lo seguiva: “La sua emozione si tradurrà in un’azione gentile ed efficace. Per prima cosa guarì i malati tra la folla. Ma la notte comincia a calare. I suoi amici vogliono mandare via la folla in cerca di cibo. Gesù, invece di essere d’accordo con loro, chiede ai suoi amici di guardare quello che già hanno. Trovarono cinque pani e due pesci, il che sembrò insufficiente data la grandezza del compito.

Ringrazia per quel poco che hanno trovato, spezza il pane e gli amici distribuiscono il cibo alla folla. E ciò che resta va oltre i loro bisogni. Gesù rifiuta di rassegnarsi ad una situazione che sembra impossibile. Il pasto che segue è un assaggio di ciò che avverrà in pieno nel futuro di Dio. La nostra fame e sete saranno soddisfatte ad ogni livello”.

Frère Matthew ha invitato i giovani ad avere fiducia in Gesù ed ad agire nello stesso modo: “Questa storia può plasmare la nostra speranza che, come è scritto nella Lettera, diventa ‘come l’ancora di una barca’. Ci tiene stretti quando infuria la tempesta. Ci permette di sperimentare piccoli segni della nostra fedeltà alla chiamata che abbiamo ricevuto e alle persone che ci sono state affidate”.

Ciò che è stato ascoltato e vissuto nella capitale estone è possibile vivere anche nelle proprie comunità locali: “Inizi a pensare al tuo ritorno a casa. Quanto poco avete da offrire a Gesù affinché la speranza fiorisca nelle vostre comunità locali, nelle vostre Chiese e cappellanie? I segni più piccoli significano molto. Il profeta Geremia aveva acquistato un campo nella sua città, nonostante la minaccia della sua distruzione. Segni di speranza danno coraggio a tutti, speranza per la famiglia umana, speranza per la buona creazione di Dio”.

Il racconto è proseguito con la sua visita natalizia in Libano: “Ho trascorso la settimana scorsa in Libano. Con uno dei miei fratelli di quel Paese abbiamo visitato i cristiani in diversi luoghi per festeggiare con loro il Natale. Sapete che il Medio Oriente è attualmente dilaniato dalla guerra. Abbiamo tanti amici lì e la nostra visita è stata un piccolo segno di solidarietà nei loro confronti”.

Quindi ha raccontato l’accoglienza offerta dal popolo libanese: “La generosità dell’accoglienza in un Paese dove c’è stata tanta distruzione mi ha tolto il fiato. In molte parti del Paese gli edifici sono in rovina, ma le persone stanno dimostrando un’incredibile resilienza. Questa resilienza è un modo per resistere alla violenza che è stata scatenata. C’è tanta incertezza oggi. La guerra potrebbe tornare. Nonostante ciò, le persone che abbiamo incontrato hanno condiviso la gioia del Natale. La loro fede è la luce che splende nelle tenebre”.

Ma nonostante la guerra i giovani libanesi non hanno perso la speranza: “Abbiamo anche incontrato uno sceicco musulmano nel sud del Paese. La sua casa è stata distrutta e alcuni villaggi vicini sono ancora inaccessibili. Le bombe cadevano ancora quando seppellì anche i morti cristiani aspettando che il sacerdote venisse a compiere i riti necessari.

Quando ho parlato con i giovani libanesi durante i recenti bombardamenti, ho potuto percepire la loro speranza per un futuro di pace e giustizia. Il loro coraggio era palpabile, anche se la disperazione non era lontana… Questo è quello che ho sentito molto forte ascoltando questi giovani. Gli incontri della scorsa settimana hanno confermato ciò che avevo sentito in precedenza”.

Però l’invito del priore di Taizè è stato quello di non scoraggiarsi: “Gesù stesso è nato nella povertà, in un tempo in cui nulla era chiaro nel paese in cui avrebbe vissuto. Anche noi possiamo trovarci in situazioni in cui non vediamo la strada da seguire. Potremmo sentirci arrabbiati e impotenti riguardo a certe realtà, ma questo può spingerci all’azione?.. I gesti più semplici possono diventare indicatori del nostro desiderio di speranza”.

A  tale meditazione è seguita la testimonianza di Marta ed Andriana, provenienti da Leopoli: “Sarò sincero, non è sempre facile mantenere la speranza quando vediamo questa ingiustizia che dura da così tanto tempo… Ma ciò che ci aiuta a non perderla è la fede. Crediamo che ciò che non è possibile per gli esseri umani sia possibile per Dio. C’è sempre l’alba dopo una notte buia. Crediamo che Lui sia sempre con chi soffre e che senta anche il nostro dolore. Sappiamo anche che Egli non ci lascia soli in questa difficile situazione”.

Mentre Marta ha chiesto di intensificare la preghiera: “Pregate per tutte le persone che hanno perso la vita a causa di questa guerra crudele e ingiusta, che hanno perso i loro cari e le loro case, per i nostri soldati che ci proteggono ogni giorno a rischio della loro vita. Possa ogni famiglia ritrovarli sani e salvi a casa. Per tutti coloro che sono stati catturati, feriti, dispersi, che provano dolore fisico o mentale, sofferenti e bisognosi. Grazie per le vostre preghiere, le sentiamo tutti!”

Le meditazioni di questo incontro europeo si sono basate sulla lettera scritta dal priore di Taizé, ‘Sperare oltre la speranza’: “In un tempo in cui è facile lasciarsi scoraggiare da ciò che vediamo nel mondo e nella società, siamo disposti ad ascoltarci gli uni gli altri e a scoprire cosa è stato depositato gli uni nei cuori degli altri? Per scrivere questa lettera ho passato molto tempo ad ascoltare i giovani che vivono in zone di guerra. Sono rimasto colpito dal loro coraggio e dalla loro resistenza. Molti dei miei interlocutori mi hanno raccontato l’importanza della loro fede di fronte alla dura realtà della loro esistenza”.

Perciò la riflessione si è concentrata sulla preghiera del Magnificat, in cui la Madre di Dio si trova ad affrontare una situazione, in cui è chiesto di dare una risposta: “Vivendo in un paese occupato, capì l’importanza della fede in Dio e seppe dire ‘sì’ a ciò che Dio le chiedeva. Va a trovare sua cugina Elisabeth, anche lei in attesa di un parto improbabile. Come Maria, ognuno di noi ha bisogno di persone come Elisabetta che confermino ciò che abbiamo capito che Dio ci chiedeva, ma non abbiamo osato credere”.

La Sua risposta è conseguenza di una ‘visione’ della realtà, che permette di vivere la speranza: “La conferma della cugina suscita in Maria il suo canto di lode. Vede che Dio esalterà gli umili e che i potenti saranno rovesciati dai loro troni. La sua visione è quella di un mondo che, sotto il segno dell’amore misericordioso di Dio, sia un mondo di giustizia e di pace dove a nessuno manca nulla. Quando sento queste parole, qualcosa in me osa credere che le situazioni possano cambiare e la mia speranza rinasce”.

Un’ultima sottolineatura; le decorazioni della pista di pattinaggio di Tondiraba, luogo delle preghiere serali, sono state ispirate dal lavoro dell’artista estone Anu Raud: “I formati e i motivi utilizzati per la decorazione ci immergono nell’inverno e nel freddo, riunendo diversi elementi della campagna e della cultura estone. Al centro di tutto c’è una scena semplice: la nascita di Gesù. Nel freddo e nella neve, una casa calda, una mangiatoia accogliente. La culla diventa il centro che ci riunisce per una preghiera comune, il calore che ci avvolge nel cuore dell’inverno. Siamo nel bel mezzo dei giorni bui di novembre in Estonia, e stiamo aspettando la luce, stiamo aspettando la nascita di un re, la nascita di Gesù”.

(Tratto da Aci Stampa)

Nuovi Codici ATECO:  per la prima volta le Case religiose di ospitalità

L’ISTAT ha pubblicato l’aggiornamento 2025 dei codici ATECO, allineandosi agli standard europei ed introducendo, per la prima volta, una voce dedicata alle “Case religiose di ospitalità”, con il nuovo Codice 55.20.31. Questo riconoscimento ufficiale rappresenta un traguardo storico per realtà uniche, che coniugano accoglienza, spiritualità e solidarietà.

Le Case religiose, gestite da ordini, congregazioni, diocesi e parrocchie, accolgono pellegrini, gruppi e turisti offrendo un’ospitalità basata su valori spirituali ed etici. Finora prive di una classificazione specifica, queste strutture non erano adeguatamente valorizzate nei sistemi statistici e normativi. Con il nuovo Codice, sarà possibile identificare chiaramente la loro attività, favorendo una raccolta dati più precisa, e l’attuazione di politiche dedicate.

Il riconoscimento è anche il risultato dell’impegno dell’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana (ORI), che ha lavorato con determinazione per sensibilizzare le istituzioni sull’importanza del Settore: “Questo traguardo dà dignità a una forma di ospitalità che ha profonde radici culturali e sociali nel nostro Paese”, ha dichiarato il presidente di ORI Fabio Rocchi.

Con circa 2.500.000 di ospiti ogni anno e 10 milioni di presenze, queste 1.500 Case rappresentano un modello virtuoso di turismo religioso e sostenibile. L’impatto economico e sociale del settore è significativo: le strutture non solo promuovono valori di inclusione e spiritualità, ma sono anche pilastri del turismo responsabile, particolarmente apprezzato in un contesto di crescente attenzione alla sostenibilità.

A queste si aggiungono le ‘Altre case sociali di ospitalità’ con il nuovo Codice 55.20.32, gestite da associazioni, onlus, pro-loco, APS, fondazioni e cooperative sociali: uno sguardo ‘laico’ che ne raddoppia i numeri, partendo da valori fondanti del tutto simili e per questo condivisi all’interno della stessa Associazione ORI.

Grazie al nuovo codice ATECO, le case religiose e non-profit potranno affrontare con maggiore serenità le sfide del futuro, dialogando in modo più strutturato con le istituzioni e contribuendo ancora di più alla valorizzazione dei territori e del patrimonio culturale italiano.

Il CIN e l’esenzione alle case religiose: sì, però…

Il Codice Identificativo Nazionale è entrato in vigore il 2 settembre e obbliga tutte le strutture ricettive a dotarsi di questa ‘targa’ in 18 caratteri, con lo scopo dichiarato di far emergere l’abusivismo ed evitare che turisti e soggiornanti finiscano in strutture irregolari. C’è un settore, però, che il CIN potrà evitarlo grazie ad una specifica esenzione. Ne parliamo con Fabio Rocchi, presidente dell’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana, l’associazione di categoria che di questa esenzione è stata la promotrice.

Presidente Rocchi, quale tipo di esenzione avete chiesto al Ministero del Turismo e cosa avete ottenuto?

“Siamo intervenuti sul Ministero sottolineando la presenza di tante strutture che ospitano senza applicare tariffe, chiedendo quindi di evitare questo passaggio burocratico a chi fa dell’accoglienza una missione, non una professione. Il Ministero ci ha risposto deliberando l’esenzione dal CIN per quelle strutture religiose che ospitano gratuitamente, pur potendo accettare libere donazioni all’ente gestore, ma non come corrispettivo del servizio usufruito”.

Dove si può riscontrare questa decisione del Ministero del Turismo?

“Noi siamo stati informati in anticipo e direttamente all’Ufficio Legislativo, ma il Ministero ha pubblicato la decisione anche tra le FAQ sul loro sito, nel settore dedicato alla nuova Banca Dati delle Strutture Ricettive”.

Quindi un bel vantaggio per il mondo religioso?

“Non esattamente. Il CIN non ha un impatto economico o fiscale sulle strutture ricettive, quindi non c’è alcun vantaggio da monetizzare. Con l’esenzione si evitano solo i passaggi documentali per richiedere il CIN”.

E le strutture laiche sono tagliate fuori dall’esenzione?

“Il Ministero ha risposto ad un nostro quesito sulle strutture religiose, ma il concetto espresso è, a nostro modo di vedere, applicabile a qualsiasi struttura ricettiva. Penso ad esempio a quelle lungo i Cammini, ovviamente a condizione che offrano ospitalità gratuita, pur accettando donazioni liberali all’ente gestore”.

Questa agevolazione vale per tutto il panorama religioso nazionale?

“No, la maggior parte delle strutture ricettive religiose e non-profit applica regolari tariffe, quindi per loro vige l’obbligo del CIN e a questo devono uniformarsi. Finora i dati provvisori dicono che solo un terzo delle strutture del nostro circuito godrà dell’esenzione”.

Secondo la normativa il CIN va esposto all’esterno delle strutture: cosa dovranno fare quelle esenti?

“In teoria nulla, nel senso che non dovranno modificare quanto già espongono ora. Noi però consigliamo ai gestori di aggiungere l’indicazione ‘esente CIN’, in modo che ospiti e autorità possano essere consapevoli della regolarità dell’ospitalità, pur in assenza del CIN”.

Di che numeri stiamo parlando? Quante sono queste strutture?

“Non essendoci un database nazionale, le nostre stime indicano oltre 3.000 strutture in tutta Italia, che operano nell’ospitalità religiosa o non-profit con circa 200.000 posti letto. Possiamo quindi dire che a regime saranno circa un migliaio quelle che potranno usufruire dell’esenzione”.

Giubileo 2025: le istruzioni per l’uso

Nonostante manchino ancora diversi mesi all’apertura della Porta Santa, piovono nella capitale richieste di ogni genere alle strutture religiose e no-profit che si sono messe a disposizione per l’accoglienza dei pellegrini.

Per venire incontro alle esigenze di quanti arriveranno a Roma, l’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana, che rappresenta questa particolare categoria ricettiva, ha pubblicato un Vademecum in 10 lingue con le “istruzioni per l’uso” per i pellegrini, in modo che prenotazioni, attività e permanenza siano le più agevoli possibile.

Oltre all’italiano e alle classiche lingue internazionali (inglese, francese, tedesco, spagnolo e, portoghese), sono state aggiunti i documenti anche in polacco, croato, ceco e filippino, così da coprire un più ampio spettro dei viaggiatori in arrivo.

Sui documenti, che verranno via via implementati con nuove informazioni, sono già accessibili le indicazioni per trovare un alloggio, noleggiare un’auto a tariffe convenzionate e, tramite il sito ufficiale del Giubileo, consultare il calendario degli eventi, richiedere la Carta del Pellegrino, prenotare la partecipazione agli eventi.

La consultazione delle informazioni è possibile sul portale ospitalitareligiosa.it nella sezione GIUBILEO, dove scegliere la lingua preferita e accedere poi a tutte le indicazioni.

L’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana, tramite il suo presidente Fabio Rocchi, fa sapere che “le pre-condizioni di accesso all’anno giubilare sono essenziali per consentire ai pellegrini di programmare per tempo un momento così importante di riaffermazione della propria Fede, proponendo un supporto logistico in grado di creare le necessarie condizioni di serenità”.

Conventi e case religiose anti-inflazione: la vacanza estiva diventa esperienza

L’estate arriva anche per le 3.000 strutture ricettive religiose e no-profit presenti in Italia, con la loro offerta di 200.000 posti letto per una vacanza alternativa e basata sul turismo esperienziale. I dati previsionali su luglio e agosto, registrati dal sondaggio dell’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana tra i gestori, annunciano un +4,3% di presenze rispetto al 2023, mentre gli stranieri salgono del 2,6%.

In queste particolari strutture ricettive l’incremento maggiore di presenze si registra nelle località marine (+10%), seguite dalle città d’arte (+5%), i luoghi immersi nella natura (+4%), mentre la montagna si ferma ad un +2%. Il dato più confortante per i viaggiatori giunge dalle tariffe, aumentate mediamente dall’estate scorsa solo dell’1,3% e la montagna che offre addirittura le stesse del 2023.

Con questa politica tariffaria si intuisce come si sia andati incontro alle necessità di tante famiglie e gruppi anche per questa estate, rinunciando a facili guadagni in favore di un ampliamento della platea degli ospiti. La controprova giunge dai costi delle sistemazioni. Una camera doppia per due persone che in alta stagione dormono e consumano la prima colazione, costa mediamente € 77 a notte, senza grandi differenze tra mare, montagna, città o natura, con un range medio tra 76 e 79 euro.

Sarà anche per questo che i posti letto di luglio e agosto sono già prenotati al 75% al mare e in montagna. Di conseguenza i gestori manifestano nell’88% dei casi la loro soddisfazione per l’andamento stagionale.

Il presidente dell’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana, Fabio Rocchi, ha ribadito: “Queste strutture non sono in concorrenza col settore alberghiero, ma propongono un tipo di accoglienza che completa l’offerta turistico-ricettiva nazionale, fornendo a chiunque una scelta sempre più ampia di esperienze da vivere nella semplicità, serenità, fraternità e (per chi lo desidera) spiritualità”.

50 ragazzi ucraini ospiti della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca

La Caritas e il Servizio di Pastorale Giovanile della Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca comunicano che, nell’ambito del Progetto Vacanze Solidali ‘E’ più bello insieme!’- Campi estivi per minori ucraini, fino al 29 giugno prossimi accoglieranno 50 persone (42 ragazzi dai 10 ai 17 anni e 8 accompagnatrici) di nazionalità ucraina, dalla città di Nikopol, non distante dalla centrale nucleare di Zaporizhzhya e saranno ospitati presso l’oratorio-ostello ‘Oasi del Bello’ della comunità parrocchiale di Tiggiano.

Gli ospiti ucraini riceveranno il benvenuto dalle comunità del Capo di Leuca, nella serata di Domenica 16 giugno alle ore 18.00, presso la sala consiliare di Tiggiano, alla presenza di Sua Eccellenza Mons. Vito Angiuli, Vescovo di Ugento – S. Maria di Leuca, del dott. Giacomo Cazzato, Sindaco di Tiggiano, del Dott. Stefano Minerva, Presidente della Provincia di Lecce, del dott. Gabriele Abaterusso, Presidente dell’ Unione dei Comuni ‘Terra di Leuca’ e dei Sindaci dei Comuni della Diocesi, che sono stati invitati ad indossare la fascia tricolore, si proseguirà con la festa nell’atrio del Palazzo Baronale Serafini-Sauli, allietata dalla banda multietnica diretta dal Maestro Giovanni Calabrese, da pietanze da gustare e sorrisi da donare.

Durante le due settimane di permanenza i giovani svolgeranno diverse attività: visite guidate a Lecce e a Leuca, escursione in barca lungo la costa, visiteranno villaggi turistici, ma, soprattutto, si relazioneranno con i loro coetanei italiani partecipanti ai GREST nelle Parrocchie di Caprarica del Capo, Montesano Salentino, Tricase Porto, Tricase, Barbarano, Corsano, Alessano; ed in alcune serate organizzate nelle comunità di Depressa, Morciano di Leuca, Ugento, Castrignano del Capo e Salve, Domenica 23 giugno a cura dell’Ufficio diocesano per l’Ecumenismo ci sarà nella serata, un momento di preghiera, presso l’atrio pubblico a Torre Vado.

La Caritas della Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca, accoglierà anche un secondo gruppo, composto da 60 persone (50 ragazzi e 10 accompagnatori), che raggiungerà il Capo di Leuca dall’11 al 29 agosto prossimi, per vivere la stessa esperienza dei loro connazionali, nella consapevolezza di essere una terra ospitale capace di dare speranza e formare artigiani di pace, infatti il secondo gruppo sarà coinvolto nel cammino notturno verso un’alba di pace, dalla tomba del Venerabile don Tonino al Santuario di Leuca, tra la notte e il giorno, del 13 e 14 agosto.

Vacanze Solidali ‘E’ più bello insieme’ è un progetto, che vede coinvolti la Caritas Italiana, l’Ambasciata UKR presso la santa Sede, l’ambasciata UKR in Italia, la Caritas, la Spes Caritas UKR e la Nunziatura Apostolica in UKR, la Segreteria della Chiesa greco-cattolica Ucraina, di accoglienza temporanea per offrire ai bambini e ragazzi che stanno subendo le conseguenze dalla guerra un periodo di vacanza in Italia. I ragazzi che saranno accolti quest’estate saranno 600 di cui 110 nella nostra Diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca.

Il conflitto in Ucraina, da più di due anni, continua ad essere caratterizzato da attacchi e bombardamenti che coinvolgono anche luoghi civili. I continui bombardamenti, attacchi, sirene denunciano uno stato di emergenza che si ripercuote sullo stato psicologico delle persone e soprattutto dei bambini, costretti a rifugiarsi in scantinati, rifugi antiatomici per ripararsi dai continui bombardamenti, alimentando la paura.

L’iniziativa mira ad offrire un ambiente sicuro e accogliente durante il periodo estivo per i bambini provenienti da zone in conflitto fornendo loro l’opportunità di rigenerarsi attraverso attività ludico-ricreative e di incontro con altri ragazzi. Il progetto riflette sull’importanza di andare oltre l’accoglienza iniziale e lavora per creare relazioni solide e costruttive tra ospitanti e ospitati durature nel tempo. Sarà una nuova occasione di crescita delle comunità che potranno contribuire all’organizzazione delle giornate e di momenti conviviali.

Caritas Italiana dal febbraio 2022 è impegnata nella risposta all’enorme emergenza umanitaria della crisi ucraina, ed è anche parte attiva nei processi di ricostruzione e di coesione sociale, con attenzione specifica in quattro ambiti: disabilità e salute; minori e educazione; protezione; advocacy e coesione sociale. Il lavoro di animazione e di accompagnamento da parte delle Caritas nazionali ucraine (Caritas Spes e Caritas Ucraina), di Caritas Italiana e delle Caritas diocesane è stato continuativo ed enorme fin da subito.

Caritas Italiana ha partecipato all’intervento della rete Caritas internazionale a favore di Caritas Ucraina e Caritas Spes con servizi di accoglienza e di protezione, assistenza medica, kit igienici e alimentari, contributi in denaro. Dall’inizio del conflitto molte diocesi italiane, anche la nostra di Ugento-S. Maria di Leuca, si sono impegnate per garantire un’accoglienza adeguata alle persone in fuga.

Fabio Rocchi: Roma è pronta ad ospitare i pellegrini

Tra i tanti primati l’Italia conserva saldamente anche quello della ricettività religiosa e no-profit, in un settore dell’accoglienza dedicato a spiritualità, turismo, lavoro e studio: una potenzialità unica al mondo che, secondo il ‘Rapporto 2024’ dell’Associazione ‘Ospitalità Religiosa Italiana’, è rappresentato da quasi tremila strutture ricettive che mettono a disposizione ogni giorno 200.000 posti letto. Il 45% è gestito direttamente da religiosi/e, mentre il 38%, pur di proprietà religiosa, è di fatto gestito da laici impegnati.

Infatti con 6.000.000 di ospiti e 25.000.000 di presenze, il 2023 si era chiuso in maniera molto positiva; ed il trend di quest’anno continua con una moderata crescita, anche in vista del Giubileo; in numeri assoluti Roma e il Lazio rappresentano da soli circa un sesto di tutta l’offerta ricettiva, con oltre 30.000 posti letto. Seguono ben distanziati, ma appaiati, Emilia Romagna e Veneto. Ma è la Liguria che si distingue in rapporto al numero dei residenti, con 31 posti letto ogni 1.000 abitanti. Seguono il Lazio, l’Umbria, la Valle d’Aosta e le Marche. Un terzo delle strutture si trova in centro città, mentre il 40% fa della montagna la sua peculiarità.

Per questo, secondo il presidente dell’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana, Fabio Rocchi, “queste strutture ricettive, gestite in modalità no-profit e che alimentano con i loro introiti le attività benefiche in Italia e nel mondo, avrebbero bisogno di quei sostegni dai quali sono invece spesso tagliate fuori, non rispondendo ai canoni economici d’impresa richiesti quasi sempre per usufruirne”.

A lui abbiamo chiesto di raccontarci l’accoglienza durante il Giubileo: “Le strutture religiose già abitualmente dedite all’ospitalità, non faranno nulla di diverso da come già operano tutti i giorni: aprire le porte all’accoglienza è la loro missione. Quello che probabilmente rappresenterà la singolarità sarà il tipo di pellegrino che si troveranno ad ospitare. Normalmente si tratta di un ospite che coniuga fede e lavoro o fede e turismo, già edotto nel viaggiare, abituato ad adattarsi ad ogni situazione. Per il Giubileo prevediamo che gran parte degli arrivi riguarderà fedeli che non sarebbero mai giunti da noi se non vi fosse stato questo evento a stimolare la loro presenza. Quindi sarà necessario un reciproco spirito di adattamento, nella comprensione e nelle difficoltà che potrà incontrare chi non è avvezzo a viaggiare”.

Per quale motivo l’ospitalità religiosa è sempre più diffusa?

“Ferma restando l’importanza di hotel e B&B, abbiamo notato una crescente esigenza delle persone di trovarsi in una struttura che sia accogliente come casa propria. Questo non solo per la semplicità delle camere o dei servizi, spesso improntati alla sobrietà, ma anche per il clima familiare di accoglienza che le comunità religiose, aiutate dai laici, permettono di far respirare a chi varca la loro soglia. Non si tratta quindi (o quanto meno non solo) di un risparmio economico. L’accoglienza viene vista ormai come un sentimento da esprimere e con cui confrontarsi reciprocamente, in una conoscenza che va al di là del semplice soggiorno”.

Quale esperienza può offrire il turismo religioso?

“Gli obiettivi del turismo religioso sono sicuramente marcati dalla fede che spinge il pellegrino a mettersi in viaggio. Sono motivi che risalgono, pur ora modernizzati, al Medioevo, con i pellegrini che si mettevano in marcia per raggiungere Roma, la Terra Santa o quei luoghi che rappresentavano punti focali per ogni fedele. Forse non sono cambiati gli obiettivi, ma il cuore di ognuno conserva le diverse aspettative che animano il desiderio di mettersi in viaggio. Ecco quindi che lasciare a ciascuno la possibilità di vivere intensi momenti di Fede, diventa un obiettivo primario, nel rispetto delle esigenze di tutti”.

Il banco di prova è stato con il giubileo dei bambini: quale è stato l’impegno per affrontare questa prima ‘sfida’?

“La Giornata Mondiale dei Bambini, voluta da papa Francesco, ha permesso di ‘rodare’ le necessità organizzative in vista del Giubileo. In questa occasione il nostro settore dell’accoglienza religiosa è stato messo sotto pressione da migliaia di richieste, tant’è che abbiamo fatto ricorso a soluzioni di alloggio alternative, sia con gli alberghi che con poli creati ad hoc sulle basi di strutture pre-esistenti. Un mix di proposte, quindi, in cui ognuno ha potuto trovare la soluzione migliore, mettendo in conto comunque che non tutti possono dormire a pochi metri da piazza San Pietro”.

Cosa è il portale ‘Dormire in cammino’, realizzato in collaborazione dall’associazione ‘Vita in cammino’?

“Con il portale www.dormireincammino.it abbiamo voluto accendere un faro sulle tante ospitalità che si trovano lungo i Cammini d’Italia. Non per fare loro pubblicità, ma per offrire un servizio gratuito ai camminatori e pellegrini, in modo che possano partire da casa con la certezza di trovare il loro posto letto a fine tappa. Il successo e l’ ‘esplosione’ dei Cammini, infatti, tende a creare problemi nelle ospitalità, spesso non preparate ad accogliere un gran numero di ospiti, a differenza di ciò che accade sul Cammino di Santiago.

Senza nessun costo supplementare, chi vuol fare questa esperienza su e giù per la penisola, trova la possibilità in pochi click di organizzarsi in sicurezza, evitando il rischio di dover dormire… sotto le stelle. Cosa che di per sé potrebbe avere anche il suo fascino, ma solo con un meteo clemente.

Quindi, aldilà dell’ immersività del Cammino, è divenuta nel tempo sempre più significativa l’esigenza di semplificare e velocizzare il processo di comunicazione e di prenotazione delle strutture ricettive lungo i percorsi. Questo per allargare sempre più la platea dei possibili fruitori dei tanti Cammini italiani che meritano una costante promozione”.

A Camerino sarà inaugurato il nuovo Centro pastorale

Domenica 9 giugno, alle ore 16.00, a Camerino, avrà luogo l’inaugurazione del nuovo Centro pastorale diocesano nei locali dell’ex Seminario, in via Macario Muzio n. 8. L’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, mons. Francesco Massara, ne è stato il più convinto promotore, sensibile da sempre alla necessità di realizzare luoghi di aggregazione per le nuove generazioni.

L’ex Seminario, danneggiato dal sisma del 2016, è stato ritenuto idoneo a questa ‘missione’ ed al termine di un’importante ristrutturazione, è riconsegnato all’arcidiocesi che lo mette a disposizione della comunità camerte.

Il nuovo Centro pastorale ospiterà alcune ampie sale per l’Oratorio e gli incontri pastorali, un Centro di ascolto della Caritas diocesana, un ambiente polivalente e una spaziosa sala multimediale di ultima generazione. Per favorire le possibilità di incontro e di svago, il Centro sarà dotato anche di uno spazio esterno attrezzato con un moderno campo da calcetto, uno da beach volley, oltre ad altri spazi verdi per i giochi. Grazie all’installazione di un ascensore, una parte dell’edificio ospiterà la Casa del clero con cinque camere per i sacerdoti anziani che necessitano di assistenza in un ambiente familiare dove condividere la loro esperienza umana e sacerdotale.

33 posti letto saranno riservati agli studenti, aggiungendo così ulteriore disponibilità di alloggio agli universitari, oltre quella già messa a disposizione nel Residence Next Generation, inaugurato nel centro storico di Camerino alla fine del 2022.

“Per la prima volta, nel nostro territorio, viene realizzata un’opera fruibile contemporaneamente da tre generazioni (anziani, adulti e bambini), un significativo esempio di condivisione per promuovere il dialogo intergenerazionale, pur nella differenza delle attività pensate per ciascuno. Per questa ragione, l’arcivescovo ha voluto intitolare il nuovo Centro pastorale ad alcune figure camerinesi che hanno lasciato un’impronta indelebile nel cuore di tutti”, spiega una nota della diocesi.

La zona dedicata all’Oratorio ed alle attività pastorali sarà intitolata a Stefania Scuri e Maurizio Cavallaro prematuramente scomparsi, entrambi provenienti dall’esperienza dello scoutismo: la giovialità e lo spirito di servizio che hanno animato la loro vita rappresentano un esempio per tutti ed uno stimolo a ‘lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato’.

Il Centro di ascolto gestito dalla Caritas diocesana, invece, sarà dedicato a mons. Renzo Rossi, sacerdote scomparso nel 2007, che è ricordato per la generosità e per l’aiuto materiale e spirituale che prodigava ai bisognosi. Infine, l’area esterna per le attività ludiche e sportive verrà intitolata a mons. Quinto Martella, morto nel 2020, il quale, come sacerdote ed insegnante, è sempre stato a contatto con i giovani, lasciando in eredità una significativa offerta che ha dato impulso alla realizzazione del Centro pastorale.

(Foto: diocesi di Camerino-San Severino Marche)

151.11.48.50