Papa Francesco: sull’esempio di san Daniele Comboni non dimentichiamo l’Africa

Condividi su...

“Ieri mi sono giunte notizie preoccupanti dal Nagorno Karabakh, nel Caucaso Meridionale, dove la già critica situazione umanitaria è ora aggravata da ulteriori scontri armati. Rivolgo il mio appello accorato a tutte le parti in causa e alla Comunità internazionale, affinché tacciano le armi e si compia ogni sforzo per trovare soluzioni pacifiche per il bene delle persone e il rispetto della dignità umana… Restiamo uniti nella vicinanza e nella preghiera per la cara e martoriata Ucraina”:

al termine dell’udienza generale odierna papa Francesco ha rivolto un appello per la pace in Ucraina ed in Nagorno Karabakh, al centro di un attacco da parte delle forze azerbaijane ufficialmente per contrastare il terrorismo, ma di fatto per ‘eliminare’ la popolazione armena.

Mentre la catechesi è continuata a raccontare lo zelo apostolico di coloro che hanno annunciato la fede; questa volta il papa ha incentrato la meditazione su san Daniele Comboni, che ha dedicato la vita agli africani con l’invito a non depredare il continente:

“Lo affermava in un contesto caratterizzato dall’orrore della schiavitù, di cui era testimone. La schiavitù ‘cosifica’ l’uomo, il cui valore si riduce all’essere utile a qualcuno o a qualcosa. Ma Gesù, Dio fatto uomo, ha elevato la dignità di ogni essere umano e ha smascherato la falsità di ogni schiavitù. Comboni, alla luce di Cristo, prese consapevolezza del male della schiavitù;

capì, inoltre, che la schiavitù sociale si radica in una schiavitù più profonda, quella del cuore, quella del peccato, dalla quale il Signore ci libera. Da cristiani, dunque, siamo chiamati a combattere contro ogni forma di schiavitù. Purtroppo, però, la schiavitù, così come il colonialismo, non è un ricordo del passato, purtroppo”.

Quindi ha tratteggiato la sua ‘figura’: “Trascorso un primo periodo in Africa, dovette lasciare la missione per motivi di salute. Troppi missionari erano morti dopo aver contratto malattie, complice la poca conoscenza della realtà locale. Tuttavia, se altri abbandonavano l’Africa, non così Comboni.

Dopo un tempo di discernimento, avvertì che il Signore gli ispirava una nuova via di evangelizzazione, che lui sintetizzò in queste parole: ‘Salvare l’Africa con l’Africa’. E’ un’intuizione potente, niente di colonialismo, in questo: è un’intuizione potente che contribuì a rinnovare l’impegno missionario: le persone evangelizzate non erano solo ‘oggetti’, ma ‘soggetti’ della missione”.

Con Comboni cambia la prospettiva missionaria: “E san Daniele Comboni desiderava rendere tutti i cristiani protagonisti dell’azione evangelizzatrice. E con quest’animo pensò e agì in modo integrale, coinvolgendo il clero locale e promuovendo il servizio laicale dei catechisti.

I catechisti sono un tesoro della Chiesa: i catechisti sono coloro che vanno avanti nell’evangelizzazione. Concepì così anche lo sviluppo umano, curando le arti e le professioni, favorendo il ruolo della famiglia e della donna nella trasformazione della cultura e della società”.

La missione non è assistenzialismo: “E quanto è importante, anche oggi, far progredire la fede e lo sviluppo umano dall’interno dei contesti di missione, anziché trapiantarvi modelli esterni o limitarsi a uno sterile assistenzialismo! Né modelli esterni né assistenzialismo. Prendere dalla cultura dei popoli la strada per fare l’evangelizzazione. Evangelizzare la cultura e inculturare il Vangelo: vanno insieme”.

Quindi ha sottolineato che lo zelo missionario è nato dalla gioia del Vangelo: “La grande passione missionaria di Comboni, tuttavia, non è stata principalmente frutto di impegno umano: egli non fu spinto dal suo coraggio o motivato solo da valori importanti, come la libertà, la giustizia e la pace;

il suo zelo è nato dalla gioia del Vangelo, attingeva all’amore di Cristo e portava all’amore per Cristo! Questo è il dramma del clericalismo, che porta i cristiani, anche i laici, a clericalizzarsi ed a trasformarli in soggetti dal collo storto pieni di egoismo… La fonte della capacità missionaria, per Comboni, è dunque la carità, in particolare lo zelo nel fare proprie le sofferenze altrui”.

E’ un invito a non dimenticare l’Africa sull’esempio di san Daniele Comboni: “Fratelli e sorelle, San Daniele testimonia l’amore del buon Pastore, che va a cercare chi è perduto e dà la vita per il gregge. Il suo zelo è stato energico e profetico nell’opporsi all’indifferenza e all’esclusione. Nelle lettere richiamava accoratamente la sua amata Chiesa, che per troppo tempo aveva dimenticato l’Africa.

Il sogno di Comboni è una Chiesa che fa causa comune con i crocifissi della storia, per sperimentare con loro la risurrezione. Io, in questo momento, vi do un suggerimento. Pensate ai crocifissi della storia di oggi: uomini, donne, bambini, vecchi che sono crocifissi da storie di ingiustizia e di dominazione… A voi dico: non dimenticatevi dei poveri, perché saranno loro ad aprirvi la porta del Cielo”.

(Foto Santa Sede)

Free Webcam Girls
151.11.48.50