Card. Semeraro: il martirio della famiglia Ulma insegni l’accoglienza

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Dopo la preghiera mariana del’Angelus di domenica 10 settembre papa Francesco ha rivolto il pensiero alla Polonia dove, a Markowa, sono stati beatificati i martiri Giuseppe e Vittoria Ulma con i loro 7 figli, bambini:

“Oggi a Markowa, in Polonia, sono stati beatificati i martiri Giuseppe e Vittoria Ulma con i loro 7 figli, bambini: un’intera famiglia sterminata dai nazisti il 24 marzo 1944 per aver dato rifugio ad alcuni ebrei che erano perseguitati. All’odio e alla violenza, che caratterizzarono quel tempo, essi opposero l’amore evangelico. Questa famiglia polacca, che rappresentò un raggio di luce nell’oscurità della Seconda guerra mondiale, sia per tutti noi un modello da imitare nello slancio del bene e nel servizio di chi è nel bisogno”.

E’ stato un invito a seguire il loro esempio pregando per la pace: “E sul loro esempio, sentiamoci chiamati a opporre alla forza delle armi quella della carità, alla retorica della violenza la tenacia della preghiera. Facciamolo soprattutto per tanti Paesi che soffrono a causa della guerra; in modo speciale, intensifichiamo la preghiera per la martoriata Ucraina. Ci sono le bandiere, lì, dell’Ucraina, che sta soffrendo tanto, tanto!”

La famiglia Ulma fu sterminata in casa dalle truppe naziste tedesche e dalla polizia locale controllata dai nazisti nelle prime ore del 24 marzo 1944, insieme agli otto ebrei che si nascondevano nella loro casa, dopo essere stati apparentemente traditi. Jozef Ulma, 44 anni, era un contadino, attivista cattolico e fotografo amatoriale che documentava la vita familiare e del villaggio. Viveva con Wiktoria, 31 anni, e le loro figlie Stanislawa, 7 anni, Barbara, 6 anni, Maria, 18 mesi, ed i figli Wladyslaw, 5 anni, Franciszek, 3 anni, e Antoni, 2 anni. Insieme a loro sono stati uccisi Saul Goldman, 70 anni, ed i suoi figli Baruch, Mechel, Joachim e Mojzesz, insieme a Golda Grunfeld e sua sorella Lea Didner con la sua giovane figlia Reszla, secondo l’Istituto polacco della memoria nazionale, IPN, che ha meticolosamente documentato la storia degli Ulma.

Nell’omelia di beatificazione il prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, card. Marcello Semeraro, ha ricordato i nomi degli ebrei uccisi con la famiglia polacca per aver offerto ad ebrei accoglienza: “Nel 1942 Józef e Wiktoria Ulma aprirono le porte della loro casa e diedero accoglienza a otto ebrei, perseguitati dal regime del nazismo tedesco…

Fu un ‘sì’ alla volontà di Dio. La loro casa diventò quella locanda in cui l’uomo disprezzato, reietto e colpito a morte fu ospitato e curato. Poté così continuare a vivere. Senza una cura premurosa infatti l’uomo viene meno: la cura fa talmente parte dell’essenza umana, che rende possibile l’esistenza proprio in quanto umana.

Per questo gesto di accoglienza e premura (in una parola: di carità) scaturito dalla loro fede sincera, i coniugi Ulma pagarono, insieme ai più piccoli della loro famiglia, il prezzo supremo del martirio: le loro vite furono la moneta preziosa, con cui suggellarono la gratuità del dono totale di sé nell’amore”.

E’ stato il tema dell’accoglienza il centro dell’omelia: “I nuovi Beati ci insegnano, prima di tutto, ad accogliere la Parola di Dio e sforzarci ogni giorno per compiere la sua volontà.

Gli Ulma la ascoltavano come famiglia nella liturgia domenicale e poi prolungavano la sua meditazione a casa, come si evince dalla Bibbia da loro letta e sottolineata: è molto significativa la parola ‘Sì’ annotata a mano presso la parabola del buon samaritano e la sottolineatura dell’invito di Gesù ad amare anche i propri nemici.

Così dall’ascolto della Parola del Signore fu plasmato, di giorno in giorno, il loro coraggioso programma di vita. In essi ha operato perfettamente la grazia santificante del Battesimo, dell’Eucaristia e degli altri sacramenti, fra i quali emerge in maniera evidente la bellezza e la grandezza del sacramento del matrimonio.

Vissero dunque una santità non soltanto coniugale, ma compiutamente familiare… Nella testimonianza e nel martirio dei coniugi Ulma e dei loro figli riscopriamo la grandezza della famiglia, luogo di vita, d’amore, di fecondità”.

Una parola anche per la bambina nel grembo della madre: “Ancora di più, nel martirio dei nuovi Beati occupa un ruolo di particolare suggestione la piccola creatura che Wiktoria portava in grembo e che veniva alla luce nel travaglio della carneficina della madre. Il piccolo non ebbe ancora un nome, eppure noi oggi già lo chiamiamo Beato.

Questa beatificazione ha un messaggio più che mai attuale: senza avere mai pronunciato una parola, oggi il piccolo Beato, mentre nel Paradiso canta, con gli angeli e i Santi, le glorie a Dio Trinità, qui sulla terra grida al mondo moderno di accogliere, amare e proteggere la vita, specialmente quella degli indifesi e degli emarginati, dal momento del suo concepimento fino alla morte naturale”.

Il comportamento della famiglia Ulma è un esempio per i polacchi, che si trovano ad accogliere gli ucraini, che fuggono dall’invasione russa: “L’accoglienza del prossimo è poi un compito quanto mai urgente a motivo delle violenze e delle devastazioni causate dalla guerra.

L’invasione russa dell’Ucraina, per la quale si combatte ormai da 18 mesi, ha spinto alla fuga un grande numero di profughi, che hanno bussato alle porte della Polonia in cerca di un rifugio sicuro. In questo difficile contesto diverse istituzioni governative centrali e amministrazioni locali nonché migliaia di persone, di semplici famiglie, in modo spontaneo, hanno aperto le porte delle loro case per accogliere chi ha dovuto fuggire dalla propria”.

E’ una preghiera rivolta all’intercessione di questa nuova famiglia beatificata: “L’intercessione dei nuovi Beati e la loro testimonianza di carità evangelica incoraggi tutti gli uomini di buona volontà a diventare ‘operatori di pace’, aprendo le porte e coinvolgendosi con l’altro, con le sue sofferenze fisiche e morali, facendosi carico della sua lontananza dalla propria casa e dai propri affetti, offrendo un rimedio alle ferite che il rifiuto o l’incomprensione comportano”.

(Foto: Vatican News)

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