‘Vietato passare’ in Francia

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‘Vietato Passare – La sfida quotidiana delle persone in transito respinte e bloccate alla frontiera franco-italiana’ è il titolo del nuovo rapporto di ‘Medici senza Frontiere’ sul tema dei migranti a Ventimiglia sulle condizioni di centinaia di persone migranti in transito nella città, che cercano ogni giorno di attraversare il confine italo-francese e raggiungere altri paesi europei.

Tra i 320 pazienti visitati tra febbraio e giugno 2023 durante le attività di clinica mobile e le 684 persone in transito che hanno partecipato ad attività di promozione della salute e orientamento ai servizi socio-sanitari, il 79,8% ha dichiarato di aver tentato più di una volta di raggiungere la Francia e di essere stato respinto: “Persone che dopo aver lasciato il loro paese di origine per sfuggire a violenze, morte, soprusi e povertà e dopo aver affrontato viaggi estremamente pericolosi, si ritrovano nuovamente esposte a violenze, umiliazioni e abusi nel cuore dell’Unione Europea”.

Di queste persone assistite la maggioranza proviene da Costa d’Avorio (28,1%), Guinea (27,5%) e Camerun (4,9%) ed è arrivata a Ventimiglia principalmente da Lampedusa (82,2%) e Trieste (5,3%). L’età media dei pazienti è di 23 anni con il gruppo più numeroso compreso tra i 16 e i 20: il 21% del totale, infatti, si è dichiarato minorenne al momento della visita. Oltre un terzo delle persone incontrate (37%) è donna. 

Il rapporto fornisce dati rilevanti sui livelli di violenza che i migranti subiscono sia durante il loro viaggio sia nel tentativo di attraversare la frontiera tra Italia e Francia. Inoltre offre interessanti informazioni sulle condizioni di vita della popolazione in transito e sull’accesso all’assistenza sanitaria una volta arrivati in Europa. In particolare, sottolinea l’incapacità dei Paesi europei di tutelare efficacemente il benessere degli individui:

“La situazione di stallo venutasi a creare a Ventimiglia sta causando inutili sofferenze ai migranti che tentano di proseguire il loro viaggio. Garantire una protezione adeguata e servizi che rispondano alle esigenze specifiche delle persone in transito, indipendentemente dal loro status giuridico, costituisce una misura di fondamentale importanza e non può essere in alcun modo trascurata”.

Nello scorso anno si è registrato un aumento significativo degli arrivi via mare e via terra rispetto allo stesso periodo del 2021 e questa tendenza è proseguita nel primo semestre del 2023: “I dati pubblicati dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) mostrano che 76.325 migranti e richiedenti asilo sono arrivati via mare in Italia dal 1°gennaio al 17 luglio 2023 più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2022. Molte delle persone arrivate in Italia proseguono (o intendono proseguire) il loro viaggio con l’obiettivo di raggiungere un altro Paese europeo, perché vi risiedono parenti o amici o per affinità linguistiche e culturali.

La maggior parte di loro ha tentato di oltrepassare la frontiera franco-italiana, dove notoriamente si registra un alto volume di attraversamenti da parte di persone arrivate in Italia dal Mediterraneo o dalla rotta balcanica. Tuttavia, oltrepassare questo confine è diventato estremamente complesso dopo la decisione unilaterale presa dalla Francia nel 2015 di sospendere de facto l’area Schengen e ripristinare i controlli alle frontiere unitamente agli accordi bilaterali stipulati con l’Italia volti a facilitare i respingimenti alla frontiera”.

Durante il periodo preso in esame MSF ha condotto 304 consultazioni mediche per un totale di 320 persone. Inoltre sono state svolte 164 sessioni di gruppo per la promozione della salute e l’orientamento socio-sanitario con il coinvolgimento di 684 migranti in transito.

Tra le persone assistite, 215 pazienti (67,2%) hanno riportato una condizione acuta, tra cui malattie dermatologiche, patologie respiratorie, disturbi gastrointestinali, problemi muscoloscheletrici o lesioni. In totale, sono stati segnalati 31 episodi di traumi accidentali acute, di cui il 90,3% (28) tra la popolazione di sesso maschile e 3 (9,7%) tra i minori.

Inoltre, 32 individui (10%) hanno presentato sintomi neurologici, la maggior parte dei quali riconducibili a mal di testa o emicrania (25, 78,1%), e per 14 persone (4,4%) sono state individuate patologie croniche con necessità di terapia continuativa e a lungo termine. Tra queste vi erano malattie infettive (2 casi di HIV), disturbi endocrini (1 caso) e gravi malattie non trasmissibili, tra cui il diabete e le malattie cardiovascolari (11 casi).

In totale 12 persone (3,8%) sono state identificate come sopravvissute a violenza intenzionale, tra cui anche violenza sessuale o di genere (SGBV): “Tuttavia, è probabile che si tratti di una sottostima della prevalenza reale, dal momento che esistono diversi fattori che ostacolano la segnalazione di questi casi da parte dei pazienti, come la breve durata della loro permanenza nell’area dove operiamo e la difficoltà di stabilire relazioni di fiducia con pazienti transitanti che sono concentrati sul proseguimento del loro viaggio, sulla ricerca di sicurezza o sul soddisfacimento dei bisogni primari”.

In totale, 15 persone (4,7%) presentavano sintomi associati a problemi di salute mentale. I sintomi riscontrati più frequentemente sono stati un senso di estraneamento e disorientamento (8 casi, 2,5%), disturbi legati all’ansia (4 casi, 1,3%) e pensieri intrusivi accompagnati da insonnia (3 casi, 0,9%):

“Tuttavia, in questo complesso contesto appare chiaro che una valutazione accurata dei problemi di salute mentale tra la popolazione migrante in transito può essere compromessa da vari fattori che, analogamente a quanto riscontrato nella rilevazione di episodi di violenza intenzionale e tortura, non consentono di comprendere a pieno la reale diffusione del fenomeno e una corretta identificazione della problematica.

Questo, oltre a   determinare un mancato supporto alle persone che soffrono di disturbi mentali, porta a una sottostima della prevalenza reale di alcuni di questi disturbi”.

Su un campione di un migliaio di persone intercettate da Msf, l’80% ha dichiarato di aver già tentato di attraversare il confine tra Italia e Francia; il 25% riportava di essere stato respinto più di una volta ‘affrontando innumerevoli difficoltà ed esponendosi a rischi sempre maggiori fino a compromettere, a volte, la propria incolumità’.

E questo vale anche per le donne in gravidanza o che stanno allattando, per le persone anziane o gravemente malate e per i minori non accompagnati. Un terzo di quelli incontrati da Msf era stato respinto al confine, ‘tra cui due sopravvissuti a violenze e naufragi e una madre di 16 anni con un neonato’.

Per coloro che sono respinti al confine francese e per le persone che transitano a Ventimiglia, l’accesso ai servizi di base è estremamente limitato: “Con la chiusura del Campo Roja nel 2020, che rappresentava l’unico centro ufficiale di accoglienza di emergenza nella zona, e gli sgomberi forzati effettuati nel maggio 2023 dalle autorità italiane presso l’insediamento informale sulle rive del fiume Roja, le persone in transito si trovano costrette a dormire per strada, in edifici abbandonati o in ripari di fortuna.

Questa situazione le espone a marginalizzazione, soprusi, condizioni climatiche avverse, rischi per la salute privandole dell’accesso a servizi igienici, all’acqua pulita o a un riparo adeguato. Le condizioni in cui le persone sono costrette a vivere sotto il ponte Roja sono molto precarie. Condividono i loro rifugi improvvisati con animali selvatici e ratti e sono esposte a condizioni metereologiche sfavorevoli, e ai rischi legati alla vita di strada”.

(Foto: MSF)

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