Ad Assisi un seminario alla ricerca dell’autorità

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“L’autorità ci affascina e al contempo ci spaventa. Continuamente la ricerchiamo, deplorandone una crisi che sembra ormai definitiva, e continuamente la rifuggiamo. E tuttavia possiamo fare a meno dell’autorità? Ci interrogheremo su una delle questioni più affascinanti e più urgenti del nostro tempo”: questo è l’invito di un seminario alla Cittadella di Assisi, organizzato dalla rivista ‘Munera’, fino al 30 luglio sul tema ‘In cerca di autorità: famiglia, scuola, democrazia’.

Con il direttore responsabile della rivista, prof. Stefano Biancu, docente di filosofia morale all’Università LUMSA di Roma, avviamo la riflessione sull’autorità, oggetto del seminario: “Tutti noi abbiamo la percezione di una crisi diffusa di autorità. La sperimentiamo negli ambiti della famiglia, dell’educazione, della scuola, ma anche della religione, della politica e delle istituzioni in generale.

Tutti i ruoli sociali che prevedano l’esercizio di una qualche forma di autorità istituita faticano a ottenere il riconoscimento della loro autorevolezza. Al contempo, vediamo crescere l’autorevolezza riconosciuta, da parte di molti, a forme non istituzionalizzate di autorità: gli influencer sono il caso più emblematico, sebbene certo non l’unico. Tutto questo non può non interrogarci”.

Chi cerca l’autorità?

“Tutti cerchiamo l’autorità. Cerchiamo qualcosa o qualcuno che ci restituisca a noi stessi, di cui possiamo fidarci, e a cui possiamo in qualche modo affidarci. E’ una dinamica umana. L’autonomia è ciò a cui tendiamo: non è un dato di partenza, è piuttosto un compito. L’autonomia è una conquista faticosa, rispetto alla quale siamo in debito verso qualcuno o verso qualcosa. Quel qualcuno o quel qualcosa che ci restituisce a noi stessi e ci permette di diventare autonomi, lo riconosciamo per noi come un’autorità”.

Cosa è l’autorità?

“Credo che grandi pensatori del XX secolo, come Karl Jaspers o l’italiano Giuseppe Capograssi, abbiano visto giusto quando hanno sostenuto che l’autorità è mediazione. Riconosci come un’autorità per te ciò che media tra te e ciò a cui tendi, fosse anche la verità di te stesso: ciò che ti restituisce più profondamente a te stesso. Tutti noi abbiamo in mente qualcuno o qualcosa che ha svolto questo ruolo per noi”.

L’autorità è parte della democrazia?

“L’autorità è certamente una componente essenziale della democrazia, la quale non vive di soli poteri. Quando la classe politica e le istituzioni perdono di autorevolezza, la democrazia si svuota dall’interno e rimane soltanto formale. Di qui il crescente astensionismo ad ogni tornata elettorale. La figura costituzionale del presidente della Repubblica è emblematica di questa esigenza di autorità: ha pochi poteri (sebbene tutt’altro che irrilevanti), ma al presidente è affidato un grande ruolo di autorità nel tenere unito un popolo che sia capace di riconoscersi come tale”.

Per quale motivo molti adulti confondono l’autorità con autoritarismo?

“Per motivi storici e per motivi teorici. I motivi storici hanno a che fare con la pretesa dei totalitarismi del XX secolo che possa esistere un’autorità umana assoluta (il duce, il führer…). Tutto questo ha inevitabilmente gettato una luce sinistra su ogni forma di autorità, al punto che le giovani generazioni nel ’68 hanno pensato che si potesse fare a meno di ogni dell’autorità.

I motivi teorici hanno a anche fare con un’idea semplicistica di libertà: l’idea secondo la quale nasciamo già liberi. Rispetto a tale libertà originaria, ogni autorità – ogni alterità! – non può che configurarsi come una frustrazione, come qualcosa che ti toglie ciò che già possiedi. In realtà tutti noi facciamo l’esperienza che siamo in cammino verso la nostra libertà e riconosciamo come  un’autorità per noi chi ci permette di maturare nella libertà”.

E Gesù con quale autorità insegnava?

“Il termine neotestamentario per indicare l’autorità di Gesù è ‘exousia’. La sua autorità derivava dall’ essere manifestazione del Padre suo. Gesù era percepito come autorevole perché mediava tra l’umano e il divino e restituiva le persone alla verità di sé stesse”.

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