Mons. Bettazzi è stato un testimone della Chiesa in cammino

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Domenica scorsa il vescovo emerito di Ivrea, mons. Luigi Bettazzi è morto all’età di 99 anni, in quanto era nato a Treviso il 26 novembre 1923. Il vescovo di Ivrea, mons. Edoardo Cerrato, aveva invitato nelle ore precedenti alla morte alla preghiera: “Accompagniamo monsignor Bettazzi che si sta avviando lucidamente al tramonto terreno. La nostra preghiera lo sostenga”.

Da adolescente si era trasferito con la famiglia a Bologna, città di origine della madre. Ordinato sacerdote nel 1946, il 10 agosto 1963 fu eletto vescovo titolare di Tagaste e nominato ausiliario di Bologna.

Mons. Bettazzi è stato per 33 anni vescovo di Ivrea, dal 1966 al 1999, ed è stato l’ultimo vescovo italiano in vita tra i partecipanti al Concilio Ecumenico Vaticano II, molto apprezzato, non solo per la sua missione pastorale, ma anche per le sue riflessioni pubbliche fatte negli anni sui grandi temi dell’attualità, lavoro, politica e pace.

Al tema della pace mons. Bettazzi ha dedicato gran parte della missione sacerdotale fino ad essere nominato nel 1968 presidente nazionale di Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la pace, e diventarne poi nel 1978 presidente internazionale, fino ad arrivare nel 1985 a vincere il Premio Internazionale dell’Unesco per l’Educazione alla Pace.

Il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, ha ricordato mons. Bettazzi come ultimo ‘padre italiano’ del Concilio Vaticano II: “In occasione dell’Assemblea Generale della CEI, lo scorso maggio, abbiamo menzionato mons. Bettazzi con quel senso di gratitudine che si deve ai padri, proprio come voleva essere chiamato.

Nel dialogo con Papa Francesco, presentando i nuovi Vescovi e quelli emeriti, il pensiero è andato a lui in modo spontaneo, consci della sua saggezza e della sua paternità: ultimo padre italiano del Concilio”.

Ed ha ricordato il suo amore per la Chiesa: “Il sorriso, la gentilezza, la fermezza, l’ironia, la capacità di leggere la storia e di portare il messaggio di pace sono stati i suoi tratti essenziali. Quegli stessi tratti che ci lascia come eredità preziosa per camminare al fianco degli uomini e delle donne del nostro tempo”.

L’arcivescovo metropolita di Torino e vescovo di Susa, mons. Roberto Repole, ha ricordato il suo impegno nella Chiesa e nella società: “Testimone appassionato del Concilio Vaticano II, mons. Luigi Bettazzi è stato, negli anni del suo servizio come vescovo di Ivrea e poi del suo ritiro, un punto di riferimento per la comunità ecclesiale piemontese ma anche per la società civile.

Il suo impegno in ‘Pax Christi’, e in generale nella promozione della dignità di ogni persona umana, ha mantenuto  viva per i giovani la freschezza del Vangelo che il Concilio ha richiamato. Per la Chiesa di Torino, così come la comunità ecclesiale di Piemonte e Valle d’Aosta, mons. Bettazzi è stato un ‘vicino’ attento e paterno, che oggi affidiamo con sicura speranza al Signore e che continueremo a ricordare con affetto e rispetto”.

Anche mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi Italia, ha ricordato mons. Bettazzi come ‘compagno di viaggio’: “Partecipo questa notizia con grande tristezza (ci stavamo preparando alla festa dei suoi 100 anni) ma con un grande grazie al Signore per avercelo donato compagno e guida instancabile, gioioso, infaticabile sui ‘sentieri di Isaia’. Grazie, fratello vescovo Luigi, adesso che sei ‘diversamente vivente’ continua a camminare con noi!!! Siamo certi che sei entrato nella gioia del tuo Signore!”

Anche il presidente della Cittadella di Assisi, don Tonio Dell’Olio, lo ha ricordato come ‘viaggiatore’ nel mondo ed uomo del ‘futuro’: “Io ricordo di averlo accompagnato in Bosnia, Kosovo, El Salvador, Guatemala, Australia, Vietnam, paese che, come un voto emesso, visitava ogni anno. Ma penso che non ci sia stato scenario di guerra che non l’abbia visto discreto seminatore di pace, della costruzione della pace.

Ma Bettazzi ha attraversato il mondo del Concilio, del dialogo, della nonviolenza, delle domande critiche, dell’incontro. Profeta della pace e della nonviolenza, don Bettazzi è tutt’altro che un protagonista del passato. E’ piuttosto un uomo del futuro. Si è sporto, ha anticipato, ha aperto squarci di futuro. Ed è esattamente ciò che gli ha causato non poche incomprensioni e avversità, soprattutto da parte delle sentinelle del passato rassicurante”.

Per don Dell’Olio mons. Bettazzi era un uomo ‘libero’: “Bettazzi amava la navigazione in mare aperto, le cime senza orizzonti obbligati, i percorsi non indicati dalle cartine geografiche. Come tutti i profeti autentici, Bettazzi è stato, è, un uomo libero.

Anche se ripeteva che il profeta era don Tonino e che lui era piuttosto il patriarca, i costruttori della pace di ogni latitudine e di ogni credo, l’avranno come punto di riferimento sempre perché quell’uomo dava puntualmente voce all’anima.

Non solo alla sua ma all’anima del mondo di cui aveva imparato le lingue nelle sessioni del Concilio. E’ figlio di quella Pentecoste. Se qualcuno dovesse lasciarsi sfuggire che da oggi il mondo è più povero, rispondetegli che il futuro è più ricco. E non abbiamo altre parole se non il grazie che si deve al cielo e alla terra”.

Mentre il presidente provinciale delle Acli di Bergamo, Daniele Rocchetti, ha raccontato gli incontri con lui: “Alla fine dei nostri incontri gli chiedevo sempre del suo rapporto con Dio, l’immagine che aveva, il valore della preghiera. E, ogni volta, le sue risposte hanno mostrato un credente profondamente innamorato di Dio.

‘A volte faccio come quel contadino del curato d’Ars. Quel contadino andava in chiesa e stava lì ore. Allora il curato una volta gli disse: ‘Senti, ma tu cosa fai quando vai in chiesa e stai lì davanti all’altare?’ ‘Io lo guardo e Lui mi guarda’. Ora, ne siamo certi, don Luigi è davanti al suo Signore e lo sta contemplando faccia a faccia”.

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