Bordignon neo presidente del Forum delle Famiglie: la famiglia è determinante per l’Italia

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Intervenendo agli Stati generali della Natalità papa Francesco aveva sottolineato la preoccupazione per le poche nascite,sintomo per il futuro di ogni Nazione: “Oggi mettere al mondo dei figli viene percepito come un’impresa a carico delle famiglie. E questo, purtroppo, condiziona la mentalità delle giovani generazioni, che crescono nell’incertezza, se non nella disillusione e nella paura. Vivono un clima sociale in cui metter su famiglia si è trasformato in uno sforzo titanico, anziché essere un valore condiviso che tutti riconoscono e sostengono”.

Una preoccupazione serie, emersa dai dati dell’Istat, che ha evidenziato che i dati sulle nascite sono in diminuzione. Tali dati preoccupano anche il neo presidente del Forum delle Famiglie, Adriano Bordignon, direttore del Consultorio del Centro della Famiglia di Treviso, a cui ho chiesto di spiegarci il problema:

“Istat ci racconta anno dopo anno la storia del declino di un Paese che non sta investendo su giovani e futuro. Nel 2022 siamo scesi per la prima volta sotto i 400.000 nati e le prospettive, se non si cambia marcia e non si cambia rotta sono quelle di uno spegnimento. In Italia mettere al mondo un figlio è una sfida più complessa e più impervia che in altri Paesi. Da noi c’è il più alto spread tra figli desiderati e figli effettivamente nati. Stiamo spegnendo la carica propulsiva di intere generazioni”.

In Italia esiste una politica per la famiglia?

“L’Italia è stata lungamente priva di politiche familiari. Oggi abbiamo iniziato timidamente ad attivare un percorso significativo con l’Assegno Unico. Ma la misura è troppo poco generosa, è troppo complessa e non è completamente universale. Dobbiamo sicuramente semplificarla e renderla più ricca per avvicinarci ai modelli francese e tedesco”.

Cosa significa ‘occuparsi’ di famiglia?

“Occuparsi di famiglia significa far indossare gli occhiali della famiglia ad un Paese troppo a lungo miope e strabico. Significa porsi al fianco delle famiglie riconoscendone la soggettività sociale, cioè il loro essere portatori di diritti e di doveri, e il loro essere un luogo strategico di investimento per la vita del Paese. Significa amplificare le potenzialità e accompagnare le fragilità riconoscendo che non esistono ‘politiche neutre’ per le famiglie. Si parli di scuola, salute, economia, urbanistica, ambiente, politiche sociali, tutto passa per la famiglia”.

Quali sono le ‘sue’ priorità per la famiglia?

“La famiglia non è il malato del Paese. La famiglia è la gemma generativa da cui scaturiscono il capitale relazionale, quello sociale ed anche quello economico del Paese. L’abbiamo sempre data per scontata: come l’aria e come l’acqua. Oggi non possiamo più farlo e dobbiamo fare in modo che far famiglia non sia più come fare gli acrobati su un filo.

Servono servizi per la prima infanzia e per la cura dei più fragili, politiche per il lavoro femminile e giovanile, interventi per la conciliazione e per una maggiore condivisione dei compiti di cura. E’ improrogabile una riforma fiscale che riconosca finalmente la numerosità della composizione dei nuclei familiari. E’ necessario anticipare i tempi delle autonomie e del protagonismo dei giovani nella costruzione dei loro progetti di vita. Percorsi che sono ambiziosi ma che meritano di essere affrontati con coraggio ed unità”.

Perché è importante la famiglia per la società italiana?

“In famiglia, se le cose funzionano, impariamo i linguaggi e l’agire solidale e non opportunistico. Impariamo la solidarietà e l’economia. Il senso di appartenere a qualcosa di più grande di cui è bene farsi responsabili. La famiglia è perciò, prima di tutto, un laboratorio di umanizzazione da cui dipendono le fortune della vita di una comunità territoriale e di un intero Paese”.

Quale ruolo hanno i consultori familiari?

“Nel nostro Paese ci sono troppo pochi consultori familiari rispetto ai bisogni della popolazione: uno ogni 35.000 abitanti mentre sarebbe raccomandato fossero uno ogni 20.000. La funzione dei Consultori dovrebbe essere quelle di accompagnare le famiglie lungo il ciclo di vita per sostenere le competenze relazionali ed educative delle famiglie e supportarle nei momenti più critici della loro storia”.

Cosa si aspettano le famiglie?

“Le famiglie si aspettano innanzitutto stima e riconoscimento sociale per quanto fanno silenziosamente giorno dopo giorno nella cura dei più fragili, nell’educazione dei più giovani, nella solidarietà ai più anziani. Si aspettano anche un vento nuovo che alimenti le fiammelle della speranza e che faccia percepire che sarà ancora bello nascere, crescere, vivere ed invecchiare nel Belpaese”.

(Tratto da Aci Stampa)

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