Da piazza san Pietro un appello alla fraternità ed alla pace

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Pur ricoverato al Policlinico ‘Gemelli’, sabato scorso papa Francesco ha inviato un messaggio ai partecipanti al meeting mondiale sulla Fraternità Umana dal titolo ‘Not Alone’, promosso e organizzato dalla Fondazione Vaticana ‘Fratelli tutti’, in collaborazione con la Basilica di San Pietro, il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale e il Dicastero per la Comunicazione, in cui ha chiesto gesti concreti per promuovere la pace: ‘La fraternità non ha bisogno di teorie, ma di gesti concreti e di scelte condivise che la rendano cultura di pace’.

La domanda posta dal papa riguarda la responsabilità personale: “La domanda da porci non è dunque che cosa la società e il mondo possono darmi, ma che cosa posso dare io ai miei fratelli e alle mie sorelle. Tornando a casa, pensiamo a quale gesto concreto di fraternità fare: riconciliarci in famiglia, con gli amici o con i vicini, pregare per chi ci ha ferito, riconoscere e aiutare chi è nel bisogno, portare una parola di pace a scuola, in università o nella vita sociale, ungere di prossimità qualcuno che si sente solo”.

Citando il poeta Giuseppe Ungaretti papa Francesco ha sottolineato che la fraternità può portare un bagliore di pace: “Sentiamoci chiamati ad applicare il balsamo della tenerezza all’interno delle relazioni che si sono incancrenite, tra le persone come tra i popoli. Non stanchiamoci di gridare ‘no alla guerra’, in nome di Dio o nel nome di ogni uomo e di ogni donna che aspira alla pace.

Mi vengono alla mente quei versi di Giuseppe Ungaretti che, nel cuore della guerra, sentì il bisogno di parlare proprio dei fratelli come ‘Parola tremante / nella notte / Foglia appena nata’. La fraternità è bene fragile e prezioso. I fratelli sono l’ancora di verità nel mare in tempesta dei conflitti che seminano menzogna.

Evocare i fratelli è ricordare a chi sta combattendo, e a tutti noi, che il sentimento di fraternità che ci unisce è più forte dell’odio e della violenza, anzi accomuna tutti nello stesso dolore. E’ da qui che si parte e si riparte, dal senso del ‘sentire insieme’, scintilla che può riaccendere la luce per fermare la notte dei conflitti”.

Il fratello richiede concretezza, richiamando la parabola del buon Samaritano: “Credere che l’altro sia fratello, dire all’altro ‘fratello’ non è una parola vuota, ma la cosa più concreta che ciascuno di noi può fare. Significa infatti emanciparsi dalla povertà di credersi al mondo come figli unici.

Significa, al tempo stesso, scegliere di superare la logica dei soci, che stanno insieme solo per interesse, sapendo anche andare oltre i limiti dei vincoli di sangue o etnici, che riconoscono solo il simile e negano il diverso.

Penso alla parabola del Samaritano, che si ferma con compassione davanti al giudeo bisognoso di aiuto. Le loro culture erano nemiche, le loro storie diverse, le loro regioni ostili l’una all’altra, ma per quell’uomo la persona trovata per strada e il suo bisogno vengono prima di tutto”.

Quindi quando si sceglie la fraternità come stile di vita la politica cambia: “Quando gli uomini e le società scelgono la fraternità anche le politiche cambiano: la persona torna a prevalere sul profitto, la casa che tutti abitiamo sull’ambiente da sfruttare per i propri interessi, il lavoro viene pagato con il giusto salario, l’accoglienza diventa ricchezza, la vita speranza, la giustizia apre alla riparazione e la memoria del male procurato viene risanata nell’incontro tra vittime e rei…

Facciamo in modo che quanto vissuto oggi sia il primo passo di un cammino e possa avviare un processo di fraternità: le piazze collegate da varie città del mondo, che saluto con gratitudine e affetto, testimoniano sia la ricchezza della diversità, sia la possibilità di essere fratelli anche quando non siamo vicini, com’è capitato a me. Andate avanti!”

Ed ha concluso l’intervento, letto dal presidente della fondazione ‘Fratelli tutti’ card. Mauro Gambetti, con l’immagine dell’abbraccio: “Vorrei salutarvi lasciandovi un’immagine, quella dell’abbraccio. Di questo pomeriggio trascorso insieme vi auguro di custodire nel cuore e nella memoria il desiderio di abbracciare le donne e gli uomini di tutto il mondo per costruire insieme una cultura di pace.

La pace, infatti, ha bisogno di fraternità e la fraternità ha bisogno di incontro. L’abbraccio dato e ricevuto oggi, simboleggiato dalla piazza nella quale vi state incontrando, diventi impegno di vita. E profezia di speranza. Io stesso vi abbraccio e, mentre vi ripeto il mio grazie, di cuore vi dico: sono con voi!”

In mattinata si erano svolte le riunioni dei cinque gruppi di lavoro, tra cui quelli di una trentina di premi Nobel, che avevano elaborato un ‘documento di chiamata all’impegno per la fraternità umana’, che sarà diffuso affinché venga sottoscritto da un miliardo di persone.

(Foto: Santa Sede)

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