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Pellegrini 4.0: La ricerca spirituale nell’età secolare

Pellegrino, nomade, migrante, camminatore, cercatore di senso, viandante: sono molte le categorie che provano a inquadrare l’uomo in movimento fin dall’antichità; categorie che non si oppongono ma si inseguono in ognuno di noi e sono spesso compresenti in modo esplicito o implicito.

A quest’ambito, nell’anno del Giubileo, la Facoltà teologica del Triveneto ha posto attenzione già con un convegno, nel marzo scorso, dal titolo In cammino. Pellegrini e pellegrinaggi. Ora, a partire da una lettura integrata delle diverse figure che abitano i camminatori, la rivista Studia patavina affronta la tematica con un Focus che offre sguardi di taglio storico, spirituale, antropologico-liturgico ed estetico-psicologico. L’approfondimento, dal titolo Pellegrini 4.0. la ricerca spirituale nell’età secolare, è pubblicato nel n. 2/2025.

“Il recente ritorno di interesse per i cammini e i pellegrinaggi – spiega Leopoldo Sandonà, docente della Facoltà, che ha coordinato il focus – interroga una dimensione insieme antropologica e religiosa ben radicata nella storia dell’umanità. Del resto, i principali cammini che solcano il continente europeo rimandano a questa storia più che millenaria nella triplice direzione di Gerusalemme, Roma e Santiago de Compostela”.

Andare all’origine significa trovare un riferimento per l’oggi, anche in relazione alla spiritualità, spesso non identificabile in categorie tradizionali: “La spinta del camminatore e del pellegrino – aggiunge – è oggi spesso e volentieri animata da dinamiche che, pur non essendo contrarie alla fede, nascono anzitutto in chiave personale ed extra-istituzionale, alla ricerca però di una comunità perduta e di una condivisione di interessi, ma anche di impegno, che può tramutarsi non di rado nello stesso impegno ecclesiale e pastorale”.

Sotto l’aspetto antropologico e liturgico il pellegrinaggio e l’accesso ai santuari si configurano come “esperienze liminali dell’umano, esperienze di transizione e di passaggio, di penitenza, conversione e trasformazione, non solo nelle forme tradizionali ma anche incarnate in molte espressioni artistiche, letterarie, cinematografiche all’interno della contemporaneità”. Riportate alla loro origine, queste esperienze possono ritornare a essere luoghi di vangelo, da cui sempre nuovamente scaturisce nei credenti il ‘cambiamento di vita che il cammino in sé e come metafora dell’esistenza, consente di sperimentare’.

Il Focus è articolato in cinque contributi: Per una storia del pellegrinaggio nella tradizione cristiana, di Luciano Bertazzo (Centro studi antoniani); Pellegrinaggi contemporanei, tra nuovi paradigmi e nuove spiritualità, di Marzia Ceschia (Facoltà teologica del Triveneto); Il pellegrino postmoderno e la ricerca del sacro, di Alessandro Moro (Ufficio della pastorale del turismo e pellegrinaggi, Diocesi di Concordia-Pordenone); Spazio sacro e architettura del pellegrinaggio, di Francesca Leto (Istituto superiore di Scienze religiose ‘Mons. A. Onisto’, Vicenza); Estetica e psicologia del pellegrinaggio: dimensioni artistiche, letteratura, cinema, di Angelomaria Alessio (Istituto Liturgia Pastorale S. Giustina, Padova).

Oltre al Focus, Studia patavina riporta la lettera scritta da papa Francesco alla Facoltà in occasione del suo ventennale (2005-2025); accanto a questa, si può leggere la prolusione Quale cultura per l’Europa? Ragioni di speranza nel tempo dello smarrimento: interpretare il presente, progettare il futuro, tenuta al Dies academicus dal gran cancelliere, mons. Francesco Moraglia.

La rivista propone inoltre i seguenti articoli: In dialogo con Bruna Bianchi. Note a margine di «Non resistere al male con il male». Obiezione di coscienza e pacifismo nel pensiero di Tolstoj, di Isabella Adinolfi; Joseph Ratzinger e la fede nella Verità, di Antonio Ricupero; La “doppia” attualità del tema della pace in Marsilio da Padova, di Gregorio Piaia; L’enigma di una fede resiliente. Davide Zordan e il futuro della teologia, di Paolo Costa.

La sezione dedicata ai libri si apre con una rassegna bibliografica sul tema La presenza e il ruolo delle donne nella chiesa, curata da Marzia Ceschia e Assunta Steccanella; segue una ricca selezione di recensioni e segnalazioni.

Rinnovo ai vertici del Forum del Terzo Settore: Giancarlo Moretti eletto portavoce nazionale

Si è svolta martedì 21 ottobre a Roma l’Assemblea elettiva del Forum Nazionale del Terzo Settore, l’ente di rappresentanza unitaria del Terzo settore italiano. I soci hanno eletto i nuovi organi direttivi che resteranno in carica per i prossimi quattro anni.

Giancarlo Moretti, attivo sin da giovane nel Movimento Cristiano Lavoratori (MCL), è stato eletto nuovo Portavoce Nazionale del Forum. Moretti, figura di lunga esperienza nel mondo associativo e già impegnato su temi culturali e sociali, succede a Vanessa Pallucchi, alla quale va un sincero ringraziamento per il lavoro svolto.

Contestualmente, è stato eletto anche il nuovo Coordinamento Nazionale, l’organo di direzione e indirizzo politico del Forum. Tra i membri eletti che compongono la nuova squadra di vertice vi è anche Roberto Speziale, presidente di Anffas nazionale e vicepresidente vicario della FISH (Federazione italiana per i diritti delle persone con disabilità e famiglie).

“Congratulazioni a Giancarlo Moretti per l’elezione a nuovo Portavoce Nazionale del Forum – ha dichiarato Vincenzo Falabella, presidente della FISH. Le nostre congratulazioni si estendono anche a Roberto Speziale, membro del nuovo Coordinamento Nazionale, che porterà le istanze e le esigenze delle persone con disabilità al Forum.”

La giornata di lavori si è aperta con una sessione pubblica dal titolo “Pace come condizione, giustizia sociale come impegno”, che ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali e stakeholder, confermando la centralità dei valori etici e sociali nell’azione del Terzo settore.

Papa Leone XIV invita ad essere sulla frontiera

“…desidero dare a tutti voi il benvenuto in Vaticano questa mattina, e ringraziarvi della vostra presenza. Ringrazio in modo particolare il vostro Superiore Generale per le sue gentili parole. Prego perché il vostro incontro sia fecondo e perché, attraverso di esso, lo Spirito Santo vi confermi nella vostra vocazione ed aiuti i membri della Compagnia di Gesù a discernere nuovi modi per vivere la vostra missione nel mondo attuale”: ricevendo in udienza i superiori maggiori della Compagnia di Gesù papa Leone XIV li ha incoraggiato, secondo lo spirito di Sant’Ignazio, a discernere e innovare.

Nell’analisi i l papa ha evidenziato il periodo in cui si sta vivendo: “Viviamo in quello che molti definiscono un cambiamento epocale, un tempo caratterizzato da rapidi cambiamenti nella cultura, nell’economia, nella tecnologia e nella politica. In particolare, l’intelligenza artificiale e altre innovazioni stanno rimodellando la nostra comprensione del lavoro e delle relazioni e addirittura sollevando domande sull’identità umana. Il degrado ecologico minaccia la nostra casa comune. I sistemi politici spesso non rispondono al grido dei poveri. Populismo e polarizzazione ideologica rendono più profonde le divisioni tra nazioni. Molti sono affetti da consumismo, individualismo e indifferenza”.

Però non ci si deve scoraggiare con l’invito alla testimonianza: “Tuttavia, in questo mondo Cristo continua a mandare i suoi discepoli. La Compagnia di Gesù da lungo tempo è presente dove i bisogni dell’umanità incontrano l’amore salvifico di Dio: attraverso la guida spirituale, la formazione intellettuale, il servizio tra i poveri e la testimonianza cristiana alle frontiere culturali. Sant’Ignazio di Loyola e i suoi compagni non temevano l’incertezza o la difficoltà; andavano ai margini, dove fede e ragione si intersecavano con nuove culture e grandi sfide”.

Ripetendo le parole dei precedenti pontefici il papa ha ribadito il loro impegno nella Chiesa: “Oggi io ripeto: la Chiesa ha bisogno di voi sulle frontiere, siano esse geografiche, culturali, intellettuali o spirituali. Sono luoghi rischiosi, dove le mappe conosciute non bastano più. Lì, come Ignazio e i martiri gesuiti che lo hanno seguito, siete chiamati a discernere, innovare e confidare in Cristo, con ‘attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace’. Quando lo Spirito conduce il corpo apostolico altrove per un bene più grande, ciò può richiedere che si abbandonino strutture o ruoli a lungo cari, un esercizio di ‘santa indifferenza’ ignaziana”.

Una frontiera è la sinodalità: Una delle principali frontiere oggi è il cammino di sinodalità nella Chiesa. Il percorso sinodale chiama ognuno di noi ad ascoltare più profondamente lo Spirito Santo e l’altro, di modo che le nostre strutture e i nostri ministeri possano essere più agili, più trasparenti e più reattivi al Vangelo. Vi ringrazio per i vostri contributi al processo sinodale, specialmente nell’aiutare le comunità ecclesiali a discernere come camminare insieme nella speranza”.

L’altra frontiera riguarda la cultura della riconciliazione: “Un’altra frontiera essenziale sta nella riconciliazione e nella giustizia, specialmente in un mondo lacerato da conflitto, disuguaglianza e abuso. Oggi molti subiscono l’esclusione e molte ferite rimangono aperte tra generazioni e popoli. Come ho osservato di recente ricordando la visita del mio venerabile predecessore a Lampedusa, dobbiamo contrastare la ‘globalizzazione dell’impotenza’ con una cultura di riconciliazione, incontrandoci gli uni gli altri in verità, perdono e guarigione; dobbiamo diventare esperti di riconciliazione, fiduciosi che il bene è più forte del male”.

Un’ulteriore frontiera è la tecnologia: “La tecnologia, specialmente l’intelligenza artificiale, è un’altra frontiera importante. Ha il potenziale per la prosperità umana, ma comporta anche rischi di isolamento, perdita di lavoro e nuove forme di manipolazione. La Chiesa deve aiutare a guidare questi sviluppi eticamente, difendendo la dignità umana e promuovendo il bene comune. Dobbiamo discernere come utilizzare le piattaforme digitali per evangelizzare, per formare comunità e per sfidare i falsi dei del consumismo, del potere e dell’autosufficienza”.

Infatti è un incoraggiamento ad essere irrequieti: “Vi incoraggio a incontrare persone in quella irrequietezza: nelle case di ritiro spirituale, nelle università, nei social media, nelle parrocchie e nei luoghi informali dove si riuniscono coloro che sono alla ricerca. Comunicate la gioia del Vangelo con umiltà e con convinzione. Restate contemplativi in azione, radicati nell’intimità quotidiana con Cristo, poiché solo chi è vicino a lui può condurre altri a lui”.

Poi ha ribadito la preferenza per i poveri: “La vostra seconda preferenza vi chiama a camminare con i poveri, gli esclusi del mondo e quanti sono stati feriti nella dignità. Molti, oggi, sono vittima di un sistema economico guidato dal profitto, posto al di sopra della dignità della persona.,, Questo squilibrio globale spinge innumerevoli persone a migrare alla ricerca della sopravvivenza. Abbandonano la casa, la cultura e la famiglia, affrontando spesso rifiuto e ostilità. Il vero discepolato esige sia la denuncia dell’ingiustizia sia la proposta di nuovi modelli radicati nella solidarietà e nel bene comune”.

E’ un invito a non cadere nel fatalismo: “A tale riguardo, le vostre università, i vostri centri sociali, le vostre pubblicazioni e le vostre istituzioni, come il Jesuit Refugee Service, possono essere canali potenti per promuovere il cambiamento sistemico. Malgrado gli ostacoli o i fallimenti che talvolta incontriamo svolgendo questo servizio, dobbiamo evitare di cedere al risentimento o di cadere in una ‘stanchezza da compassione’ o nel fatalismo. Dobbiamo invece confidare nel potere trasformatore dell’amore di Dio, come il seme di senape che diventa un grande albero”.

La terza preferenza riguarda i giovani: “La vostra terza preferenza (accompagnare i giovani verso un futuro di speranza) è urgente. I giovani d’oggi sono diversi: studenti, migranti, attivisti, imprenditori, religiosi e quelli ai margini. Malgrado la loro diversità condividono una sete di autenticità e di trasformazione. Sono ‘in movimento’, alla ricerca di significato e di giustizia.

La Chiesa deve trovare e parlare il loro linguaggio, attraverso azioni e presenza oltre che con le parole. Pertanto, è importante creare spazi dove possano incontrare Cristo, scoprire la loro vocazione e lavorare per il Regno. La prossima Giornata Mondiale della Gioventù in Corea sarà un momento chiave per questa missione”.

Inoltre non può mancare la cura per la ‘casa comune’, riprendendo l’enciclica ‘Laudato Sì’: “La vostra quarta preferenza, la cura della nostra casa comune, risponde a un grido che è sia umano sia divino… La conversione ecologica è profondamente spirituale; riguarda il rinnovamento della nostra relazione con Dio, degli uni con gli altri e con il creato. In questo sforzo, l’umile collaborazione è essenziale, riconoscendo che nessuna istituzione singola può affrontare questa sfida da sola. Lasciate che le vostre comunità siano esempi di sostenibilità ecologica, semplicità e gratitudine per i doni di Dio”.

E’un invito ad annunciare con urgenza il Vangelo: “La vostra missione, cari fratelli, è di aiutare il mondo a percepire questa novità, di seminare speranza dove sembra dominare la disperazione, di portare luce dove regna il buio. Per farlo, vi incoraggio a rimanere vicini a Gesù… Rimanete con lui attraverso la preghiera personale, la celebrazione dei Sacramenti, la devozione al suo Sacro Cuore e l’adorazione del Santissimo Sacramento. In modo diverso e tuttavia potente, rimanete con lui riconoscendo la sua presenza nella vita comunitaria”.

Dalla vicinanza con Gesù nasce il coraggio dell’annuncio: “Da questo radicamento trarrete il coraggio per andare ovunque: per dire la verità, riconciliare, guarire, operare per la giustizia, liberare i prigionieri. Nessuna frontiera sarà fuori dalla vostra portata se camminerete con Cristo. La mia speranza per la Compagnia di Gesù è che possiate leggere i segni dei tempi con profondità spirituale; che abbracciate ciò che promuove la dignità umana e rifiutiate ciò che la sminuisce; che siate agili, creativi, discernenti e sempre in missione”,

Mentre ha invitato i docenti e studenti del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia a sostenere la famiglia: “Nei diversi contesti sociali, economici e culturali, differenti sono le sfide che ci interpellano: ovunque e sempre, però, siamo chiamati a sostenere, difendere e promuovere la famiglia, anzitutto mediante uno stile di vita coerente col Vangelo. Le sue fragilità e il suo valore, considerati nella luce della fede e della sana ragione, impegnano i vostri studi, che coltivate per il bene dei fidanzati che diventano sposi, degli sposi che diventano genitori, e dei loro figli, che sono per tutti promessa di un’umanità rinnovata dall’amore”.

Per questo ha chiesto di approfondire la Dottrina Sociale della Chiesa: “Tra questi vorrei richiamare, come ulteriore impegno, quello di approfondire il legame tra famiglia e dottrina sociale della Chiesa. Il percorso potrebbe svolgersi in due direzioni complementari: quella di inserire lo studio sulla famiglia come capitolo imprescindibile del patrimonio di sapienza che la Chiesa propone sulla vita sociale e, reciprocamente, quella di arricchire tale patrimonio con i vissuti e le dinamiche familiari, per meglio comprendere gli stessi principi dell’insegnamento sociale della Chiesa.

Questa attenzione permetterebbe di sviluppare l’intuizione, richiamata dal Concilio Vaticano II e più volte ribadita dai miei Predecessori, di vedere nella famiglia la prima cellula della società in quanto originaria e fondamentale scuola di umanità”.

Inoltre ha chiesto di porre attenzione all’accompagnamento al matrimonio: “Nell’ambito pastorale, poi, non possiamo ignorare le tendenze, in tante regioni del mondo, a non apprezzare, o addirittura a rifiutare il matrimonio. Vorrei invitarvi ad essere attenti, nella vostra riflessione sulla preparazione al sacramento del Matrimonio, all’azione della grazia di Dio nel cuore di ogni uomo e di ogni donna. Anche quando i giovani fanno scelte che non corrispondono alle vie proposte dalla Chiesa secondo l’insegnamento di Gesù, il Signore continua a bussare alla porta del loro cuore, preparandoli a ricevere una nuova chiamata interiore”.

(Foto: Santa Sede)

‘Dilexi te’: papa Leone XIV chiede alla Chiesa di servire i poveri

“E’ con grande gioia che ti scrivo, seguendo una pratica iniziata da papa Francesco più di dieci anni fa, che coinvolge l’intero Collegio Episcopale nei momenti importanti del Magistero papale. Possa ‘Dilexi te’ aiutare la Chiesa a servire i poveri e ad avvicinare i poveri a Cristo”: con queste  parole papa Leone XIV ha accompagnato la sua prima esortazione apostolica  ‘Dilexi te’, presentata ieri.

Infatti il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, ha ringraziato il papa per questa esortazione apostolica, in cui si mette in evidenza l’amore verso i poveri, invitando la Chiesa ad una ‘scelta di campo’: “Papa Leone, che si pone in piena continuità con il magistero di Francesco, facendo proprio e proponendo il progetto del testo, ricorda che ‘la questione dei poveri riconduce all’essenziale della nostra fede’ (n. 110) e che, pertanto, non può essere ridotta solo a ‘problema sociale’ (n. 104). I poveri sono ‘dei nostri’ (n. 104) in cui riconoscere il volto di Cristo. Senza paura, senza paternalismi, senza distacco, ma con autenticità e verità”.

Per il presidente della Cei l’esortazione apostolica è uno sprone per l’azione: “E’ tempo di passare dalle analisi alle azioni, dall’indifferenza alla cura, dalla speculazione teorica alla concretezza dell’impegno: solo così potremo rimuovere le cause sociali e strutturali della povertà, diffondere attraverso i valori radicati nel Vangelo la custodia dell’umanità, ascoltare il grido di interi popoli, denunciare ciò che non va.

E’ tempo di esporsi: se il rischio è quello ‘di sembrare degli stupidi’ (n. 97) vogliamo correrlo; se il sogno è quello di ‘una Chiesa che non mette limiti all’amore, che non conosce nemici da combattere, ma solo uomini e donne da amare’ (n. 120) vogliamo realizzarlo”.

Infatti nella conferenza stampa di ieri il card. Michael Czerny., prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha sottolineato la valenza di quest’esortazione: “In ‘Dilexi te’, papa Leone si unisce a papa Francesco nel dichiarare: non ci sarà pace finché i poveri ed il pianeta saranno trascurati e maltrattati”.

L’esortazione è una richiesta di considerare la dignità del povero: “La pace cristiana è giustizia riconciliatrice e riconciliata. I poveri, diceva Madre Teresa, ‘non hanno bisogno della nostra pietà, ma del nostro amore rispettoso’. Trattarli con dignità è il primo atto di pace. Solo una società che pone al centro gli emarginati può essere veramente pacifica, e solo un mondo composto da società di questo tipo può essere in pace”.

Insomma quest’esortazione  è nel solco del magistero della Chiesa: “Il recente insegnamento della Chiesa comprende chela povertà deriva dalle strutture del peccato. L’egoismo e l’indifferenza si consolidano nei sistemi economici e culturali. L’ ‘economia che uccide’ misura il valore umano in termini di produttività, consumo e profitto. Questa ‘mentalità dominante’ rende accettabile lo scarto dei deboli e degli improduttivi, e merita quindi l’etichetta di ‘peccato sociale’.

Al di là delle donazioni e di altre forme di assistenza, la risposta della Chiesa denuncia la falsa imparzialità del mercato, propone modelli di sviluppo, promuove la giustizia, mira alla conversione delle strutture. Ciò favorisce una forma di pentimento sociale che restituisce dignità agli invisibili e li aiuta a svilupparsi più pienamente”.

Mentre il card. Konrad Krajewski, Prefetto del Dicastero per il Servizio della Carità, ha ricordato l’epoca della pandemia di Covid-19 che in alcuni quartieri di Roma ha portato la gente alla fame. Gente senza tessera sanitaria che non poteva accedere alla vaccinazione: “Ne abbiamo vaccinati 6.000 in Aula Paolo VI’, senza dimenticare le quasi mille persone al giorno tra migranti e rifugiati alla Stazione Tiburtina, provenienti da Lampedusa: ‘Non avevano bisogno di panini, ma di carte telefoniche per avvisare i parenti’.

Poi la guerra, che ha cambiato gli interventi sul campo, lodando la generosità degli italiani che hanno fatto partire circa 250 tir dalla Basilica di Santa Sofia per l’Ucraina con cibo, magliette termiche, generatori elettrici.

Ugualmente frére Frédéric-Marie Le Méhauté, provinciale dei Frati Minori di Francia/Belgio, ha evidenziato la centralità dell’amore di Dio per i poveri: “Il punto di partenza di ‘Dilexit te’ è l’amore di Dio per una comunità debole, ‘esposta alla violenza e al disprezzo’. Il Santo Padre ricorda che al di là delle definizioni di povertà, ‘i poveri non sono lì per caso né per un destino cieco e amaro’. Sono le ‘strutture di peccato che creano povertà e disuguaglianze estreme’.

La nostra attenzione deve andare a queste persone ‘più deboli, più miserabili e più sofferenti’ ed, in particolare, alle donne, che a volte sono ‘doppiamente povere’. Non si tratta solo di combattere le cause strutturali della povertà, ma anche di raggiungere concretamente coloro che sono spesso lontani dalla nostra attenzione, per vivere con loro e come loro”.

Quest’esortazione ricorda “la necessità di impegnarsi per i poveri, di donare ai poveri, soprattutto attraverso l’elemosina. Ma insiste affinché impariamo ad agire con loro. L’accelerazione dei problemi contemporanei ‘non è stata solo subita, ma anche affrontata e pensata dai poveri’. Dobbiamo insistere su questo termine: i poveri hanno un pensiero. Vale a dire, possono essere attori e non solo ‘oggetti della nostra compassione’ o delle nostre politiche, possono aiutarci ad analizzare i problemi e soprattutto sono portatori di soluzioni reali”.

Insomma in quest’esortazione papa Leone XIV presenta una teologia della misericordia: “In sintesi, ‘Dilexi te’ articola una teologia della rivelazione che scaturisce dalla misericordia verso i più poveri, da un’ecclesiologia della diaconia come criterio di verità e da un’etica sociale che si unisce, con la mano tesa, alla lotta per la giustizia”.

Inoltre la Piccola Sorella di Gesù della Fraternità delle Tre Fontane, Clemence, ha raccontato la vita dei poveri: “Vorrei tanto che in questa occasione al mio posto sedessero Lacri, Pana o un’altra delle donne rom giunte dalla Romania, con le quali abbiamo condiviso la vita per diversi anni in un terreno abbandonato nel sud Italia. Si tratta di donne che, come ci ricorda l’Esortazione, sono ‘doppiamente povere’ a causa della loro situazione di esclusione, ma nelle quali ‘troviamo… i gesti più ammirevoli di eroismo quotidiano nella protezione e nella cura della fragilità delle loro famiglie’…

Assistendo con stupore alla loro offerta, ci siamo commossi per l’attenzione che ci hanno dimostrato, ben conoscendo le difficoltà che incontravano nel guadagnarsi da vivere. Pur essendo poveri materialmente, essi sono ricchi di umanità! Molti di loro non hanno studiato, ma possiedono quella saggezza che si forma dall’esperienza della precarietà, che incoraggia alla condivisione e alla solidarietà. Il Santo Padre ci invita a riconoscere la ‘misteriosa saggezza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro’. Seguendo il loro esempio, noi riscopriamo la solidarietà dato che, nell’ansia di preservare le nostre ricchezze, spesso ce ne dimentichiamo in fretta”.

(Foto: Vatican Media)

Giuseppe Falanga: la liturgia nutre la speranza

Nel mese di agosto la 75^ Settimana Liturgica Nazionale è stata ospitata dall’arcidiocesi di Napoli con il titolo ‘Tu sei la nostra speranza. Liturgia: dalla contemplazione all’azione’, a cui hanno partecipato quasi 500 studiosi e religiosi, aperta dai Vespri presieduti dal card. Mimmo Battaglia, mentre il segretario di Stato vaticano, il card. Pietro Parolin, ha fatto la prolusione dal titolo: ‘La liturgia nutre e vivifica la speranza’, in quanto la contemplazione ‘è l’atteggiamento di colui che riconosce il dono di Dio nella liturgia, ossia il Mistero pasquale di Cristo. Ne riconosce la presenza nei sacramenti, in particolare nel sacrificio eucaristico, nella parola, nel ministro, nell’assemblea”.

Nell’omelia che ha iniziato la Settimana Liturgica il card. Mimmo Battaglia aveva sottolineato che il fulcro della liturgia è il silenzio: “Quanto è importante il silenzio, quel silenzio che come un varco misterioso si apre ogni volta che come popolo di Dio ci raduniamo, ogni volta che celebriamo, ogni volta che il tempo dell’uomo si lascia attraversare dalla bellezza dell’Eterno.

Una bellezza che resta dentro, che trasforma il cuore, che si traduce in gesti interiori ed esteriori capaci di dar vigore alla speranza. Quella vera. Quella che non delude. Si, se oggi siamo qui, nel cuore di questo giubileo della Speranza, è proprio perché crediamo che anche la Liturgia è e può esser sempre più culla di speranza! E questo perché la Liturgia non è un orpello antico, non roba da iniziati, non è un rito freddo. Anzi, è un incendio”.

Quindi la Settimana Liturgica ha messo al centro della vita liturgica la speranza, nutrita da essa; a distanza di un mese dalla conclusione di questa settimana ed a pochi mesi dalla conclusione del giubileo abbiamo chiesto al teologo Giuseppe Falanga, consigliere nazionale del CAL (Centro di Azione Liturgica), direttore responsabile della Rivista di Teologia ‘Asprenas’ e docente di Liturgia alla Pontificia Università della Santa Croce di Roma di raccontarci il motivo per cui la Settimana Liturgica ha riflettuto sulla speranza:

“La Settimana Liturgica Nazionale si è celebrata in quest’Anno Giubilare, e non poteva non trattare della speranza. Il tema, infatti, riprendeva l’espressione dell’antico inno ‘Te Deum’, che proclama ‘Cristo nostra speranza’. Così, lodando Gesù Cristo, riconosciamo che solo in lui ‘non saremo confusi in eterno’. Mi colpisce sempre questo passaggio conclusivo dell’inno, perché ci permette di comprendere che l’opposto della speranza non è la ‘disperazione’, come si potrebbe immaginare, ma la ‘confusione’. Sì, la confusione (ed il conseguente disorientamento) è il vero dramma, perché rappresenta la tendenza insidiosa a ritenere importanti e valevoli stili, atteggiamenti e comportamenti che non sono oggettivamente autentici; purtroppo, anche nelle azioni liturgiche!”

Allora, perché la liturgia ‘nutre’ la speranza?

“Noi cristiani crediamo che la liturgia è e può essere sempre più culla di speranza. E questo perché, come ha detto il mio arcivescovo, il card. Battaglia, all’omelia dei Vespri che hanno aperto i lavori, ‘la liturgia non è un orpello antico, non un rito freddo. Anzi, è un incendio. E’ la memoria viva di un Amore che ha attraversato la morte, che l’ha vinta, e che ogni giorno continua a risorgere nei frammenti della nostra vita’. Sì, la liturgia è il grembo in cui si genera la fede, la mensa su cui si nutre la carità, la casa dove abita la speranza”.

Quanto è importante la liturgia nella vita ecclesiale?

“Semplicemente si tratta di ricomprendere la liturgia come luogo in cui Dio dà forma al cristiano, mantenendo cioè salda la fede nella presenza, manifestazione e comunicazione di Dio nel rito e attraverso il rito. Senza questa fede radicale ogni discorso resterebbe su un piano meramente antropologico e, pur nella sua validità di sapere umano, ben poco aggiungerebbe alla nostra esperienza celebrativa”.

In quale modo la liturgia si fa vita?

“Partecipare alla liturgia significa partecipare alla vita, alla morte e alla risurrezione di Gesù, morire e risorgere veramente con lui, donare veramente la nostra vita. Partecipare significa lasciare che lo Spirito di Dio operi in noi per completare l’opera di Cristo sulla terra. Partecipare significa vivere la vita di Gesù: donarci completamente agli ultimi e ai sofferenti. Partecipare significa ‘non vivere più per noi stessi ma per Dio’. Altrimenti, come potremmo dire ‘Amen’ ad una preghiera?”

Come è possibile passare dalla contemplazione all’azione attraverso la liturgia?

“Il segreto è essere contempl-attivi, come amava dire don Tonino Bello. Il ‘contemplattivo’ unisce la preghiera all’azione e fa dell’azione la sua preghiera. Riesce a equilibrare le parti, perché è mosso dallo Spirito che tutto porta all’unità. Il dramma di oggi è fare sintesi: troppa analisi, poca sintesi personale e di gruppo”.

In quale modo si realizza una Chiesa eucaristica?

“La liturgia cristiana è scandita da parole fortemente orientate all’impegno: ‘Andate ed annunciate il Vangelo’, ‘Glorificate il Signore con la vostra vita’. Il ‘mandatum’ conclusivo della Messa non è un congedo, ma un invio missionario, perché l’Eucaristia plasma comunità di carità attiva. Dunque, la Celebrazione eucaristica, se vissuta autenticamente, educa alla carità effettiva verso tutti, specialmente verso i poveri, quelli che soffrono la fame nel mondo, i prigionieri, i carcerati e gli infermi”.

(Foto: CAL)

Papa Leone XIV: ascoltare il grido dei poveri per la conversione ecologica

“Prima di proseguire con alcuni interventi preparati, vorrei ringraziare i due relatori che mi hanno preceduto. E vorrei aggiungere che c’è davvero un eroe d’azione con noi questo pomeriggio: siete tutti voi, che state lavorando insieme per fare la differenza”: oggi pomeriggio intervenendo al Centro Mariapoli del Movimento dei Focolarini a Castel Gandolfo, nell’ambito della conferenza ‘Raising Hope on Climate Change’, papa Leone XIV ha ricordato l’impatto dell’enciclica ‘Laudato sì’ giunta al decimo anniversario.

Nell’intervento il papa ha ricordato l’importanza dell’enciclica di papa Francesco: “Questa Enciclica ha profondamente ispirato la Chiesa cattolica e molte persone di buona volontà. Si è dimostrata fonte di dialogo. Ha dato vita a gruppi di riflessione, programmi accademici in scuole e università, nonché a partnership e progetti di vario tipo in ogni continente.

Molte diocesi e istituti religiosi si sono sentiti spinti ad agire per prendersi cura della nostra casa comune, contribuendo ancora una volta a dare priorità ai poveri e agli emarginati. Il suo impatto si è esteso anche a vertici internazionali, al dialogo ecumenico e interreligioso, agli ambienti economici e imprenditoriali, nonché agli studi teologici e bioetici. L’espressione ‘cura della nostra casa comune’ è stata inclusa anche in discorsi e interventi accademici, scientifici e politici”.

L’enciclica è stata apprezzata per le raccomandazioni formulate: “Le preoccupazioni e le raccomandazioni di Papa Francesco sono state apprezzate e accolte non solo dai cattolici, ma anche da molte persone esterne alla Chiesa che si sentono comprese, rappresentate e sostenute in questo specifico momento della nostra storia. La sua analisi della situazione, la proposta del paradigma dell’ecologia integrale, l’insistente invito al dialogo e l’appello ad affrontare le cause profonde dei problemi ed a ‘unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale’ hanno suscitato un vasto interesse”.

Per questo dono ha ringraziato Dio: “Rendiamo grazie al Padre celeste per questo dono che abbiamo ereditato da Papa Francesco! Le sfide individuate nella ‘Laudato Sì’ sono infatti ancora più attuali oggi di quanto non lo fossero dieci anni fa. Queste sfide sono di natura sociale e politica, ma prima di tutto di natura spirituale: richiedono conversione”.

Ma celebrare un anniversario significa non solo ricordare, ma anche ascoltare senza la derisione:  “Come in ogni anniversario di questo tipo, ricordiamo il passato con gratitudine, ma ci chiediamo anche cosa ci sia ancora da fare. Nel corso degli anni, siamo passati dalla comprensione e dallo studio dell’Enciclica alla sua messa in pratica. Cosa bisogna fare ora per garantire che la cura della nostra casa comune e l’ascolto del grido della terra e dei poveri non appaiano come semplici tendenze passeggere o, peggio ancora, che siano percepiti e percepiti come questioni divisive?

In linea con la ‘Laudato Sì’, l’Esortazione Apostolica ‘Laudate Deum’, pubblicata due anni fa, osservava che ‘alcuni hanno scelto di deridere’ i segni sempre più evidenti del cambiamento climatico, di ‘ridicolizzare coloro che parlano di riscaldamento globale’ e persino di incolpare i poveri proprio per ciò che li colpisce di più”.

Quindi le encicliche di papa Francesco non ‘tradiscono’ la Sacra Scrittura, cuore del pensiero del papa: “Nella Scrittura, il cuore non è solo il centro dei sentimenti e delle emozioni, ma il luogo della libertà. Sebbene il cuore includa la ragione, la trascende e la trasforma, influenzando e integrando tutti gli aspetti della persona e delle sue relazioni fondamentali. Il cuore è il luogo in cui la realtà esterna ha il maggiore impatto, dove avviene la ricerca più profonda, dove si scoprono i desideri più autentici, dove si trova la propria identità ultima e dove si formano le decisioni”.

Il discorso di papa Leone XIV è un invito as una conversione ecologica: “E’ solo tornando al cuore che può avvenire una vera conversione ecologica. Dobbiamo passare dalla raccolta di dati alla cura; e dal discorso ambientale a una conversione ecologica che trasformi gli stili di vita personali e comunitari. Per i credenti, questa conversione non è infatti diversa da quella che ci orienta verso il Dio vivente. Non possiamo amare Dio, che non possiamo vedere, mentre disprezziamo le sue creature. Né possiamo dirci discepoli di Gesù Cristo senza partecipare al suo sguardo sul creato e alla sua cura per tutto ciò che è fragile e ferito”.

E’ stato un invito ad essere ‘portatori’ di speranza come san Francesco: “Cari amici, lasciate che la vostra fede vi ispiri a essere portatori della speranza che nasce dal riconoscere la presenza di Dio già all’opera nella storia. Ricordiamo come papa Francesco ha descritto san Francesco d’Assisi… Che ciascuno di noi cresca in queste quattro relazioni – con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso – attraverso un costante atteggiamento di conversione. L’ecologia integrale prospera su tutte queste relazioni. Attraverso il nostro impegno in esse, possiamo crescere nella speranza vivendo l’approccio interdisciplinare della Laudato si’ e la chiamata all’unità ed alla collaborazione che ne deriva”.

E’ un invito a prendersi cura del creato, in quanto unica famiglia: “Siamo un’unica famiglia, con un solo Padre, che fa sorgere il sole e manda la pioggia su tutti. Abitiamo sullo stesso pianeta e dobbiamo prendercene cura insieme. Rinnovo pertanto il mio forte appello all’unità attorno all’ecologia integrale e alla pace! E’ incoraggiante vedere la varietà di organizzazioni rappresentate a questa conferenza, così come l’ampia gamma di organizzazioni che hanno aderito al Movimento ‘Laudato Sì’ e alla Piattaforma d’azione”.

Riprendendo il pensiero di papa Francesco il papa ha invitato ad esercitare ‘pressione’ sui governi: “Tutti nella società, attraverso organizzazioni non governative e gruppi di pressione, devono fare pressione sui governi affinché sviluppino e attuino normative, procedure e controlli più rigorosi. I cittadini devono assumere un ruolo attivo nel processo decisionale politico a livello nazionale, regionale e locale. Solo allora sarà possibile mitigare i danni arrecati all’ambiente. Anche la legislazione locale sarà più efficace se le comunità vicine sosterranno le stesse politiche ambientali”.

Ed il pensiero va alla prossima Cop30: “Auspico che i prossimi vertici internazionali delle Nazioni Unite (la Conferenza sui cambiamenti climatici del 2025, la 53ª Sessione plenaria del Comitato per la sicurezza alimentare mondiale e la Conferenza sull’acqua del 2026) ascoltino il grido della Terra e il grido dei poveri, delle famiglie, dei popoli indigeni, dei migranti involontari e dei credenti in tutto il mondo. Allo stesso tempo, incoraggio tutti, in particolare i giovani, i genitori e quanti lavorano nelle amministrazioni e nelle istituzioni locali e nazionali, a fare la loro parte per trovare soluzioni alle ‘sfide culturali, spirituali ed educative’, impegnandosi sempre con tenacia per il bene comune. Non c’è spazio per l’indifferenza o la rassegnazione”.

Mentre questa è stata la conclusione: “Vorrei concludere con una domanda che riguarda ciascuno di noi. Dio ci chiederà se abbiamo coltivato e curato il mondo che ha creato, a beneficio di tutti e delle generazioni future, e se ci siamo presi cura dei nostri fratelli e sorelle. Quale sarà la nostra risposta?”

(Foto: Santa Sede)

Convegno dell’Azione Cattolica Italiana: Frassati, un santo capace di una ‘scelta religiosa’

L’Azione Cattolica Italiana, per la canonizzazione di Pier Giorgio Frassati, prevede un afflusso di 20.000 aderenti all’associazione, come è stato sottolineato durante la conferenza stampa di presentazione delle iniziative in vista di domenica prossima, quando Papa Leone XIV canonizzerà Pier Giorgio Frassati insieme a Carlo Acutis. In piazza san Pietro sarà esposto il reliquiario di Pier Giorgio Frassati: si tratta di uno scrigno che contiene un frammento di indumento da lui usato.

‘Verso l’alto’ è la sintesi della sua vita e filo conduttore dell’iconografia del reliquario, mentre la corona del rosario segna il cammino in cordata verso il Cristo eucaristia sulla sommità della montagna dove Frassati precede e conduce i suoi amici e i suoi poveri. La costante presenza di Maria nella sua vita è raffigurata con l’immagine della Madonna di Oropa, santuario frequentemente visitato per lunghe soste di preghiera.

Inoltre sono presenti le lettere di san Paolo che egli portava con sé come suo prezioso vademecum per ricavarne luce e forza. Otto pietre di lapislazzulo lo ricordano come ‘l’uomo delle 8 beatitudini’, secondo la definizione data dal card. Karol Wojtyla nel 1977. L’alabastro della base e della teca intarsiata a stelle alpine, contenente la reliquia, ricorda le cime innevate e il suo amore per la bellezza della montagna; l’opera è stata eseguita da suor Maria Agar Loche, appartenente alla congregazione delle Pie Discepole del Divin Maestro.

Mentre sabato 6 settembre alle ore 17.00 nell’Aula magna della Libera Università Maria Santissima Assunta (Lumsa) si svolgerà il convegno ‘Dentro la vita, dentro la storia. La santità di Pier Giorgio Frassati’ con la partecipazione del card. Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei santi; del vicepostulatore Roberto Falciola, del giornalista Luca Liverani, della presidente del Sermig Rosanna Tabasso, di Tatiana Giannone, componente dell’ufficio di presidenza di Libera, moderati dal giornalista Gennaro Ferrara, dopo l’introduzione del presidente nazionale di Azione Cattolica Italiana, Giuseppe Notarstefano. La giornata si concluderà con la Veglia di preghiera in preparazione alla canonizzazione, presieduta alle 20.30 dal vescovo Giuliodori nella basilica romana di San Giovanni Battista dei Fiorentini.

Introducendo la conferenza di presentazione della giornata di studio il presidente Notarstefano ha sottolineato la bellezza della sua vita: “C’è una straordinaria attualità nella bellezza di Frassati che, possiamo dire, ha vissuto una vita santa ‘a tutto tondo’. Il giovane torinese ha dimostrato che ci si può prendere cura delle amicizie, fare sport e divertirsi insieme, ma allo stesso tempo immergersi nella preghiera in profondità e dedicarsi ai più poveri, facendolo in maniera nascosta, con dedizione ecclesiale… 

Frassati è entrato in profondità nella sua vita di cristiano, sapendo che da lì si anima ogni altra parte dell’esistenza, dall’impegno sociale alla professione, alle relazioni e questo per noi è il senso della ‘scelta religiosa’. La Chiesa con la sua canonizzazione ci dice che questa è la santità di cui il mondo ha bisogno oggi”.

Mentre il card. Marcello Semeraro ha definito Piergiorgio Frassati ‘un alpinista dello spirito’, che ha ispirato anche Giovan Battista Montini, “il quale pur non avendolo conosciuto direttamente lo aveva studiato e poi definito così: ‘E’ un forte’, rimandando alla radice del termine latino ‘vir’, che indica l’uomo…

E poi Pier Giorgio è un santo laico, che ci fa vedere come nell’ordinarietà della vita è possibile essere cristiani, senza ulteriori aggettivi. Fu un vero profeta del Concilio Vaticano II e papa Francesco era entusiasta di Frassati, perché suo padre, quando abitava a Torino, lo aveva conosciuto, anche se erano in due parrocchie diverse. Prima di emigrare in Argentina, volle andare a pregare sulla sua tomba. Otto giorni prima che  morisse con papa Francesco abbiamo ancora parlato di Frassati”.

Mentre mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico dell’Azione Cattolica Italiana e dell’Università Cattolica, ha ribadito la sua capacità di ‘leggere’ il proprio tempo: “Pier Giorgio ha saputo leggere in profondità i suoi tempi, diventando un’icona significativa per ogni tempo”, sottolineando come Frassati eserciti ancora un grande fascino sui giovani, come si è potuto constatare anche durante il recente Giubileo dei giovani, quando il corpo di Frassati è stato esposto nella basilica di Santa Maria sopra Minerva.

La causa di canonizzazione è durata decenni, ma tre anni fa è arrivata la notizia del miracolo che ha accelerato il processo, come ha spiegato la dott.ssa Silvia Correale, postulatrice della causa: “Si tratta di una grazia avvenuta negli Stati Uniti ad un seminarista che si era rotto il tendine. Ha pregato il Signore per intercessione di Frassati ed, a metà della novena, ha sentito calore attorno alla gamba. Poi ha iniziato a camminare senza sentire più dolore. A novembre 2024 poi, con nostra grande gioia, papa Francesco ha autorizzato la canonizzazione che all’inizio doveva essere durante il Giubileo dei giovani”.

Inoltre da un’idea del CAI (Club Alpino Italiano) sono stati dedicati alla sua memoria i ‘Sentieri Frassati’, che sono 22 itinerari alpini di particolare interesse naturalistico, storico e religioso in ogni regione e provincia autonoma italiana, inaugurati a partire dalla beatificazione, che risale al 1990. Ora, per iniziativa dell’Azione cattolica ambrosiana, nasce anche un ‘Sentiero Frassati’ virtuale per far conoscere la sua vicenda personale, umana e cristiana. Aprendo la pagina web (https://sentierofrassati.coopindialogo.it/), sul sito dell’associazione ‘In dialogo’ si possono attivare gli audio per seguire “una sorta di dialogo fra Pier Giorgio e le altre persone del suo tempo o del nostro, che trasmettono il suo stile e le sue attività, il suo pensiero e le sue scelte, la sua umanità e la sua santità.

Un’opportunità nuova per conoscere Pier Giorgio a partire dalle fonti scritte e rivisitate nella forma di un racconto, corredato anche da alcune foto”. Con questo lavoro, l’Azione cattolica ambrosiana contribuisce allo sforzo “non solo interno alla propria associazione e alla chiesa, di diffusione del profilo del giovane Pier Giorgio Frassati, anche a nome delle altre associazioni di cui è stato parte attiva: società di San Vincenzo, Club alpino italiano e Federazione universitaria cattolica italiana”.

Infine proprio per dare un segno concreto dell’impegno di Frassati nella carità, come detto da mons. Giuliodori oggi saranno consegnate al card. Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa, 500 kit per l’igiene personale, per altrettanti uomini e donne in condizioni di fragilità. Sul letto di morte, Pier Giorgio scriveva su un biglietto il suo ‘testamento’: “Ecco le iniezioni di Converso, la polizza è di Sappa. L’ho dimenticata, rinnovala a mio conto”.

(Foto: Azione Cattolica Italiana)

Società di San Vincenzo De Paoli: nasce il progetto ‘ScegliAmo Bene’ per educare i giovani alla legalità e alla responsabilità sociale

La Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV lancia ‘ScegliAmo Bene’, un nuovo progetto educativo rivolto agli studenti delle scuole superiori, promosso dal Settore Carcere e Devianza. L’iniziativa mira a sensibilizzare i giovani sul valore della legalità, sulla responsabilità delle proprie scelte e sull’importanza del ruolo attivo nella comunità.

Attraverso laboratori, incontri con formatori di rilievo e attività pratiche, gli studenti avranno l’opportunità di confrontarsi con esperienze concrete e partecipative, sviluppando consapevolezza e autonomia. Il percorso prevede anche la possibilità di mettersi alla prova come volontari, contribuendo direttamente a progetti sociali sul territorio.

Antonella Caldart, Responsabile del Settore Carcere e Devianza, spiega: “Il progetto vuole essere un ponte tra esperienza educativa e impegno civile, offrendo ai giovani strumenti concreti per costruire un futuro più giusto, solidale e responsabile. Crediamo che educare alla legalità significhi anche formare cittadini consapevoli, pronti a partecipare attivamente alla vita della comunità”.

La prima edizione del progetto prenderà avvio a Brescia e si estenderà a livello nazionale, coinvolgendo tutte le scuole superiori che hanno sede in comuni in cui la Società di San Vincenzo De Paoli abbia una propria Conferenza. Le scuole interessate e i partner locali saranno coinvolti nella realizzazione di laboratori interattivi, incontri con esperti e attività creative finalizzate alla riflessione sulla legalità e sulla responsabilità sociale.

Per informazioni e contatti si può scrivere a: carcere.devianza@sanvincenzoitalia.it oppure far riferimento alla Conferenza della Società di San Vincenzo De Paoli presente nel territorio dell’Istituto scolastico che intenderà aderire. La Società di San Vincenzo De Paoli conferma così il suo impegno nella formazione dei giovani e nella promozione della responsabilità sociale, rafforzando valori di solidarietà, legalità e cittadinanza attiva.

(Foto: Società San Vincenzo De’ Paoli)

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