La fondazione Migrantes ha presentato il rapporto sul diritto d’asilo in Europa ed in Italia

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Il 2022 è stato l’anno in cui la guerra d’Ucraina nel giro di poche settimane ha disperso nel cuore d’Europa rifugiati e sfollati a milioni, come non si vedevano dai tempi della Seconda guerra mondiale; ma è stato anche l’anno in cui l’Europa ha accolto i profughi senza perdere un decimale in benessere e ‘sicurezza’ (oltre 4.400.000 le persone registrate per la protezione temporanea solo nell’UE fino all’inizio di ottobre).

Però è stato anche l’anno in cui la stessa Unione e i suoi Paesi membri hanno fatto di tutto per tener fuori dai propri confini, direttamente o per procura, migranti e rifugiati bisognosi di protezione (se non ancora più fragili): è avvenuto dalla Grecia a tutti i Balcani, dalla Libia alla frontiera con la Bielorussia, dalle enclave spagnole sulla costa africana alle acque mortifere del Mediterraneo e dell’Atlantico sulla rotta delle Canarie fino ai moli dei porti italiani.

Questo è in sintesi il rapporto sul ‘diritto d’asilo’ della fondazione Migrantes, segnalando che alla fine dello scorso giugno vivevano in Italia poco meno di 296.000 ‘rifugiati’ (cioè rifugiati in senso stretto e persone con protezione complementare o temporanea, e quindi profughi ucraini inclusi: la cifra equivale a cinque persone ogni mille abitanti). Però alla stessa data i rifugiati in Francia erano 613.000 ed in Germania 2.235.000.

Alla fine dello scorso anno i rifugiati in Italia calcolati dall’UNHCR erano 145.000, mentre la Francia ne ospitava 500.000 e la Germania 1.256.000. Quanto all’incidenza sulla popolazione, la Grecia già sosteneva un carico multiplo rispetto a quello italiano: quasi 12 rifugiati ogni 1.000 abitanti contro 2 dell’Italia; persino la Bulgaria ne contava tre ogni 1.000.

Sempre nello stesso anno l’Italia ha registrato 45.200 richiedenti asilo; di contro (secondo i dati forniti dall’Eurostat) la Germania ne ha registrati 148.200, la Francia 103.800 e la Spagna ne ha ricevuti 62.050.

Quindi nel rapporto Migrantes tre tabelle di sintesi fanno il punto su ciò che avviene sulla nuova frontiera esterna della Manica dopo la Brexit e sulla frontiera di terra orientale con la Bielorussia, entrambe semi-dimenticate, iper-presidiate ma sempre teatro di stenti e di morte.

Verso la fine di ottobre scorso la stima (minima) dei rifugiati e migranti morti e dispersi nel mar Mediterraneo è poco inferiore alle 1.800 unità. Ancora una volta a pagare il tributo più pesante sono coloro che tentano la traversata del Mediterraneo centrale, sulla rotta che porta verso l’Italia e Malta, dove si sono contati 1.295 morti e dispersi, contro i 172 del settore occidentale e i 295 di quello orientale.

In quest’ultimo alcuni gravi incidenti negli ultimi mesi hanno già portato il valore provvisorio di quest’anno quasi al triplo di quello totale del 2021 (‘solo’ 111 fra morti e dispersi). Il 2021 aveva visto crescere le vittime rispetto all’anno precedente in tutti e tre i settori, con un tragico + 57% nel Mediterraneo centrale.

Nel 2021 un aumento impressionante di morti e dispersi si è registrato anche sulla pericolosissima rotta dell’Atlantico occidentale verso le Canarie: dalle 877 vittime stimate nel ’20 alle 1.126 del ’21 (+28%). Inoltre quell’anno vanta anche il triste ‘record’ del numero di migranti e rifugiati intercettati dalla ‘Guardia costiera’ libica e ricondotti ‘forzatamente’ in un sistema organizzato di miseria, arbitrio, vessazioni, taglieggiamenti e violenze: 32.400 persone contro le 11.900 del 2020. Dal 2017, anno del ‘memorandum Roma-Tripoli’, i ‘deportati di Libia’ sono ormai 104.500 ed a partire dal 2016 118.000.

Quindi l’Unione Europea ‘allargata’ ha visto fino alla fine di settembre 2022 10.000.000 di ingressi di profughi dall’Ucraina dai soli quattro Paesi membri confinanti (ma anche, peraltro, 6.300.000 di rientri più o meno stabili) e ha registrato oltre 4.000.000 profughi per il riconoscimento della protezione temporanea attivata dal Consiglio Europeo lo scorso 4 marzo.

Tra fine settembre-inizio ottobre 2022, la Polonia accoglieva più di 1.400.000 rifugiati dall’Ucraina (primo Paese UE), ma oltre 1.000.000 si trovavano in Germania. Molto più ridotti i numeri dell’Italia, 171.000 circa. In meno di sei mesi, da marzo ad agosto 2022, i soli 27 Paesi membri dell’UE hanno riconosciuto almeno 2.842.000 protezioni temporanee.

Gli ultimi anni hanno visto in netta crescita gli attraversamenti ‘irregolari’ delle frontiere esterne dell’UE dai Balcani occidentali: dai 5.900 del 2018 ai 106.400 dei primi nove mesi dell’anno, anche se la cifra riflette i ripetuti, faticosi tentativi compiuti spesso da singole persone.

Inoltre nel 2021 hanno chiesto asilo per la prima volta nel territorio dell’Unione Europea circa 537.000 persone: +29% rispetto al 2020. Ed il primo semestre 2022 vede già 365.000 richiedenti, contro i 201.000 dello stesso periodo del 2021.

La Siria (circa 99.000 richiedenti nel 2021) e l’Afghanistan (85.000) sono ormai da anni le cittadinanze principali delle persone che cercano protezione nell’UE. A seguire, nel 2021, Iraq, Pakistan, Turchia, Bangladesh, Venezuela, Somalia, Marocco e Colombia.

Rispetto al 2020, il 2021 ha visto nel territorio dell’Unione Europea un numero di decisioni in prima istanza sui richiedenti asilo di poco superiore (circa 524.000 contro 521.000), ma una diminuzione di decisioni positive (202.000 contro 212.000), registrando dunque un tasso di riconoscimento pari al 38,5%, contro il 40,7% dell’anno prima.

Nel 2021 il Paese che ha effettuato più trasferimenti ‘Dublino’ di richiedenti asilo è la Francia (3.145), seguita dalla Germania. Quest’ultima è stata invece il principale Paese ricevente (4.274 richiedenti ricevuti), seguita dall’Italia (1.525 secondo Eurostat e 1.468 secondo il Viminale).

Ed alla fine di ottobre 2022 si trovavano in accoglienza in Italia 103.161 fra richiedenti asilo, rifugiati e migranti. Negli anni l’incidenza dei CAS (i centri di accoglienza ‘straordinari’) sulle accoglienze totali è rimasta preponderante. Se nel 2020 le strutture CAS erano 4.556, nel 2017 hanno toccato la cifra record di 9.132.

Nel 2021 la rete degli enti locali SAI ha toccato il ‘massimo storico’ di persone accolte nei suoi progetti, 42.464. Ma alla fine dell’anno, le persone accolte nei progetti erano meno di 26.000, appena un terzo del totale di quelle in accoglienza.

Inoltre i corridoi umanitari promossi dal privato sociale e dalle Chiese in collaborazione con i governi hanno permesso di accogliere in Europa dal 2016 all’inizio di settembre 2022 5.074 rifugiati, di cui 4.350 solo in Italia.

A queste iniziative si sono aggiunti a partire dal 2019 (per quanto su una scala di grandezza che è ancora molto più ridotta) i programmi dei ‘corridoi universitari’ per studenti rifugiati promossi dalle Università italiane in collaborazione con l’UNHCR e, nel 2021, il progetto dei ‘canali di studio’, sempre in Italia, per minori non accompagnati rifugiati in Niger.

Per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati (MSNA) in Italia ce ne sono 18.801 ‘presenti e censiti’ alla fine di quest’anno: erano 9.661 alla stessa data dell’anno scorso (+ 94%). In aumento a causa della guerra in Ucraina (6.000, quasi la metà del totale) e poi a seguire da Egitto (1.600 circa), Afghanistan, Tunisia, Albania, Bangladesh, Pakistan, Kossovo.

Sono 12.776 I nuovi MSNA segnalati in territorio italiano nel primo semestre 2022; mentre sono 4.730 i MSNA in accoglienza presso privati alla fine di giugno 2022: il 30% di tutti i presenti in Italia a quella data. L’anno scorso erano appena il 3%: l’impennata è dovuta all’arrivo dei profughi della guerra in Ucraina, che sono stati accolti in larga parte da connazionali già residenti in Italia o da italiani.

Inoltre gli ultimi quattro anni hanno visto in diminuzione la percentuale di minorenni fra i richiedenti protezione in Italia: dal 15% sul totale registrato nel 2019 e nel 2020 all’11% del dato provvisorio per il 2022, relativo a circa 5.900 bambini e ragazzi registrati fra gennaio e la metà di settembre.

Nelle Commissioni territoriali per il diritto d’asilo i minori registrano una percentuale di riconoscimento nettamente superiore a quella generale: quasi il 74% nel 2022, contro il 45% generale; mentre nello scorso anno le percentuali erano state rispettivamente il 55% contro il 42%.

E per il settimo anno consecutivo la cittadinanza di provenienza dei MSNA richiedenti asilo più numerosa è di gran lunga quella afghana: nel 2015 ha rappresentato oltre la metà di tutti i non accompagnati richiedenti asilo, per tornare a superare il 50% nel 2021.

Però i bambini non sono tutti uguali, hanno scritto nell’introduzione del report 2022 le curatrici Mariacristina Molfetta e Chiara Marchetti: “Intanto ci troviamo in un’Unione europea e un’Italia ‘sdoppiate’, solidali con gli ucraini e discriminanti e in violazione dei diritti umani e delle convenzioni internazionali con altri. Per qualcuno le frontiere sono aperte, mentre per altri non lo sono nemmeno i porti dopo un naufragio.

Ad essere a rischio è lo stesso diritto d’asilo e persino lo stato di salute delle nostre democrazie. In questo quadro di pesanti trattamenti discriminanti sia internazionali che nazionali si aprono interrogativi scomodi: i bambini sono davvero tutti uguali? Godono tutti degli stessi diritti?

Le persone in fuga da conflitti e guerre che hanno già perso la casa e magari persone care non sono tutte uguali e non hanno tutte gli stessi diritti? Provocatoriamente ci viene da chiederci se invece per avere accesso a questi diritti bisogna essere biondi o cristiani o venire dal continente europeo”.

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