Venezia celebra la festa della Salute: dare valore alla maternità

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Lunedì 21 novembre Venezia ha celebrato la festa della Madonna della Salute, la cui devozione è religiosa ma anche civile, fin da quando la Serenissima la istituì nel XVII secolo per ringraziare la Madonna di aver liberato la città dalla pestilenza che l’aveva duramente colpita. Ecco perché il patriarca, ricordando il bene comune di un tempo, ha invocato quello necessario per il presente.

Nell’omelia il patriarca Francesco Moraglia ha sottolineato che ‘tutto concorre per il bene’: “Sì, ‘tutto concorre al bene’ e noi desideriamo il bene per noi, per le persone che ci sono care, per la nostra città, per il nostro Paese e per il mondo intero, soprattutto là dove la mancanza di amore genera sopraffazione, violenza e morte, là dove è necessario quel bene più grande che genera pace perché porta verità, giustizia e perdono. Gesù, nel Vangelo, è molto chiaro: omicidi, furti, rapine e adulteri nascono dal cuore dell’uomo e la vera educazione è quella del cuore; dobbiamo educarci ad avere dei cuori buoni”.

Quindi civiltà è il perseguimento del bene: “Desiderare e perseguire il vero bene mio e dell’altro, il bene comune, il bene dei più fragili poiché è questo che misura la civiltà: è anche il filo conduttore che guida la nostra Chiesa che è in Venezia, in quest’anno, nel nuovo tratto del Cammino sinodale e che fa immediatamente emergere le domande fondamentali sul senso della vita, su ciò che guida la nostra esistenza e le motivazioni ‘forti’ che la animano o che, se vengono meno, lasciano spazio a vuoti nell’animo e a carenze affettive, spesso esito di una carente opera educativa (ed è la comunità che educa)”.

Riprendendo un pensiero del teologo Romano Guardini il patriarca ha messo in guardia dal credere nelle illusioni: “Tutti possono provarlo, ma pensiamo a quanto ne sono esposti uomini e donne fragili e, in particolare, i giovani, che qualora privi di presenze significative (noi adulti latitiamo!), finiscono per lasciarsi andare e cadere nelle mani di chi vende illusioni; quanti mercanti di illusioni e di morte sono in azione 24 ore al giorno! E dietro ad una dose di droga ci sono decine o centinaia di interessi e di volti anonimi, ad eccezione dell’ultimo, quello che materialmente porge la bustina e che, quasi sempre, è disgraziato”.

E per compiere il bene sono necessarie motivazioni forti: “Comprendiamo, allora, ogni giorno di più come sia necessario, per avere buone e ‘forti’ motivazioni per affrontare la realtà e la propria esistenza, avere attorno a sé volti di persone amiche e molto motivate; l’educazione richiede una grande motivazione.

Nello stesso tempo intuiamo quanto sia fragile e, alla lunga, deleterio per ogni persona, per ogni comunità e per l’intera società ciò che si esprime nel pensiero ‘debole’, ossia relazioni ‘deboli’ e impegni ‘deboli’ (fino a quando ne ho voglia…), e una continua sottolineatura dei ‘diritti’ (o presunti tali) a scapito dei ‘doveri’ e tutto ciò che mostra una ‘debole’ capacità di educare alla vita e trasmettere ciò che fonda e sostiene, nel bene e nella verità, l’esistenza quotidiana”.

Mons. Moraglia ha sottolineato che l’amore conduce alla vita: “Noi abbiamo ricevuto la vita dai nostri genitori, non siamo venuti al mondo per una nostra scelta; abbiamo ricevuto la vita come frutto del loro amore e, alla fine, dell’amore di Dio.

Noi, uomini e donne, siamo esseri amati che amano e che desiderano essere amati. E quando manca questa nota essenziale del vivere manca tutto; molte cose, nella nostra società e tra di noi, hanno questa semplice spiegazione.

Sentirsi amati e avere persone da amare: questo è il punto di ogni vero inizio e il punto d’arrivo circa il senso da dare alla vita. Le altre aspettative, anche le più nobili o alte, da sole, non bastano se non è presente il desiderio e l’esigenza di amare ed essere amati”.

L’amore è necessario per instaurare buone relazioni: “Se non si è amati, se non vi sono relazioni fondanti e positive, la persona non cresce, non matura e, prima ancora, non è tutelata.

E ciò vale per tutte le età della vita: per l’infanzia, per l’adolescenza e, seppur per altri versi, anche per la terza e quarta età, la benedetta vecchiaia, stagione della vita da riscoprire e valorizzare. C’è bisogno di vicinanza, d’affetto, di persone disposte a camminare con gli altri, capaci d’attestare una visione e proporre un cammino di discernimento”.

Per questo ha affidato la popolazione veneziana alla Madre di Dio: “La Vergine Santissima è la donna da cui inizia la redenzione: recuperiamo il volto materno della Chiesa perché, altrimenti, diventa un’associazione segnata (quando va bene…) dall’efficienza;

recuperiamo il volto materno della società perché la donna rappresenta, al massimo, la  tutela dell’uomo ed è nel ‘sì’ di Maria che una maternità biologica diventa una realtà teologica; recuperiamo l’idea che non c’è umano senza ‘biologico’, non c’è uomo senza corpo e quest’uomo appartiene al ‘teologico’ che è il progetto e la storia di Dio, ossia la salvezza dell’umanità”.

(Foto: patriarcato di Venezia)

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