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Papa Francesco invita a riscoprire il genio femminile
Questa mattina papa Francesco ha ricevuto i membri del comitato permanente di ‘Manos Unidas – Comité Católico de la Campaña contra el Hambre en el Mundo’ (Mani Unite – Comitato Cattolico della Campagna contro la Fame nel Mondo), associazione nata nel 1959 come risposta delle donne dell’Acción Católica de España all’appello della FAO che denunciava la ‘fame di pane, fame di cultura e fame di Dio di cui soffre gran parte dell’umanità’, ripercorrendo la sua storia:
“La signora McCain, che porta avanti la campagna contro la fame, è stata qui un paio di mesi fa e mi ha detto che con l’intera campagna riescono a malapena a coprire il 15% della fame nel mondo. E’ molto difficile, molto difficile. Pensando all’opera che, con la sensibilità e la forza del genio femminile, portate avanti nello sradicamento di quei mali che continuano a colpire tante nazioni, vorrei fare riferimento alla figura della Madre di Dio, che celebriamo nella sua Immacolata Concezione. Perché la Vergine Maria è la Donna per eccellenza”.
Durante l’incontro il papa ha rimarcato la prevalenza di una cultura maschilista: “Siamo abituati a questa cultura maschilista, ad avere la donna, non dico come il cane o il gatto di casa, ma come un essere umano di seconda classe e dimentichiamo che chi governa il mondo sono donne e – alcune diciamo: sono loro le responsabili. Ma stanno bene. Ma la donna che guida una famiglia, che guida città, che si avvicina al bisogno, quella ricca sensibilità della donna”.
Poi il papa ha proposto come ‘modello’ la Madre di Dio: “Maria, con il cuore radicato in Dio, continua ad essere attenta ai bisogni dei suoi figli, desiderosa di andare loro incontro e portare loro la consolazione del Signore. Ella è il modello pienamente realizzato della nostra umanità, attraverso il quale, per la grazia di Dio, tutti possiamo contribuire a migliorare il nostro mondo. Ed è ciò che cercate di agire grazie alla vostra caratteristica e al vostro intuito e realtà di madri, figlie e mogli e suocere”.
E questo è genio femminile: “Le donne hanno quel genio, il genio femminile. E così, con la compassione e la tenacia che caratterizzano lo spirito femminile, ‘Manos Unidas’, Associazione pubblica di fedeli della Chiesa cattolica in Spagna, porta avanti la sua missione specifica: lottare contro la fame, il sottosviluppo e la mancanza di istruzione; impegnandosi anche a lavorare per sradicare le cause strutturali che producono queste cose. Questo compito diventa possibile solo con una visione cristiana dell’essere umano, che si fonda sul Vangelo e sulla Dottrina Sociale della Chiesa”.
E’ stato un incoraggiamento a proseguire in tale missione: “Sorelle e fratelli, vi incoraggio a proseguire nella vostra bella missione di volontariato, di assistenza, di camminare insieme. E ora che si avvicina il Giubileo, vi invito ad essere pellegrini della speranza e a riorientare la vostra vita verso Gesù, anche attraverso il vostro contributo al miglioramento materiale, al progresso morale e allo sviluppo spirituale dei più fragili e bisognosi, per aiutarli a raggiungere un vita che risponde alla dignità di figli di Dio”.
Ed ha concluso auspicando un rinnovamento per costruire la ‘civiltà dell’amore’: “Auspico che questo tempo di Avvento, nella paziente attesa, pieno di speranza nelle promesse di Dio, aiuti tutti noi a realizzare un rinnovamento spirituale per contribuire alla tanto desiderata costruzione della civiltà dell’amore, in modo tale che ci permetta unire il nostro amore filiale verso Dio con l’amore del prossimo”.
(Foto: Santa Sede)
P. Aucone e la ‘risorsa’ san Tommaso d’Aquino
Quest’anno ricorrono 750 anni dalla morte, mentre nel 2025 800 anni dalla nascita; e nello scorso anno 700 anni della canonizzazione di san Tommaso d’Aquino, che a distanza di secoli ha ancora molto da dire all’uomo contemporaneo. Per questo papa Francesco, nel luglio dello scorso anno aveva inviato una lettera ai vescovi di Latina-Terracina-Sezze-Priverno, mons. Mariano Crociata, di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, mons. Gerardo Antonazzo, e di Frosinone-Veroli- Ferentino, mons. Ambrogio Spreafico, sottolineando che l’eredità di san Tommaso d’Aquino “è anzitutto la santità, caratterizzata da una particolare speculazione che non ha però rinunciato alla sfida di farsi provocare e misurare dal vissuto, anche da problematiche inedite e dalle paradossalità della Storia, luogo drammatico e insieme magnifico, per scorgere in essa le tracce e la direzione verso il Regno che viene… Proprio per questo il Doctor communis è una risorsa, un bene prezioso per la Chiesa di oggi e di domani”.
Partendo dalla lettera del papa, ci facciamo spiegare da p. Daniele Aucone, docente all’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘Mater Ecclesiæ’ e invitato presso la Facoltà di teologia della PUST (Pontificia Università di San Tommaso) e docente LUMSA (Libera Università Maria Santissima Assunta) a Roma, il motivo per cui san Tommaso d’Aquino è una ‘risorsa’:
“Il riferimento al pensiero del grande Maestro domenicano è sempre stato raccomandato dai papi lungo i secoli (papa Francesco stesso ha ricordato la definizione di papa san Paolo VI ‘luminare della Chiesa e del mondo intero’), ma dopo la lunga stagione dei razionalismi, oggi siamo più attenti a radicare questa riflessione anzitutto in vissuto biografico e testimoniale dell’uomo e del religioso che è stato Tommaso, non a caso anche modello autorevole di vita cristiana proposto dalla Chiesa (santità).
E’ quanto ha fatto anche papa Francesco scrivendo ai vescovi di Latina, Sora e Frosinone, all’inizio dei triennio di celebrazioni giubilari (700 anni dalla canonizzazione, 750 dalla morte e 800 dalla nascita) dedicate all’Aquinate, richiamandone questa speculazione feconda ‘non sganciata dal vissuto’, approfondimento cioè di un mistero sperimentato anzitutto in prima persona”.
Perché è stato definito ‘dottore angelico’?
“Il titolo risale alla metà del XV secolo (probabilmente si deve a sant’Antonino Pierozzi il primo utilizzo) e sta a indicare la particolare purezza (intellettuale e di vita) di Tommaso, che sarà poi annoverato tra i “dottori della Chiesa” un secolo più tardi (1567). Non è peraltro l’unico appellativo legato al Maestro, né il più antico: qualche anno dopo la sua morte si parla già di lui come ‘Doctor eximius’, mentre all’università di Parigi era noto semplicemente come ‘Doctor communis’.
Nell’ottica di inseparabilità tra dottrina e vita a cui si accennava, è tuttavia interessante notare come un profondo conoscitore di Tommaso del calibro di Jean-Pierre Torrell, abbia potuto concludere la sua ricognizione dei titoli ecclesiali conferiti all’Aquinate proprio con l’appellativo più semplice (‘frater’), indicandolo come quello che l’interessato stesso avrebbe probabilmente preferito, da vero figlio di fraDomenico e quale icona luminosa del suo stesso fondatore”.
Descrivendo il dogma mariano dell’Assunzione lei ha scritto: ‘Il singolare dono concesso alla Vergine di partecipare fin da subito nella piena interezza personale (corpo e anima) alla beatitudine definitiva diviene in tal senso icona di due tratti specifici della speranza cristiana’: quale venerazione ha san Tommaso per la Madonna?
“Nel suo rapporto alla Vergine, Tommaso dà prova di una devozione sobria, ma autentica e profonda, formata in modo particolare nel solco della tradizione liturgico-spirituale dei Frati Predicatori: basti pensare alla solenne processione della Salve Regina al termine della preghiera di Compieta, introdotta a Bologna già nel 1221-1222 e poi estesa gradualmente a tutto l’Ordine. In quest’ottica, le belle riflessioni mariane contenute ad esempio nel Commento all’Ave Maria, nella Somma teologica o nei commenti biblici, rimandano anzitutto a un vissuto biografico e personale del Maestro: il manoscritto autografo della ‘Summa contro i Gentili’, conservato nella Biblioteca Vaticana, in cui la parola ‘Ave’ compare spesso in margine alle pagine del testo, rivela questa autentica tenerezza filiale di Tommaso verso la Vergine, elevata e raffinata ulteriormente dalla meditazione teologica”
Quale apporto può fornire san Tommaso al pensiero della sinodalità nella Chiesa?
“Il termine ‘sinodalità’, utilizzato per indicare uno stile ecclesiale inclusivo e partecipativo, aperto al contributo dei laici nella vita e nella missione della Chiesa, è un conio tutto sommato recente e non fa meraviglia quindi non poterlo riscontrare testualmente nelle opere dell’Aquinate. Ciò non significa però che manchi l’attenzione ai princìpi di coinvolgimento e compartecipazione che la parola esprime (la ‘res’…). La riflessione ecclesiologica di Tommaso ha un timbro fraterno e comunionale a sfondo trinitario, che è la radice stessa della sinodalità: la Chiesa è definita ‘assemblea dei fedeli’ (congregatio fidelium), legati dal vincolo di reciproca fraternità in Cristo e da lui guidati verso la Gerusalemme celeste. Il tema dell’insieme dei credenti come ‘viatores’,compagni di viaggio’ (synodoi), secondo la bella formula di sant’Ignazio di Antiochia, è già abbozzato in tale prospettiva, anche se non esplicitato in tutte le sue virtualità”.
A 750 anni dalla morte ed a 800 anni dalla nascita quanto è attuale il pensiero dell’Aquinate?
“In un tempo in cui la sfida della complessità ci invita a cogliere con sempre più chiarezza i limiti dell’astrattismo scientifico moderno, il pensiero di Tommaso si impone all’attenzione anzitutto come una ‘critica della ragione concreta’, capace di conciliare analisi e sintesi, astrazione e contestualizzazione logica e ‘dia-logica’ (per dirla con Morin). Il principio dell’ ‘hic homo intelligit’, (‘questo uomo concreto intende’), esprime proprio tale centralità del concreto vivente, in opposizione all’astrattismo disincarnato degli averroisti. La complessità del reale è onorata da Tommaso con un’autentica ‘conversazione’ tra i saperi del suo tempo (filosofia, teologia, storia, diritto, scienze naturali), che risulta illuminante anche per noi oggi. L’approccio interdisciplinare ai vari temi, raccomandato anche in ambito teologico da papa Francesco nella costituzione ‘Veritatis Gaudium’del 2018, non solo non costituisce un inedito alla luce delle migliori espressioni della teologia cattolica, ma trova proprio nell’Aquinate una realizzazione eminente e sempre vitale”.
A Specchia festa dedicata alla Madonna del Passo
La Parrocchia Presentazione della Vergine Maria e il Comitato Festeggiamenti, con il Patrocinio del Comune di Specchia, in collaborazione con la Pro Loco comunicano che nei giorni 7 e 8 Settembre si svolge la Festa della Madonna del Passo, un evento che intreccerà storia e fede, la devozione religiosa con l’intrattenimento, attesissimo da tutta la comunità.
Nel patrimonio dell’architettura religiosa di Specchia si annovera la cripta-cappella dedicata alla Madonna del Passo, collocata a circa due metri e cinquanta sotto il livello stradale, il luogo sacro rivela ancora le sue origini di laura basiliana o ‘cripta rupestre’, come la definì il vicario capitolare mons. Tommaso De Rossi nella visita pastorale del 1711:
“Ho visitato la chiesa della Madonna del Passo: anticamente era una cripta rupestre ed in seguito per la devozione del popolo fu trasformata in chiesa; ci sono due altari: uno dedicato al Santissimo Crocefisso, l’altro alla Natività della Beata Vergine Maria. Anticamente si svolgevano grandi festeggiamenti, ma oggi solo nella festa della Santa Croce il Capitolo Parrocchiale va in processione e celebra solennemente, così anche nella festa della Natività della Beata Vergine Maria. Ha una campana opportuna.”(Chiese e Palazzi di Specchia – Antonio Penna – Libellula Edizioni).
I due giorni di festa inizieranno alle ore 19.00 con l’esibizione della ‘Misto Band – Street Band’, che unisce ai più grandi successi di musica italiana e internazionale, alcune coreografie di passi di ballo, gruppo che intrattiene e allieta sfilate, inaugurazioni, feste patronali, sagre e mercatini di ogni genere, che suonerà fino le ore 20.30 in Piazza del Popolo. Allo stesso modo, dalle ore 20.00, altri momenti di spettacolo per le vie principali del paese grazie agli Artisti di Strada, che si concluderanno in Piazza del Popolo.
Dalle ore 20.30 in Piazza del Popolo sarà possibile ammirare l’ ‘Infiorata’ dedicata alla Madonna, grandezza di 5 x 5 metri, con la stessa tecnica del noto evento del Capo di Leuca, grazie alla disponibilità Gruppo Volontari Infiorata Patù e Parrocchia Patù, coordinati da don Carmine Peluso, Parroco della cittadina, che, per il secondo anno consecutivo, hanno raccolto l’invito del Comitato organizzatore specchiese.
Alle ore 21.00 nella Piazzetta nei pressi della Pro Loco, divertimento per i più piccoli con i Transformers Show, al termine, in Piazza del Popolo, si potrà assistere al Concerto di Antonio Castrignanò AC & Taranta Sound dal titolo ‘Babilonia’. Nella musica del cantante calimerese si evidenzia la continua ricerca per richiamare la musica della Taranta di una volta ai tempi attuali, che Castrignanò arricchisce con risonanze nuove, tinte, racconti di una volta, che trasformano le nuove sonorità in nuove sensazioni per l’ascoltatore.
Nella mattinata di domenica 8 Settembre, nei pressi della cripta dedicata alla Madonna del Passo, si svolgerà la Fiera – mercato d’istituzione secolare. Inoltre, nelle stesse ore, il Comitato Festeggiamenti, con delle rappresentanze civili, militari e religiose accompagnate dal Premiato Concerto Bandistico ‘La Grande Banda del Cilento’, renderà omaggio al monumento dei caduti in guerra con un tributo floreale.
Fino a quella data, all’esterno del luogo sacro, alle ore 19.00, verrà celebrata la Novena dedicata alla Madonna. Al termine della Santa Messa dell’8 settembre, prenderà avvio la processione, che sarà aperta dal Gruppo ‘Zzi Banda Alezio Bassa Musica’ composto da soli 5 elementi. La processione attraverserà le strade principali di Specchia con i balconi delle abitazioni addobbati con festoni e luci e prima dell’inizio del rito sacro avvio, al quale parteciperanno le autorità civili e militari, sarà possibile assistere ai fuochi pirotecnici della ‘Fireworks Salento’ da Corsano.
Il simulacro sarà accompagnato da varie rappresentanze di associazioni di militari in pensione, in ricordo delle madri e mogli specchiesi che a lei si rivolsero nei momenti particolarmente drammatici Seconda Guerra Mondiale, quando le donne si recavano alla cripta, alcune camminando in ginocchia, implorando la Madonna del Passo di far tornare incolumi i figli e i mariti dal terribile conflitto.
Per tutta la giornata di domenica 8 settembre e per la processione, presterà servizio il Premiato Concerto Bandistico ‘La Grande Banda del Cilento’, diretta dal Maestro Nicola Pellegrino, un complesso che ha ottenuto i seguenti riconoscimenti: Medaglia d’argento XXXIII Fiati Festival di Ferrandina (MT) e Premio Primula d’Oro alla cultura (2021) che al termine della processione, si esibirà con le sue note musicali in Piazza del Popolo.
Nelle due serate dell’evento Piazza del Popolo e le strade circostanti, saranno illuminate dalla Ditta ‘Luminarie Santoro’ da Alessano, mentre l’addobbo della Chiesa Madre sarà curato dalla Ditta ‘Aventaggiato Addobbi’ da Castrignano dei Greci. Sarà possibile acquistare dal Mercatino Artigianale, curato dalle Associazioni: ‘Crazy Art Group. Informale’ e ‘Artigianato che piace Zarathustra’, inoltre, grazie a ‘SelfieFun’, coloro che raggiungeranno l’evento di Specchia avranno la possibilità di fotografarsi gratuitamente per avere un ricordo della partecipazione, mentre i bambini potranno divertirsi nel Piccolo Luna park, collocato in Piazza S. Oronzo e i più grandi il parco dei divertimenti lo troveranno nei pressi dell’Ex Convento dei Francescani Neri.
La nostra Mamma ci porta nel Regno della Divina Volontà
Ero nel dolore, tutto intorno a me andava male: la mia famiglia separata, mio fratello scomparso, ogni giorno, per il lavoro da addetto stampa di istituzioni, avevo gente che mi aspettava sotto casa minacciandomi.
Andai via da Napoli dove abitavo e mi trasferii a casa di un’amica, a Torre Annunziata, che sapeva quello che stavo attraversando. Ebbene, quando la mia cara amica Marinella con il figlio Riccardo (mio omonimo) entrarono nella chiesa Santuario della Madonna della Neve, io li seguii senza fiatare, strano per me, perché non mettevo piede in chiesa da circa vent’anni.
Davanti alla statua della Madonna sentii una pace meravigliosa, che capii subito che non mi apparteneva perchè io ero nella disperazione. Era l’anno 1999, ero ateo e non mi interessava la fede; ma quella sensazione di pace mi scosse e manifestai così l’intenzione di iniziare un percorso. Un’amica di Marinella, Dora Ciampa Cuneo, mi volle conoscere, le avevano appena ucciso il figlio, che come me frequentava la lista dei Verdi e lottava contro le costruzioni abusive in un’area verde, il Parco della Caffarella, a Roma.
Nacque una bella amicizia, volle farmi crescere nelle conoscenze della fede, mi regalò alcuni libri, viaggi e la possibilità di fare servizio e alla fine di questo percorso mi aiutò a ricevere il sacramento della Cresima, Dora fu la mia madrina. Nel 2003 mi sono trasferito in Sicilia per seguire un giovane che mi aveva colpito in Romania per i suoi gesti accoglienti e che, nel catanese, gestiva una casa famiglia, dove ho vissuto per quindici anni.
Nel 2010 ho conosciuto Fratel Biagio Conte, fondatore della Missione di Speranza e Carità di Palermo, con cui è nata una profonda amicizia; nel 2015 lui mi chiese di scrivere un articolo per il nostro giornale della Missione “La Speranza” che parlasse del ritorno di Fratel Biagio in missione a Palermo e dei tanti gesti che lo avevano convinto a tornare.
Tra i tanti, mi colpì in particolare uno molto profondo di una donna Barbara Occhipinti, che mi fece innamorare di lei. La volli conoscere e dopo circa un mese di frequentazione le chiesi di sposarmi, di trasferirsi in casa famiglia per aiutare circa cento accolti e di vivere di Provvidenza. Mi guardò con occhi stralunati, la mia proposta la spaventava, ma capii che era innamorata di me.
Mi resi conto che da solo non sarei riuscito a convincere Barbara ad abbandonare tutto e a seguirmi e così mi affidai alla Madonna. Cominciai a pregare le 1000 Ave Maria, stavo sempre con il santo Rosario nelle mani, arrivai anche a pregare 2300 Ave Maria in un giorno. Ho pregato per un anno, ho coinvolto anche gli accolti di casa famiglia.
Un giorno andai con lei al Santuario Madonna della Roccia di Belpasso; Fratel Biagio era lì in sosta obbligata per un dolore ad una caviglia (era in cammino per la Sicilia con la Croce); vedendo Barbara le disse ‘il Signore ti cerca da tanto tempo, questa vita non fa per te’, frase seguita da alcuni segni nel cielo. Barbara si convinse, si trasferì in casa famiglia e ci sposammo dopo pochi mesi nel 2016, scegliemmo come bomboniera il Santo Rosario che ci aveva uniti in questa grande missione, segno che donammo anche a Papa Francesco. Da allora la nostra vita missionaria continua, nella dedizione agli altri attraverso l’abbandono a Gesù e a Maria.
Circa un anno fa ci siamo consacrati alla Madonna, alla ricerca della Divina Volontà. Da allora, ho ricevuto una maggiore intimità con la Trinità e Maria. La nostra Mamma è colei che fa nascere Gesù in noi, dobbiamo conoscerla e amarla sempre di più e Lei ci donerà a Gesù. Consacriamoci tutti alla nostra Mamma!
(Tratto da Adveniat Regnum Tuum)
La Chiesa festeggia san Massimiliano Maria Kolbe
“Da oggi la Chiesa desidera chiamare “santo” un uomo al quale è stato concesso di adempiere in maniera assolutamente letterale le suddette parole del Redentore. Ecco infatti, verso la fine di luglio del 1941, quando per ordine del capo del campo si fecero mettere in fila i prigionieri destinati a morire di fame, quest’uomo, Massimiliano Maria Kolbe, si presentò spontaneamente, dichiarandosi pronto ad andare alla morte in sostituzione di uno di loro. Questa disponibilità fu accolta, e al padre Massimiliano, dopo oltre due settimane di tormenti a causa della fame, fu infine tolta la vita con un’iniezione mortale, il 14 agosto 1941”.
Così iniziava l’omelia di san Giovanni Paolo II per la canonizzazione di p. Massimiliano Kolbe, celebrata in piazza san Pietro il 10 ottobre 1982, che ‘diede la vita… per il fratello’, ricorrenza che si celebra oggi, nel giorno della sua morte, avvenuta il 14 agosto 1941, mentre recitava la preghiera dell’Ave Maria.
Nell’omelia san Giovanni Paolo II ha ricordato che con quel gesto si rese simile a Gesù: “Dando la sua vita per un fratello, padre Massimiliano, che la Chiesa già sin dal 1971 venera come ‘beato’, in modo particolare si è reso simile a Cristo.
Noi, dunque, che oggi, domenica 10 ottobre, siamo riuniti davanti alla Basilica di san Pietro in Roma, desideriamo esprimere il valore speciale che ha agli occhi di Dio la morte per martirio del padre Massimiliano Kolbe: ‘Preziosa agli occhi del Signore / è la morte dei suoi fedeli’, così abbiamo ripetuto nel Salmo responsoriale.
Veramente è preziosa ed inestimabile! Mediante la morte, che Cristo ha subìto sulla Croce, si è compiuta la redenzione del mondo, poiché questa morte ha il valore dell’amore supremo. Mediante la morte, subìta dal padre Massimiliano Kolbe, un limpido segno di tale amore si è rinnovato nel nostro secolo, che in grado tanto alto e in molteplici modi è minacciato dal peccato e dalla morte”.
Ma quest’imitazione di Gesù fu sempre presente nella sua vita: “A questo definitivo sacrificio Massimiliano si preparò seguendo Cristo sin dai primi anni della sua vita in Polonia. Da quegli anni proviene l’arcano sogno di due corone: una bianca e una rossa, fra le quali il nostro santo non sceglie, ma le accetta entrambe. Sin dagli anni della giovinezza, infatti, lo permeava un grande amore verso Cristo e il desiderio del martirio.
Quest’amore e questo desiderio l’accompagnarono sulla via della vocazione francescana e sacerdotale, alla quale si preparava sia in Polonia che a Roma. Quest’amore e questo desiderio lo seguirono attraverso tutti i luoghi del servizio sacerdotale e francescano in Polonia, ed anche del servizio missionario nel Giappone”.
Ciò avvenne perché si affidò completamente alla Madre di Dio: “L’ispirazione di tutta la sua vita fu l’Immacolata, alla quale affidava il suo amore per Cristo e il suo desiderio di martirio. Nel mistero dell’Immacolata Concezione si svelava davanti agli occhi della sua anima quel mondo meraviglioso e soprannaturale della Grazia di Dio offerta all’uomo.
La fede e le opere di tutta la vita di padre Massimiliano indicano che egli concepiva la sua collaborazione con la Grazia divina come una milizia sotto il segno dell’Immacolata Concezione. La caratteristica mariana è particolarmente espressiva nella vita e nella santità di padre Kolbe. Con questo contrassegno è stato marcato anche tutto il suo apostolato, sia nella patria come nelle missioni. Sia in Polonia come nel Giappone furono centro di quest’apostolato le speciali città dell’Immacolata”.
Spontaneamente p. Kolbe offrì la sua vita per la vita di un altro: “V’era in questa morte, terribile dal punto di vista umano, tutta la definitiva grandezza dell’atto umano e della scelta umana: egli da sé si offrì alla morte per amore. Ed in questa sua morte umana c’era la trasparente testimonianza data a Cristo: la testimonianza data in Cristo alla dignità dell’uomo, alla santità della sua vita e alla forza salvifica della morte, nella quale si manifesta la potenza dell’amore.
Proprio per questo la morte di Massimiliano Kolbe divenne un segno di vittoria. E’ stata questa la vittoria riportata su tutto il sistema del disprezzo e dell’odio verso l’uomo e verso ciò che è divino nell’uomo, vittoria simile a quella che ha riportato il nostro Signore Gesù Cristo sul Calvario”.
Mentre nell’omelia per la sua beatificazione, avvenuta il 17 ottobre 1971, papa san Paolo II ha spiegato il motivo per cui p. Kolbe era beato: “Chi non ricorda l’episodio incomparabile? ‘Sono un sacerdote cattolico’, egli disse offrendo la propria vita alla morte (e quale morte!) per risparmiare alla sopravvivenza uno sconosciuto compagno di sventura, già designato per la cieca vendetta. Fu un momento grande: l’offerta era accettata. Essa nasceva dal cuore allenato al dono di sé, come naturale e spontanea quasi come una conseguenza logica del proprio Sacerdozio.
Non è un Sacerdote un ‘altro Cristo’? Non è stato Cristo Sacerdote la vittima redentrice del genere umano? Quale gloria, quale esempio per noi Sacerdoti ravvisare in questo nuovo Beato un interprete della nostra consacrazione e della nostra missione! Quale ammonimento in quest’ora d’incertezza nella quale la natura umana vorrebbe tal volta far prevalere i suoi diritti sopra la vocazione soprannaturale al dono totale a Cristo in chi è chiamato alla sua sequela!”
Inoltre ha spiegato il suo culto per l’Immacolata Concezione: “Massimiliano Kolbe è stato un apostolo del culto alla Madonna, vista nel suo primo, originario, privilegiato splendore, quello della sua definizione di Lourdes: l’Immacolata Concezione. Impossibile disgiungere il nome, l’attività, la missione del Beato Kolbe da quello di Maria Immacolata. E’ lui che istituì la Milizia dell’Immacolata, qui a Roma, ancora prima d’essere ordinato Sacerdote, il 16 ottobre 1917…
Nessuna competizione. Cristo, nel pensiero del Kolbe, conserva non solo il primo posto, ma l’unico posto necessario e sufficiente, assolutamente parlando, nell’economia della salvezza; né l’amore alla Chiesa e alla sua missione è dimenticato nella concezione dottrinale o nella finalità apostolica del nuovo Beato. Anzi proprio dalla complementarietà subordinata della Madonna, rispetto al disegno cosmologico, antropologico, soteriologico di Cristo, Ella deriva ogni sua prerogativa, ogni sua grandezza”.
Papa Francesco: affidarsi alla Madonna
“La felice ricorrenza dei 1500 anni di culto della venerata immagine di Santa Maria in Portico – Romanae Portus Securitatis, protettrice della Città Eterna, è per me un’occasione lieta di unirmi nella preghiera alla vostra Famiglia religiosa, a cui sin dal 1601 è stata affidata la custodia, e che desidera elevare la lode a Lei, Madre amorevole e premurosa, faro luminoso che ha condotto i suoi figli al porto sicuro. Rivolgo, pertanto, il mio cordiale pensiero a ciascuno di Voi e a quanti prendono parte a tale evento assai significativo per l’intera Chiesa di Roma”.
In occasione di tale ricorrenza papa Francesco ha inviato un messaggio al Rettore Generale dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio, Rev.mo Padre Antonio Piccolo, in occasione dei 1500 anni di culto della venerata immagine di Santa Maria in Portico – Romanae Portus Securitatis, protettrice della Città Eterna, sottolineando la coincidenza:
“Per una provvidenziale coincidenza il 2024, anno di preparazione al Giubileo della Speranza, è un tempo di speciale grazia in quanto commemorate pure i 450 anni della fondazione da parte di San Giovanni Leonardi, devoto della Madre celeste, scelta come custode fedele del carisma leonardino”.
Quindi ha ripercorso la storia di tale culto: “Il culto di Santa Maria in Portico in Campitelli nasce a seguito di una prodigiosa manifestazione della Madre di Dio avvenuta il 17 luglio del 524 nella casa di Santa Galla, patrizia romana, alla presenza del Pontefice San Giovanni I. Da allora il Portico dove la nobile Galla accoglieva i poveri e i pellegrini, divenne Santuario mariano e ospizio di carità. Questo è per Voi eredi spirituali di San Leonardi invito a curare e a promuovere il valore dell’accoglienza dei poveri e degli ultimi, perché i luoghi che abitiamo e le stesse chiese possano essere un portico aperto sul mondo, in cui offrire consolazione e soccorso alle tante forme di indigenza che caratterizzano il nostro vivere”.
In fondo il messaggio è un’esortazione ad affidarsi alla Madonna: “La Vergine Santa, inoltre, si rivelò in un momento particolarmente difficile per la Chiesa, stendendo il suo manto su Papa Giovanni I che patirà e morirà per la pace senza rinnegare la fede, reso ostaggio di complotti politici e guerre fratricide. Di fronte allo scenario attuale, come non cogliere allora l’urgenza di favorire la pace, di pregare per la pace? Invocate la pace e fateVi costruttori di pace anzitutto nelle vostre comunità riconciliate e riconcilianti. L’esempio di vita fraterna sia evangelicamente attrattivo per i fedeli cui rivolgete il servizio pastorale”.
Occorre guardarLa come segno di speranza, come ha fatto san Giovanni Leonardi: “Vi esorto a guardare a Maria come segno di consolazione e sicura speranza, volto materno di Dio e dimora dove rifugiarsi; Lei, infatti, ci dona continuamente Suo Figlio come unica fonte di concordia, speranza di salvezza, via per la pace, imperativo assoluto dell’umana ricerca.
In questo spirito, il Santo farmacista Giovanni Leonardi, fondò la ‘Congregazione dei Preti riformati della Beata Vergine Maria’, proprio per ridare alla Chiesa lo smalto apostolico delle origini. ‘Cristo innanzitutto’ dirà, Cristo al centro di tutto, Cristo misura di tutto! Cristo il solo farmaco in grado di curare i mali della Chiesa e dell’uomo”.
Tale culto richiama al giubileo: “Infine, le celebrazioni giubilari che Vi apprestate a vivere, sotto lo sguardo della Vergine del Portico, riporti alla memoria l’opera evangelizzatrice di San Giovanni Leonardi, che scrisse anche le prime Costituzioni del Collegio Urbano di Propaganda Fide, per formare preti capaci di cogliere le sfide missionarie del tempo. Incoraggio dunque anche Voi ad avere a cuore la formazione integrale dei Religiosi, in un percorso di progressiva conformazione al Crocifisso Risorto, primizia dell’umanità redenta e, guardando a Maria discepola di Cristo e Madre della Chiesa, il vostro apostolato possa essere canale di grazia e strumento per l’annuncio gioioso del Vangelo”.
Inoltre nel messaggio inviato per il XXI Incontro dei responsabili nazionali della Pastorale giovanile dell’America latina e dei Caraibi – Elarnpj -, in corso ad Asunción, in Paraguay, il papa ha invitato a non avere paura di Gesù: “La giovinezza è quella fase della vita normalmente caratterizzata da naturale ottimismo, energia e speranza. Lascia che Cristo trasformi il tuo naturale ottimismo in autentico amore…
Non abbiate paura del Signore che ci passa accanto e sussurra alle nostre orecchie, si china verso di noi e ci offre la sua mano per rialzarci ogni volta che cadiamo . Egli ci vuole in piedi, resuscitati. Non abbiate paura di lasciarlo entrare nelle vostre vite”.
Monsignor Giancarlo Vecerrica: ‘Il pellegrinaggio è un atto di ringraziamento’
“Non a caso il pellegrinaggio esprime un elemento fondamentale di ogni evento giubilare. Mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita. Il pellegrinaggio a piedi favorisce molto la riscoperta del valore del silenzio, della fatica, dell’essenzialità. Anche nel prossimo anno i pellegrini di speranza non mancheranno di percorrere vie antiche e moderne per vivere intensamente l’esperienza giubilare”: così papa Francesco ha scritto nella Bolla di indizione del Giubileo del prossimo anno, ‘Spes non confundit’.
Questa definizione si addice al pellegrinaggio che si compie da 46 anni da Macerata a Loreto ad ogni conclusione di anno scolastico ed anche quest’anno si rinnova sabato 8 giugno, perché è un gesto di fede popolare a cui partecipano ogni anno migliaia di persone, soprattutto giovani. Il cammino notturno verso la Santa Casa di Loreto si snoda per 28 chilometri tra le colline marchigiane: la Santa Messa, le testimonianze, i flambeaux per illuminare la notte, la benedizione eucaristica, i fuochi d’artificio, i canti, la recita del Rosario accompagnano il cammino.
Iniziato nel 1978 per iniziativa di don Giancarlo Vecerrica, allora professore di religione negli istituti scolastici superiori ed oggi vescovo emerito della diocesi di Fabriano-Matelica, il Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto è nato dal desiderio di riproporre una esperienza di vita cristiana, riprendendo una tradizione ancora presente nel ricordo di molti ma quasi del tutto abbandonata.
Il tema di quest’anno riprende la domanda della Madonna all’annuncio dell’arcangelo Gabriele: a mons. Giancarlo Vecerrica chiediamo di raccontarci ‘Come è possibile questo?’: “Per il prossimo 46° Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto dell’8 giugno prossimo abbiamo proposto questo tema: ‘Come è possibile questo?’ (Lc 1,34). E’ la domanda della Madonna all’Angelo che le aveva annunciato il miracolo straordinario dell’incarnazione di Dio: ‘Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù’. Ci ha sempre affascinato la Santa Casa di Nazareth, che è a Loreto, dove la Madonna ha accolto la presenza di Dio con tanta commozione e gratitudine per questo dono straordinario. Infatti don Luigi Giussani in un suo messaggio ci salutava così: La vicina Santa Casa di Loreto dove tutto ebbe inizio ospiti la vostra gioia come la mia”.
In quale modo l’impossibile accade?
“L’Angelo San Gabriele comunica alla Madonna questo miracolo dell’incarnazione dicendo: ‘Nulla è impossibile a Dio’. Allora l’impossibile accade non per l’opera dell’uomo, ma per l’opera di Dio: chi opera è lo Spirito Santo. A noi è chiesta la disponibilità, dare quel poco o tanto che abbiamo, perché i miracoli poi li compie Dio”.
La Madonna pone una domanda a Dio: è possibile chiedere a Dio?
“Gesù nel Vangelo ci dice: ‘Chiedete e vi sarà dato’. Il Pellegrinaggio è il gesto della domanda a Dio. Impariamo dalla Madonna a presentare al Signore, la nostra vita e le nostre domande. Siamo sempre colpiti dalle innumerevoli intenzioni di preghiera che ogni anno ci vengono inviate e che durante il cammino notturno vengono proclamate”.
In quale modo vivere lo stupore del Pellegrinaggio?
“La sorpresa che ci commuove ogni anno è segnata dalle numerosissime testimonianze su come, attraverso l’intercessione della Madonna, le varie preghiere vengono esaudite. Ecco un esempio. L’anno scorso ha partecipato al Pellegrinaggio un giovane, con la sua famiglia, che aveva perso tutto nell’alluvione accaduta in Romagna. Dopo il Pellegrinaggio il giovane ci ha inviato questa testimonianza: ‘Siamo partiti disperati, siamo arrivati gioiosi’. E quante testimonianze simili continuano ad arrivarci!”
Il Pellegrinaggio è nato come gesto di ringraziamento alla Madonna: quali sono i motivi di ringraziamento?
“Il Pellegrinaggio a piedi a Loreto è la storia del popolo marchigiano, perché al termine di ogni attività umana, le famiglie insieme andavano a piedi a Loreto per ringraziare la Madonna a Casa sua. Il ringraziamento era sentito fortemente perché la vita è sempre un dono e perciò ogni possibilità umana ci è data come dono. Il metodo migliore per ringraziare il Signore è quello di passare attraverso Mari, che ha saputo accogliere il dono di Dio. Infatti i maceratesi, andando a piedi a Loreto, cantavano: ‘Evviva Maria, Evviva Maria e chi la creò. Senza Maria campar non si può’. Così, ho cercato di fare anch’io, insegnando religione al liceo classico di Macerata: per aiutare i miei studenti a vivere bene gli scrutini e gli esami a conclusione dell’anno scolastico, con meno ansia e più gioia, nel 1978 proposi questa esperienza, che poi si è allargata fino a comprendere giovani e adulti da tutto il mondo”.
A maggio si è aperto l’anno della preghiera, che condurrà all’apertura dell’Anno Santo: perché la preghiera è fondamento della vita del cristiano?
“A presiedere la concelebrazione eucaristica di inizio del pellegrinaggio abbiamo invitato l’arcivescovo mons, Rino Fisichella, che il papa ha incaricato a coordinare le iniziative del prossimo Giubileo 2025. La preghiera è fondamento della vita perché esprime la natura dell’essere umano, che è domanda. La salvezza e la felicità sono doni di chi ci ha creati e salvati. L’uomo per vivere non può non pregare. Infatti Gesù nel vangelo ci rivolge l’invito determinate per la vita: ‘Pregate sempre, perché senza di me non potete fare nulla’. Soprattutto in questo 46° Pellegrinaggio, guidato dalla Fiaccola della Pace, proporremo la preghiera per la pace, perché la pace è dono di Dio, da domandare, accogliere e donare a tutti, perché siamo, come ci ha proposto papa Francesco, Fratelli tutti”.
(Tratto da Aci Stampa)
Presentato il 46° Pellegrinaggio piedi Macerata-Loreto: Come è possibile questo
E’ tutto pronto per la 46ma edizione del Pellegrinaggio a piedi Macerata – Loreto, promosso dal 1978 da Comunione e Liberazione, che si terrà nella notte tra sabato 8 e domenica 9 giugno, con partenza dal Centro Fiere di Macerata (dove fu accolto nel 1993 san Giovanni Paolo II), con la Santa Messa alle ore 20.30, celebrata da mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e delegato del Papa per il Giubileo del 2025.
Il presidente del Comitato Ermanno Calzolaio ha illustrato le ragioni di questo Pellegrinaggio, che rinnova una tradizione nata dall’intuizione di mons. Giancarlo Vecerrica, che nel 1978 lo propose ai suoi studenti: partirono in 300: “Arriviamo sfiduciati e partiamo pieni di speranza, hanno detto i numerosi pellegrini che lo scorso anno hanno partecipato dalle zone alluvionate. E così molte altre testimonianze. ‘Come è possibile questo?’: la domanda della Madonna di fronte all’annuncio dell’Angelo diventa il tema di questa edizione, a sottolineare che ‘nel Pellegrinaggio accade qualcosa che, io per primo, voglio scoprire per me: cosa rende possibile affrontare ogni circostanza con fiducia, con speranza?”
Le testimonianze che saranno proposte ai pellegrini documenteranno proprio questo, anche dalle situazioni più drammatiche: da Mosca, da Haifa, attraverso la testimonianza di Luca, di Frontiere di Pace, che dall’inizio dell’emergenza si prende cura dei bisogni della popolazione in Ucraina.
Richiesta di aiuto, di reincontrare la speranza per sé e per i propri cari, ma anche desiderio di ringraziare per un bene ricevuto, come accade per Mons. Nazzareno Marconi che compirà il cammino nei suoi 10 anni di nomina a vescovo della diocesi di Macerata.
Mons. Marconi, nel ricordare il nuovo incarico di mons. Rino Fisichella come delegato per il Giubileo 2025, ha sottolineato la scelta del tema ‘Pellegrini nella speranza’. Una sintonia che presenta da un lato l’esperienza di accoglienza, compagnia, riscoperta della fede compiuta dal cammino del Pellegrinaggio di tutti questi anni e dall’altro la valorizzazione dell’esperienza del pellegrinaggio nella vita del popolo cristiano che avverrà proprio durante il Giubileo.
Mons. Vecerrica, ha affermato che il pellegrinaggio è del papa e dei vescovi, ricordando la valorizzazione a partire da san Giovanni Paolo II fino a papa Francesco che ha mostrato sempre la sua vicinanza con una telefonata augurale e benedizione ai pellegrini, fin dalla edizione del 2013, anno della sua elezione. L’attesa vale anche per sabato prossimo. Intanto un messaggio scritto con la benedizione è arrivato da parte del card. Parolin a nome del papa.
In tale occasione Davide Prosperi, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, ha inviato un messaggio, che sarà letto prima della celebrazione eucaristica: “Ecco, il vostro ‘sì’ al gesto del pellegrinaggio è una scelta di libertà totale con la quale ognuno di voi afferma prima di ogni altra cosa, prima di ogni desiderio o aspirazione, prima di ogni urgenza, impegno o responsabilità personali che le circostanze della vita inevitabilmente pongono, l’umiltà della preghiera: ‘Non sia fatta la mia, ma la Tua volontà’. Il vostro ‘sì’ è l’affermazione di un giudizio nuovo e di una speranza possibile. Insieme ai tanti testimoni, a partire da papa Francesco, che instancabilmente continuano a offrire all’umanità i tratti di questa speranza possibile, anche voi nel cammino che vi aspetta rendete, passo dopo passo, la medesima testimonianza”.
E’ un invito ad essere ‘pellegrini di speranza’: “Che le parole del Papa e di don Giussani vi guidino nel cammino insieme. Insieme, perché il vostro ‘sì’ non è solitario, ma il segno concreto dell’appartenenza al ‘Suo popolo’, forma della presenza di Cristo nella storia. Voi nel vostro pellegrinaggio e noi nell’accompagnare i vostri passi e le vostre preghiere, offriamo in un’unica voce alla Madonna il nostro pianto implorante, che è il pianto del mondo, affinché lo affidi a ‘Colui per il quale vale la pena alzarsi al mattino’, ‘per cui è umana anche la sofferenza’. Da qui può sorgere il vero perdono che salva il mondo, la vera pace e la vera speranza”.
Chi non potrà camminare, avrà la possibilità seguire il Pellegrinaggio, a partire dalla celebrazione al Centro Fiere e per tutta la notte, attraverso la diretta sul canale YouTube del Pellegrinaggio e sul sito www.pellegrinaggio.org; le testimonianze e la S. Messa sarà possibile seguirle anche su EmmeTv (canale 89) e su Radio Nuova inBlu.
(Foto: Pellegrinaggio Macerata-Loreto)
Papa Francesco: nell’umiltà Dio si incarna
“Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto le Novizie partecipanti al corso promosso dall’Unione Superiore Maggiori d’Italia ed auspico che tale incontro susciti in ciascuna il desiderio di aderire sempre più a Cristo e di servire il prossimo nella carità. Io vedo queste novizie e mi domando: quante sono italiane? Poche. C’è una scarsità di vocazioni in Italia: pensiamo e preghiamo per le vocazioni alla vita consacrata”: così al termine dell’udienza generale di oggi papa Francesco, salutando le novizie partecipanti al corso promosso dall’Unione Superiore Maggiori d’Italia, ha rivolto un pensiero alla mancanza di vocazioni.
Inoltre ha invitato a pregare per la pace nel mondo: “Abbiamo bisogno di pace. Il mondo è in guerra. Non dimentichiamo la martoriata Ucraina che sta soffrendo tanto. Non dimentichiamo la Palestina e Israele: che si fermi, questa guerra. Non dimentichiamo il Myanmar. E non dimentichiamo tanti Paesi in guerra. Fratelli e sorelle, bisogna pregare per la pace in questo tempo di guerra mondiale”.
Mentre nell’udienza generale il papa ha concluso le catechesi Il Papa su ‘I vizi e le virtù’, incentrando la riflessione sull’umiltà, fondamento della vita cristiana: “Essa è la grande antagonista del più mortale tra i vizi, vale a dire la superbia. Mentre l’orgoglio e la superbia gonfiano il cuore umano, facendoci apparire più di quello che siamo, l’umiltà riporta tutto nella giusta dimensione: siamo creature meravigliose ma limitate, con pregi e difetti. La Bibbia dall’inizio ci ricorda che siamo polvere e in polvere ritorneremo, ‘umile’ infatti deriva da humus, cioè terra. Eppure nel cuore umano sorgono spesso deliri di onnipotenza, tanto pericolosi, e questo ci fa tanto male”.
Secondo il papa l’umiltà è base di tutte le virtù: “Per liberarci dalla superbia basterebbe molto poco, basterebbe contemplare un cielo stellato per ritrovare la giusta misura… Beate le persone che custodiscono in cuore questa percezione della propria piccolezza! Queste persone sono preservate da un vizio brutto: l’arroganza.
Nelle sue Beatitudini, Gesù parte proprio da loro: ‘Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli’. E’ la prima Beatitudine perché sta alla base di quelle che seguono: infatti la mitezza, la misericordia, la purezza di cuore nascono da quel senso interiore di piccolezza. L’umiltà è la porta d’ingresso di tutte le virtù”.
E nella piccola Nazaret si incarna il Verbo: “Ma è proprio da lì che il mondo rinasce. L’eroina prescelta non è una reginetta cresciuta nella bambagia, ma una ragazza sconosciuta: Maria. La prima ad essere stupita è lei stessa, quando l’angelo le porta l’annuncio di Dio. E nel suo cantico di lode, risalta proprio questo stupore: ‘L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva’. Dio, per così dire, è attratto dalla piccolezza di Maria, che è soprattutto una piccolezza interiore. Ed è attratto anche dalla nostra piccolezza, quando noi la accettiamo”.
Ecco il motivo per cui dopo l’annuncio dell’arcangelo Gabriele la Madonna si mette in cammino per andare a trovare la sorella: “La sua prima decisione dopo l’annuncio angelico è andare ad aiutare, andare a servire la cugina. Maria si dirige verso i monti di Giuda, per fare visita a Elisabetta: la assiste negli ultimi mesi di gravidanza. Ma chi vede questo gesto? Nessuno, se non Dio. Da questo nascondimento, la Vergine sembra non volere uscire mai…
Nemmeno la verità più sacra della sua vita, l’essere Madre di Dio, diventa per lei motivo di vanto davanti agli uomini. In un mondo che è una rincorsa ad apparire, a dimostrarsi superiori agli altri, Maria cammina decisamente, con la sola forza della grazia di Dio, in direzione contraria”.
E’ stata proprio l’umile fede della Madonna a rendere salda la Chiesa, questa è stata la conclusione della catechesi: “Possiamo immaginare che anche lei abbia conosciuto momenti difficili, giorni in cui la sua fede avanzava nell’oscurità. Ma questo non ha mai fatto vacillare la sua umiltà, che in Maria è stata una virtù granitica. Questo voglio sottolinearlo: l’umiltà è una virtù granitica. Pensiamo a Maria: lei è sempre piccola, sempre spoglia di sé, sempre libera da ambizioni.
Questa sua piccolezza è la sua forza invincibile: è lei che rimane ai piedi della croce, mentre l’illusione di un Messia trionfante va in frantumi. Sarà Maria, nei giorni precedenti la Pentecoste, a raccogliere il gregge dei discepoli, i quali non erano stati capaci di vegliare un’ora soltanto con Gesù, e lo avevano abbandonato al sopraggiungere della tempesta”.
Prima dell’Udienza generale papa Francesco ha ricevuto la Delegazione dell’Hong Kong Christian Council ricordando il martirio dei cristiani: “Il martirio della fede sempre c’è nella storia delle nostre Chiese, sempre, non è vero? Andiamo avanti.
Una cosa molto bella è accaduta quando Paolo VI è andato in Uganda. Ha parlato dei martiri cattolici e anglicani. Sono martiri. E io stesso, quando sono stati martirizzate quelle persone copte, ho subito detto che sono martiri anche ‘nostri’, sono martiri di tutti. Ci sono due battesimi: uno, che abbiamo tutti noi (il Battesimo che abbiamo ricevuto), l’altro, quello che il Signore dice ‘il Battesimo del sangue’: il martirio. E tutti noi sappiamo cosa è il martirio di tanti cristiani che hanno dato la vita per la fede”.
(Foto: Santa Sede)
Nel cuore del mese di maggio, dedicato alla Madonna, ‘Complice a Cana’, nuovo singolo della pop rock band ‘Kantiere Kairòs’ con Dajana special guest
Esce oggi su tutte le piattaforme on line il nuovo singolo del gruppo pop rock di musica cristiana Kantiere Kairòs, intitolato ‘Complice a Cana’ e disponibile insieme al lyrick video. Un brano dolce e delicato che la band aveva in serbo da molto tempo e che s’incastona a metà del mese di maggio, tradizionalmente dedicato alla Vergine Maria. Special guest Dajana D’Ippolito: il nuovo pezzo è anche frutto di una bellissima collaborazione e della speciale sintonia nata con questa cantante straordinaria.
“Complice a Cana nasce dalle parole pronunciate a Medjugorje da suor Emmanuel Maillard, che parlava di quanto sia importante consegnare la nostra povertà a Dio, affinché Lui possa trasformarla in qualcosa di speciale, come l’acqua insapore che viene mutata nel vino più buono. ‘Complice a Cana’ è la nostra personale richiesta di intercessione, semplice e diretta, in quanto fatta a una Mamma”, spiega Antonello Armieri, voce e chitarra acustica della band, autore dei brani.
E precisa: “Volevamo fare in modo che tutta la canzone fosse vestita di dolcezza e speranza. Per questo, insieme agli archi, a cantarla è anche Dajana, che con la sua vocalità ha dato suono al sentimento che accompagna la richiesta di aiuto a Maria. Tutta l’ambientazione del pezzo vuole rappresentare quell’atteggiamento della Madonna e ne siamo molto contenti”.
La canzone è stata scritta qualche anno fa, “ma volevamo che venisse pubblicata al momento giusto, un po’ come il vino pazientemente maturato”, aggiunge Antonello Armieri, sottolineando: “Purtroppo in questa situazione globale non possiamo che confidare solo nell’intervento divino, affinché cambi il cuore dei potenti. Ci è sembrato davvero il momento giusto per avere una ‘complice’ di pace e di amore, che sciolga ogni nodo”.
Il brano ‘Complice a Cana’ è disponibile su tutte le piattaforme on line a partire da oggi.