Chi lavora per criminalizzare il dissenso? Shit storm, censura e perquisizione notturna sono del tutto normale?
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 18.10.2022 – Vik van Brantegem] – Pare il momento di fare un’appello all’immaginazione. Sarà necessario uno piccolo sforzo, anche se difficoltoso, lo sappiamo, visto che l’immaginazione è merce rara, con la giungla che avanza e il giardino che si agita. Ma prima vediamo due notizie da due campi del mondo reale, dalle giungla e dal giardino, che non chiedono chissà quanta immaginazione o quale scienza, per intendere in quale direzione un #brancodibalordi sta portando questo mondo e con quali conseguenze. Oltre il giardino…
Da una parte, Sergej Vladimirovič Surovikin (foto sopra a sinistra), dall’8 ottobre 2022 Comandante di tutte le truppe e forze militari russe impegnate nel conflitto in Ucraina, assicura: “Non voglio sacrificare altri soldati in una guerriglia contro questi fanatici armati dalla NATO. Abbiamo abbastanza forze e mezzi per portare l’Ucraina alla resa completa”.
Dall’altra parte, Josep Borrell (foto sopra a destra), l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, di cui abbiamo parlato ieri (Le idiozie di Borrell, l’epitome di quella che frulla per la testa di burocrati e molti cittadini europei), ha la bontà di informarci, che l’Unione Europea intende continuare a usare il diserbante per la giungla al fine di proteggere il giardino noto anche come Unione Europea, spendendo fino ad oggi 3,1 miliardi euro, che ovviamente nel giardino crescono sugli alberi, in altri armi per l’Ucraina e per l’addestramento dei giardinieri ucraini per fermare l’avanzare della giungla russa. “Ci sono abbastanza soldi. Non preoccupatevi per i soldi”, ha detto Borrell, commentando la domanda sull’eventuale esaurimento dei fondi per compensare i costi delle armi fornite all’Ucraina. Quindi, il Capo della diplomazia europea ha assicurato che l’Unione Europea dispone di fondi sufficienti per finanziare la guerra in Ucraina, come i cittadini europei, che devono fare i conti con la penuria e il prezzo insopportabile dell’energia causati dalle sanzioni europei alla Russia non mettessero i cittadini e l’economia europea nelle condizioni di avere bisogno di aiuti.
Va osservato che tutto il denaro europeo arriva dallo “Strumento per la pace”. I trattati europei vietano di usare il bilancio per spese militari. Lo “Strumento per la pace” invece è un fondo extra bilancio che fa capo al Consiglio dell’Unione Europa, l’organo che rappresenta i governi degli Stati membri. Dovrebbe servire per prevenire i conflitti e rafforzare la sicurezza internazionale. Orwelliano.
Certamente, le idiozie di Borrell non porteranno alla pace, anzi, spingono verso Armageddon, secondo Apocalisse 16,16 il luogo dove i re malvagi, alleati della Bestia, si concentreranno nel gran giorno per la guerra contro Dio. Invece, noi sottoscriviamo e condividiamo l’appello trasversale reso noto il 16 ottobre 2022, per un negoziato credibile per fermare la guerra, con un piano di sei punti, promosso da undici autorevoli intellettuali di orientamento politico e culturale molto diverso tra loro, perché tacciano le armi e si investa seriamente sui negoziati con spirito realistico e costruttivo [QUI].
Ma non tutti nel giardino ci stanno. Mentre l’Unione Europea ufficializza il lancio di Eumam Ucraina, la missione di sostegno e addestramento militare di soldati ucraini su territorio europeo, l’Ungheria si sfila. Il Ministro degli Esteri e del Commercio ungherese, Péter Futsal Szijjártó, ha affermato: “L’Ungheria non si considera vincolata da questa decisione, pur consentita dal diritto Unione Europea. Non parteciperemo a questa missione e non invieremo alcun istruttore. Non la consideriamo una buona idea, né qualcosa che non porti a un’escalation. Il nostro obiettivo è garantire la sicurezza del popolo ungherese”. Pare che all’estero insomma ci siano governi in grado di mettere al primo posto l’interesse nazionale. Nel frattempo, la crisi economica e sociale continua a gravare sulla pelle dei cittadini italiani, mentre sul campo l’escalation bellica si fa sempre più incandescente, con la Russia che scalda i muscoli bombardando infrastrutture energetiche e il popolo ucraino di conseguenza sacrificato sull’altare degli interessi NATO.
A riguardo la Portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, aveva avvertito: «L’Unione Europea sta cercando di tenere il passo con Stati Uniti e Regno Unito, discutendo i piani per istituire una missione di assistenza militare per l’Ucraina. Se alla fine tale missione verrà istituita, aumenterà l’effettivo coinvolgimento dell’Unione Europea e cementerà il suo ruolo di parte in causa nel conflitto». Ora, dopo la decisione il 17 ottobre 2022 del Consiglio dell’Unione Europea di addestrare sul proprio territorio 15.0000 soldati ucraini, per la Russia l’Unione Europea è parte del conflitto.
«La Cina ha deciso di bloccare la rivendita di gas naturale ai Paesi stranieri, l’Europa in primis, che contava su quei rifornimenti “per rendersi indipendente dal gas russo”. Vale a dire lo stesso gas lo acquistava dalla Cina e da altri Paesi a prezzi maggiorati. La Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme, che pianifica l’economia cinese, ha chiesto a PetroChina Co., Sinopec e Cnooc di destinare le scorte esclusivamente all’uso interno» (Laura Ruggeri).
Ricordiamo che il Ministero dell’Energia ucraino il 10 ottobre aveva comunicato che dal giorno successivo, l’Ucraina avrebbe interrotto le esportazioni di elettricità verso l’Unione Europea negli ultimi tre mesi del 2022, a seguito dei danni causati agli attacchi missilistici russi che hanno colpito infrastrutture energetiche strategiche sin dalle prime ore del 10 ottobre. «Gli attacchi missilistici odierni, che hanno colpito la generazione termica e le sottostazioni elettriche, hanno costretto l’Ucraina a sospendere le esportazioni di elettricità dall’11 ottobre 2022 per stabilizzare il proprio sistema energetico». Al contempo, il ministro dell’Energia ucraino Herman Halushchenko ha dichiarato che gli attacchi alle infrastrutture di trasporto dell’energia elettrica sono stati «i più pesanti dell’intero conflitto». Kiev aveva iniziato a esportare energia verso l’Unione Europea dallo scorso 1° luglio. Il Presidente russo, Vladimir Putin, ha “giustificato” i «massicci attacchi» missilistici a lungo raggio contro diversi obiettivi militari, energetici e di comunicazione ucraini, descrivendoli come una risposta all’esplosione del ponte Kerch che collega la Russia alla Crimea. Un attacco che secondo il Presidente russo rappresenta un «atto di terrorismo» ordito dall’intelligence di Kiev e di altri Paesi contro Mosca [QUI, QUI e QUI].
Poi tornando al giardino…
«Immaginate che a Mosca viva un fotoreporter, un documentarista che fa il suo lavoro con dedizione e che non si allinea al pensiero unico vigente nel paese. Uno che invece di lustrare scarpe a chi detiene il potere, per accaparrarsi un posto sicuro, va dritto per la sua strada senza piegarsi. Immaginate anche che in piena notte la polizia lo svegli e faccia irruzione nella sua camera d’albergo, rovistando tra le sue carte e gli effetti personali. Magari immaginate anche che questo fotoreporter sia già finito in liste di proscrizione diffuse a mezzo stampa, attenzionato dal governo e dai servizi segreti. Adesso immaginate questa storia riportata dai giornali e dalle tv italiane. Sarebbe l’ennesimo giornalista eroe vittima del regime di Putin, di un paese dittatoriale privo di democrazia. Ecco, adesso smettete di immaginare e tornate nella realtà, in Italia, dove queste cose succedono veramente. Massima solidarietà all’amico Giorgio Bianchi, professionista serio ma soprattutto uomo con la schiena dritta» (Canale Telegram Hic sunt leones di Renato Russo).
Smesso lo sforzo di immaginare, apprendiamo quanto è successo nella realtà, a Giorgio Bianchi, che è stato svegliato di soprassalto alle tre di notte. Due poliziotti hanno bussato alla porta della sua camera di albergo a Gioia Tauro, alla ricerca di non meglio precisate «informazioni» e effettuano una perquisizione come per un delinquente.
Giorgio Bianchi – fotoreporter, documentarista e scrittore – nella sua fotografia ha sempre posto attenzione su tematiche di carattere politico e antropologico. Il suo Teatri di guerra contemporanei (Mimesis 2021, 144 pagine) racconta con parole e immagini sette anni di reportage tra Donbass e Siria. Molto attivo – impegnato attualmente con Italia Sovrana e Popolare e seguito – sui social network, le sue riflessioni infiammano la rete, destando scalpore.
La sveglia della polizia alle tre di notte
«Oggi alle tre di notte, la polizia ha fatto quasi irruzione nella mia stanza d’albergo, neanche fossi un latitante o un pregiudicato.
Hanno messo le mani nella mia borsa e nella mia valigia, aperto cassetti e fatto domande sulle mie attività e sul motivo della mia visita in Calabria (nessuno sapeva del mio viaggio di lavoro e la registrazione in hotel è avvenuta soltanto all’una di notte passata. Evidentemente erano stati informati in anticipo della mia venuta).
Non sono comunque mancati i soliti risvolti tragicomici.
Alla richiesta di un documento, fornisco il mio passaporto, ovviamente italiano.
Il giovane poliziotto, vagamente arrogantello, mi risponde: “Ah quindi lei non è neanche Italiano? È Russo?”. Andiamo bene.
Già la volta scorsa quando sono venuto qui a Gioia ho trovato i Carabinieri nello studio di Francesco. Un mese fa mi sono ritrovato la Digos per colazione in hotel. All’aeroporto ad aprile mi hanno fermato per la seconda volta di seguito, preso il passaporto e interrogato. Precedentemente poi c’erano sono state le liste di proscrizione del Corriere della Sera, nelle quali si sosteneva che il mio nome finisse tutte le mattine sulla scrivania di Draghi. Per non parlare del sito Myrotvorets, gestito dai servizi segreti ucraini, che mi ritiene un criminale al soldo di Putin. Un discorso a parte lo meriterebbero i randellatori mediatici alla Brindisi, che anche ieri sera mi ha attribuito una fantomatica leadership dei putiniani d’Italia (dopo esserlo stato per due anni dei cosiddetti novax) [sulla sua pagina Facebook, Bianche scrive al riguardo: “Lo squadrismo mediatico di Brindisi a Zona Nera. Un concentrato di faziosità e malafede inarrivabili. Oramai è ossessionato da me, anche se non me lo filo di pezza”].
Insomma, a quanto pare, hanno talmente tanti uomini e mezzi, da poterne distrarre un buon numero per perseguitare un cittadino incensurato dalla condotta irreprensibile.
Ma veramente avete paura di me?
E meno male che sarebbe la Russia il Paese che perseguita i professionisti dell’informazione che fanno opposizione al governo» (Giorgio Bianchi, 17 ottobre 2022).
“Nessuno sapeva che ero qui”, dice Bianchi nell’intervista che il giornalista ha rilasciato a Francesco Toscano per Visione TV e racconta di aver subito nel corso degli ultimi mesi per ben tre volte strane domande, fermi e adesso perquisizioni.
«Il clima intimidatorio e criminalizzante nei confronti di un uomo politico e di un serio professionista incensurato, traccia e segna un precedente pericoloso e denota l’inasprimento del sistema che sempre più sfacciatamente cala la maschera e si mostra nella sua natura antidemocratica.
Si passa come più volte ripetuto in questi mesi, anzi, in questi anni, da Enrica Perucchietti, dalla “patologizzazione” alla “criminalizzazione” del dissenso.
Giorgio Bianchi come tutti i suoi colleghi disallineati durante la pandemia è stato prima censurato, poi etichettato come pazzo per le sue posizioni “negazioniste” e “novax”, poi criminalizzato con il frame del “filo-putiniano”.
Il clima è preoccupante: questi veri e propri atti intimidatori in pieno stile mafioso, questi abusi di potere perpetrati ai danni di un personaggio pubblico, rappresentante del pensiero di una larga fetta del popolo italiano, sono un sintomo del clima totalizzante di stampo orwelliano che prosegue sulla china “pericolosissima” degli ultimi due anni e mezzo.
Lo stesso ha subito, appunto, una vera e propria persecuzione mediatica, etichettato dal manganello di editori, caporedattori e conduttori televisivi conniventi e confacenti, strumenti più o meno consapevoli della deriva dittatoriale in cui la nostra nazione, anzi l’Occidente tutto sta pericolosamente deviando.
Questo atteggiamento delle nostre istituzioni prosegue e sposa la linea di altri paesi come la Germania e l’Inghilterra, dove Graham Philips ed Alina Lip, entrambi giornalisti di guerra, si erano permessi dal Donbass di smentire la narrazione della propaganda occidentale esattamente come Giorgio Bianchi.
Ad Alina e Graham sono stati congelati i conti correnti come ritorsione da parte dei rispettivi governi, con Giorgio per ora si sono limitati agli avvertimenti. Questa situazione è vergognosa, indecente ed intollerabile. Piena solidarietà a Giorgio Bianchi» (Francesco Centineo).
«Avrete letto della disavventura occorsa, per l’ennesima volta al fotoreporter Bianchi. Conosciamo purtroppo queste dinamiche intimidatorie che vanno avanti da tantissimi anni anche se molti se ne accorgono solo adesso. Nulla di nuovo dunque. Detto questo, abbiamo più volte mostrato quali sono i covi di personaggi improbabili che si organizzano per fare le cosiddette “shitstorm” in rete. Questo signore qui sopra è uno dei più attivi segnalatori. È giusto mostrare i nomi e i volti di costoro che si nascondono in groppuncoli privati mentre insultano tutto il giorno chiedendo censure. Oggi ridacchiavano di quanto accaduto a Gioia Tauro a Bianchi» (Weltanchauung Italia).
1. Intanto, nel giardino della Unione Europea, che tanto piace a Borrell…
«”Ho perso il lavoro all’Università di Parigi, dove insegnavo da 15 anni. Con una email, mi è stato comunicato che non sono più conforme ai valori dell’università”, ha detto Anne-Laure Bonnel, giornalista e regista francese. La sua colpa? Aver realizzato alcuni documentari sul Donbass.
RIA Novosti scrive che nel febbraio 2022, la giornalista si è ritrovata ancora una volta nel Donbass, dove ha girato un nuovo documentario intitolato Donbass. Otto anni dopo. “Quando sono tornata… ho mostrato il mio film a diverse persone, e poi mi sono imbattuta nel primo problema: le persone che erano interessate al mio documentario di colpo non si facevano più sentire”, ha dichiarato Anne-Laure Bonnel.
Si noti che il suo documentario tratta esclusivamente della vita, e purtroppo anche della morte, dei civili – non contiene commenti politici. La sua politicità sta tutta nell’aver osato gettare luce sull’esistenza di persone che per l’Occidente devono restare senza voce e senza visibilità per non incrinare la narrazione dominante.
Bonnel ha anche sottolineato che il suo viaggio nei territori contesi ha avuto un impatto terribile non solo sul suo lavoro, ma anche sulla sua sicurezza. “Sono sotto pressione psicologica, ho ricevuto e ricevo minacce. Quindi sono costretta a vivere nell’ombra da molto tempo”, ha riferito Anne-Laure Bonnell» (Laura Ruggeri).
Nel luglio scorso, in una riunione informale del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, Bonnell aveva anche riferito sui testimoni dei crimini dei neonazisti del Battaglione Azov. In particolare, aveva presentata un’intervista con un residente di Mariupol, il quale ha affermato che l’esercito ucraino occupava edifici residenziali, non lasciava uscire i cittadini e li picchiava. Un’altra residente di Mariupol, Anna, ha affermato di non aver sentito nulla di corridoi umanitari organizzati per l’evacuazione dei civili. In precedenza, Sergei Leonidchenko, Capo della sezione legale della Missione permanente russa presso le Nazioni Unite, ha affermato che l’esercito russo ha scoperto a Mariupol un centro di tortura organizzato dal Servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU). Il centro era chiamato in codice “la biblioteca” ed era associato al Battaglione Azov.
2. Ovviamente, quanto riferito da Giorgio Bianchi, non sono eventi isolati. Nei mesi di gennaio-febbraio 2022 avevamo riferito già del caso Cesare Sacchetti. Due casi distinti e separati che hanno comunque alcuni nomi in comune: Digos e Draghi. E denota una continuità senza risoluzione di interruzione, tra la pandemia e la guerra in Ucraina.
- All’alba del Giorno della Memoria, la Digos a casa di un giornalista con la voglia di capire e di raccontare la verità. Il tentativo di intimidazione da regime – 30 gennaio 2022
- Il vento sta cambiando direzione, la musica sta cambiando e l’orologio sta girando indietro… Aggiornamento nel “caso Sacchetti” – 24 febbraio 2022
3. Non sarà “tutta la verità e solo la verità”, quanto scrivono Sacchetti e Bianchi (nessuno è perfetto e nessuno ha il monopolio della verità). E non è necessario di andare d’accordo con le loro analisi. Ma non è qui il punto. Non si tratto di quello che scrivono e fanno questi due professionisti dell’informazione, come è ben chiaro da quanto esposto sopra. A coloro che provano a giustificare i trattamenti che ricevono dai sostenitori del pensiero unico politicamente corretto, basterebbe pensare che un giorno potrebbe essere turno loro.
A prescindere delle proprie conoscenze, opinioni e convinzioni, per avere una valutazione corretto bisognerebbe conoscere ogni parte, ma è evidente che farlo denoterebbe un certo grado di intelligenza. Rifiutare di conoscere le informazioni delle parti, tranne la propria e mandare al patibolo quelli che forniscono informazioni che non combaciano con le proprie convinzioni e narrazioni ideologiche, ovviamente è molte più facile che non pensare. È il caso in cui l’espressione campana viene in aiuto: “Non me li filo di pezza”, che è come il mio “li guardo come vetro”.
4. Il controllo delle masse nell’era della post verità
«Questo è un libro che non va solo letto, ma studiato a fondo. Uno di quei testi che dovrebbe essere su tutti i banchi di scuola. Senza queste premesse è impossibile capire il mondo in cui viviamo e i ragazzi dovrebbero davvero imparare a partire da qui, non dalla propaganda tossica di cui sono infarciti» (Silvia Bertinotti).
Grazie alle narrazioni autocertificate e diffuse attraverso i social network, assistiamo oggi a un perenne stato di eccezione, che induce i cittadini a cedere sempre maggiori porzioni di garanzie costituzionali in cambio di un astratto concetto di sicurezza che si presume possa essere garantito solo da provvedimenti con una marcata impronta autoritaria.
Nei due volumi di Governare con il terrore. Propaganda e potere nell’epoca dell’informazione globalizzata (Meltemi 2022, 2 volumi, 316 e 516 pagine [QUI]), Giorgio Bianchi analizza le tecniche utilizzate dalle “cupole oligarchiche” e dai complessi militari, industriali e politici al fine di perpetuare nel tempo il controllo sulle masse in quella che può essere definita l’era della post-verità. Partendo dalle teorie di Hobbes, l’opera mostra come il potere si sia impossessato del monopolio dei mezzi di comunicazione e come stia utilizzando le parole per costruire un’immagine di mondo che giustifichi la progressiva reimpostazione delle società secondo un nuovo paradigma, quello del capitalismo della sorveglianza.
Non riconosciamo più il mondo in cui viviamo. Siamo certi che le decisioni che prendiamo siano autenticamente nostre? Quanto è realmente condizionato il modo di pensare della massa? Chi sono i burattinai dietro ai fili delle manipolazioni? Ci sentiamo impotenti ma non capiamo perché. Possiamo trovare qualche risposta nel saggio del giornalista Marcello Foa, Il sistema (in)visibile. Perché non siamo più padroni del nostro destino (Guerini e Associati 2022, 256 pagine) [QUI].