Marcello Foa, perché non siamo più padroni del nostro destino

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 05.10.2022 – Vik van Brantegem] – Non riconosciamo più il mondo in cui viviamo. Siamo certi che le decisioni che prendiamo siano autenticamente nostre? Quanto è realmente condizionato il modo di pensare della massa? Chi sono i burattinai dietro ai fili delle manipolazioni? Ci sentiamo impotenti ma non capiamo perché. Dal 7 ottobre prossimo possiamo trovare qualche risposta in libreria, quando esce Il sistema (in)visibile. Perché non siamo più padroni del nostro destino, il nuovo saggio di Marcello Foa, edito da Guerini e Associati (256 pagine) [QUI]. Un libro che spiega le logiche, i meccanismi e i condizionamenti (in)visibili della nostra società, più che mai attuale.

Il sistema (in)visibile è stato presentato in anteprima ieri sera, 4 ottobre 2022, nell’Auditorium dell’Università della Svizzera Italiana-USI (Campus Ovest) a Lugano, in conversazione con Giorgio Gandola, editorialista de La Verità; Matthew Hibberd, Professore di Gestione dei media, Economia dei media e Industrie dei media e della cultura all’USI; e il giornalista economico Alfonso Tuor, editorialista de Il corriere del Ticino, parlando di media, analizzando il malessere che colpisce la nostra società e la nostra democrazia.

AGGIORNAMENTO – Grande pubblico all’Auditorium dell’Università della Svizzera italiana a Lugano per la presentazione in anteprima del nuovo saggio di Marcello Foa Il sistema (in)visibile. Perché non siamo più padroni del nostro destino.

La prossima presentazione in anteprima si svolgerà sabato 8 ottobre 2022 alle ore 20.30 nella Sala Convegni del Museo Civico a Rovereto. Marcello Foa presenterà il suo nuovo libro nell’ambito del ciclo di incontri Il coraggio in redazione, promosso dall’AlterFestival. Modera la serata il giornalista Roberto Vivaldelli.

Classe 1989, Roberto Vivaldelli è saggista e giornalista dal 2014 e collabora con IlGiornale.it, il sito InsideOver e il quotidiano L’Adige. Esperto di comunicazione e relazioni internazionali, è autore del saggio Fake News. Manipolazione e propaganda mediatica dalla guerra in Siria al Russiagate (La Vela 2017). I suoi articoli sono tradotti in varie lingue e pubblicati su siti internazionali.

Il coraggio in redazione
Il sistema (in)visibile


Gli eventi degli ultimi anni, dal Covid alla crisi energetica, passando per il cambiamento climatico e la guerra russo-ucraina, hanno messo a nudo i meccanismi adottati dai mass media tradizionali e dagli organi di “informazione”, impegnati in una narrazione comune e mai difforme, priva di opinione e pensiero critico, unicamente prona ad assecondare i messaggi che specifici gruppi di potere sono interessati a veicolare. Il fine ultimo di tale operazione è la gestione e l’orientamento del pensiero delle masse, del sentire comune, l’abbattimento delle singolarità e l’appiattimento dell’opinione pubblica su linee comuni. La longa manus di questa narrazione si è perciò estesa a tutti i campi del vivere e del sapere, invadendo le scuole e le università, i luoghi di lavoro, di svago, di culto, penetrando finanché l’intimità dei rapporti familiari e gli ambiti domestici. E così, dopo le limitazioni relative agli spostamenti fisici delle persone oltre che al diritto al lavoro e all’istruzione, si paventa ora la necessità di un razionamento energetico e la possibilità di ricorrere a nuovi lockdown.

È dunque difficile non percepire come stiamo assistendo a una crescente compressione dei diritti basilari, operazione contro la quale solo pochi pensatori liberi e giornalisti davvero indipendenti hanno osato puntare il dito. Proprio alla celebrazione dei loro sforzi è dedicato il prossimo evento di AlterFestival, intitolato non a caso Il coraggio in redazione. Andremo ad analizzare con dei professionisti della comunicazione il modo in cui i media utilizzano i canali dell’informazione per creare una narrativa comune a uso e vantaggio delle agende delle élite mondiali e globaliste.

Ancora una volta, e grazie al contributo dei due relatori, Marcello Foa e Roberto Vivaldelli, AlterFestival cercherà di investigare e smascherare questi meccanismi, per fornire a voi simpatizzanti e associati gli strumenti per rendere intellegibile la società in cui viviamo. Perché, come recita anche il titolo dell’edizione 2022, vogliamo tutti rivendicare il nostro diritto di essere “Liberi di pensare”!

AGGIORNAMENTO – Anche a Rovereto sala piena, oltre 100 persone presenti per la presentazione del saggio Il sistema (in)visibile. Perché non siamo più padroni del nostro destino. Marcello Foa ne ha discusso con il giornalista Roberto Vivaldelli. Gran bella serata.

Poi, martedì 11 ottobre 2022 ci sarà la presentazione ufficiale, con Maurizio Belpietro, Direttore del quotidiano La Verità e del settimanale Panorama; e Peter Gomez, Direttore della versione online de il Fatto Quotidiano, alle ore 18.00 presso la Rizzoli Galleria, Galleria Vittorio Emanuele II, 11/12 a Milano.

La terza serata di fronte a un grande pubblico alla Libreria Rizzoli a Milano alla presentazione del saggio Il sistema (in)visibile. Perché non siamo più padroni del nostro destino, con i brillanti e appassionati interventi di Maurizio Belpietro e Peter Gomez, e l’ottima moderazione di Andrea Indini. Un inno alla libertà e alla democrazia.

«Pensavamo di essere padroni del nostro destino, mentre altri, in luoghi che nemmeno immaginavamo e che non necessariamente coincidevano con governi e parlamenti, decidevano per noi».

Non riconosciamo più il mondo in cui viviamo. Continuiamo a eleggere parlamenti e governi ma le decisioni che contano vengono prese altrove. Assistiamo attoniti alla distruzione della classe media, mentre le frequenti crisi della nostra epoca – dal Covid-19 a quella energetica, passando per fenomeni disgreganti come la cancel culture – scuotono le nostre certezze, accentuando il nostro smarrimento. Ci sentiamo impotenti ma non capiamo perché.

Dopo aver svelato come la politica manipola e orienta l’informazione nel saggio Gli stregoni della notizia, Marcello Foa spiega le logiche e i condizionamenti che scolpiscono la nostra società, descrivendo un sistema che è visibile e al contempo volutamente invisibile, e che può essere compreso solo uscendo dai classici schemi interpretativi. Con autorevolezza e la consueta chiarezza, analizza il ruolo delle élite, dimostra come sia possibile modellare le masse, cambiare i valori, orientare la politica, l’economia e i media avvalendosi anche delle tecniche di influenza psicologica, incluse quelle elaborate dalla CIA e dal KGB. Tutto avviene davanti a noi ma non abbiamo occhi per vederlo: è così che si governano le società nell’era moderna.

È un saggio breve e appassionante, straordinariamente attuale, che permette di capire i tempi difficilissimi che stiamo vivendo e le implicazioni sulla qualità della democrazia e sulle libertà del cittadino.

«Il sistema (in)visibile. Perché non siamo più padroni del nostro destino è un libro che avevo nella pancia da tanti anni: individuare e spiegare i meccanismi di condizionamento della nostra società. E ora che sono libero dai vincoli istituzionali, posso riaccendere la mia vocazione intellettuale e realizzare quell’antico desiderio. È un saggio che rappresenta l’evoluzione de Gli stregoni della notizia, ma questa volta non mi limito a illustrare le tecniche di influenza dei media: spiego come sia possibile orientare l’insieme della società. È una sfida intellettuale, è una sassata nello stagno del conformismo intellettuale, per capire le ragioni del malessere che colpisce i nostri sistemi democratici» (Marcello Foa).

Freschi di stampa: le prime copie del nuovo saggio di Marcello Foa Il sistema (in)visibile, arrivate il 27 settembre in casa editrice Edizioni Guerini.

Marcello Luigi Foa è nato il 30 settembre 1963 a Milano, ma è cresciuto a Lugano. Appartenente a una famiglia di origine ebraica con una madre greca di religione ortodossa, si dichiara cattolico. Ha la doppia cittadinanza svizzera e italiana.

Laureato in scienze politiche all’Università degli Studi di Milano, è giornalista, dirigente d’azienda, blogger, scrittore e docente di comunicazione all’Università Cattolica di Milano e all’Università della Svizzera Italiana di Lugano.

Formatosi alla scuola di Indro Montanelli a il Giornale, ha iniziato la sua carriera nel 1984 a Lugano, alla Gazzetta Ticinese, e poi nel 1987 al Giornale del Popolo, due quotidiani ticinesi. È stato Presidente della RAI dal 26 settembre 2018 al 16 luglio 2021, dopo aver diretto in Svizzera il Gruppo Corriere del Ticino.

Nel corso della sua carriera giornalistica ha collaborato con varie testate radiotelevisive, tra le quali BBC Radio (di cui è stato collaboratore dall’Italia per un decennio), Rai Radio 3, Rai 1, RSI e ha partecipato a molti programmi radiotelevisivi sia in Italia (Rai 2, Rai Radio 1, Radio 24, Canale 5, Italia 1, Rete 4, La7), sia all’estero (CNBC, BBC, Russia Today, Arté).

Con Il sistema (in)visibile. Perché non siamo più padroni del nostro destino torna alla saggistica dopo il grande successo di due saggi sulla manipolazione mediatica, Gli stregoni della notizia. Da Kennedy alla guerra in Iraq: come si fabbrica informazione al servizio dei governi (Guerini e Associati 2006) e Gli stregoni della not Gli stregoni della notizia – Atto secondo. Come si fabbrica informazione al servizio dei governi (Guerini e Associati 2018). Ha scritto anche due romanzi, Il ragazzo del lago (Piemme 2010) e Il bambino invisibile (Piemme 2012), con Manuel Antonio Bragonzi.

Ha vinto sette premi di giornalismo e comunicazione.

Corollario

Che orrore il gender: confonde i diritti di tutti, anche dei gay
di Marcello Foa
Arianne Editrice, 25 marzo 2015


Provate a chiedere a un bambino se vuol giocare alle bambole. Nove volte su dieci risponderà di no e si ritrarrà scandalizzato. Provate a domandargli se ha una fidanzatina, spesso rispondono con un’espressione di disgusto: «Io non ho una fidanzatina, a me le bambine non piacciono», urlerà. E provate a chiedere a una bambina se ama giocare al calcio, se desidera fare giochi di guerra, se vuole azzuffarsi. Vi guarderà con un’aria sconsolata. E se le domandate se preferisce trascorrere le vacanze estive con una femmina o con il figlio della vostra amica, nove volte su dieci non avrà dubbi: meglio, molto meglio l’amica.

È così da sempre, eppure domani potrebbe non essere più così. Già, perché nel mondo occidentale si diffonde sempre di più la cosiddetta ideologia gender (in italiano identità di genere) che in nome di una causa apparentemente sacrosanta, quella della lotta alla discriminazione sessuale, impone norme di comportamento ed educative estreme. Come narrato nei giorni scorsi dai giornali, in alcune scuole italiane, ad esempio, i bambini vengono costretti a travestirsi da femmine e a giocare alla mamma, mentre alle bambine vengono imposti giochi di ruolo decisamente maschili. Nel frattempo si impongono modelli che tendono a sradicare identità centrali insite nella natura umana. In certi Comuni italiani ed europei – ma fortunatamente non dappertutto, ad esempio non ancora in Svizzera – quando si iscrive il proprio figlio a scuola o all’anagrafe le autorità non richiedono più di indicare padre e madre, bensì genitore 1 e genitore 2. E alcuni Paesi stanno anche abolendo la voce «sesso» sui documenti da sostituire con quella «genere»; il tutto in difesa dei diritti degli omosessuali.

E qui dobbiamo intenderci: chi scrive sostiene da sempre l’emancipazione degli omosessuali, non solo in teoria ma – ed è l’aspetto più importante – nella quotidianità. In famiglia abbiamo amici gay e lesbiche e mai sul lavoro ho giudicato una persona considerando le sue tendenze sessuali, rimandando al mittente qualunque pettegolezzo. Non mi importa se un collaboratore è omosessuale per la semplice ragione che non sono affari miei.

Ritengo che un vero Stato liberale debba permettere a ogni cittadino di vivere in libertà e nella tutela della privacy la propria sessualità e sono lieto nel poter dire: ormai ci siamo. Gli omosessuali non devono più nascondersi e men che meno vergognarsi. Una vittoria civile.

Il problema, però, è che una battaglia giustissima e nei suoi tratti salienti conclusa, si sta trasformando in qualcosa di ben diverso; assume dimensioni inaspettate e per molti versi ingiustificate, al punto che talvolta si ha l’impressione che a essere diversi siano gli eterosessuali e che avere una famiglia normale sia quasi scandaloso. Mi riferisco, lo avete capito, alle rivendicazioni più oltranziste e all’isteria quasi intimidatoria che accompagna certe pretese e che recentemente ha indotto gli stilisti Dolce e Gabbana a protestare pubblicamente. Il loro «Basta!» è risuonato alto, ma pur essendo omosessuali sono stati messi alla gogna mediatica in nome del politicamente corretto.

Il problema nel problema – e veniamo al punto – è che l’estremismo pro-gay viene usato come ariete mediatico e legislativo per propagare e imporre l’ideologia gender. Ideata dallo psichiatra americano John Money, sostiene che le differenze sessuali tra maschio e femmine non sono naturali, biologiche, come peraltro avviene in tutto il mondo animale, bensì culturali: dunque gli uomini sarebbero tali solo perché educati da maschi e le donne sarebbero donne solo perché educate da femmine. E che attraverso gli opportuni condizionamenti sociali, a cominciare dall’educazione nelle scuole, accompagnato da un vero e proprio bombardamento mediatico, si possa convincere chiunque a decidere a quale sesso appartenere o a vivere l’ambiguità sessuale come un fatto naturale.

È il ribaltamento del mondo: una battaglia a tutela della minoranza gay viene usata per tentare di sradicare l’identità sessuale naturale della stragrande maggioranza delle persone e convincere le nuove generazioni che ognuno può scegliere se diventare omosessuale o bisessuale o transessuale. Diciamola tutta: è un’aberrazione, che però si afferma sempre di più, agendo su più livelli. Il potere di emulazione del mondo dello spettacolo e del cinema è noto. Pensate all’ambiguità sessuale di Lady Gaga (che omosessuale non è ma si presenta come icona trans) o della barbuta Conchita, ai messaggi reiterati dei film di Hollywood o dei serial tv dove addirittura la Disney propone alcuni classici in versione gay. Osservate il mondo della moda: si scelgono sempre di più modelle androgine e modelli effeminati, al punto che talvolta non si capisce più se a sfilare è un uomo o una donna. Non è un caso che a Londra sia stato aperto pochi giorni fa il primo negozio gender.

Ma ancor più inquietante è il fatto è che i casi italiani non sono affatto isolati. Nelle scuole francesi è diventato obbligatorio un corso di insegnamento per promuovere la libertà dei sessi e per combattere l’omofobia che si propone di «sostituire categorie mentali come quella di “sesso” con il concetto di “genere” che mostra come la differenze tra uomo e donna non siano basate sulla natura ma siano prodotte storicamente e replicate dalle condizioni sociali». Corsi analoghi vengono insegnati nelle scuole inglesi.

È una battaglia subdola perché, schermandosi dietro alle rivendicazioni gay, inibisce un dibattito normale. Si impedisce alla gente di capire cos’è l’ideologia gender, di interrogarsi e in un’ultima analisi di decidere. Come dovrebbe accadere in democrazia.

Aggiornamento
07.10.2022

Da oggi, 7 ottobre 2022, è in vendita il saggio Il sistema (in)visibile. Perché non siamo più padroni del nostro destino. Il quotidiano La Verità lo recensisce con un lungo articolo su due pagine, a firma di Giorgio Gandola, che scrive: “Con il suo ultimo saggio, Marcello Foa ci fa capire il filo conduttore, quali sono le forze che determinano le scelte sociali, decisioni politiche che vanno a impattare con le nostre vite, i nostri valori”. E ancora: “Continuiamo a eleggere parlamenti e governi ma le decisioni che contano vengono prese altrove”.

«A chi mi critica dico: Ho raccontato la mia difficile esperienza in RAI in un’intervista a La Verità, poi in un’intervista a Mazzucco, sabato scorso anche al Goofy11 di Asimmetrie, quando ho potuto spiegare le ragioni del mio silenzio. Ma c’è chi continua a criticarmi senza leggere, senza ascoltare, senza voler capire. Mi auguro che il mio intervento goofy sia disponibile, nel qual caso lo pubblicherò. Così capirete cosa significa essere Presidente della RAI contro un establishment che ha cercato incessantemente di farmi fuori. Inoltre, c’è chi continua a dirmi che ero Direttore della RAI, no io ero Presidente della RAI con poteri molto limitati, perché la riforma Renzi li dà quasi tutti all’Amministratore delegato» (Marcello Foa, 7 ottobre 2022).

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