Rossella Petrellese: innamorata di Dio
Nata a Napoli il 1 Aprile 1972, la sua è una vita di sofferenze con l’unico conforto in Gesù Cristo. Il 18 settembre 1994 muore all’età di 22 anni. Realizza il suo ardente desiderio di ‘andare da Gesù’. Il 28 maggio 2006 Fra Massimiliano Novillo è nominato da mons. Rinaldi vescovo di Acerra, postulatore causa Beatificazione e Canonizzazione di Rossella. Il 21 Marzo 2009 è aperto il processo diocesano. Il 24 marzo 2010 le spoglie vengono traslate nella cattedrale. Il 31 marzo 2012 è aperta la fase romana del processo di Beatificazione.
Rossella Petrellese è nata, prematura, a Napoli, il Sabato Santo 1 aprile 1972, da Domenico Petrellese e Lucia Basurto. Poco prima della nascita di Rossella, non si sentiva il battito cardiaco e quindi i medici eseguirono un taglio cesareo. Pesava 2.200 kg, sottopeso e immediatamente sua madre si accorse che qualcosa non andava perché era cianotica.
Fu battezzata solo un mese dopo nella casa dei nonni, a Napoli, a causa delle sue pessime condizioni di salute. Già a un mese di vita aveva una broncopolmonite asmatica gravissima a cui ne seguirono altre. Rossella iniziò le visite mediche, ma all’età di due anni cadde dal seggiolone ed entrò in coma. Rossella però si riprese da sola per grazia di Dio perché la sala operatoria era già stata allestita per operarla alla testa perché non aveva risposto ad alcuna sollecitazione. La caduta non aveva avuto conseguenze.
Nel 1977, a Zurigo, fu sottoposta a un delicato intervento: cateterismo cardiaco. Da qui la diagnosi di: persistenza del dotto arterioso di Botallo, grave ipertensione della vena polmonare e aumento delle resistenze, forame ovale aperto. Rossella fu visitata dal famoso cardiochirurgo dott. Barnard nel 1977, il quale disse che il problema si sarebbe risolto solo con un trapianto di cuore e polmoni. Tuttavia il trapianto era ancora a uno stato sperimentale.
Rossella soffriva anche di ‘nevralgia del trigemino’ che comportava forti dolori alla testa. Rossella amava la musica e all’età di cinque anni iniziò ad imparare a suonare il pianoforte con ottimi risultati. Le piaceva studiare e disegnare. Amava i bambini e spesso li metteva al centro dei suoi disegni. Amava anche gli animali e la natura poiché erano stati creati da Dio.
Desiderava anche giocare e stare in compagnia delle sue amiche, ma queste non amavano stare troppo in casa. Invece, Rossella non poteva uscire spesso. Incontrava raramente i coetanei. Anche a scuola, loro non accettavano i suoi difetti fisici, non ne comprendevano i limiti.
Da adolescente, desiderava diventare una professionista nel suonare il piano e avere una famiglia tutta sua: un marito e dei figli. Rossella allora, adottò a distanza Alice. In seguito adottò un bambino in Africa: Edoardo. Il periodo più difficile della sua vita iniziò a 18 anni, quando provò il vuoto totale. Questo perché si vedeva circondata da persone che avevano la carità a senso unico.
La madre era l’unica diversa. Rossella si sentì sempre più triste e le sembrava di vivere nella notte. Si sentiva schiacciata e non trovava consolazione. Scrisse infatti: ‘Tutto quello che devo fare è versare lacrime, ognuna delle quali sarà piena di dolore. Un dolore che non finirà mai, mai!’
La famiglia, da Napoli si trasferì ad Acerra. Nel 1992 la chiesa di Acerra diede un convegno. Qui Rossella iniziò un cammino di conversione. Cercò aiuto e parlò con saggi uomini del clero. Don Aldo Giordano divenne la sua prima guida spirituale che le fece avere una prospettiva diversa rispetto alla malattia grazie all’amore: Gesù Crocifisso.
Capì che Dio la amava proprio per la sua debolezza e fragilità: “Hai bussato in ginocchio alla porta del mio cuore ma io ti ho ignorato poi sei rimasto in silenzio quasi nascosto e hai aspettato che io ti notassi”. Rossella comprese che non era mai stata sola. Era salita al calvario con Gesù: “…Quindi solo se e quando lo vorrai, starò di nuovo bene. Così a poco a poco sono guarita”. La guarigione di Rossella fu spirituale: la gioia che è dono di Dio, la serenità della letizia, il desiderio di crescere nella fede e di essere dono per gli altri.
Rossella si mise a disposizione dei sofferenti, studiò la vita dei santi e visse momenti di comunità. Iniziò un periodo molto bello sotto la guida di don Primo Poggi. Rossella frequentò altre personalità religiose anche tramite lettera. A causa di una fortissima scoliosi alla colonna vertebrale, che comprimeva il polmone, dovette affrontare un’operazione difficile, ma ne andava della sua vita.
Si trattava di un intervento estremamente doloroso alla spina dorsale dall’esito incerto. Disse che avrebbe corso il rischio perché: “Quello che accadrà sarà solo la volontà di Dio. Offrirò tutto. La mia sofferenza per tutti coloro che soffrono di più. I più soli, i più abbandonati, i più tristi”.
Si operò negli Stati Uniti a Rochester nel Minnesota presso la Mayo Clinic. Dimostrando di essere consapevole del rischio che correva, chiese di potersi confessare e di ricevere la Santa Comunione. Rossella sorrideva sempre e instaurò un rapporto sereno e di fiducia con il Dottor Carl Kao e con il personale paramedico.
Rossella affrontò l’intervento piena di Speranza del Cielo, l’8 settembre ma non superò la fase successiva. In tutte queste paure e sofferenze, il Signore la visitò con la Santa Comunione che ricevette ardentemente sabato 17 settembre. Confidò alla madre che, una volta tornati a casa, avrebbe voluto adottare un altro bambino in Africa, ma Rossella morì domenica 18 settembre 1994, alle ore 15, all’età di 22 anni.
Durante il suo funerale, prima di concludere la celebrazione, sua madre Lucia lesse alcune parti del testamento di Rossella: “Mammina, ti amo tanto. Non piangere. Sono felice! Questo è quello che ho voluto per tutta la vita… andare a Gesù. Papà, ti voglio bene e voglio un grande bene a tutti… Fate del bene a tutti senza aspettarvi mai nulla avrete i meriti dal Signore nei cieli. Signore ti ringrazio tanto per avermi dato la vita ma soprattutto per avermi fatto sentire l’immensità e la gioia del tuo amore nel mio cuore. Pregherò molto per tutti. Con amore Rossella”. Sulla tomba fece scrivere: “Non c’è niente che dia gioia come l’amore di Dio”.
(Materiale fornito da Lucia Basurto e Jerome Chong)