Papa Francesco: riscoprire la profezia della comunione

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Ad inizio settimana papa Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti e le partecipanti ai Capitoli Generali dei Poveri Servi e delle Povere Serve della Divina Provvidenza (Don Calabria) a conclusione dei lavori capitolari, il quale scriveva: “E’ una grande famiglia quella dell’Apostolato Infermi, non solo perché numerosa ma anche e soprattutto perché costituisce una forza potente nella Chiesa di Cristo. Infatti il sacrificio, quando è benedetto dal Signore ed è unito con la preghiera e con lo spirito di carità, è l’energia più preziosa che il cristiano possa mettere a disposizione di Dio e della Chiesa”.

Infatti il tema scelta dalla congregazione verteva sulla ‘profezia della comunione’: “E mi pare che avete voluto metterlo in pratica già nell’impostazione di queste giornate. La nostra comunione nasce e si alimenta prima di tutto nel rapporto con Dio Trinità (l’abbiamo meditato con i testi di San Giovanni in questo tempo pasquale); e si manifesta poi concretamente nella fraternità, nello spirito di famiglia, che è tipico anche del vostro carisma, e nello stile sinodale che avete abbracciato in piena sintonia con il cammino di tutta la Chiesa. Grazie di questo, è coraggioso, grazie!”

Il carisma della congregazione è l’abbandono nella misericordia di Dio: “Quando contempliamo Gesù nella sua vita pubblica, nella sua predicazione, anche nei suoi colloqui con i discepoli, vediamo che nel suo cuore c’era al primo posto questo desiderio: far conoscere il Padre, far sentire la sua bontà.

Gesù viveva così, pienamente immerso nella volontà del Padre, e tutta la sua missione era finalizzata a farci entrare in questa relazione filiale, che ha come tratto essenziale la fiducia nella Provvidenza: che il Padre ci conosce meglio di noi stessi e sa meglio di noi ciò di cui abbiamo bisogno. Bene, voi siete stati ‘affascinati’ da questa dimensione essenziale del mistero di Cristo.

Sulle orme di San Giovanni Calabria avete scelto di farlo vostro e testimoniarlo, e volete farlo specialmente in compagnia dei più poveri, degli ultimi, degli scartati della società, che sono le vostre ‘perle’, come li chiamava lui, il vostro Fondatore”.

E don Calabria ha lasciato in eredità la cultura della Provvidenza: “Direi che coltivare insieme ai poveri la fiducia nella provvidenza divina vi rende artigiani di una ‘cultura della provvidenza’. Questo è molto importante! Non va perduta questa dimensione, questa cultura della provvidenza che vedo come antidoto rispetto alla cultura dell’indifferenza, purtroppo diffusa nelle società del cosiddetto benessere”.

Il papa ha sottolineato che la provvidenza non è fatalismo: “Infatti, la spiritualità cristiana della provvidenza non è fatalismo, non vuol dire aspettare che piovano dal cielo le soluzioni ai problemi e i beni di cui abbiamo bisogno. No.

Al contrario, significa cercare di assomigliare, nello Spirito Santo, al nostro Padre celeste nel prenderci cura delle sue creature, specialmente di quelle più fragili, più piccole; significa condividere con gli altri il poco che abbiamo perché a nessuno manchi il necessario. E’ l’atteggiamento della cura, più che mai necessario per contrastare quello dell’indifferenza”.

La provvidenza è parte essenziale della ‘profezia della comunione’: “Lo faccio ricordando l’esempio che ci hanno dato i nostri vecchi, i nostri nonni. Per loro, quando capitava a casa un ospite all’improvviso, o quando una persona povera bussava in cerca di aiuto, era normale condividere un piatto di minestra, o di polenta.

Questo era un modo molto concreto di vivere la Provvidenza, come condivisione. Non dobbiamo idealizzare quel mondo, e nemmeno rifugiarci in sterili nostalgie, ma recuperare certi valori sì: la mentalità di chi spezza il pane benedicendo Dio Padre, fiducioso che quel pane basterà per noi e per il prossimo che ne ha bisogno.

Così ci ha insegnato Gesù Cristo nel miracolo della condivisione, e non moltiplicazione, dei pani e dei pesci. Oggi c’è bisogno di cristiani che servano la Provvidenza praticando la condivisione”.

Ed ha invitato a non parlare male: “E una delle cose che distrugge questa comunione umana, di umanità, è il chiacchiericcio: per favore, state attenti. Mai sparlare gli uni degli altri… Sarebbe bello che da questo Capitolo ci fosse in ognuno di voi la determinazione di mai chiacchierare dell’altro o dell’altra, mai… Allora dillo al superiore o alla superiora, che può porre rimedio, ma non andare seminando inquietudini che fanno male. Che sia un bel proposito: niente chiacchiericcio”.

Inoltre papa Francesco ha scritto un messaggio ai partecipanti al Consiglio Plenario della Commissione Internazionale Cattolica per le Migrazione, fondata da papa Pio XII per tessere una rete di assistenza ai migranti: “La missione ecclesiale della Commissione si realizza in due direzioni: ad intra e ad extra.

Essa è anzitutto chiamata ad offrire un’assistenza qualificata alle Conferenze Episcopali e alle Diocesi che si trovano a dover rispondere alle tante e complesse sfide migratorie del tempo presente.

Si impegna, pertanto, a favorire lo sviluppo e l’attuazione di progetti di pastorale migratoria e la formazione specializzata degli agenti pastorali in ambito migratorio, sempre a servizio delle Chiese particolari e secondo le competenze proprie”.

Infine ha ringraziato per il lavoro svolto: “Molte di queste azioni hanno avuto un’incidenza davvero determinante. Vi ringrazio, in particolare, per l’impegno profuso ad aiutare le Chiese a rispondere alle sfide legate al massiccio sfollamento provocato dal conflitto in Ucraina. Si tratta del più grande movimento di profughi verificatosi in Europa dopo la seconda guerra mondiale.

Non possiamo dimenticare, tuttavia, i milioni di richiedenti asilo, rifugiati e sfollati in altre parti del mondo, che hanno un disperato bisogno di essere accolti, protetti e amati. Come Chiesa vogliamo servire tutti e lavorare alacremente per l’edificazione di un futuro di pace. Voi avete la possibilità di dare un volto alla carità operosa della Chiesa nei loro confronti!”

(Foto: Santa Sede)

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