3^ domenica di Pasqua: è l’alba di un giorno nuovo!

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Era l’alba di un nuovo giorno quando Gesù per la terza volta si presenta agli Apostoli. Questi, alquanto sbandati per non avere in mezzo a loro Cristo Gesù, decidono di tornare al consueto lavoro; Pietro va a pescare, gli altri lo seguono. L’ozio è sempre il padre dei vizi, il lavoro permette all’uomo la realizzazione del suo essere umano. Avevano lasciato tutto per seguire Gesù, ma ora la solitudine li avvolge e la ripresa dell’antico lavoro appare l’unica alternativa. 

Era l’alba quando, dopo aver lavorato tutta la notte inutilmente, si presenta Gesù sulla riva e chiede loro qualcosa da mangiare. Non abbiamo pescato alcun pesce, dicono!, ma quando Gesù li invita a gettare le reti sulla destra, quasi per incanto, la rete si riempì di pesci. Gli Apostoli erano ancora tristi e delusi, soprattutto Pietro che aveva pianto amaramente  per avere rinnegato il suo Signore; ma, all’invito dello sconosciuto, quasi per incanto, obbediscono ed ecco la pesca miracolosa: 153 grossi pesci da riempire la barca e le reti non si squarciarono.

Ed ecco una luce nuova irrompe: Giovanni riconosce nello sconosciuto, fermo sulla spiaggia, il loro amato Maestro. L’episodio è ricco di pathos. Giovanni si rivolge a Pietro dicendo ‘E’ il Signore!’ Gioia e stupore s’intrecciano: la presenza del Signore risorto trasforma ogni cosa; il buio è vinto, il lavoro inutile di una notte insonne lascia il posto ad un nuovo slancio di amore per la certezza che Lui, il Maestro risorto, è in mezzo a loro. Entrare di nuovo in relazione con Gesù risorto è la chiave della vera felicità e della piena realizzazione umana: è una realizzazione in chiave di amore.

E’ proprio la domanda che Gesù rivolge a Pietro durante il pasto: ‘Simone, figlio di Giovanni, mi ami?’; sulla base della triplice affermazione di Pietro, Gesù gli affida la missione: pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle, il compito formidabile di pascere il suo gregge, la sua Chiesa, quanti avrebbero creduto in Lui.

L’incontro era avvenuto dove gli Apostoli vivevano e lavoravano, Gesù non disdegna la nostra fatica e il nostro lavoro ma va oltre; Egli penetra nell’intimo per offrire la sua misericordia e cogliere il nostro amore; l’amore infatti con amore si paga. Pietro durante la passione aveva rinnegato Gesù per ben tre volte, ora, dopo la risurrezione, Gesù lo invita a dichiarare apertamente il suo amore offrendo il suo perdono e nello stesso tempo gli affida la nuova missione; pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle.

Proprio sull’amore Gesù interpella Pietro e ciascun discepolo: ‘Simone di Giovanni, mi vuoi bene?’; nell’ora delle tenebre Pietro aveva giurato di non conoscere Gesù, perciò non era esente di colpa. Debolezza ed infedeltà possono riscattarsi solo con l’amore. Il dialogo di Gesù con Pietro sottolinea il bisogno della divina misericordia per guarire le ferite spirituali, le ferite del peccato.

La stessa domanda Gesù rivolge nella storia a me, a ciascuno di voi: ‘mi ami?’; lo amate?, lo amiamo non a parole ma con i fatti? Come l’apostolo Pietro abbiamo il coraggio di rispondere: ‘Sì, Signore, tu sai tutto; tu sai che io ti amo’. Dio ama ciascuno di noi con una intensità e profondità che non possiamo immaginare. Gesù ci ama e desidera purificarci dai nostri errori e rafforzare le nostre virtù.

Quando ci richiama sul nostro comportamento non ci rifiuta ma chiede solo di cambiare vita, divenire perfetti, o ‘convertitevi’. Così ha fatto con Pietro e gli affidò la missione: pasci il mio gregge. Amici carissimi, che leggete o ascoltate: non abbiate paura di aprire il vostro cuore a Gesù e consentite a Lui di parlarvi.

Per tutti Gesù ha una parola: pasci il mio gregge; a ciascuno di noi dà l’invito a vivere cristianamente e nell’amore la propria vocazione qualunque essa sia. Vivere da cristiano è amare, amare è servire. Chi è vero cristiano non può non rispondere con fermezza e prontezza ai progetti che Egli ha su ciascuno di noi.

Sostenuti dall’amore materno di Maria, madre e regina della Chiesa, ciascuno di noi possa proclamare la grandezza e la ricchezza del suo amore misericordioso. Allora e solo allora è Pasqua di risurrezione.

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