Da Betlemme mons. Pizzaballa invita ad udire la voce di Dio
Nella benedizione ‘Urbi et Orbi’ natalizio papa Francesco ha chiesto pace nel Medio Oriente e soprattutto per la Terra Santa: “Non dimentichiamoci di Betlemme, il luogo in cui Gesù ha visto la luce e che vive tempi difficili anche per le difficoltà economiche dovute alla pandemia, che impedisce ai pellegrini di raggiungere la Terra Santa, con effetti negativi sulla vita della popolazione. Pensiamo al Libano, che soffre una crisi senza precedenti con condizioni economiche e sociali molto preoccupanti”.
E dal Patriarcato di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, da Betlemme ha affermato che quest’anno le celebrazioni sono più ‘vive’ rispetto allo scorso anno, anche se i pellegrini non sono potuti ancora venire a causa della perdurante pandemia:
“Preghiamo per loro e al tempo stesso chiediamo la loro preghiera, perché tutto ciò finisca presto e perché la città di Betlemme torni ad essere piena di pellegrini, come è sua caratteristica. Preghiamo anche perché torni la gioia nelle tante famiglie che si sostengono grazie ai pellegrinaggi e che, a causa di questa pandemia, da più di due anni, ormai, non lavorano e vivono in una situazione sempre più difficile”.
La nascita di Gesù ha cambiato la storia: “La nascita di Gesù Cristo nella grotta di Betlemme ha cambiato la storia dell’umanità: oggi ha il potere di cambiare la nostra vita e di aprire nuove prospettive anche laddove sembra che le tenebre siano troppo forti. In quale modo? Per vivere il Natale è necessario udire la voce di Dio”.
Però per ascoltare la ‘voce di Dio’ occorre ascoltare ciò che annunciano i testimoni di Gesù: “Per incontrare Gesù, oggi come allora, abbiamo bisogno di lasciarci guidare dalla voce dei suoi testimoni, dei suoi inviati. Ma bisogna riconoscere la voce giusta per arrivare alla gioia del Natale, perché sono tante le voci che nel Vangelo parlano di Gesù, ma non tutte portano a Lui”.
E nei Vangeli sono molti: “Maria di Nazareth ha ascoltato la voce dell’angelo e il suo annuncio e ha accolto Gesù. E dopo Maria anche Giuseppe ha obbedito alla voce dell’angelo, vincendo le proprie paure: sono coloro che hanno reso possibile l’opera della salvezza. Altri testimoni sono i pastori, che hanno accolto l’annuncio degli angeli ‘Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama’; e poi i Magi, Simeone ed Anna e tanti altri”.
Per ‘trovare’ Gesù occorre fidarsi: “Per trovare Gesù occorre fidarsi di qualcuno che lo conosce e che ci aiuti ad avvicinarci a Lui. L’ascolto di un testimone credibile ci permette anche di vedere in modo nuovo, aprendoci ad una lettura differente della realtà. L’ascolto ha bisogno di un cuore di carne, docile, che si lasci ferire dall’altro, che sappia amare. Oggi anche noi, come Maria, Giuseppe, i pastori e i Magi, siamo riuniti presso la grotta di Betlemme, per celebrare il Natale di Gesù Cristo nostro Signore e Maestro”.
La domanda del patriarca riguarda tutti, che sono chiamati a scegliere i testimoni: “In questa Babilonia di annunci, dichiarazioni e moderne profezie, arrivate attraverso i tanti media, abbiamo bisogno di cercare e ritrovare la voce che ci porta a Gesù e alla salvezza, che allarghi i cuori alla speranza.
Abbiamo bisogno di testimoni di cui ci fidiamo per ritrovare la via che porta a Betlemme, che ci aiutino ad aprirci al futuro con fiducia, che sappiano vedere e farci vedere il bene che cresce, e non solo il male e il dolore, che pure sono presenti, ma non possono essere il nostro unico criterio di valutazione della situazione attuale”.
Non è sufficiente solo denunciare, ma impegnarsi: “Sarebbe mancanza di fede limitarci a denunciare il male e non impegnarci, invece, a progettare e costruire con speranza un futuro di bene. Fede e speranza non si possono separare: sono necessarie l’una all’altra.
Chiediamoci se siamo tra coloro che sono paralizzati dalla paura, o abbiamo invece lasciato spazio alla voce dello Spirito, che sempre ci apre a nuovi orizzonti. A quali testimoni abbiamo dato fiducia? Perché, in fondo, è di questo che abbiamo bisogno: di ricostruire la fiducia tra noi, fiducia nel futuro, nostro e dei nostri figli, fiducia nella possibilità di un cambiamento in meglio, sia nella vita civile, sia nella Chiesa”.
Anche la Chiesa è testimone, invitando a pensare il viaggio del papa a Cipro, della ’voce di Dio’: “Penso innanzitutto alla voce che è risuonata a Cipro, la voce di papa Francesco durante la sua visita a questa parte della nostra diocesi…
Papa Francesco ci ha ricordato il significato della pazienza, che non vuol dire rimanere inerti, ma essere disponibili all’azione imprevedibile dello Spirito Santo, usando il nostro tempo per valorizzare l’ascolto, accogliendo il diverso da noi.
Ascoltare, dice papa Francesco, significa fare spazio all’altro; così facendo si accoglie Gesù. E’ un’importante indicazione di metodo per tutta la nostra Chiesa di Gerusalemme, avviata nel cammino sinodale voluto dal Papa stesso, e che ha come tema fondante proprio l’ascolto e la conoscenza dell’altro”.
Anche in Giordania, dove sono arrivati milioni di profughi, ci sono ‘voci’ testimoni: “Eppure, questo Stato, pur segnato da tante difficoltà, insegna ancora oggi ai Paesi del primo mondo cosa siano la solidarietà e l’accoglienza.
In questi tempi di settarismi politici e religiosi, inoltre, la Giordania non ha paura di impegnarsi nel dialogo religioso e politico, e progetta il suo futuro. Che sia un Natale di speranza e di conforto anche per la nostra Chiesa giordana, dunque, perché continui ad essere sempre in ascolto della voce dello Spirito, e non abbia paura del futuro, ma resti aperta ed accogliente, vivace e piena di iniziative religiose, pastorali e sociali”.
Testimoni esistono anche in Israele, come a Gaza: “Mi riferisco in particolare alla crisi di fiducia avvenuta tra arabi ed ebrei, entrambi cittadini, entrambi abitanti delle stesse città. Questo ci ricorda che la convivenza non si subisce, ma si promuove.
Essa è sempre frutto di un desiderio sincero e reale, che si costruisce concretamente. E’ compito anche nostro, della Chiesa, imparare e promuovere l’ascolto e aiutare a riconoscere e promuovere le voci che parlano di comunione, di accoglienza e di rispetto, in tutti i diversi ambiti della società.
Non mancano nel Paese voci di persone, movimenti, associazioni impegnate nella promozione della coesistenza, del rispetto e dell’accoglienza reciproche. Natale è anche riconoscere e apprezzare chi sa vedere l’altro da sé come dono di Dio”.
E’ un invito ad udire il grido di giustizia dei palestinesi: “Ed infine, non possiamo non pensare alla nostra Palestina, al Paese nel quale ci troviamo oggi… La voce del dolore di questo popolo è davvero un grido assordante.
Un popolo che ha bisogno di fare esperienza di giustizia, che vuole conoscere la libertà, che è stanco di attendere che gli sia concesso di abitare liberamente e con dignità nella propria terra e nella propria casa, che non vuole vivere solo di permessi, in questo momento necessari per entrare, uscire, lavorare o altro, necessari per vivere.
Non di concessioni c’è bisogno, ma di diritti, e di porre fine ad anni di occupazione e di violenze, con tutte le loro drammatiche conseguenze sulla vita di ciascuno e della comunità in generale, creando relazioni nuove in cui regni non la diffidenza ma la fiducia reciproca”.
Il Natale è una chiamata personale, valida per tutti: “Il Natale è una chiamata personale per ciascuno di noi oggi qui presenti, come per qualsiasi credente nel mondo. E’ una chiamata per i giovani, per le famiglie, per gli anziani, per i lavoratori, per gli infermi, per i prigionieri, per i governanti.
Ascoltare la voce del Signore significa riconoscerlo e accoglierlo in ogni piccolo del Regno che incontriamo sulla nostra strada! Egli oggi chiama nuovamente ciascuno di noi ad accogliere la sua voce come fece la Vergine Maria…
A Gaza ho incontrato persone che hanno fatto proprio questo: hanno ascoltato e detto sì al Signore. Alcune di loro hanno fondato famiglie, altre hanno risposto a una vocazione religiosa, tutte si sono dedicate al servizio del Signore e degli altri con gioia. Come la risposta di Maria, così anche le loro risposte alla voce di Dio sono fonte di vita per tanti altri”.
(Foto: Patriarcato di Gerusalemme)