Papa Francesco: il presepe è una chiamata alla salvezza

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Sabato scorso papa Francesco ha ricevuto in udienza gli artigiani di Huancavelica, in Perù, che hanno donato il presepe, allestito in piazza san Pietro, ed i rappresentati del Trentino che hanno donato l’albero di Natale.

Il presepe è quello tradizionale della comunità Chopcca di Huancavelica; l’iniziativa è il risultato di un lavoro coordinato e trasversale tra il Governo Regionale di Huancavelica, Ppromperù, l’Ambasciata del Perù presso la Santa Sede, il Ministero della Cultura, il Ministero degli Affari Esteri e il Ministero del Commercio e del Turismo.

La natività esposta è composta da più di 30 pezzi a grandezza naturale in legno maguey (agave), modellati in fibra di vetro, gesso e tela incollata e realizzati da cinque artigiani di Huancavelica.

Papa Francesco ha ringraziato per il presepe e l’albero di Natale, specificando che Gesù è venuto per la salvezza di tutti: “I personaggi del presepe, costruiti con materiali e abiti caratteristici di quei territori, rappresentano i popoli delle Ande e simboleggiano la chiamata universale alla salvezza.

Gesù, infatti, è venuto in terra nella concretezza di un popolo per salvare ogni uomo e ogni donna, di tutte le culture e le nazionalità. Si è fatto piccolo perché possiamo accoglierlo e ricevere il dono della tenerezza di Dio”.

Anche l’albero è un segno di salvezza: “L’abete è segno di Cristo, albero della vita, albero al quale l’uomo non poté accedere a causa del peccato. Ma con il Natale la vita divina si è congiunta a quella dell’uomo.

L’albero di Natale, allora, evoca la rinascita, il dono di Dio che si unisce all’uomo per sempre, che ci regala la sua vita. Le luci dell’abete richiamano quella di Gesù, la luce dell’amore che continua a risplendere nelle notti del mondo”.

Questo è il significato del Natale: “Cari amici, Natale è questo, non lasciamolo inquinare dal consumismo e dall’indifferenza. I suoi simboli, specialmente il presepe e l’albero addobbato, ci riportano alla certezza che ci riempie il cuore di pace, alla gioia per l’Incarnazione, a Dio che diventa familiare: abita con noi, ritma di speranza i nostri giorni.

L’albero e il presepio ci introducono a quel clima tipico del Natale che fa parte del patrimonio delle nostre comunità: un clima ricco di tenerezza, di condivisione e di intimità familiare.

Non viviamo un Natale finto, per favore, un Natale commerciale! Lasciamoci avvolgere dalla vicinanza di Dio, questa vicinanza che è compassionevole, che è tenera; avvolgere dall’atmosfera natalizia che l’arte, le musiche, i canti e le tradizioni fanno scendere nel cuore”.

Inoltre nell’aula Paolo VI è stato realizzato anche un presepe dai giovani della parrocchia di san Bartolomeo a Gallio, nella diocesi di Padova, ringraziati dal papa:

“Vi sono riconoscente per questo dono, frutto di impegno e di riflessione sul Natale, festa della fiducia e della speranza. La ragione della speranza è che Dio è con noi, si fida di noi e non si stanca mai di noi!

E non si stanca mai di perdonare: siamo noi a stancarci di chiedere perdono. Viene ad abitare con gli uomini, sceglie la terra come sua dimora per stare insieme a noi e assumere le realtà dove trascorriamo i nostri giorni”.

Questo è l’insegnamento del presepe: “A Natale Dio si rivela non come uno che sta in alto per dominare, ma come Colui che si abbassa, piccolo e povero, compagno di strada, per servire: questo significa che per assomigliare a Lui la via è quella dell’abbassamento, del servizio.

Perché sia davvero Natale, non dimentichiamo questo: Dio viene a stare con noi e chiede di prendersi cura dei fratelli e delle sorelle, specialmente dei più poveri, dei più deboli, dei più fragili, che la pandemia rischia di emarginare ancora di più. Così è venuto Gesù, e il presepe ce lo ricorda”.

Inoltre non si può non sottolineare l’intervento, al festival delle ‘Arti effimere’, del vescovo di Noto, mons. Antonio Staglianò, che ha affermato l’inesistenza di Babbo Natale:

“Babbo Natale non esiste, anzi aggiungo che il rosso del vestito che indossa è stato scelto dalla Coca Cola esclusivamente per fini pubblicitari”, scatenando polemiche in quanto Babbo Natale trae origine da san Nicola di Bari.

Tornando sull’episodio il vescovo di Noto ha spiegato il suo pensiero: “Ho detto che Babbo Natale non è una persona storica come san Nicola da cui è stato tratto il personaggio immaginario.

Ho spronato i più giovani ad avere di Babbo Natale un’idea più incarnata per poter vivere meglio l’attesa e soprattutto lo scambio dei doni. Se Babbo Natale è san Nicola, i bambini dovrebbero aprirsi ad un sentimento di vicendevole aiuto, alla solidarietà dei doni verso i bimbi più poveri”.

Con tutto il rispetto per la casa produttrice della Coca Cola, che si è inventata Babbo Natale, il compito del vescovo è annunciare la carità evangelica, anche attraverso questi simboli della cultura popolare. E’ una via per fare poptheology e recuperare il senso vero della tradizione cristiana del Natale. Per il resto i bimbi sanno che Babbo Natale è papà o lo zio. Quindi nessun sogno infranto”.

(Foto: Santa Sede)

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