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La concreta tenerezza di Gesù: riflettendo con don Luigi Maria Epicoco

Don Luigi Maria Epicoco, in particolare, si sofferma a considerare la narrazione che riguarda la meravigliosa e struggente vicenda concernente la donna colta in adulterio, condotta dagli scribi e dai farisei dinnanzi a Gesù. E’ significativo notare, anzitutto, come questa donna venga immediatamente, ingiustamente e dolorosamente identificata con il proprio peccato: è una donna adultera. Non sappiamo niente riguardo al suo vissuto, non conosciamo il suo nome o la sua provenienza geografica.

La modalità mediante la quale quest’ultima viene definita, costituisce un’immensa e preziosa fonte di riflessione: quante volte, infatti, identifichiamo gli altri o noi stessi con le loro – o le nostre! – fragilità e cadute? Come se il male commesso annichilisse e definisse irreversibilmente e tragicamente la nostra persona e la nostra storia.

Eppure, il Signore in questa tenera e brillante pagina del Vangelo ci dice ed indica esattamente il contrario, ponendosi in radicale antitesi alla degenerante e letale mentalità e postura farisaica, così frequente e diffusa in una società individualistica e giudicante come quella attuale. Non è forse il medesimo atteggiamento sprezzante che sovente gli adulti incarnano nei confronti dei giovani?

Risulta appunto, molto più semplice ed immediato giudicarli impietosamente piuttosto che illuminarli, ascoltarli, accoglierli, guidarli e educarli, come peraltro emerge mestamente dal moltiplicarsi delle desolate e desolanti pagine di cronaca, ricordando a tutti ed a ciascuno che noi non siamo le nostre fragilità e le nostre cadute, non importa quanto siano ingenti.

Tu non sei il tuo peccato: non sei l’adulterio che hai commesso, non sei la menzogna che hai proferito, il furto che hai compiuto, non sei neppure l’omicidio di cui ti sei macchiato, non sei gli atti orribili che hai che hai espletato lo scorso anno, la scorsa settimana, stanotte o appena pochi instanti fa ma appartieni a tua Madre, appartieni a tuo Padre.

Sei tutto ciò che è scritto in modalità cristallina nel cuore di Dio e nel suo benedicente e paterno sguardo che riscrive e trasforma la tua biografia, conferendoti una nuova identità. In questo contesto Gesù ci mostra e dimostra chiaramente che la tenerezza è l’opposto della violenza. E’ una disposizione interiore ed esteriore che viene pragmaticamente incarnata degli occhi, delle mani, del tono di voce, dai vocaboli che rivolgiamo, della nostra modalità di ascoltare, mediante la nostra corporeità. Il Signore ci insegna che tenerezza è accogliere l’altro, mentre il giudizio opprime, allontana, chiude ed annichilisce.

Qual è la prima e significativa reazione di Gesù? E’ un atto di una delicatezza e sapienza inusitata: non la guarda negli occhi per non metterla in imbarazzo, poiché è già ostaggio degli sguardi tirannici e giudicanti della folla, ma scrive delicatamente sulla sabbia. Come la sapienza classica ha sempre sostenuto, espresso ed insegnato, infatti, gli occhi sono lo specchio dell’anima.

La prima tenerezza che Gesù adopera, quindi, è proprio la tenerezza del suo sguardo. Si accorge della sofferenza, si accorge di coloro che hanno bisogno, si accorge di chi si sente umiliato ed è capace di scrutare nel profondo oppure di astenersi dallo sguardo a seconda delle circostanze, la sua è una tenerezza autentica, concreta e benevola poiché sottopone ad uno sguardo e ad una narrazione profetica positiva persino e soprattutto l’errore più drammatico e doloroso, poiché è proprio in quei momenti abbiamo più bisogno di Lui e quindi di esperire il suo amore ed il suo perdono gratuito.

6^  Domenica Tempo Ordinario: la compassione e tenerezza del cuore di Cristo Gesù

Oggi di scena nel brano del Vangelo la guarigione miracolosa di un lebbroso: una persona disperata, che aveva perduto tutto: lavoro, famiglia, amici, dignità, tale era considerato un ammalato di lebbra. Un uomo rifiutato da Dio e dalla società, costretto dalla legge a vivere ai margini della società con il divieto di avvicinare o di essere avvicinato d’alcuno. Nell’Antico Testamento la labbra era sinonimo di peccato; il lebbroso era considerato un vero appestato; Mosè ne aveva descritto l’impurità e, come tale, doveva essere allontanato e segregato dalla casa e dal popolo.

Giornata del Malato: curare nelle relazioni

Il messaggio per la 32^ Giornata Mondiale del Malato, che si celebra oggi, si intitola: ‘Non è bene che l’uomo sia solo. Curare il malato curando le relazioni’, ispirandosi al capitolo 2 del libro della Genesi (Gen 2,18), come ha specificato papa Francesco: “Ci fa bene riascoltare quella parola biblica: non è bene che l’uomo sia solo! Dio la pronuncia agli inizi della creazione e così ci svela il senso profondo del suo progetto per l’umanità ma, al tempo stesso, la ferita mortale del peccato, che si introduce generando sospetti, fratture, divisioni e, perciò, isolamento.

Papa Francesco incoraggia a scoprire la bellezza della preghiera

Giornata intensa quella di oggi per papa Francesco, che, ricevendo tre delegazioni, ha sviluppato un filo conduttore della preghiera mariana nella famiglia o nelle associazioni religiose, come ha detto ai membri della delegazione delle ‘Sentinelle della Santa Famiglia’, che è una rete impegnata nella recita del rosario:

Papa Francesco: per la Madre di Dio non esiste ‘scarto’

Oggi papa Francesco ha ricevuto la Confraternita di Nostra Signora di Montserrat, in occasione degli 800 anni dalla fondazione, che è stata fondate per mantenere viva la devozione alla Madonna, sottolineando che tale devozione dimostra la tenerezza di Dio:

Papa Francesco invita a lodare Dio

“Lodate Dio per tutte le sue creature. Questo è stato l’invito che San Francesco d’Assisi ha fatto con la sua vita, i suoi canti, i suoi gesti. In tal modo ha ripreso la proposta dei salmi della Bibbia e ha ripresentato la sensibilità di Gesù verso le creature del Padre suo: ‘Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro’. ‘Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio’. Come non ammirare questa tenerezza di Gesù per tutti coloro che ci accompagnano nel nostro cammino?”

Mons. Pizzaballa: il perdono rivela la tenerezza di Dio

Sono stati giorni intensi quelli vissuti a Santa Maria degli Angeli durante la festa del Perdono di Assisi: tutto è cominciato nel 1216, quando san Francesco, immerso nella preghiera alla Porziuncola, chiese a Dio il dono che chiunque entri in questa piccola chiesa, potesse ricevere da Dio il Perdono completo di tutti i peccati, o in poche parole, il dono dell’Indulgenza. Dopo che il Santo di Assisi chiese il permesso al papa, da allora la Porziuncola divenne meta di tantissimi pellegrini assetati di un amore capace di guarire.

Papa Francesco: nella Chiesa c’è spazio per tutti

Papa Francesco ha concluso la prima giornata portoghese, partecipando nel Mosteiro dos Jerónimos alla recita dei Vespri con vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e operatori pastorali, salutato da mons. Mons. José Ornelas Carvalho, vescovo di Leiria-Fatima e presidente della Conferenza Episcopale Portoghese:

Il papa raccomanda alle missionarie della Carità la tenerezza materna

Giovedì scorso papa Francesco ha incontrato le partecipanti al Capitolo generale delle ‘Piccole Suore Missionarie della Carità’ (Opera don Orione), sottolineando che il fondatore della congregazione aveva dato la missione di ‘far sperimentare la misericordia di Dio’ alla gente, attraverso tre caratteristiche:

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