Torino ha ricordato mons. Operti, fautore del Progetto Policoro
Lunedì 21 giugno nel Santuario della Consolata a Torino, mons. Cesare Nosiglia ha presieduto la messa in suffragio di mons. Mario Operti, nella ricorrenza del 20° anniversario della morte (18 giugno 2001). Impegnato a lungo nella pastorale sociale e del lavoro anche a livello nazionale, nel 2000 mons. Operti era stato nominato Provicario per la pastorale dall’allora arcivescovo di Torino, mons. Severino Poletto.
Nell’omelia mons. Nosiglia ha invitato a cercare ‘le cose’ di Dio: “Le parole del Signore sono quanto mai chiare e profonde insieme e ci invitano a mettere al centro della nostra vita e delle nostre azioni il tesoro più prezioso che ci è stato dato, quello del Regno di Dio che abbiamo accolto e riconosciuto nella nostra vita di credenti. La giustizia del Regno è fonte prima di coraggio e di forza nell’affrontare i vari ambiti di vita tra cui certamente anche il lavoro che in questo tempo sta subendo una crisi profonda nel nostro territorio”.
Ed ha ricordato l’impegno di don Operti nel testimoniare la ‘giustizia’di Dio: “Il ricordo di don Operti riporta infatti in primo piano questo tema che siamo chiamati ad accogliere e seguire con la stessa determinazione e impegno che lui ha profuso in tutta la sua vita e nel suo ministero. Lui però ci insegna a non demordere e non scoraggiarci.
Anche in questo momento di grande difficoltà dal punto di vista economico e sociale, il riferimento fondamentale e ispiratore per offrire motivi di speranza e intraprendere percorsi innovativi rimane la Dottrina Sociale della Chiesa, che don Operti seguito con intelligenza e impegno”.
Centro della sua evangelizzazione era la Dottrina Sociale della Chiesa: “Secondo la Dottrina Sociale della Chiesa la giustizia sociale e la solidarietà non sono elementi che si aggiungono dopo che la produzione economica ha fatto il suo corso, quasi non appartenessero alla natura stessa dell’economia.
La solidarietà e la giustizia hanno a che fare, invece, con l’intero ciclo economico, quindi anche con la produzione e il consumo, il risparmio e la finanza, gli investimenti e la distribuzione. Solo in questo modo si può sostenere che l’impegno per la solidarietà e la giustizia è proprio di tutti gli attori del ciclo economico e non solo un atto moralistico che si aggiunge a posteriori quando l’economia ha fatto autonomamente il suo percorso”.
Per don Operti il lavoro produce solidarietà: “Lo scopo del lavoro è certo quello di produrre particolari beni o fornire particolari servizi, ma suo scopo ancora più importante è produrre cooperazione, relazione, partecipazione e quindi valorizzare i legami tra le persone che entrano come soggetti nella cooperazione stessa. Su questa tematica la Dottrina Sociale dice anche qualcosa di più: l’uomo non è solo una risorsa, ma è il fine stesso dell’attività economica.
Infatti, l’affermazione largamente condivisa tra gli operatori economici circa il valore economico della persona umana, potrebbe aprire la strada a nuove forme di strumentalizzazione della persona più sofisticate che non in passato, ma per questo forse più subdole e preoccupanti”.
Partendo da questi pensieri, ancora attuali, di don Operti, mons. Nosiglia ha tracciato l’impegno per i cattolici: “Credo che oggi la missione specifica dei cattolici impegnati nel lavoro sia quella di propagare la logica della gratuità e l’etica del bene comune, altrimenti la crisi di crescita e di coscienza di questi ultimi anni non potrà che aggravarsi.
La gratuità e le relazioni di fraternità non le producono né lo Stato né il mercato. Nelle attuali condizioni storiche la missione specifica dell’economia civile è quella di costituire la forza trainante per la propagazione della logica della gratuità.
Se invece, ci si accontenterà di svolgere solo un ruolo di supplenza delle pubbliche istituzioni oppure ci si limiterà a presidiare la nicchia che con meritato successo si è riusciti a conquistare fino ad oggi, allora, sarà difficile che possa risultare significativa per la crescita dell’intera società civile. Gratuità, infatti, non implica il disinteresse, ma un interesse superiore: costruire la fraternità”.
Infine ha ricordato la validità del Progetto Policoro: “Si tratta di un percorso di evangelizzazione, lavoro e testimonianza di servizio rivolto ai giovani in cui sono gli stessi giovani, formati e adeguatamente preparati, a farsi carico di avvicinare i coetanei per invitarli a mettersi in gioco nel campo della imprenditoria e dare sbocco concreto alla loro creatività e intraprendenza nel campo del lavoro.
Dall’orientamento, all’accompagnamento, alla realizzazione di progetti concreti che li vedano protagonisti in prima persona. Tre Uffici diocesani (Catechistico, della pastorale del Sociale e del lavoro e Caritas) interagiscono insieme per questo progetto, anche per preparare i giovani ‘maestri e accompagnatori degli altri’ con un cammino di formazione e poi di servizio, investendosi nella ricerca del lavoro e nel sostegno ai coetanei. Il progetto è finanziato dalla Cei e dalle Diocesi come la nostra che lo attivano”.
(Foto: La Voce e il Tempo)