Papa Francesco: i Santi rimandano a Gesù
Al termine dell’udienza generale odierna, in streaming dal Palazzo Apostolico, papa Francesco ha lanciato due appelli, di cui uno per le vittime delle inondazioni in Indonesia e Timor Est: “Desidero assicurare il mio ricordo nelle preghiere per le vittime delle innondazioni che nei giorni scorsi hanno colpito l’Indonesia e il Timor Est. Il Signore accolga i defunti e conforti i famigliari e sostenga quanti hanno perso la loro abitazione”.
L’altro pensiero è stato rivolto allo sport come propulsore per la pace nel mondo: “Ieri si è celebrata la Giornata Internazionale dello Sport indetta dalle Nazioni Unite. Auspico che essa possa rilanciare l’esperienza dello sport come evento di squadra per favorire il dialogo solidale tra culture e popoli diversi.
Sono lieto di incoraggiare l’Athletica Vaticana a proseguire nell’impegno di diffondere la cultura della fraternità ponendo viva attenzione alle persone più fragili diventando cosi testimoni di pace”.
Mentre nell’udienza generale il papa ha sottolineato la necessità di pregare, in quanto la preghiera è unione con i santi: “Nelle preghiere che troviamo nella Bibbia, e che spesso risuonano nella liturgia, c’è la traccia di antiche storie, di prodigiose liberazioni, di deportazioni e tristi esili, di commossi ritorni, di lodi sgorgate davanti alle meraviglie del creato”.
Quindi la preghiera racconta una storia: “E così queste voci si tramandano di generazione in generazione, in un continuo intreccio tra l’esperienza personale e quella del popolo e dell’umanità a cui apparteniamo. Nessuno può staccarsi dalla propria storia, dalla storia del proprio popolo, sempre nelle abitudini portiamo questa eredità e anche nella preghiera.
Nella preghiera di lode, specialmente in quella che sboccia nel cuore dei piccoli e degli umili, riecheggia qualcosa del canto del Magnificat che Maria innalzò a Dio davanti alla sua parente Elisabetta”.
Inoltre le preghiere si possono diffondere rapidamente con tutti i mezzi: “Le preghiere, quelle buone, sono ‘diffusive’, si propagano in continuazione, con o senza messaggi sui ‘social’: dalle corsie di ospedale, dai momenti di ritrovo festoso come da quelli in cui si soffre in silenzio…
Il dolore di ciascuno è il dolore di tutti, e la felicità di qualcuno si travasa nell’animo di altri. Il dolore e la felicità, fanno parte dell’unica storia: sono storie che si fanno storia nella propria vita. Si rivive la storia con le proprie parole, ma l’esperienza è la stessa”.
Le preghiere mettono in contatto con i Santi: “Le preghiere rinascono sempre: ogni volta che congiungiamo le mani e apriamo il cuore a Dio, ci ritroviamo in una compagnia di santi anonimi e di santi riconosciuti che con noi pregano, e che per noi intercedono, come fratelli e sorelle maggiori transitati per la nostra stessa avventura umana.
Nella Chiesa non c’è un lutto che resti solitario, non c’è lacrima che sia versata nell’oblio, perché tutto respira e partecipa di una grazia comune… Quella fede tramandata, trasmessa, che noi abbiamo ricevuto: con la fede è stato trasmesso anche il modo di pregare, la preghiera”.
Il santo è quindi un mediatore: “Un Santo che non ti rimanda a Gesù Cristo non è un santo, neppure cristiano. Il Santo ti fa ricordare Gesù Cristo perché ha percorso il cammino della vita come cristiano. I Santi ci ricordano che anche nella nostra vita, pur debole e segnata dal peccato, può sbocciare la santità…
La santità è un percorso di vita, di incontro con Gesù, sia lungo sia breve, sia in un istante, ma sempre è una testimonianza. Un Santo è la testimonianza di un uomo o una donna che ha incontrato Gesù e che ha seguito Gesù. Non è mai troppo tardi per convertirsi al Signore, che è buono e grande nell’amore”.
La preghiera è un legame: “Il primo modo di pregare per qualcuno è parlare a Dio di lui o di lei. Se facciamo questo frequentemente, ogni giorno, il nostro cuore non si chiude, rimane aperto ai fratelli. Pregare per gli altri è il primo modo di amarli e ci spinge alla vicinanza concreta.
Anche nei momenti di conflitti, un modo di sciogliere il conflitto, di ammorbidirlo, è pregare per la persona con la quale io sono in conflitto. E qualcosa cambia con la preghiera. La prima cosa che cambia è il mio cuore, è il mio atteggiamento”.
Infine i santi proteggono, ricordando anche i santi della ‘porta accanto’: “Se nella nostra vita le prove non hanno superato il colmo, se ancora siamo capaci di perseveranza, se malgrado tutto andiamo avanti con fiducia, forse tutto questo, più che ai nostri meriti, lo dobbiamo all’intercessione di tanti santi, alcuni in Cielo, altri pellegrini come noi sulla terra, che ci hanno protetto e accompagnato perché tutti sappiamo che qui sulla terra c’è gente santa, uomini e donne santi che vivono in santità.
Loro non lo sanno, neppure noi lo sappiamo, ma ci sono dei santi, dei santi di tutti i giorni, dei santi nascosti o come mi piace dire i ‘santi della porta accanto’, quelli che convivono nella vita con noi, che lavorano con noi, e conducono una vita di santità”.
(Foto: Santa Sede)