Mons. D’Ercole è ritornato in Italia

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Ad inizio mese mons. Giovanni D’Ercole, già vescovo di Ascoli Piceno, è ritornato in Italia, come ha detto attraverso il suo profilo facebook domenica 31 gennaio, definendo l’esperienza una ‘grazia’:

“Oggi è l’ultimo giorno di permanenza nel monastero. E’ stata una grazia speciale rimanere nel silenzio della preghiera per quasi tre mesi. Voi tutti siete stati con me e a Gesù ho chiesto ogni giorno di pensare con amore provvedente e misericordioso più a voi che a me. I monaci mi ripetono che sono dispiaciuti che io parta e mi chiedono di tornare presto. Certamente ritornerò in questo monastero dove in tutto si respira Dio, ma spero di tornarci non da solo”.

Riprendendo una frase di san Giovanni Bosco mons. D’Ercole ha sottolineato la necessità di operare il bene: “Fare una esperienza può essere utile anche a qualcuno di voi se il Signore vi chiama. Chiudo il mio soggiorno in monastero nel giorno della festa di san Giovanni Bosco e la giornata della vita consacrata anticipata ad oggi (sarebbe il 2 febbraio).

Una piccola frase tra le tante massime di san Giovanni Bosco piene di saggezza umana e potenza spirituale ‘Fare il bene senza comparire. La violetta sta nascosta ma si conosce e si trova grazie al suo profumo’.  Dimenticavo: ho letto tanti vostri messaggi  con cui mi dite che siete contenti che io torno”.

Ed in un altro post ha raccontato la sua esperienza nel deserto: “Sono stati quasi tre mesi di Marocco contando la prossima settimana dal 1 all’8 febbraio quando prenderò l’aereo da Casablanca per Roma. Il giorno 1 febbraio andrò a Rabat e poi a Casablanca ma avrò modo di comunicare ancora con voi prima di partire per Roma”.

Il deserto ha permesso di riscoprire l’essenza della vita: “Questo tempo è stato un lungo silenzioso colloquio con Gesù immerso nella preghiera dei monaci in cui ho trovato pace e sostegno. Ho vissuto da monaco nella più grande semplicità e direi povertà trappista  che fa scoprire l’essenziale della vita: Dio. Ho avuto con me voi tutti che ho sentito vicini e che ho portato nella preghiera. Passare mesi in silenzio è anche un’occasione per rivedere se stessi, il proprio cammino e la propria storia”.

Ha permesso di ripercorre le tappe della propria vita: “Tante volte mi sono tornate alla mente vicende del mio percorso umano sacerdotale e da vescovo. In monastero sembra che sei isolato e invece sei nel pieno della società ma la guardi con occhi nuovi, gli occhi di Dio.

Così anche quel che mi appariva un problema, un disagio sofferto, una prova difficile  tutto senti come grazia divina. Mi è capitato spesso di dirlo negli anni passati quasi per implorare che veramente tutto anche il dolore sia grazia”.

Soprattutto la lettura di un libro di don Barsotti è servito a ‘rinascere in Dio’: Qui mi è parso diverso e costantemente mi risuonava nel cuore: se ti basto io, nulla ti manca. Questo è tutto.  Ma non è facile rispondere: si, mi basti Tu. Eppure non c’è alternativa e il faticoso cammino dell’ascesi monastica è proprio uno spogliarsi totalmente di se, un morire a se stessi per rinascere in Dio.

Un libro di Divo Barsotti (‘la fede nell’Amore’) tradotto in francese ‘Que je vois ton visage’ mi sta accompagnando in questi ultimi giorni. C’è una sola Parola di Dio che continua dalla nostra nascita a chiamarci perché ci ama: è la parola dell’amore. E questa parola null’altro è che questa: non avere paura, io sono con te, io sono per te. Credere all’amore è allora osare la vita con tutte le sue incognite e le sue opportunità”.

Mons. D’Ercole, nel giorno della partenza, aveva spiegato il motivo del ritiro nel deserto: “Avverto chiaro che Dio ci conduce tutti in questo tempo di pandemia sanitaria umana e spirituale verso una luce che squarcia le nuvole della paura e dell’incertezza. Siamo tutti insieme anche se non sempre riusciamo a capirci e a volerci bene. La fatica è di tutti e dal deserto del monastero spero di poter fare quello che non riuscivo a compiere come vescovo di Ascoli Piceno”.

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