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Natale di speranza: il coraggio silenzioso delle madri dimenticate

In attesa del Natale, il mio cuore è rivolto a tutte le mamme che, in questo periodo, mi hanno cercato, contattato e incontrato. Sono donne che portano con sé un dolore profondo, nei cui volti si leggono i segni di una sofferenza che, a volte, sembra non avere fine. Si trovano ad affrontare momenti di grande difficoltà, segnati dalla solitudine e dalla disperazione. Sono mamme che spesso portano sulle spalle il peso insostenibile del senso di colpa, donne che si sentono inadeguate e che convivono con il cuore ferito per un figlio smarrito, inghiottito dal buio di un bosco diabolico che sembra non avere vie d’uscita.

Ho incontrato madri che vivono questo dolore in completa solitudine, lontane dalle attenzioni istituzionali, abbandonate dalle parole di conforto e, a volte, ferite ulteriormente da sguardi giudicanti. Ho sofferto con loro. Ho condiviso l’angoscia di quei lunghi momenti di attesa, aspettando un messaggio, una telefonata. Ho visto la loro disperazione mentre cercavano un figlio tra le sterpaglie di quel bosco maledetto, un luogo che sembra non conoscere speranza.

Sono state mamme che hanno provato in tutti i modi a portare i loro figli lungo un percorso di recupero, a dar loro una possibilità di salvezza, ma …. Mamme che hanno lottato, che hanno cercato aiuto, che hanno insistito per dare ai loro figli una chance di rialzarsi, senza mai arrendersi. Eppure, nonostante ogni tentativo, ogni sacrificio, si sono trovate a dover affrontare la realtà di un cammino difficile, che sembrava non portare a nulla.

Madri che hanno visto i loro ragazzi spegnersi sotto il peso della droga, della disperazione, e a quelle che non ricevono notizie dei propri figli da mesi, forse da anni. Madri che appendono volantini con le foto dei loro figli scomparsi, madri che attraversano il freddo e l’oscurità dei boschi come quello di Rogoredo, sfidando la paura e i venditori di morte, pur di intravedere ancora, anche solo per un istante, lo sguardo di un figlio amato.

Queste sono storie troppo spesso dimenticate, vite spezzate troppo presto. Eppure, quei figli restano impressi per sempre nel cuore di chi li ha amati, perché l’amore di una madre non si arrende mai. Eppure, anche in questo buio che sembra senza fine, credo ancora nella speranza. Credo che, persino nei luoghi più oscuri, possa accendersi una piccola luce, una luce capace di ricordarci che non tutto è perduto. Anche nel dolore più profondo è possibile trovare la forza di rialzarsi, di ricominciare, di sperare ancora.

A queste mamme coraggiose e sofferenti va il mio pensiero più sincero. Che possano trovare, dentro di loro, la forza di continuare a camminare, anche sotto il peso della loro croce. Che la luce di questo Natale, con il suo messaggio di rinascita, entri nei loro cuori, illumini le notti più buie e porti conforto e speranza.

A quelle madri che lottano senza tregua, che non dormono più, che si sentono sfinite e senza più forze, voglio dire con tutto il cuore: non arrendetevi mai, sono con voi! Anche quando il cuore si spezza, anche quando tutto sembra perduto, c’è sempre una ragione per sperare. Perché l’amore di una madre può vincere il buio e diventare quella luce che guida, passo dopo passo, un figlio smarrito verso casa.

Auguro a queste donne e ai loro figli, ovunque si trovino, che questo Natale porti con sé un soffio di speranza, un sorriso inatteso e una nuova forza per credere in un domani migliore. Perché, anche nei momenti più difficili, la vita non smette mai di sorprenderci con la sua capacità di rinascere.

L’Aquila non dimentica i morti del terremoto del 2009

Un fascio di luce, acceso nel cortile centrale del Palazzo de L’Aquila, ha illuminato la notte del ricordo nel 15^ anniversario del terremoto che il 6 aprile 2009 provocò 309 vittime, sconvolgendo la vita del capoluogo abruzzese e di altri 55 comuni in Abruzzo. Un appuntamento che negli anni è cambiato ed ha evoluto la sua forma, senza mai cessare di rappresentare un momento di riflessione, di condivisione e segno di rinascita per una comunità che guarda al futuro senza lasciare dietro il passato.

A rappresentare il futuro due giovani aquilani entrambi nati nel 2009 ed iscritti al Conservatorio cittadino, chiamati ad accendere il braciere al Parco della Memoria al termine del percorso a piedi, partito da via XX Settembre, nei pressi del Tribunale: si tratta di Elisa Nardi, che per il suo percorso di formazione musicale ha intrapreso lo studio delle percussioni, e Tommaso Sponta, studente di violoncello.

Nell’omelia il card. Giuseppe Petrocchi ha invitato a non perdere la memoria di quell’evento tragico: “Facciamo memoria, nella liturgia, delle 309 vittime di quella catastrofica calamità; come anche di Coloro che sono deceduti successivamente, a causa dei traumi subìti. Portiamo nel cuore e nelle nostre preghiere il dramma di quanti sono stati profondamente feriti nella mente, negli affetti e nelle situazioni ‘esistenziali’ da quegli eventi distruttivi”.

La memoria accomuna: “Ricordiamo pure gli abitanti, delle aree a noi vicine, che hanno perso la vita o sono stati colpiti nelle rovinose ‘repliche telluriche’ del 2016-2017. Raccogliamo, nella nostra invocazione e solidarietà fraterna, tutte le Persone che hanno patito, in altre parti del mondo e nelle diverse epoche, questo stesso ‘martirio sismico’. Il terremoto del 2009 costituisce un ‘osservatorio’ sulle tragedie del mondo: le vittime di quella immane disgrazia sono ‘Compagni di sorte’ di altri Soggetti sui quali si sono abbattute le violenze di conflitti e di calamità dirompenti”.

Un anniversario che si è svolto nel periodo pasquale per meditare sulla rinascita della vita: “Facciamo nostra questa solenne ‘attestazione’ del Credo: la Pasqua di Gesù ci ha reso certi che la morte dei discepoli non rappresenta lo sfacelo ultimo e definitivo dell’esistenza, ma è passaggio alla Vita eterna: quella che non muore più. Stasera siamo riuniti qui proprio per proclamare, insieme al dolore per le vittime del sisma, la nostra certezza che il vincolo di unità, che ci ha legato a loro, non si è spezzato, ma si è stretto ancora più forte: perché in esso è stato impresso il sigillo dell’amore evangelico.

Sperimentiamo dolorosamente il ‘lutto’, che non viene meno perché è sacro, ma senza esserne sopraffatti: ha la meglio l’annuncio della Pasqua, che abbiamo ricevuto e accolto. Se è vero, infatti, che ‘tutto passa’, è ancora più vero, nella Carità, che ‘tutto resta’: infatti, l’amore autentico è siglato dal ‘per sempre’; ed ogni affetto, che dura solo a ‘tempo determinato’, non è amore, ma emozionalità volubile e inaffidabile”.

L’omelia dell’arcivescovo della città è stato un invito a non disperare in quanto concittadini del Regno di Dio: “Sappiamo che ‘Cielo’ e ‘Terra’ sono congiunti nel Signore, anche se, durante lo scorrere dei nostri giorni, questa ‘saldatura’ non si è ancora interamente compiuta. Siamo già tutti ‘Con-cittadini’ del Regno di Dio, anche se con diverse ‘titolarità’: i nostri Fratelli, che dimorano “lassù”, hanno già una appartenenza piena e definitiva; noi, che abitiamo ‘quaggiù’, camminiamo per raggiungerli nella stessa Patria celeste.

In questa assemblea liturgica ‘Loro’ non sono assenti, ma si rendono realmente presenti, nella stessa Famiglia degli ‘Ammessi alla Vita’. Per tale ragione, nel corso della celebrazione, ne vengono evocati i nomi: si tratta di una scansione solenne, a voce alta; dimostrazione che, nella loro vicenda, rifiutiamo qualunque ‘amnesia’ anagrafica ed esistenziale. Tuttavia la nostra memoria non intende rimanere solo ‘retroflessa’, cioè ripiegata all’indietro, ma vuole proiettarsi in avanti, sviluppando la capacità di affrontare creativamente il futuro”.

In questo senso la fede ha forgiato la comunità: “La luce della fede ha compiuto il ‘miracolo’ di far germogliare, in noi e tra di noi, il fiore prezioso della ‘consolazione’, che si espande dal grande albero della Speranza. Ma questo ‘approccio cristiano’ ha pure contribuito a forgiare atteggiamenti sociali ‘adeguati’, per sostenere una efficace ‘risposta ricostruttiva’ alla sfida lanciata dal sisma”.

La città non si è lasciata vincere dal pessimismo: “Dopo aver sperimentato la furia demolitiva del terremoto, L’Aquila non si è fermata: non ha messo la ‘marcia indietro’ della ‘rassegnazione perdente’, ma è subito ‘ripartita’ attivando una reazione coraggiosa e fattiva: si è spinta in avanti, accelerando il ‘ritmo operativo’ del suo robusto ‘motore’ religioso, etico e sociale. Così è stata avviata la grande e faticosa impresa della ‘rinascita’: avventura corale e permanente, tesa a riguadagnare la fiducia nel presente, custodendo con fierezza i valori del passato, per riaprire le prospettive di un promettente avvenire. La Comunità, al completo, si è mobilitata per ‘ri-edificare’ non solo ‘come’ prima, ma ‘meglio’ e ‘più’ di prima: in tutti i campi!”

Quindi è stato un invito a riconoscere la provvidenza, come l’apostolo Pietro dopo la pesca miracolosa: “Ricordiamo che il Signore ci parla attraverso il Vangelo e nella Comunità ecclesiale, come anche ‘dentro’ la nostra coscienza e per mezzo degli eventi che ci accadono. Sta a noi imparare a cogliere la Sua volontà, facendo il giusto discernimento e agendo con la dovuta coerenza: proprio questa fedeltà ci consentirà di ‘riconoscere’ e accogliere Gesù, dicendo, come Pietro: ‘è il Signore!’

La Provvidenza di Dio ci ha accompagnato in questi 15 anni, consentendoci di attraversare la tragedia del sisma, dirigendoci però verso orizzonti di speranza, e conquistando novità inedite e di maggior valore. Il dolore per il ‘distacco’ dalle Persone care rimane radicato nella nostra anima: e continuerà ad ardere nel cuore, come una lampada perenne, alimentata da un amore che non si spegne e attende il momento del ricongiungimento”.

(Foto: diocesi de L’Aquila)

Venti anni di ‘Giardino dei Giusti’

Il 10 maggio 2012 i deputati di Strasburgo hanno accolto l’appello di Gariwo, sottoscritto da numerosi cittadini ed esponenti del mondo della cultura, istituendo la Giornata europea dei Giusti il 6 marzo, data della scomparsa dell’artefice del Viale dei Giusti Moshe Bejski:

Da Amatrice un sogno per rinascere dopo il terremoto

Sei anni sono trascorsi e nessuno ha mai dimenticato quella notte; anzi l’invito è quello di resistere e non abbandonare Amatrice, ancora con molte macerie, sapendo ‘guardare oltre il 24 agosto 2016 e anche oltre quello che Amatrice è oggi’, come ha ricordato il vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili, in partenza per Verona, nella memoria delle vittime di quella notte.

Papa Francesco a L’Aquila: la rivoluzione cristiana sta nel servizio

Al termine dell’Angelus papa Francesco ha aperto nella basilica di Collemaggio de L’Aquila la porta santa della Perdonanza celestiniana con una breve ammonizione: “Concedi alla Chiesa questo tempo di penitenza e di perdono perché abbia la gioia di rinnovarsi. Aprici completamente la porta della tua misericordia per schiuderci un giorno le porte della tua dimora in cielo. Concedi a quanti varcheranno questa soglia di ottenere la salvezza”.

Dalla Repubblica Democratica del Congo una storia di rinascita

Nei primi giorni di luglio il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, nel viaggio nella Repubblica Democratica del Congo ha incontrato anziani, bambini, donne sole con i figli, coppie, adolescenti, uniti dall’unico comune denominatore della sofferenza: quella che ha la forma del rifiuto e dello stigma sociale, della malattia e della disabilità intellettiva, dell’abbandono anche da parte degli stessi familiari. Una sofferenza guarita a volte solo con l’amore e senza nemmeno cure mediche specifiche.

Mons. Palmieri: la rinascita deriva dal battesimo

Emidio nacque nell’anno 273, da una nobile famiglia di Treviri. Fu un pagano convertito che sentì il dovere di partire per l’Italia e, una volta giunto a Milano fu subito ordinato sacerdote da San Materno grazie alla sua devozione verso il Signore. Ad Ascoli Emidio si prodigò nella predicazione e nella guarigione dei malati, convertendo moltissimi ascolani.

La storia di Silvia, malata di sclerosi ma felice grazia alla fede e a Santa Rita

La festa di santa Rita a Cascia ha vissuto un grande momento con il Riconoscimento Internazionale Santa Rita. Un premio unico nel suo genere che dal 1988, per volontà delle suore, dei padri agostiniani e dell’amministrazione comunale, è conferito alle ‘Donne di Rita’, donne di ogni età, condizione, nazione o religione che testimoniano i valori alla radice del messaggio della santa di Cascia.

Papa Francesco invita a rinascere dall’alto

Papa Francesco, continuando il ciclo di catechesi sulla vecchiaia, ha incentrato la riflessione sulla rinascita prendendo spunto dall’incontro di Nicodemo con Gesù: “Tra le figure di anziani più rilevanti nei Vangeli c’è Nicodemo, uno dei capi dei Giudei, il quale, volendo conoscere Gesù, ma di nascosto andò da lui di notte. Nel colloquio di Gesù con Nicodemo emerge il cuore della rivelazione di Gesù e della sua missione redentrice”.  

Mons. D’Ercole è ritornato in Italia

Ad inizio mese mons. Giovanni D’Ercole, già vescovo di Ascoli Piceno, è ritornato in Italia, come ha detto attraverso il suo profilo facebook domenica 31 gennaio, definendo l’esperienza una ‘grazia’:

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