Papa Francesco: camminare con il popolo di Dio per la crescita spirituale

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Oggi papa Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti al Convegno internazionale sulla formazione permanente dei sacerdoti, promosso dal Dicastero per il Clero, in corso fino a sabato 10 febbraio, raccomandando di camminare nella testimonianza della Parola di Dio, secondo il titolo del convegno ‘Ravviva il dono di Dio che è in te’, senza offrire risposte preconfezionate:

“In questi giorni avete la grazia di condividere le buone pratiche, di confrontarvi sulle sfide e sui problemi e di scrutare gli orizzonti futuri della formazione sacerdotale in questo cambiamento d’epoca, guardando sempre avanti, sempre pronti a gettare nuovamente le reti sulla Parola del Signore.

Si tratta di camminare alla ricerca di strumenti e linguaggi che aiutino la formazione sacerdotale, non pensando di avere in mano tutte le risposte (io ho paura di coloro che hanno in mano tutte le risposte, ne ho paura), ma confidando di poterle trovare strada facendo. In questi giorni, allora, ascoltatevi a vicenda, e lasciatevi ispirare dall’invito che l’apostolo Paolo rivolge a Timoteo e che dà il titolo al vostro Convegno: ‘Ravviva il dono di Dio che è in te’. Ravvivare il dono, riscoprire l’unzione, riaccendere il fuoco perché non si spenga lo zelo del ministero apostolico”.

Agli oltre 1.000 preti arrivati dall’Italia e dal mondo, accompagnati dal card. Lazzaro You Heung-sik, il papa ha offerto alcune piste di lettura, di cui la prima è quella di vivere la gioia del Vangelo: “Al centro della vita cristiana c’è il dono dell’amicizia con il Signore, che ci libera dalla tristezza dell’individualismo e dal rischio di una vita senza significato, senza amore e senza speranza.

La gioia del Vangelo, la buona notizia che ci accompagna è proprio questa: siamo amati da Dio con tenerezza e misericordia. E questo annuncio gioioso siamo chiamati a farlo risuonare nel mondo, testimoniandolo con la vita, perché tutti possano scoprire la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto”.

Per vivere tale gioia è indispensabile la formazione: “Qui troviamo un caposaldo della formazione permanente, non soltanto dei preti ma di ogni cristiano, che anche la ‘Ratio fundamentalis’ sottolinea: solo se siamo e rimaniamo discepoli, possiamo diventare ministri di Dio e missionari del suo Regno. Solo accogliendo e custodendo la gioia del Vangelo, possiamo portare questa gioia agli altri. Nel fare formazione permanente, dunque, non dimentichiamo che siamo sempre discepoli in cammino e che ciò costituisce, in ogni momento, la cosa più bella che ci è capitata, per grazia!”

E’ un invito ad essere discepoli di Cristo: “La grazia suppone sempre la natura, e per questo abbiamo bisogno di una formazione umana integrale. Infatti, l’essere discepoli del Signore non è un travestimento religioso, ma è uno stile di vita, e dunque richiede la cura della nostra umanità…

C’è bisogno di sacerdoti pienamente umani, che giochino con i bambini e che accarezzino i vecchi, capaci di buone relazioni, maturi nell’affrontare le sfide del ministero, perché la consolazione del Vangelo giunga al popolo di Dio attraverso la loro umanità trasformata dallo Spirito di Gesù. Non dimentichiamo mai la forza umanizzante del Vangelo!”

La seconda indicazione è quella di sentirsi in sintonia con il popolo di Dio: “Discepoli missionari si può essere solo insieme. Possiamo vivere bene il ministero sacerdotale solo immersi nel popolo sacerdotale, dal quale anche noi proveniamo. Questa appartenenza al popolo (non sentirci mai separati dal cammino del santo popolo fedele di Dio) ci custodisce, ci sostiene nelle fatiche, ci accompagna nelle ansie pastorali e ci preserva dal rischio di staccarci dalla realtà e di sentirci onnipotenti. Stiamo attenti, perché questa è anche la radice di ogni forma di abuso”.

E’ un invito a camminare insieme: “Ricordiamolo sempre: camminare insieme. Il prete sempre insieme con il popolo a cui appartiene, ma anche insieme al vescovo e al presbiterio. Non trascuriamo mai la fraternità sacerdotale! E su questo aspetto, di essere unito al popolo di Dio, Paolo avverte Timoteo: ‘Ricordati di tua mamma e di tua nonna’. Ricordati delle tue radici, della tua storia, della storia della tua famiglia, della storia del tuo popolo. Il sacerdote non nasce per generazione spontanea. O è del popolo di Dio è un aristocratico che finisce nevrotico”.

Infine il servizio: “Servire è il distintivo dei ministri di Cristo. Ce lo ha mostrato il Maestro, in tutta la sua vita e, in particolare, durante l’Ultima Cena quando ha lavato i piedi dei discepoli. Nell’ottica del servizio, la formazione non è un’operazione estrinseca, la trasmissione di un insegnamento, ma diventa l’arte di mettere l’altro al centro, facendo emergere la sua bellezza, il bene che è che porta dentro, mettendo in luce i suoi doni e anche le sue ombre, le sue ferite e i suoi desideri. E così formare i sacerdoti significa servirli, servire la loro vita, incoraggiare il loro percorso, aiutarli nel discernimento, accompagnarli nelle difficoltà e sostenerli nelle sfide pastorali”.

Tale servizio diventa generativo: “Il prete che viene formato così, a sua volta si mette a servizio del popolo di Dio, è vicino alla gente e, come Gesù ha fatto sulla croce, si fa carico di tutti. Guardiamo a questa cattedra, fratelli e sorelle: la Croce. Da lì, amandoci fino alla fine, il Signore ha generato un popolo nuovo. E anche noi, quando ci mettiamo a servizio degli altri, quando diventiamo padri e madri per coloro che ci sono affidati, generiamo la vita di Dio”.

Mentre ai partecipanti all’Assemblea Plenaria del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti il papa ha ricordato la validità della ‘Sacrosanctum Concilium’, la Costituzione sulla Sacra Liturgia, elaborata al Concilio Vaticano II, perché senza riforma liturgica non esiste riforma della Chiesa:

“Una Chiesa che non sente la passione per la crescita spirituale, che non cerca di parlare in modo comprensibile agli uomini e alle donne del suo tempo, che non prova dolore per la divisione tra i cristiani, che non freme per l’ansia di annunciare Cristo alle genti, è una Chiesa malata, e questi ne sono i sintomi”.

Ed ha affrontato il tema della ministerialità della donna nella Chiesa: “La donna in sé stessa ha un simbolo molto grande nella Chiesa come donna, senza ridurla alla ministerialità. Per questo ho detto che ogni istanza di riforma della Chiesa è sempre questione di fedeltà sponsale, perché è donna. I Padri conciliari sanno di dover mettere al centro la liturgia, perché è il luogo per eccellenza in cui incontrare Cristo vivo. Lo Spirito Santo, che è la preziosa dote che lo Sposo stesso, con la sua croce, ha provveduto per la Sposa, rende possibile quella ‘actuosa participatio’ che continuamente anima e rinnova la vita battesimale”.

Però alla base è necessaria la formazione liturgica: “Non si tratta di una specializzazione per pochi esperti, ma di una disposizione interiore di tutto il popolo di Dio. Ciò naturalmente non esclude che vi sia una priorità nella formazione di coloro che, in forza del sacramento dell’Ordine, sono chiamati ad essere mistagoghi, cioè a prendere per mano e accompagnare i fedeli nella conoscenza dei santi misteri. Vi incoraggio a proseguire in questo vostro impegno affinché i pastori sappiano condurre il popolo al buon pascolo della celebrazione liturgica, dove l’annuncio di Cristo morto e risorto diventa esperienza concreta della sua presenza che trasforma la vita”.

Concludendo ha proposto percorsi liturgici formativi per il ‘popolo di Dio’ con la ‘valorizzazione’ della domenica: “Infine, mentre prepariamo nuovi percorsi formativi per i ministri, dobbiamo contemporaneamente pensare a quelli destinati al popolo di Dio. A partire dalle assemblee che si radunano nel giorno del Signore e nelle feste dell’anno liturgico: esse costituiscono la prima concreta opportunità di formazione liturgica.

E così pure possono esserlo altri momenti in cui la gente maggiormente partecipa alle celebrazioni e alla loro preparazione: penso alle feste patronali, o ai Sacramenti dell’iniziazione cristiana. Preparate con cura pastorale, diventano occasioni favorevoli perché la gente possa riscoprire e approfondire il senso del celebrare oggi il mistero della salvezza”.

(Foto: Santa Sede)   

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