Papa Francesco: consolazione è pace che muove al bene
Al termine dell’udienza generale odierna in piazza san Pietro il papa ha chiesto di pregare per le vittime del terremoto, che ha colpito l’isola di Giava in Indonesia, provocando finora 268 morti: “Nelle scorse ore l’Isola di Giava, in Indonesia, è stata colpita da un forte terremoto. Esprimo la mia vicinanza a quella cara popolazione e prego per i morti e per i feriti”.
Poi ha ricordato la beatificazione di p. Ambrosoli, avvenuta domenica scorsa in Uganda: “Domenica scorsa a Kalongo, in Uganda, è stato beatificato padre Giuseppe Ambrosoli, missionario comboniano, sacerdote e medico. Nato nella diocesi di Como, è morto in Uganda nel 1987 dopo aver speso la sua vita per i malati, nei quali vedeva il volto di Cristo. La sua straordinaria testimonianza aiuti ciascuno di noi ad essere segno di una Chiesa in ‘uscita’. Un applauso al nuovo Beato!”
Ed infine, dopo aver salutato i calciatori, che partecipano ai mondiali di calcio, ha pregato per la pace, ricordando il genocidio del Holodomor: “Preghiamo per la pace nel mondo e per la fine di tutti i conflitti, con un pensiero particolare per le terribili sofferenze del caro e martoriato popolo ucraino.
In proposito, sabato prossimo ricorre l’anniversario del terribile genocidio del Holodomor, lo sterminio per la fame nel 1932-33 causato artificiosamente da Stalin in Ucraina. Preghiamo per le vittime di questo genocidio e preghiamo per tanti ucraini, bambini, donne e anziani, bimbi, che oggi soffrono il martirio dell’aggressione”.
Mentre nella catechesi papa Francesco ha spiegato la ‘consolazione spirituale’, che è ‘luce dell’anima’: “E dopo aver considerato alcuni aspetti della desolazione, quel buio dell’anima, parliamo oggi della consolazione, che sarebbe la luce dell’anima, e che è un altro elemento importante per il discernimento, e da non dare per scontato, perché può prestarsi a degli equivoci. Noi dobbiamo capire cosa è la consolazione, come abbiamo cercato di capire bene cosa è la desolazione”.
Quindi la consolazione è gioia: “E’ un’esperienza di gioia interiore, che consente di vedere la presenza di Dio in tutte le cose; essa rafforza la fede e la speranza, e anche la capacità di fare il bene.
La persona che vive la consolazione non si arrende di fronte alle difficoltà, perché sperimenta una pace più forte della prova. Si tratta dunque di un grande dono per la vita spirituale e per la vita nel suo insieme. E vivere questa gioia interiore”.
Riprendendo gli ‘Esercizi Spirituali’ di sant’Ignazio di Loyola papa Francesco ha spiegato che la consolazione è il ‘tocco’ di Dio: “La consolazione è un movimento intimo, che tocca il profondo di noi stessi. Non è appariscente ma è soave, delicata, come una goccia d’acqua su una spugna: la persona si sente avvolta dalla presenza di Dio, in una maniera sempre rispettosa della propria libertà.
Non è mai qualcosa di stonato che cerca di forzare la nostra volontà, non è neppure un’euforia passeggera: al contrario, come abbiamo visto, anche il dolore (ad esempio per i propri peccati) può diventare motivo di consolazione”.
E molti santi hanno vissuto la consolazione offerta da Dio: “Pensiamo all’esperienza vissuta da Sant’Agostino quando parla con la madre Monica della bellezza della vita eterna; o alla perfetta letizia di san Francesco (peraltro associata a situazioni molto dure da sopportare); e pensiamo a tanti santi e sante che hanno saputo fare grandi cose, non perché si ritenevano bravi e capaci, ma perché conquistati dalla dolcezza pacificante dell’amore di Dio”.
La consolazione è la pace dell’abbandonarsi a Dio: “E’ la pace che notava in sé con stupore Sant’Ignazio quando leggeva le vite dei santi. Essere consolato è stare in pace con Dio, sentire che tutto è sistemato in pace, tutto è armonico dentro di noi. E’ la pace che prova Edith Stein dopo la conversione; un anno dopo aver ricevuto il Battesimo…
Cioè una pace genuina è una pace che fa germogliare i buoni sentimenti in noi. La consolazione riguarda anzitutto la speranza, è protesa al futuro, mette in cammino, consente di prendere iniziative fino a quel momento sempre rimandate, o neppure immaginate, come il Battesimo per Edith Stein”.
La consolazione è pace che muove al bene: “La consolazione è una pace tale ma non per rimanere lì seduti godendola, no, ti dà la pace e ti attira verso il Signore e ti mette in cammino per fare delle cose, per fare cose buone.
In tempo di consolazione, quando noi siamo consolati, ci viene la voglia di fare tanto bene, sempre. Invece quando c’è il momento della desolazione, ci viene la voglia di chiuderci in noi stessi e di non fare nulla”.
La consolazione è un ‘dono’ dello Spirito Santo, che apre alla familiarità con Dio, come è successo a santa Teresa di Gesù Bambino: “La consolazione è spontanea, ti porta a fare tutto spontaneo, come se fossimo bambini. I bambini sono spontanei, e la consolazione ti porta ad essere spontaneo con una dolcezza, con una pace molto grande.
Una ragazza di quattordici anni ci dà una descrizione splendida della consolazione spirituale: si avverte un senso di tenerezza verso Dio, che rende audaci nel desiderio di partecipare della sua stessa vita, di fare ciò che gli è gradito, perché ci sentiamo familiari con Lui, sentiamo che la sua casa è la nostra casa, ci sentiamo accolti, amati, ristorati…
E così la consolazione ti spinge ad andare avanti e a fare delle cose che in tempo di desolazione tu non ne saresti capace; ti spinge a fare il primo passo. Questo è il bello della consolazione”.
Però occorre distinguere la consolazione di Dio dalle consolazioni terrene: “Nella vita spirituale avviene qualcosa di simile a quanto capita nelle produzioni umane: ci sono gli originali e ci sono le imitazioni.
Se la consolazione autentica è come una goccia su una spugna, è soave e intima, le sue imitazioni sono più rumorose e appariscenti, sono puro entusiasmo, sono fuochi di paglia, senza consistenza, portano a ripiegarsi su sé stessi, e a non curarsi degli altri”.
Ecco il motivo per cui è necessario un continuo discernimento: “Perché la falsa consolazione può diventare un pericolo, se la ricerchiamo come fine a sé stessa, in modo ossessivo, e dimenticandoci del Signore.
Come direbbe San Bernardo, si cercano le consolazioni di Dio e non si cerca il Dio delle consolazioni. Noi dobbiamo cercare il Signore e il Signore, con la sua presenza, ci consola, ci fa andare avanti”.
Il monito del papa è un invito a non vivere la fede in modo infantile: “Anche noi corriamo il rischio di vivere la relazione con Dio in modo infantile, cercando il nostro interesse, cercando di ridurre Dio a un oggetto a nostro uso e consumo, smarrendo il dono più bello che è Lui stesso.
Così andiamo avanti nella nostra vita, che procede fra le consolazioni di Dio e le desolazioni del peccato del mondo, ma sapendo distinguere quando è una consolazione di Dio, che ti dà pace fino al fondo dell’anima, da quando è un entusiasmo passeggero che non è cattivo, ma non è la consolazione di Dio”.
(Foto: Santa Sede)