Papa Francesco invita le congregazioni a denunciare gli abusi

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Ieri papa Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti ai Capitoli generali dell’Ordine della Madre di Dio, dell’Ordine Basiliano di San Giosafat e della Congregazione della Missione, in un periodo di riposo per il papa, perché ha a cuore la vita consacrata:

“E’ tanto importante nella Chiesa, ma non sempre c’è il tempo e, anzi, in questo tempo di vacanze è chiuso, ma per voi è stato aperto, in questa nuova modalità, almeno tre insieme… Non fate la guerra tra voi, per favore! Qualcuno può pensare è una ‘macedonia’ di istituti, ma bella come la varietà della Chiesa…

Anch’io desidero prima di tutto dirvi la gratitudine della Chiesa per la testimonianza che date come consacrati e per l’attività apostolica che portate avanti là dove siete presenti. E’ importante, ‘consacrati’, questo è al primo posto”.

Il Capitolo è un momento di discernimento comunitario: “Il Capitolo, in particolare, è il momento del discernimento comunitario. Non è dare idee, no, è ‘discernere’, con un discernimento comunitario: con l’aiuto dello Spirito Santo si cerca di vedere se e in che misura siamo stati fedeli al carisma, in che cosa lo Spirito ci spinge ad andare avanti e che cosa invece ci chiede di cambiare. Se non c’è lo Spirito in un Capitolo, chiudete le porte e tornate in casa! Deve essere quasi il protagonista di un Capitolo”.

Il primo criterio del discernimento è l’evangelizzazione: “Quando ci interroghiamo sulla nostra fedeltà creativa al carisma originario, dobbiamo chiederci se il nostro modo di interpretarlo e di attuarlo è ‘evangelizzante’, cioè se le scelte che facciamo (quanto ai contenuti, ai metodi, agli strumenti, allo stile di vita) sono orientate a testimoniare e annunciare il Vangelo. Sappiamo che per loro natura i carismi sono differenti e che sempre lo Spirito Santo li crea e li distribuisce con fantasia e varietà”.

Ed i carismi creano Chiesa: “Ma una cosa è certa: i carismi, come insegna San Paolo, sono tutti per l’edificazione della Chiesa (non per sé stessi, non hanno una dimensione di particolarità, ma sono tutti per l’edificazione della Chiesa), e poiché la Chiesa non è fine a sé stessa ma il suo fine è evangelizzare, ne consegue che ogni carisma, nessuno escluso, può e deve cooperare all’evangelizzazione.

E questo va tenuto ben presente nel fare discernimento. Pensate che la vocazione della Chiesa è evangelizzare, anzi, la gioia della Chiesa è evangelizzare”.

Quello del papa è un invito ad imparare dai Santi (san Giovanni Leonardi, san Giosafat e san Vincenzo de’ Paoli): “Proprio nella loro diversità, essi mostrano che cosa significa essere ‘evangelizzatori con Spirito’…  

La testimonianza dei Santi e delle Sante ci conferma che ‘occorre sempre coltivare uno spazio interiore che conferisca senso cristiano all’impegno e all’attività. Senza momenti prolungati di adorazione, di incontro orante con la Parola, di dialogo sincero con il Signore, facilmente i compiti si svuotano di significato, ci indeboliamo per la stanchezza e le difficoltà, e il fervore si spegne’… Ognuno si risponda per favore, a sé stesso”.

Quindi è necessario evangelizzare anche attraverso la vita comunitaria: “Ma sappiamo bene, anche per esperienza, quanto ciò sia impegnativo: è la grande sfida della vita comune, inconcepibile per la mentalità del mondo, ma, proprio per questo, segno del Regno di Dio.

Essa richiede un atteggiamento quotidiano di conversione, richiede disponibilità a mettersi in discussione, vigilanza sulle rigidità come pure su una tolleranza eccessiva e ‘di comodo’. Soprattutto richiede umiltà e semplicità di cuore, che non dobbiamo mai cessare di domandare a Dio, perché vengono da Lui”.

E la fraternità è fatta di relazioni: “E’ lì, nel crogiolo delle relazioni, che viene vagliato il nostro cuore e che, con l’impegno di ciascuno, può prendere forma una bella testimonianza di fratelli. Non una cosa sdolcinata, non una concordia di facciata, non un’omogeneità appiattita sulla personalità del superiore o di qualche leader.

No. Una fraternità libera, con il gusto delle diversità e nella ricerca di un’armonia sempre più evangelica. Come in un’orchestra con tanti strumenti, dove l’essenziale non è la bravura dei solisti, ma la capacità di ciascuno di ascoltare tutti gli altri per creare la migliore armonia possibile”.

Da qui scaturisce la gioia: “La gioia di essere di Cristo e di esserlo insieme, con i nostri limiti e i nostri peccati. Gioia di essere perdonati da Dio e di condividere questo perdono con i fratelli. Questa gioia non si può nascondere, traspare! Ed è contagiosa.

E’ la gioia dei Santi e delle Sante, che, se sono fondatori, non lo sono per nascita. Non si nasce fondatori! Lo si diventa per attrazione: nel duplice senso che prima di tutto Cristo attrae a Sé quell’uomo o quella donna; e così lo o la rende capace di attirare altri a Lui”.

E’ un invito ad evitare il ‘chiacchiericcio’: “Una delle cose che uccide la gioia comunitaria è il chiacchiericcio. Per favore, niente chiacchiericcio, niente! Se tu hai qualcosa contro un altro, va’ e dillo in faccia. O dillo a chi può mettere rimedio, ma non dirlo di nascosto.

Il chiacchiericcio distrugge, non solo la comunità, distrugge me stesso. Il chiacchiericcio non è da uomini, il chiacchiericcio rende le persone superficiali, che vanno portando le cose da una parte all’altra e così vivono. Per favore, custodite la lingua!”

Un pensiero particolare è espresso per i Basiliani: “E non vorrei finire senza una vicinanza a voi, cari fratelli Basiliani ucraini, in questo momento di dolore, in questo momento di martirio della vostra patria. Vorrei dirvi che vi sono vicino, tutta la Chiesa è vicina, tutta.

Vi accompagniamo come possiamo nel vostro dolore. Io tante volte penso che uno dei pericoli più grandi adesso è dimenticare il dramma dell’Ucraina. Uno si abitua, si abitua… e poi non è tanto importante e si parla”.

Infine un invito a denunciare gli abusi: “Per favore, ricordare bene questo: tolleranza zero sugli abusi sui minori o le persone incapaci, tolleranza zero. Per favore non nascondere questa realtà. Noi siamo religiosi, siamo sacerdoti per portare la gente a Gesù, non per ‘mangiare’ la gente con la nostra concupiscenza. E l’abusatore distrugge, ‘mangia’, per così dire, l’abusato con la sua concupiscenza. Tolleranza zero. Non abbiate vergogna di denunciare”.

(Foto: Santa Sede)

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