Mons. Nosiglia affida a Maria Ausiliatrice il popolo

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“L’amore di don Bosco per la Madonna era contagioso tra i Salesiani e i giovani. Ne facevano il centro della loro vita spirituale fino a raggiungere i vertici della contemplazione. Come lui stesso racconta: Un giorno entrai nella chiesa di Maria Ausiliatrice dalla porta maggiore, verso sera. Quando fui a circa metà della chiesa, vidi che il quadro della Madonna era coperta da un drappo scuro. Dissi fra me stesso: – Chi sa perché il sacrestano ha coperto quell’immagine!? – Avvicinandomi verso il presbiterio, vidi che il drappo si muoveva. Poco dopo calava giù lentamente finché toccò il pavimento. Adorò il Santissimo Sacramento,fece il segno di croce ed uscì fuori passando per la sacrestia”: così è scritto nella vita di san Giovanni Bosco.

La festa di ‘Maria Aiuto dei cristiani’ fu istituita dal Servo di Dio Pio VII il 15 settembre 1815 e fissata al 24 maggio in ricordo del suo trionfale rientro a Roma (24 maggio 1814) dopo la prigionia sotto Napoleone a Fontainebleau. La propagazione della devozione a Maria Ausiliatrice è da attribuire a san Giovanni Bosco, che la scelse come patrona principale della famiglia salesiana e delle sue opere: nel 1862 iniziò a edificare nel rione Valdocco di Torino una basilica dedicata all’Ausiliatrice, consacrata il 27 ottobre 1868.

E celebrando la messa alla vigilia della festa l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, ha sottolineato nell’omelia che tale ricorrenza è un ‘grande’ momento di riconoscenza da parte della città: “Riconosciamo quanto Maria compie a favore della Chiesa e dell’umanità con la sua presenza di Madre amorevole e ricca di tenerezza e bontà verso i suoi figli che Gesù le ha affidato dalla sua Croce. Il Vangelo ci ha ricordato questo momento supremo della vita di Cristo e di Maria, sua madre. Gesù, prima di morire, affida Maria al discepolo prediletto, Giovanni, e affida Giovanni a Maria”.

L’arcivescovo ha ricordato che il popolo cristiano ricorre a Maria: “Il popolo cristiano, fin dall’inizio della sua storia, ha accolto con gioia e fede questa consegna del Signore. Ha onorato la Madre di Dio e l’ha accolta nella sua vita e nella sua storia con una costante e crescente devozione, che esprime la propria figliolanza. Ha visto in lei la madre di consolazione e di speranza per la propria storia ed il proprio futuro. E a lei ricorre sempre, soprattutto nei momenti di difficoltà e di bisogno”.

Ed ha affidato a lei i giovani: “C’è la necessità di accogliere il messaggio centrale che Papa Francesco ha rivolto ai giovani: quello di rendersi responsabili del rinnovamento spirituale, umano e sociale della Chiesa e del mondo. Una responsabilità che si misura a partire dal coraggio di testimoniare la propria fede in mezzo ai coetanei, facendo scelte coerenti sul piano della vocazione a cui il Signore chiama, dedicando tempo ed impegno per gli altri in campo educativo, caritativo e missionario.

Don Bosco affermava che un giovane su tre aveva nel cuore il desiderio di dedicare tutta la sua vita al Signore nel ministero sacerdotale o nella vita consacrata. E per questo invitava a pregare Maria Ausiliatrice perché aiuti questi giovani ad avere il coraggio di rispondere positivamente a tale invito che nasce dal Signore stesso che chiama”.

Inoltre ha affidato il cammino pastorale della diocesi: “La comunione e la missione sono dono di Dio, ma esigono uno sforzo continuo, da parte di ciascun battezzato, per edificarla. Un impegno da vivere nella propria famiglia anzitutto, chiamata a testimoniare l’unità nell’amore e nella fede;

nella propria comunità parrocchiale, considerata una famiglia di famiglie in cui ogni cristiano è parte viva e corresponsabile nei servizi e nella partecipazione; nelle unità pastorali dove deve crescere l’attiva e concorde partecipazione di tutti i membri della Chiesa per assicurare un cammino fecondo di frutti spirituali e comunitari;

nella società, dove la comunione si traduce in solidarietà e convivenza aperta a tutti e promotrice di giustizia e di pace”.

Ha anche affidato alla Madonna i cittadini: “I cittadini cristiani, a partire dai laici, che per vocazione sono chiamati ad animare e orientare le realtà temporali con la verità di Cristo, non sono estranei o indifferenti a questo impegno, che tocca concretamente la loro testimonianza nel tessuto della storia e del mondo per aprirlo al Vangelo e alla carità.

E’ un compito che va perseguito, tuttavia, con alcuni riferimenti precisi e convergenti: la personale conversione al Vangelo, perché solo la coerenza tra fede e vita può rendere efficace la propria azione; la fedeltà alla comunione ecclesiale, che mai va sminuita o disattesa ed esige una cura tutta speciale proprio quando si tratta di confrontarsi su temi di ordine politico, economico e sociale e, in specie, su quei valori che sono fondativi della persona umana, della sua dignità e promozione integrale;

l’accoglienza degli insegnamenti del Magistero della Chiesa, che illumina la coscienza ed orienta l’azione del cristiano in ogni problema che attiene alla sfera del vivere civile; il rispetto del pluralismo nelle scelte che ogni cristiano è chiamato a fare sul piano dell’attuazione storica dei principi del Vangelo;

la ricerca del dialogo con tutti e della volontà di operare sempre per il bene comune, convinti che alla lunga la verità e ogni altro valore umano e civile si impongono per se stessi mediante l’agire concorde di coloro che li perseguono”.

Infine ha affidato a Maria, ‘aiuto dei cristiani’, chi si impegna nell’accoglienza: “Affidiamo, infine, a Maria l’impegno di quanti si prodigano per salvaguardare sempre l’accoglienza e il rispetto di ogni persona, senza discriminare alcuno per ragioni di nazionalità, cultura, etnia o religione, e di quanti operano per ridare ordine e sicurezza alla nostra Città e territorio e per educare alla legalità, condizioni essenziali e decisive per una vita sociale serena e costruttiva per tutti”.

Ed a proposito di accoglienza i vescovi piemontesi hanno rivolto un appello al presidente della regione piemontese, chiedendo accoglienza ai migranti secondo le necessità espresse dalle Prefetture: “L’occhio che viene dalla fede in Gesù vede chiara l’unica strada da percorrere: farsi vicini e lasciare che altri si facciano vicini, attraverso un cuore aperto e in forme di intelligente accoglienza…

La solidarietà, con lo sforzo che tutto il nostro Paese sta mettendo, è un valore che va difeso e promosso anche quando affronta temi finora divisivi, perché il bene comune non è mai ‘contro’ ma ‘insieme’… E’ un invito ad allargare lo sguardo nella certezza che ripartiamo solo se lo sapremo fare insieme e con tutti coloro che ci chiedono attenzione e considerazione.

Certo, i modi e gli strumenti vanno definiti bene per promuovere la dignità di tutti. Il dialogo interistituzionale va rispettato e coltivato, lo sguardo realistico non va stigmatizzato. Ma non possiamo fare passi indietro… Non lasciamoci frenare da uno sguardo corto, ma osiamo accettare una sfida di umanità”.

(Foto: Diocesi di Torino)

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