Papa Francesco invita a lodare Dio

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“Lodate Dio per tutte le sue creature. Questo è stato l’invito che San Francesco d’Assisi ha fatto con la sua vita, i suoi canti, i suoi gesti. In tal modo ha ripreso la proposta dei salmi della Bibbia e ha ripresentato la sensibilità di Gesù verso le creature del Padre suo: ‘Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro’. ‘Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio’. Come non ammirare questa tenerezza di Gesù per tutti coloro che ci accompagnano nel nostro cammino?”

Con questo interrogativo papa Francesco ha pubblicato l’esortazione apostolica ‘Laudate Deum’, che invita a riflettere sulla crisi climatica, indirizzata ‘a tutte le persone di buona volontà’, pubblicata mercoledì 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi, patrono dell’ambiente, a conclusione del Tempo del Creato nel giorno di apertura del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità.

L’esortazione apostolica si divide in 73 punti, 6 capitoli, 14 pagine, prendendo lo spunto dallo spirito francescano di amore e lode per il creato, a distanza di 8 anni dalla precedente enciclica:

“Sono passati ormai otto anni dalla pubblicazione della Lettera enciclica Laudato si’, quando ho voluto condividere con tutti voi, sorelle e fratelli del nostro pianeta sofferente, le mie accorate preoccupazioni per la cura della nostra casa comune.

Ma, con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura.

Al di là di questa possibilità, non c’è dubbio che l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie. Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti”.

In questa esortazione il papa nota confusione nella divulgazione ambientale: “Negli ultimi anni non sono mancate le persone che hanno cercato di minimizzare questa osservazione. Citano dati presumibilmente scientifici, come il fatto che il pianeta ha sempre avuto e avrà sempre periodi di raffreddamento e riscaldamento.

Trascurano di menzionare un altro dato rilevante: quello a cui stiamo assistendo ora è un’insolita accelerazione del riscaldamento, con una velocità tale che basta una sola generazione (non secoli o millenni) per accorgersene.

L’innalzamento del livello del mare e lo scioglimento dei ghiacciai possono essere facilmente percepiti da una persona nell’arco della sua vita, e probabilmente tra pochi anni molte popolazioni dovranno spostare le loro case a causa di questi eventi”.

Questa semplificazione dà adito di ‘incolpare’ i poveri: “Nel tentativo di semplificare la realtà, non mancano coloro che incolpano i poveri di avere troppi figli e cercano di risolvere il problema mutilando le donne dei Paesi meno sviluppati. Come al solito, sembrerebbe che la colpa sia dei poveri.

Ma la realtà è che una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale inquina di più rispetto al 50% di quella più povera e che le emissioni pro capite dei Paesi più ricchi sono di molto superiori a quelle dei più poveri. Come dimenticare che l’Africa, che ospita più della metà delle persone più povere del mondo, è responsabile solo di una minima parte delle emissioni storiche?”

La presente esortazione è un invito a riflettere sul significato del potere: “Non ogni aumento di potere è un progresso per l’umanità. Basti pensare alle tecnologie ‘mirabili’ che furono utilizzate per decimare popolazioni, lanciare bombe atomiche, annientare gruppi etnici.

Vi sono stati momenti della storia in cui l’ammirazione per il progresso non ci ha permesso di vedere l’orrore dei suoi effetti… Non è strano che un potere così grande in simili mani sia capace di distruggere la vita, mentre la matrice di pensiero del paradigma tecnocratico ci acceca e non ci permette di vedere questo gravissimo problema dell’umanità di oggi”.

E’ un invito a ripensare il ‘multilateralismo’: “La cultura postmoderna ha generato una nuova sensibilità nei confronti di chi è più debole e meno dotato di potere. Ciò si collega alla mia insistenza, nella Lettera enciclica ‘Fratelli tutti’, sul primato della persona umana e sulla difesa della sua dignità al di là di ogni circostanza.

E’ un altro modo di invitare al multilateralismo per risolvere i veri problemi dell’umanità, cercando soprattutto il rispetto della dignità delle persone in modo che l’etica prevalga sugli interessi locali o contingenti”.

Ma questa esortazione, che tratta le crisi attuali, si basa su un fondamento biblico: “Dio ci ha uniti a tutte le sue creature. Eppure, il paradigma tecnocratico può isolarci da ciò che ci circonda e ci inganna facendoci dimenticare che il mondo intero è una ‘zona di contatto’.

La visione giudaico-cristiana del mondo sostiene il valore peculiare e centrale dell’essere umano in mezzo al meraviglioso concerto di tutti gli esseri, ma oggi siamo costretti a riconoscere che è possibile sostenere solo un ‘antropocentrismo situato’…   

Questo non è un prodotto della nostra volontà, ha un’altra origine che si trova alla radice del nostro essere, perché ‘Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda, che la desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno, e possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione’. Così mettiamo fine all’idea di un essere umano autonomo, onnipotente e illimitato, e ripensiamo noi stessi per comprenderci in una maniera più umile e più ricca”.

In conclusione ha lodato le famiglie, che cercano nuovi stili di vita: “Gli sforzi delle famiglie per inquinare meno, ridurre gli sprechi, consumare in modo oculato, stanno creando una nuova cultura. Il semplice fatto di cambiare le abitudini personali, familiari e comunitarie alimenta la preoccupazione per le responsabilità non assolte da parte dei settori politici e l’indignazione per il disinteresse dei potenti.

Va notato quindi che, anche se ciò non produce immediatamente un effetto molto rilevante da un punto di vista quantitativo, contribuisce a realizzare grandi processi di trasformazione che operano dal profondo della società”.

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