Natale del Signore Gesù

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Dall’invito degli Angeli ai Pastori: ‘Oggi è nato per voi il Salvatore’, è scaturito l’eco spontaneo di questi: ‘Andiamo  sino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere’. La nascita del bambino Gesù è  l‘avvenimento sublime che ha cambiato la storia. Il 25 dicembre, data convenzionale, tutta la Chiesa canta: ‘Oggi è nato per noi il Salvatore! E’ Cristo Signore’. Fuori può fare freddo o caldo, ma l’annuncio degli Angeli è un annuncio di gioia: ‘Non temete, pastori!’ 

Spesso l’uomo vive nella paura: se rimane chiuso nel suo gretto egoismo, sperimenta solo la propria debolezza, i propri limiti esistenziali che lo portano solo ad avere paura. Natale però è la festa della gioia: ‘Non temere, piccolo gregge’: l’uomo si può dimenticare di Dio, ma Dio non dimentica l’uomo creato a sua immagine; ed il ‘Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi’. Il Bambino, che nascerà, disse l’Angelo a Maria, lo chiamerai Emanuele, Dio che scende in mezzo a noi e la sua venuta è annuncio di amore, di vita nuova.

Nascendo da Maria Vergine, Gesù è vero uomo ed entra nella storia. Il Vangelo evidenzia  la nota storica: Gesù è nato in un determinato paese, Betlemme, mentre era re Erode; la data della sua nascita era stata programmata dal Padre per mezzo dei profeti, mentre il popolo di Dio pregava: ‘Vieni, Signore, e non tardare; si aprano i cieli e piova il Giusto, il Verbo eterno’.

Nella pienezza dei tempi l’arcangelo Gabriele, messaggero di Dio, si presenta ad una fanciulla: Maria, della stirpe di David, a dare l’annuncio: ‘Diventerai madre, avrai un Bambino: è opera divina, lo chiamerai Gesù, l’Emanuele, è il Dio con noi’. Dio mantiene così la promessa; ed il Verbo eterno trova la dimora umana nel seno purissimo di Maria. Come è stato accolto dagli uomini?   

Il Vangelo evidenzia il grande contrasto tra la misericordia infinita di Dio e l’ingratitudine degli uomini: ‘Egli era nel mondo; il mondo fu fatto per mezzo di Lui, venne tra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto’;non ci fu posto per Gesù  tra i suoi connazionale; non ci fu posto a Betlemme dove abitavano i discendenti di David; non si trovò casa, né abitazione, né ospitalità nella locanda del luogo e Gesù fu costretto a nascere povero, in una grotta, in una stalla.

A quanti però l’hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio. Senza una casa, nella povertà più assoluta, Gesù viene accolto  solo da due cuori: quello di Maria e di  Giuseppe. L’annuncio della nascita è dato dai segni del cielo: per il popolo ebreo, il popolo eletto da Dio l’annuncio è dato  per mezzo degli Angeli ai pastori del luogo; per il resto dell’umanità l’annuncio è dato dall’apparire di una stella-cometa, che apparve in oriente.

Dio parla sempre con linguaggio adeguato e comprensibile. I Pastori si mossero subito; anche i magi dall’oriente si apprestarono al viaggio recando i loro doni.  Sono trascorsi due mila anni e la chiesa anche oggi ricorda questo lieto evento per l’umanità: Gesù è nato, l’Emanuele è in mezzo a noi. ‘Spalancate le porte a Cristo’ invitava il papa san Giovanni Paolo II ricordando l’evento del Natale.

La Liturgia oggi rinnova l’invito: Gesù è in mezzo a noi, bisogna aprire il cuore, aprire la porta, uscire fuori dall’egoismo umano che attanaglia il cuore ed imparare subito a cogliere il segno dei tempi, accogliere l’invito degli Angeli, il segno della stella. Con l’incarnazione Gesù si è unito agli uomini assumendo la stessa natura e lancia il suo messaggio divino: ‘Qualunque cosa fate ad uno di questi miei fratelli, l’avete fatto a me’ nel bene e nel male.

Gesù, il Verbo eterno si è fatto carne nascendo in una famiglia, facendo sua la dinamica famigliare e con Giuseppe e Maria sarà costretto a fuggire in Egitto, di notte, quando Erode cercava di farlo morire. In attesa oggi della sua seconda venuta, ricordiamo la sua nascita implorando misericordia e perdono. Forti e corroborati dal carisma dello Spirito Santo, chiamiamo Dio ‘Padre nostro’.

Non può esserci Natale se non prendiamo coscienza di essere tutti fratelli e sorelle  e, come tali, è necessario creare tra uomini: Amore, Rispetto, Condivisione. Guardiamo il ‘presepe’ e ci accorgiamo che Gesù è circondato proprio dai piccoli, dai poveri: ci sono i pastori, gente semplice che stava lì per lavorare senza orari; gente che dipendeva solo dalle esigenze del gregge. Guardiamo il presepe ed intravediamo anche i Magi, che in pellegrinaggio  accorrono per adorare il Signore.

Accanto a Gesù tutto si ricompone in unità;  quando al centro c’è Gesù non esistono ricchi e poveri ma esiste l’uomo creato ad immagine di Dio. Come Chiesa in cammino anche noi andiamo incontro a Gesù in chiave di amore, dove ricco e povero piegano il ginocchio e adorano lo stesso Cristo Gesù. Allora e solo allora accanto al Presepe è veramente Natale: Natale è gioia, è amore, è riconoscersi veramente fratelli. Allora, cari amici: Buon Natale.

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