Papa Francesco all’Ordine di Malta: servire secondo il Vangelo

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Si è aperto mercoledì 25 gennaio a Roma, dopo alcuni giorni di riflessioni spirituali, il Capitolo Generale straordinario del Sovrano Militare Ordine di Malta, presieduto dal Luogotenente di Gran Maestro fra’ John Dunlap e dal card. Silvano Maria Tomasi, delegato speciale del papa, composto da 111 capitolari che prendono parte al supremo organo di governo dell’Ordine, che provengono dai cinque continenti.

Il Capitolo Generale ha il compito di tutelare il carisma dell’Ordine di Malta e di attualizzarlo prendendo conoscenza e trattando le questioni più importanti dell’Ordine; programma le attività, verifica lo stato patrimoniale e orienta i rapporti internazionali.

Nella lettera il papa li invita a compiere le opere di misericordia riportate nel vangelo raccontato dall’apostolo Giovanni: “Queste parole ben sintetizzano la millenaria missione del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta.

Esse rivelano ciò che Gesù ha annunciato e soprattutto vissuto: che l’amore per Dio esige l’amore per il prossimo. Egli si identifica con i poveri e i bisognosi, con i piccoli di questo mondo. Lui si è fatto il più piccolo, e conformare sé stessi a Gesù nel relazionarsi al prossimo bisognoso va oltre la filantropia e la beneficenza e diventa testimonianza della sua vicinanza, del suo amore.

In questa parabola evangelica, l’amore si concretizza nel dare da bere e da mangiare; è l’azione del vestire e dell’accogliere; è il tempo dell’andare a visitare; è l’atteggiamento dell’ospitalità. Quanto tempo dedichiamo a questo amore, che è servizio? A prenderci cura della sete, della nudità, delle malattie e delle prigionie di chi ci sta accanto?

Forse troppo poco, perché intenti alle nostre cose, al nostro lavoro, ai nostri interessi. L’amore di chi si fa servo, invece, così umile, nascosto, piccolo e silenzioso, è il seme dal quale germoglia e cresce l’albero più grande e sul quale tutti desiderano dimorare: l’albero della vita eterna”.

Per costruire un mondo giusto occorre seguire il Vangelo: “Per costruire un mondo più giusto, non c’è altra strada che quella del Vangelo; e siamo chiamati a cominciare da noi, praticando la carità là dove viviamo.

Nel gesto della lavanda dei piedi, Gesù ci mostra che il senso dell’essere Maestro e Signore è il servizio agli altri. Gesù regna nell’umiltà: da una mangiatoia e da una croce. Con le sue parole, la sua vita e la sua morte, il Maestro ci indica che le opere di misericordia aprono le porte del Regno eterno. E nel vostro Ordine cercate di vivere quotidianamente proprio questo; ciò è motivo di grande gioia per me!”

Quindi è importante che i membri dell’Ordine consolino gli ‘afflitti’: “Di grande merito è la vostra opera di consolare gli afflitti, sia nelle loro necessità spirituali che in quelle materiali. Perdonare le offese! Vi chiedo di cuore di giungere ad un sincero perdono reciproco, alla riconciliazione, dopo momenti di tensione e difficoltà che avete vissuto nel recente passato.

La carità del perdono sia lo stile di vita che vi contraddistingue. Il saper perdonare è indice della libertà, della generosità del cuore, della capacità di amore incondizionato; è espressione di un cuore misericordioso; si traduce in fraternità vissuta, in cordialità manifestata, in reciprocità di sentimenti. E da questo riconosceranno che siete discepoli del Signore Gesù”.

E’ lo spirito che animò il beato Gerardo nel fondare l’Ordine: “La mentalità mondana, egoistica e oggi consumistica, è una sfida che, con la vostra esemplarità di vita e le vostre opere di misericordia, siete chiamati ad affrontare, perché è in netto contrasto con il Vangelo.

Lo fate ad esempio curando i malati e visitando i carcerati. So che in tante parti del mondo voi membri e i vostri Volontari vi dedicate a queste opere. Accompagnate anche coloro che si avvicinano al momento della morte, così delicato, nel passaggio da questa terra alla vita eterna”.

Ma anche ricordato che le opere senza fede è filantropia: “Senza fede le vostre opere sarebbero solo filantropia. L’essere discepoli di Gesù vi fa testimoni della sua Risurrezione e propagatori del suo Regno sulla terra. Questo richiede naturalmente una formazione continua, per voi Professi e anche per voi membri del Secondo e Terzo Ceto, da cui spero e prego che sorgano tante vocazioni alla consacrazione religiosa nel servizio dei ‘poveri di Nostro Signore’. E questa locuzione, che mi piace molto, ‘poveri di Nostro Signore’, richiama l’altra parte del vostro motto, l’obsequium pauperum, la devozione verso i poveri e gli infermi”.

Ed ha invitato al rispetto della nuova Carta costituzionale: “La nuova Carta Costituzionale e il nuovo Codice Melitense sono il frutto di un lungo cammino, dettato da incontri e dialoghi tra le varie componenti dell’Ordine e il mio Delegato Speciale.

Seppure non senza contrapposizioni, si è infine giunti alla stesura di questi due documenti, che sono fondamentali per la vostra vita personale e per il bene delle tante e meritorie opere che avete in ogni continente.

Tutto l’Ordine è chiamato adesso a riflettere attentamente e scrupolosamente sul rinnovamento, contenuto nella Carta Costituzionale e nel Codice Melitense, nel solco della tradizione. Sarà questo il compito specifico per il nuovo Governo che sarà eletto”.

Tutto ciò deve essere posto al servizio delle opere di misericordia: “La stessa sovranità, nota caratteristica del tutto unica di cui godete come ordine religioso, è e deve essere funzionale al servizio delle opere di misericordia che svolgete. Occorre essere vigilanti perché essa non venga distorta dalla mentalità mondana. Anche le vostre missioni diplomatiche siano strumento per l’esercizio della carità e della solidarietà.

La gratuità e il fervore con cui avete abbracciato l’ideale giovannita, è ben rappresentato dalla croce ottagona che indossate: questa vi richiami le Beatitudini evangeliche, con le otto punte della croce di Malta. Siatene fieri e degni, ricordando chi, sulla croce, ha dato la propria vita per la nostra salvezza”.

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