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Papa Leone XIV chiede preghiera ed audacia per la difesa del creato

“In questa bellissima giornata, innanzitutto vorrei invitare tutti, cominciando da me stesso, a vivere quel che stiamo celebrando nella bellezza di una cattedrale, si potrebbe dire ‘naturale’, con le piante e tanti elementi della creazione che ci hanno portato qui per celebrare l’Eucaristia, che vuol dire: rendere grazie al Signore. Ci sono molti motivi in questa Eucaristia per i quali vogliamo ringraziare il Signore: questa celebrazione potrebbe essere la prima con la nuova formula della Santa Messa per la cura della creazione, che è stata anche espressione del lavoro dei diversi Dicasteri nel Vaticano”: con queste parole papa Leone XIV ha iniziato l’omelia della santa messa  per la custodia della creazione secondo il formulario recentemente approvato nel borgo ‘Laudato sì a Castel Gandolfo, esortando ad ascoltare il ‘grido della terra’.

Con un ringraziamento ai presenti il papa ha sottolineato quest’intuizione di papa Francesco: “E personalmente ringrazio tante persone qui presenti, che hanno lavorato in questo senso per la liturgia. Come sapete, la liturgia rappresenta la vita e voi siete la vita di questo Centro ‘Laudato sì’. Vorrei dire grazie a voi in questo momento, in questa occasione, per tutto quello che fate seguendo questa bellissima ispirazione di papa Francesco che ha dato questa piccola porzione, questi giardini, questi spazi proprio per continuare la missione tanto importante riguardo a tutto quello che conosciamo dopo 10 anni dalla pubblicazione di Laudato sì: la necessità di curare la creazione, la casa comune”.

Ed ha chiesto di pregare anche per le persone che ancora non hanno cura del creato: “Qui è come nelle Chiese antiche dei primi secoli, che avevano il fonte battesimale per il quale si doveva passare per poi entrare nella chiesa. Non vorrei essere battezzato in quest’acqua … però il simbolo di passare attraverso l’acqua per essere lavati tutti dai nostri peccati, dalle nostre debolezze, e così poter entrare nel grande mistero della Chiesa è qualcosa che viviamo anche oggi. All’inizio della Messa abbiamo pregato per la conversione, la nostra conversione. Vorrei aggiungere che dobbiamo pregare per la conversione di tante persone, dentro e fuori della Chiesa, che ancora non riconoscono l’urgenza di curare la casa comune”.

Appunto è necessaria la conversione, come aveva sollecitato molte volte papa Francesco: “Tanti disastri naturali che ancora vediamo nel mondo, quasi tutti i giorni in tanti luoghi, in tanti Paesi, sono in parte causati anche dagli eccessi dell’essere umano, col suo stile di vita. Perciò dobbiamo chiederci se noi stessi stiamo vivendo o no quella conversione: quanto ce n’è bisogno!”

Per questo papa Leone XIV ha sottolineato il ‘potere’ creatore di Gesù davanti alla paura dei discepoli: “Allora, avendo detto tutto questo, ho anche un’omelia che avevo preparato e che condividerò, abbiate un po’ di pazienza: ci sono alcuni elementi che davvero aiutano a continuare la riflessione stamattina, condividendo questo momento familiare e sereno, in un mondo che brucia, sia per il surriscaldamento terrestre sia per i conflitti armati, che rendono tanto attuale il messaggio di Papa Francesco nelle sue Encicliche ‘Laudato sì’ e ‘Fratelli tutti’.

Possiamo ritrovarci proprio in questo Vangelo, che abbiamo ascoltato, osservando la paura dei discepoli nella tempesta, una paura che è quella di larga parte dell’umanità. Però nel cuore dell’anno del Giubileo noi confessiamo – e possiamo dirlo più volte: c’è speranza! L’abbiamo incontrata in Gesù. Egli ancora calma la tempesta. Il suo potere non sconvolge, ma crea; non distrugge, ma fa essere, dando nuova vita”.

E’ lo stupore che permette di uscire dalla paura: “Lo stupore, che questa domanda esprime, è il primo passo che ci fa uscire dalla paura. Attorno al lago di Galilea, Gesù aveva abitato e pregato. Là aveva chiamato i suoi primi discepoli nei loro luoghi di vita e di lavoro. Le parabole, con le quali annunciava il Regno di Dio, rivelano un profondo legame con quella terra e con quelle acque, col ritmo delle stagioni e la vita delle creature”.

L’invito è quello di vivere nell’armonia: “Carissimi fratelli e sorelle, il Borgo ‘Laudato sì’, nel quale ci troviamo, vuole essere, per intuizione di papa Francesco, un ‘laboratorio’ nel quale vivere quell’armonia con il creato che è per noi guarigione e riconciliazione, elaborando modalità nuove ed efficaci di custodire la natura a noi affidata. A voi, che vi dedicate con impegno a realizzare questo progetto, assicuro perciò la mia preghiera e il mio incoraggiamento”.

Ma quest’armonia con il creato è raggiunta attraverso l’Eucarestia, come ha scritto nelle ‘Confessioni’ sant’Agostino: “L’Eucaristia che stiamo celebrando dà senso e sostiene il nostro lavoro… Da questo luogo desidero perciò concludere questi pensieri affidandovi le parole con cui sant’Agostino, nelle ultime pagine delle sue Confessioni, associa le cose create e l’uomo in una lode cosmica: o Signore, ‘le tue opere ti lodano affinché ti amiamo, e noi ti amiamo affinché ti lodino le tue opere’. Sia questa l’armonia che diffondiamo nel mondo”.

(Foto: Santa Sede)

Papa Leone XIV celebrerà una messa per il Creato

“Il mistero della creazione è l’inizio della storia della salvezza, che culmina in Cristo e dal mistero di Cristo riceve la luce decisiva; infatti, manifestando la propria bontà, ‘in principio, Dio creò il cielo e la terra’ poiché fin dalle origini pensava alla gloria della nuova creazione in Cristo. La Sacra Scrittura esorta gli uomini a contemplare il mistero della creazione e a rendere grazie senza fine alla Santissima Trinità per questo segno della Sua benevolenza, che, come un tesoro prezioso, va amato, custodito e contemporaneamente fatto progredire, nonché tramandato di generazione in generazione. In questo tempo appare evidente che l’opera della creazione è seriamente minacciata a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha affidato alla nostra cura”:

mercoledì 9 luglio papa Leone XIV presiederà una Messa privata a Castel Gandolfo, nel Borgo ‘Laudato sì’, e utilizzerà per la prima volta il nuovo formulario di orazioni per la Messa ‘per la custodia della Creazione’ dal card. Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, e da mons. Vittorio Francesco Viola, segretario del Dicastero per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti.

Nella presentazione il card. Czerny ha spiegato le novità del nuovo Messale: “Il Messale Romano contiene 49 Messe e Orazioni per diverse necessità ed occasioni: 20 riguardano la Chiesa, 17 le necessità civili, e 12 sono per varie circostanze. Tra i formulari ‘per le necessità civili’, oggi siamo lieti di introdurre una ‘Messa per la custodia della creazione’ (Missa pro custodia creationis), per rispondere alle istanze suggerite dalla ‘Laudato sì’ giunte da tutto il mondo”.

Ed ha chiarito che nella celebrazione eucaristica è sempre presente la benedizione per il creato: “Secondo le norme liturgiche, questo formulario potrà essere usato per chiedere a Dio la capacità di custodire la creazione… Quello del creato non è un tema che si va ad aggiungere, ma è sempre presente nella liturgia cattolica…

Durante ogni Messa, benediciamo Dio per il pane e il vino che abbiamo ricevuto e che offriamo: ‘frutto della terra… frutto della vite… e del lavoro dell’uomo’. In ogni domenica e solennità, iniziamo a proclamare la nostra fede: ‘Credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra’. Il dono divino della vita è, fin dall’inizio, completato o compiuto dalla vita, dalla passione, dalla morte e risurrezione di Cristo.

La ‘Missa pro custodia creationis’inizia così: ‘I cieli narrano la gloria di Dio e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento’. Il Vangelo, poi, parla dei gigli del campo e degli uccelli del cielo o racconta di Gesù che placa il mare in tempesta”.

Quindi è un motivo in più per il rendimento di grazie: “Con questa Messa, la Chiesa offre un sostegno liturgico, spirituale e comunitario per la cura che tutti dobbiamo prestare nei confronti della natura, la nostra casa comune. Tale servizio è davvero un grande atto di fede, speranza e carità”.

Infine è un motivo di gioia; “Rinnova la nostra gratitudine, rafforza la nostra fede e ci invita a rispondere con cura e amore, in un sentimento sempre crescente di meraviglia, rispetto e responsabilità. Ci chiama ad essere fedeli amministratori di ciò che Dio ci ha affidato nelle nostre scelte quotidiane e nelle politiche pubbliche, così come nella preghiera, nel culto e nel modo con cui viviamo nel mondo”.

Anche mons. Viola ha ricordato che ‘la liturgia celebra in ogni momento dell’Anno liturgico il mistero della creazione’: ad esempio, nella Veglia pasquale, la prima lettura è il racconto della creazione; nella celebrazione dei singoli sacramenti, come il battesimo, si recita la preghiera di benedizione dell’acqua; nella Liturgia delle Ore ‘il tema della creazione è ben presente’. E nell’esperienza cristiana, la domenica è prima di tutto una festa pasquale, totalmente illuminata dalla gloria del Cristo risorto. E’la celebrazione della ‘nuova creazione’”.

Una particolare rilevanza alla creazione, ha aggiunto il segretario del segretario, è data dalle Rogazioni e dai Quattro Tempora, ovvero dalle quattro serie di tre giorni di digiuno e di astinenza, istituite dalla Chiesa e celebrate al principio delle quattro stagioni dell’anno. D’ora in poi, esse saranno ‘regolate dalle Conferenze episcopali, sia quanto al tempo che al modo di celebrarle’, affinché si adattino ‘alle diverse situazioni locali e alle necessità dei fedeli’.

Nel Decreto del Dicastero per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti si sottolinea che “i racconti della creazione nel libro della Genesi contengono, nel loro linguaggio simbolico e narrativo, profondi insegnamenti sull’esistenza umana e la sua realtà storica. Questi racconti suggeriscono che l’esistenza umana si basa su tre relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con il prossimo e quella con la terra. Secondo la Bibbia, queste tre relazioni vitali sono rotte, non solo fuori, ma anche dentro di noi. Questa rottura è il peccato.

L’armonia tra il Creatore, l’umanità e tutto il creato è stata distrutta per avere noi preteso di prendere il posto di Dio, rifiutando di riconoscerci come creature limitate. Questo fatto ha distorto anche la natura del mandato di soggiogare la terra e di coltivarla e custodirla. Come risultato, la relazione originariamente armonica tra essere umano e natura si è trasformato in un conflitto. Per questo è significativo che l’armonia che san Francesco d’Assisi viveva con tutte le creature sia stata interpretata come una guarigione di tale rottura”.

(Foto: Vatican Media)

Papa Leone XIV invita a gettare ‘semi di pace e di speranza’

“Il tema di questa Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, scelto dal nostro amato papa Francesco, è ‘Semi di Pace e di Speranza’. Nel 10° anniversario dell’istituzione della Giornata, avvenuta in concomitanza con la pubblicazione dell’enciclica ‘Laudato sì’, ci troviamo nel vivo del Giubileo, ‘pellegrini di Speranza’. E proprio in questo contesto il tema acquista il suo pieno significato”: è l’inizio del messaggio per la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, che si celebra il 1° settembre, nel quale il papa ricorda la necessità di far seguire le parole ai fatti.

‘Semi di pace e di speranza’ è una ‘ripresa’ del brano evangelico del ‘chicco di grano’: “Molte volte Gesù, nella sua predicazione, usa l’immagine del seme per parlare del Regno di Dio, e alla vigilia della Passione la applica a sé stesso, paragonandosi al chicco di grano, che per dare frutto deve morire”.

Solo se il seme ‘si consegna’ la terra fiorisce: “Il seme si consegna interamente alla terra e lì, con la forza dirompente del suo dono, la vita germoglia, anche nei luoghi più impensati, in una sorprendente capacità di generare futuro. Pensiamo, ad esempio, ai fiori che crescono ai bordi delle strade: nessuno li ha piantati, eppure crescono grazie a semi finiti lì quasi per caso e riescono a decorare il grigio dell’asfalto e persino a intaccarne la dura superficie”.

Le parole profetiche di Isaia saranno la guida del ‘tempo del Creato’: “Queste parole profetiche, che dal 1° settembre al 4 ottobre accompagneranno l’iniziativa ecumenica del ‘Tempo del Creato’, affermano con forza che, insieme alla preghiera, sono necessarie la volontà e le azioni concrete che rendono percepibile questa ‘carezza di Dio’ sul mondo. La giustizia e il diritto, infatti, sembrano rimediare all’inospitalità del deserto. Si tratta di un annuncio di straordinaria attualità”.

Riprendendo lo ‘sguardo’ di papa Francesco, anche papa Leone XIV fa un esame della situazione ambientale odierna: “In diverse parti del mondo è ormai evidente che la nostra terra sta cadendo in rovina. Ovunque l’ingiustizia, la violazione del diritto internazionale e dei diritti dei popoli, le diseguaglianze e l’avidità da cui scaturiscono producono deforestazione, inquinamento, perdita di biodiversità. Aumentano in intensità e frequenza fenomeni naturali estremi causati dal cambiamento climatico indotto da attività antropiche, senza considerare gli effetti a medio e lungo termine della devastazione umana ed ecologica portata dai conflitti armati”.

Ecco il motivo per cui secondo papa Leone XIV la ‘distruzione’ della natura colpisce i poveri: “Sembra che manchi ancora la consapevolezza che distruggere la natura non colpisce tutti nello stesso modo: calpestare la giustizia e la pace significa colpire maggiormente i più poveri, gli emarginati, gli esclusi. E’ emblematica in tale ambito la sofferenza delle comunità indigene”.

Inoltre la natura è merce nelle guerre: “E non basta: la natura stessa talvolta diventa strumento di scambio, un bene da negoziare per ottenere vantaggi economici o politici. In queste dinamiche, il creato viene trasformato in un campo di battaglia per il controllo delle risorse vitali, come testimoniano le zone agricole e le foreste divenute pericolose a causa delle mine, la politica della ‘terra bruciata’, i conflitti che scoppiano attorno alle fonti d’acqua, la distribuzione iniqua delle materie prime, penalizzando le popolazioni più deboli e minando la stessa stabilità sociale”.

Con un invito a leggere la Bibbia papa Leone XIV ha evidenziato il concetto di peccato in rapporto alla giustizia: “La giustizia ambientale (implicitamente annunciata dai profeti) non può più essere considerata un concetto astratto o un obiettivo lontano. Essa rappresenta una necessità urgente, che va oltre la semplice tutela dell’ambiente. Si tratta, in realtà, di una questione di giustizia sociale, economica e antropologica. Per i credenti, in più, è un’esigenza teologica, che per i cristiani ha il volto di Gesù Cristo, nel quale tutto è stato creato e redento. In un mondo dove i più fragili sono i primi a subire gli effetti devastanti del cambiamento climatico, della deforestazione, e dell’inquinamento, la cura del creato diventa una questione di fede e di umanità”.

Ed ha chiesto di ‘far seguire’ i fatti alle parole: “Lavorando con dedizione e con tenerezza si possono far germogliare molti semi di giustizia, contribuendo così alla pace e alla speranza. Ci vogliono talvolta anni prima che l’albero dia i suoi primi frutti, anni che coinvolgono un intero ecosistema nella continuità, nella fedeltà, nella collaborazione e nell’amore, soprattutto se quest’amore diventa specchio dell’Amore oblativo di Dio”.

Infine ha ricordato il progetto ‘Borgo Laudato Sì’, voluto da papa Francesco: “Tra le iniziative della Chiesa che sono come semi gettati in questo campo, desidero ricordare il progetto ‘Borgo Laudato Si’”, che papa Francesco ci ha lasciato in eredità a Castel Gandolfo, come seme che può portare frutti di giustizia e di pace. Si tratta di un progetto di educazione all’ecologia integrale che vuole essere un esempio di come si può vivere, lavorare e fare comunità applicando i principi dell’enciclica ‘Laudato sì’…

L’enciclica ‘Laudato sì’ ha accompagnato la Chiesa Cattolica e molte persone di buona volontà per dieci anni: essa continui ad ispirarci e l’ecologia integrale sia sempre più scelta e condivisa come rotta da seguire. Così si moltiplicheranno i semi di speranza, da ‘custodire e coltivare’ con la grazia della nostra grande e indefettibile Speranza, Cristo Risorto”.

Mentre in mattina il papa aveva ricevuto in udienza i membri del Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina, affermando che in certe circostanze è difficile parlare di speranza: “Certamente, nell’attuale contesto storico non è facile parlare di speranza a voi e al popolo affidato alla vostra cura pastorale. Non è facile trovare parole di consolazione per le famiglie che hanno perso i propri cari in questa guerra insensata. Immagino lo sia anche per voi, che siete in contatto ogni giorno con le persone ferite nel cuore e nella carne. Malgrado questo, ricevo tante testimonianze di fede e di speranza da parte di uomini e donne del vostro popolo. Questo è segno della forza di Dio che si manifesta in mezzo alle macerie della distruzione”.

Ed ha mostrato vicinanza al popolo ucraino: “Sono consapevole che avete tante necessità da affrontare, sia nell’ambito ecclesiale sia in quello umanitario. Siete chiamati a servire Cristo in ogni persona ferita e angosciata, che si rivolge alle vostre comunità chiedendo un aiuto concreto.

Vi sono vicino, e tramite voi sono vicino a tutti i fedeli della vostra Chiesa. Rimaniamo uniti nell’unica fede e nell’unica speranza. La nostra comunione è un mistero grande: è comunione reale anche con tutti i fratelli e le sorelle la cui vita è stata strappata da questa terra ma è accolta in Dio. In Lui tutto vive e trova pienezza di senso”.

Un ringraziamento a papa Francesco per la trasmissione della gioia del Vangelo

“Nel Nome della Santissima Trinità. Amen. Sentendo che si avvicina il tramonto della mia vita terrena e con viva speranza nella Vita Eterna, desidero esprimere la mia volontà testamentaria solamente per quanto riguarda il luogo della mia sepoltura. La mia vita e il ministero sacerdotale ed episcopale ho sempre affidato alla Madre del Nostro Signore, Maria Santissima. Perciò, chiedo che le mie spoglie mortali riposino aspettando il giorno della risurrezione nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore”.

Questo è il testamento di papa Francesco, redatto tre anni fa e reso noto dopo la sua morte, in cui ha dato disposizioni per la sua sepoltura; “Desidero che il mio ultimo viaggio terreno si concluda proprio in questo antichissimo santuario Mariano dove mi recavo per la preghiera all’inizio e al termine di ogni Viaggio Apostolico ad affidare fiduciosamente le mie intenzioni alla Madre Immacolata e ringraziarLa per la docile e materna cura.

Chiedo che la mia tomba sia preparata nel loculo della navata laterale tra la Cappella Paolina (Cappella della Salus Populi Romani) e la Cappella Sforza della suddetta Basilica Papale come indicato nell’accluso allegato. Il sepolcro deve essere nella terra; semplice, senza particolare decoro e con l’unica iscrizione: Franciscus”.

Quindi sabato 26 aprile alle ore 10, primo giorno dei Novendiali, sul sagrato della basilica di San Pietro sarà celebrata la Messa esequiale del Romano Pontefice Francesco, secondo quanto previsto nell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis (nn. 82-109), come ha reso noto l’Ufficio delle celebrazioni liturgiche pontificie: “La Liturgia esequiale sarà presieduta dal card. Giovanni Battista Re, decano del Collegio Cardinalizio. Dopo i funerali il feretro di Bergoglio sarà portato nella basilica di San Pietro e da lì nella basilica di Santa Maria Maggiore per la tumulazione, secondo le sue disposizioni testamentarie”.

Un papato che sarà ricordato per i suoi gesti ‘profetici’, come hanno ricordato i vescovi italiani: “Con parole incisive e gesti profetici, Francesco si è rivelato davvero Pastore di tutti secondo il cuore misericordioso del Padre. Sin dall’inizio del suo ministero petrino, ha mostrato una particolare vicinanza al suo gregge, che ha condotto con sapienza e coraggio. In particolare, i Vescovi italiani gli sono grati per il costante dialogo e, soprattutto, per aver incarnato per primo quello straordinario programma di vita che aveva sintetizzato invitando ad essere sacerdoti con l’odore delle pecore e il sorriso dei padri”.

Ritornando agli inizi del pontificato per i vescovi il saluto di presentazione ha delineato il suo rapporto con la gente: “Torna alla mente il ‘buona sera’ con cui si è presentato alla Chiesa e al mondo intero: quel saluto ha rappresentato uno spartiacque, l’inizio di un rapporto tra un padre e i suoi figli a cui ha ricordato quanto il Vangelo sia attraente, gioioso, capace di dare risposta alle tante domande della storia, anche a quelle sopite o soffocate. Da padre, ha indicato la via dell’ascolto e della prossimità, incoraggiando a uscire dalle logiche del consenso, dell’abitudine, dalla tentazione dello scoraggiamento o del potere che limita lo sguardo all’io senza aprirlo al noi”.

In questi giorni tutte le diocesi pregano con le messe in suffragio di papa Francesco ed alcuni messaggi per esprimere l’affetto per il papa deceduto, come il video messaggio da Gerusalemme del card. Pierbattista Pizzaballa: “Ieri abbiamo celebrato il giorno della Resurrezione, oggi Dio ha chiamato a sé papa Francesco. Una connessione significativa tra la celebrazione della vita e dell’amore con la Resurrezione ed oggi papa Francesco è stato chiamato a vedere il viso di Dio. Noi, come chiesa di Gerusalemme, preghiamo per la sua anima”.

Nel video il patriarca gerosolimitano ha ricordato “le continue telefonate, non solo Gaza, per avere informazioni sulla situazione esprimendo la sua preoccupazione e anche la sua solidarietà concreta quando riceveva offerte speciali dalla gente, donazioni, voleva sempre lasciare qualcosa per la parrocchia di Gaza e la gente del posto. In un certo senso, Gaza è stato in qualche maniera uno dei simboli del suo pontificato.

E’ stato sempre vicino ai poveri, contro la guerra, che definiva ‘una sconfitta’, per il lavoro e per la pace… Ora dobbiamo pregare per lui; sicuramente ora sta pregando per noi, quindi siamo uniti nella preghiera con una serena fiducia e speranza che Dio continui ad accompagnare la vita della Chiesa, che papa Francesco ha servito per tanti anni”.   

In Italia dalla diocesi di Ascoli Piceno mons. Gianpiero Palmieri ha espresso un ringraziamento per il magistero di papa Francesco: “Noi sappiamo che egli vive in Dio e intercede per la Chiesa intera. Ringraziamo il Signore per averci donato Papa Francesco. Lo ringraziamo per il suo magistero grande e profondo, che ha dato alla Chiesa una nuova spinta missionaria, chiamandola a quella conversione che le permetta di essere più fedele al Vangelo. Ringraziamo il Signore per il magistero di Papa Francesco a favore del mondo intero, per la pace, la giustizia sociale, l’ecologia la difesa della dignità del lavoro, l’attenzione agli scartati della storia.

In particolare lo piangono i pescatori di San Benedetto, gli operai della Beko e tutti i poveri che da lui si sono sentiti capiti e difesi. La sua vicinanza si è concretizzata anche nel drammatico momento del terremoto che ha colpito la nostra comunità. Ricordiamo tutti con gratitudine la sua visita nell’ottobre del 2016 nelle zone devastate, portando conforto e speranza alle persone colpite dalla tragedia. Papa Francesco, non dimenticheremo mai il tuo insegnamento!”

Mentre l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, ha espresso gratitudine per la sua fedeltà al Vangelo ed all’umanità: “Abbiamo visto la sua fragilità e la debolezza delle sue condizioni fisiche, e tuttavia sentiamo comunque un sentimento: siamo orfani. Il papa è il padre di tutti, la sua partenza ci ferisce e ci lascia soli, però abbiamo appena celebrato la Pasqua di Resurrezione del Signore e allora ci piace pensare che papa Francesco è accolto nella casa del Padre dall’abbraccio della misericordia di Dio.

Al papa va la nostra gratitudine per il servizio di pastore della Chiesa universale, per la sua dedizione alla causa del Vangelo e dell’uomo. Da lui impariamo a essere discepoli fedeli del Signore Gesù. Lo accompagniamo, con la nostra preghiera e la nostra riconoscenza, all’incontro con il Signore risorto perché possa anche lui partecipare di quella vita che non muore che Gesù ci ha donato risorgendo dalla morte e vincendo il male, lasciando il suo sepolcro vuoto dal quale ancora ci viene la Luce della vita che non muore”.

Il card. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, ha ringraziato il papa per aver comunicato la gioia del Vangelo: “Il papa se n’è andato nell’Anno della Speranza, il Giubileo che aveva tanto desiderato. Ora è davanti al Signore ed era questa la sua grande speranza, che papa Francesco ha cercato di condividerci: la notizia che un giorno saremo tutti nell’abbraccio di Dio”.

Ed ha comunicato questa gioia attraverso la misericordia di Dio: “Il papa Francesco ha cercato di comunicare l’amore di Dio con ogni mezzo e ad ogni latitudine, l’ha fatto con parole semplici che tutti potevano comprendere: ha spiegato ai potenti della Terra e agli ultimi, ai poveri, alle persone scartate, che il volto di Dio è innanzi tutto Misericordia e questo volto è in grado di cambiare il nostro cuore, può addirittura cambiare il corso della storia.

Speranza, Misericordia. Come suonano diverse, queste parole, di fronte alle regole imperanti della guerra e della sopraffazione! Basta prenderle sul serio. Credo che sia per questo messaggio mite e sorridente che il Papa è stato tanto amato dagli uomini e dalle donne del nostro tempo, anche da chi non crede; per questo messaggio è stato riconosciuto come riferimento fondamentale negli equilibri internazionali. Nelle ore dell’addio, vorrei che raccogliessimo le parole che il Papa ci ha lasciato in consegna”.

Anche i vescovi della Lombardia lo ringraziano per la testimonianza evangelica: “Appresa la notizia della morte del nostro amato Papa Francesco i Vescovi della Lombardia sono vicini alla chiesa di Roma per la perdita del loro Vescovo, segno visibile di comunione fra le Chiese sparse per tutta la terra e lo ringraziano per la sua coraggiosa e radicale testimonianza d’amore fino all’ultimo giorno della sua vita”.

Il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, mons. Andrea Migliavacca, ha rivolto gratitudine a Dio per il papa: “Anche a nome di tutta la nostra comunità diocesana, desidero esprimere sentimenti di grande gratitudine al Signore per il generoso ministero di papa Francesco, per la sua radicale testimonianza del Vangelo e per il bene che ha fatto alla Chiesa, al mondo e a tutti noi. In un momento storico nel quale la guerra sembra tornare prepotentemente a occupare l’orizzonte delle nostre vite, con papa Francesco la Chiesa cattolica, i credenti e il mondo intero perdono un punto di riferimento fermo, che ha sempre richiamato, dall’inizio del suo pontificato e fino al suo compimento, l’urgenza della pace”.

“Il Papa della Speranza nasce oggi al Cielo”: con commozione la Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV si unisce al cordoglio della Chiesa universale per la morte di papa Francesco, che è stato vicino ai poveri: “Il Pontefice che ha dato voce agli ultimi, che ha camminato accanto ai poveri e che ha indicato al mondo la via della misericordia, lascia un’impronta indelebile nei cuori di milioni di persone. Oggi, in ogni città d’Italia, le nostre Conferenze si stringono in preghiera. La sua straordinaria attenzione verso i più fragili e il suo incessante appello a contrastare la cultura dello scarto e ad accogliere chi è ai margini, chi soffre la malattia, la solitudine, l’esclusione, la privazione della libertà, rappresentano valori che sentiamo profondamente nostri. Valori che costituiscono il cuore stesso del carisma della Società di San Vincenzo De Paoli”.

Per questo la presidente nazionale, Paola Da Ros, ha ricordato gli incontri dell’associazione con il papa: “Il Santo Padre ci ha sempre spronati ad essere ‘Chiesa in uscita’, testimoni di un Vangelo vivo, concreto, incarnato nei gesti quotidiani della Carità. Papa Francesco, ‘il Papa della Speranza’, ci lascia in eredità una testimonianza potente e umile, capace di parlare al cuore di ogni uomo e donna. La sua voce, che si è levata senza timore contro le ingiustizie, rimarrà viva nei nostri gesti, nel nostro servizio e nella nostra preghiera”.

Mentre Antonio Lissoni, presidente di AIFO, ha ricordato quella sera di cinque anni fa in una piazza san Pietro deserta: Non possiamo dimenticare quel 27 marzo 2020 quando quest’uomo, solo, stanco, preoccupato è in una piazza san Pietro inesorabilmente e disumanamente vuota a pregare per la pandemia. Ha scritto quattro encicliche, tutte importanti, nella ‘Laudato sì’ ci chiama alla responsabilità verso il creato, ma nella ‘Fratelli tutti’ ci ha concretamente mostrato il suo pensiero, che incarna l’amore di Dio per l’uomo”.

Non ha dimenticato il suo impegno per la pace ed il dialogo: “E’ il Papa della pace, del dialogo con tutti, in particolare con i non credenti, e con tutte le religioni, un dialogo improntato sull’umanità, sul rifiuto della forza e delle armi, sulla condanna costante della guerra, del terrore, della disumanità di atti che purtroppo continuano ad uccidere e ad offendere la dignità dell’essere persona. Ci ha lasciato come ha sempre vissuto, ieri era fra la gente, con la sua voce flebile e tutta la sua sofferenza, senza risparmiarsi, senza pensare a sé stesso, ma al bisogno di tutti di saperlo tra noi”.

Infine anche Flavio Lotti, presidente della Fondazione ‘PerugiAssisi per la Cultura della Pace’, ha ringraziato il papa per l’incoraggiamento alla pace: “Grazie papa Francesco perché ci hai voluto bene. Grazie papa Francesco perché ti sei preso cura di noi e dell’umanità intera. Grazie papa Francesco perché hai fatto l’impossibile per rigenerare la nostra umanità. Grazie papa Francesco per il tuo fermo e costante impegno contro la guerra e la ‘peste’ delle armi che la alimenta senza pietà. Grazie papa Francesco per il tuo fermo e costante impegno per la pace che ci hai aiutato a conoscere, a difendere e soprattutto a fare, nel piccolo e nel grande, con i vicini e con i lontani, tra i popoli e con la natura.

Grazie papa Francesco perché hai voluto e saputo accogliere tutti e tutte nella tua chiesa, perché hai sempre cercato di riunire la famiglia umana contro tutti i Divisori che la vogliono indebolita e frammentata. Grazie papa Francesco per la guida sicura che sei stato in tutti questi anni duri, difficili e incerti. Della tua parola ci siamo nutriti e saziati ogni giorno mentre è cresciuta la fame di speranza. Ai tuoi gesti ci siamo ispirati rigenerando coraggio e coerenza. Grazie papa Francesco per averci insegnato che ‘la realtà è superiore all’idea’, ‘il tempo è superiore allo spazio’, ‘l’unità prevale sul conflitto’ ed ‘il tutto è superiore alla parte’. Continueremo a fare tesoro di questi principi…  Grazie Papa Francesco. Ti abbiamo voluto bene. Grazie a te e a tutti i tuoi collaboratori oggi noi siamo trasformati, pronti per continuare ad essere la tua voce per la pace”.

(Foto: Santa Sede)

Papa Francesco nel ricordo dell’associazionismo cattolico

Alle ore 9:47 di questa mattina, il card. Kevin Joseph Farrell, camerlengo di Santa Romana Chiesa, ha annunciato la morte di papa Francesco: “Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino”.

Appena si è diffusa ufficialmente la notizia da tutto il mondo sono giunti messaggi di cordoglio, come quello del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella: “Accanto al dolore per la morte di Papa Francesco, avverto, come ho detto stamani, un senso di vuoto: il senso della privazione di un punto di riferimento cui guardavo. Ha conquistato il mondo, sin dal primo momento, già con la scelta del nome”.

Ed ha ricordato la sua attenzione particolare ai poveri ed al creato: “Come non ricordare ‘Laudato sì’ sull’equità nell’uso delle risorse naturali? O ‘Fratelli tutti’ sulla unicità della famiglia umana? O la sua costante attenzione alle periferie del mondo, ai poveri, ai più deboli, ai migranti? Certamente anche ricordando i suoi avi emigrati dal Piemonte in Argentina. O la sua preghiera da solo in piazza San Pietro nei giorni del covid? Francesco è stato sempre uomo di speranza convinta contro ogni difficoltà. L’ha trasmessa anche nei giorni della sua malattia offrendo un esempio per tutti i sofferenti”.

Un ricordo particolare per i molti incontri avuti in questi anni: “Ricordo con grande riconoscenza le tante occasioni di incontro.  La sua visita al Quirinale storica, gli incontri non ufficiali, riservati, personali. Su tutto si impone un pensiero. Quel che ha deciso di fare ieri con la benedizione al mondo, e il giro in piazza, tra i fedeli con il suo ultimo richiamo al principio di umanità, come criterio di condotta per ciascuno. Oggi, appare come un saluto alla Chiesa e alle donne e agli uomini di tutto il mondo”.

E dalla Custodia di Terra Santa giunge una nota in cui si unisce “all’intera Chiesa Cattolica e a tutte le persone di buona volontà nel mondo, elevando preghiere di ringraziamento per la vita, la testimonianza e l’instancabile ministero del Santo Padre. La sua profonda umiltà, il coraggioso impegno per la pace e la costante dedizione ai poveri e agli emarginati hanno lasciato un segno indelebile nella Chiesa e nel mondo. Gratitudine per la vicinanza di Papa Francesco alle comunità cristiane della Terra Santa e per la sua profonda preoccupazione per la pace nella Terra di Gesù. I suoi pellegrinaggi, le parole di riconciliazione e il costante appello alla giustizia e al dialogo tra i popoli e le religioni continueranno a ispirarci nella nostra missione”.

Mentre dall’Italia il Centro Studi ‘Scienza & Vita’ esprime il suo dolore e si unisce alla preghiera di suffragio e di speranza di tutta la Chiesa, rendendo grazie a Dio per il dono prezioso di questo Pastore, che con i suoi insegnamenti e la sua testimonianza, durante tutto il suo Pontificato, ci ha sempre indicato la via del rispetto e della promozione della persona umana, con la sua inviolabile dignità:

“La sua costante denuncia del diffondersi progressivo di quella che lui stesso ha definito come ‘cultura dello scarto’, infatti, è stato per noi un continuo richiamo a tenere desta l’attenzione (mediante la riflessione, lo studio e il dialogo aperto) verso tutte quelle condizioni della vita umana, soprattutto quando è segnata da fragilità e sofferenza, che la espongono al rischio di “esclusione” sociale e culturale, e talvolta persino fisica”.

Il Movimento per la Vita ha ripreso le sue parole del Regina Coeli di ieri: “Non vogliamo parlare di morte, ma di Vita, di nuova nascita. Francesco é entrato nella Vita Eterna mentre risplende la luce calda della Santa Pasqua, mostrando così concretamente quanto siamo vere le parole del suo messaggio al mondo di ieri… Un passaggio che richiama le parole di Giovanni Paolo II, a pochi mesi dalla sua nascita al Cielo…

Al primo posto la vita dell’ uomo, sempre! Quello di ieri, dunque, un ‘testamento’ con la consegna di un impegno, un messaggio forte e appassionato, adesso ancora più credibile perché sigillato dall’ingresso del papa nell’Amore Infinito del Padre la mattina presto del giorno in cui la Chiesa rievoca le parole dell’angelo ‘perché piangere? Non é qui, é risorto!’ Non trascurabile anche la prossimità alla festa della Divina Misericordia che si celebra domenica prossima”.

Ed ha ricordato l’incontro dello scorso marzo: “Tutti riferimenti che illuminano il pontificato di Papà Francesco sulla Vita e sulla Misericordia che egli ha saputo magistralmente unire con lo stile semplice, schietto, comprensibile a tutti, attento anche ai ‘lontani’, con il linguaggio di chi vuole che la Chiesa sia in uscita, che privilegi i poveri, gli ultimi, coloro che si trovano nelle periferie, senza mai trascurare i bambini in viaggio verso la nascita e le loro madri, come mostra il suo magistero sulla vita nascente…  

L’8 marzo, in occasione del Giubileo del MpV e del popolo della vita, ci ha detto: ‘c’è ancora e più che mai bisogno di persone di ogni età che si spendano concretamente al servizio della vita umana, soprattutto quando é più fragile e vulnerabile; perché essa è sacra, creata da Dio per un destino grande e bello; e perché una società giusta non si costruisce eliminando i nascituri indesiderati, gli anziani non più autonomi o i malati incurabili’. Grazie, carissimo papa Francesco, noi ci siamo e rinnoviamo il nostro impegno”.

Il presidente dell’associazione ‘Ospitalità Religiosa Italiana’, Fabio Rocchi, lo ha definito il papa dell’ospitalità: “Più volte il Santo Padre aveva stimolato le Case religiose di ospitalità a non trasformarsi in alberghi, aprendo le porte al ristoro dell’anima e non solo del corpo. Da questo invito nel 2015 era nata la nostra Associazione, con lo scopo di affiancare tante comunità religiose e non-profit nel proporsi con un messaggio evangelico universale ed in particolare verso il prossimo in stato di necessità.

Già nel 2016, in occasione del Giubileo straordinario della Misericordia, aveva apprezzato la nostra iniziativa ‘Ospitalità Misericordiosa’ per offrire gratuitamente ai più bisognosi alcuni giorni di vacanza, spronandoci così a proseguire anche negli anni successivi”.

Un particolare ricordo è riservato alla Giornata mondiale dei Bambini: “Per la Giornata Mondiale dei Bambini 2024 avevamo offerto la nostra struttura organizzativa al servizio delle famiglie in arrivo a Roma, coinvolgendo le strutture ricettive religiose ad aprirsi per questa necessità. Dal suo continuo appello all’accoglienza era nata la nostra Carta dei Valori, che vincola l’ospitalità alla Condivisione, alla Familiarità, alla Speranza, all’Amicizia, alla Gentilezza.

Ci resta ora il suo messaggio di Misericordia, germoglio per una realtà che, pur tra mille difficoltà, vuole continuare a rappresentare un’ospitalità lontana dalle logiche commerciali e attenta ai bisogni più profondi di ciascuno”.

Anche mons. Yoannis Lazhi Gaid, già suo segretario e presidente dell’associazione Bambino Gesù del Cairo e della Fondazione della Fratellanza Umana, ha espresso il suo ricordo: “Ho avuto l’immenso privilegio di camminare al Suo fianco, di essere testimone della Sua dedizione senza riserve, della Sua abnegazione sconfinata, della Sua generosità ineguagliabile nel servire Cristo, la Sua Chiesa, l’umanità intera. Ho visto la Sua anima ardere per la pace, la misericordia, la Fratellanza Umana, il dialogo, per ogni angolo di questo mondo”.

Ed ha ricordato il suo servizio instancabile alla Chiesa: “Il Suo servizio petrino, un faro di luce nella notte, ha inciso un segno indelebile nei nostri cuori. Ricordo ogni istante condiviso, ogni conversazione illuminata dalla Sua saggezza, ogni momento in cui, con la Sua sola presenza, ha saputo infondere serenità nelle tempeste più violente. La Sua intelligenza, il Suo spirito di servizio, sono stati un dono inestimabile per la Chiesa, per noi, per tutti coloro che hanno avuto l’onore di conoscerLa”.

Un particolare ricordo è stato offerto dal pellegrinaggio Macerata-Loreto: “In un momento di profondo dolore per la perdita di papa Francesco, ci uniamo in preghiera, grati per il dono del suo pontificato. Noi amici del Pellegrinaggio Macerata-Loreto, con il cuore colmo di riconoscenza, ci affidiamo alla certezza che continuerà ad accompagnarci dal Cielo”.

Altro ricordo particolare è stato espresso dal presidente di ‘Rondine – Cittadella della Pace’, Franco Vaccari: “E’ morto un rondinese, così mi ha scritto stamani uno dei 300 ex studenti di Rondine da uno dei lati tragici delle tante guerre in cui siamo impegnati da quasi trent’anni. E questo annuncio-commento spontaneo rimbalza e riecheggia dall’altro lato della guerra e delle guerre, trovando conferma. Papa Francesco lo sentiamo uno di noi. Papa Francesco, una testimonianza quotidiana che ci ha sorretto e incoraggiato, nel nostro trentennale impegno per dissolvere l’idea del ‘nemico’ e riaprire relazioni, fiducia e speranza”.

Per il presidente papa Francesco è stata “una voce, un riferimento autorevole per tutti gli impegnati a tessere relazioni, a far avanzare la pace e arretrare la guerra. Una vicinanza costante alle vittime di ogni guerra, coinvolto con la stessa forza con tutte le persone, tutti i popoli e con il loro dolore.

Una Parola con cui confrontarsi necessariamente, impossibile da evitare: per la coscienza di ciascuno, oltre le appartenenze, per la politica e le istituzioni che devono servire il bene comune. Un vero leader globale che ha saputo leggere la conflittualità di un mondo che rischia di andare in frantumi e instancabilmente si è speso per il dialogo e la pace.

Ma papa Francesco non ci ha lasciati; per tutti vale la sua eredita feconda, per chi crede nella vita eterna, annunciata nella Pasqua, lui vive e ci attende operoso in quel luogo finalmente senza confini al quale vogliamo prefigurare il nostro mondo”.

Anche il l preside della Facoltà Teologica del Triveneto, don Maurizio Girolami, ha espresso gratitudine verso l’opera svolta dal papa in anni segnati da grandi difficoltà: “Per dodici anni ha guidato come successore di Pietro la barca di Pietro in mezzo a vicende sociali ed ecclesiali di grande difficoltà: la pandemia, le guerre, il crescente fenomeno migratorio, gli abusi del clero, l’indebolimento della vita cristiana nel mondo occidentale.

Il suo magistero, incentrato sull’annuncio del vangelo di Gesù, ha dato concreto volto a tante istanze della visione pastorale del Concilio Vaticano II, bussola ancora attualissima per la vita della Chiesa nel mondo contemporaneo. L’attenzione alle persone nella loro singolarità, dimostrata in tanti momenti con telefonate, saluti, lettere, e lo sguardo geopolitico sul mondo hanno caratterizzato l’instancabile attività di papa Francesco, che ha trovato nella preghiera il suo alimento quotidiano e la forza per andare avanti”.

Anche la presidenza nazionale dell’Azione Cattolica Italiana ha ricordato la ‘potenza’ del suo pontificato: “Il suo pontificato ha segnato profondamente la nostra epoca, portando avanti il sogno di una Chiesa vicina ai poveri, attenta ai più fragili, capace di dialogo e di misericordia. Un Pontefice che ha incarnato la semplicità e l’umiltà evangelica, che ha saputo parlare al cuore delle persone, specialmente dei giovani e dei laici impegnati nel servizio ecclesiale e sociale.

Fin dall’inizio del suo ministero petrino, papa Francesco ha mostrato un affetto particolare per l’Azione cattolica, incoraggiandoci a vivere con gioia e responsabilità il nostro impegno nella Chiesa e nel mondo”.

Molti sono stati gli incontri: “Indimenticabili restano le nostre udienze e gli incontri con lui, a partire dal suo primo incontro con i ragazzi dell’Acr, il 20 dicembre del 2013, per lo scambio di auguri natalizi, in quello che diventerà un abbraccio consueto, e dal discorso del 3 maggio 2014, in aula Paolo VI, ai partecipanti alla XV assemblea dell’Ac, segnato da quel ‘non siate statue da museo’ e dall’invito a rinnovare la scelta missionaria dell’associazione; a essere una ‘Chiesa in uscita’ impegnata a incontrare l’uomo dovunque si trovi, lì dove soffre, lì dove spera, lì dove ama e crede, lì dove sono i suoi sogni più profondi, le domande più vere, i desideri del suo cuore.

Invito ampliato dal discorso in occasione dell’incontro nazionale in piazza san Pietro per i 150 anni dell’Azione cattolica, quando spronò i ragazzi, i giovani e gli adulti di Ac ad essere ‘Passione cattolica’ e a camminare insieme, senza paura delle sfide del tempo presente”.

Il suo magistero è prezioso: “Il magistero di Papa Francesco lascia un’eredità preziosa. I suoi gesti e le sue parole hanno segnato una svolta nel modo di vivere la missione evangelizzatrice della Chiesa, spingendo tutti i fedeli a Cristo ad andare incontro agli ultimi, agli emarginati, a quanti vivono nelle periferie esistenziali, sociali ed economiche del mondo.

La sua insistenza sulla sinodalità della Chiesa ha avviato un processo di rinnovamento ecclesiale, rendendo sempre più centrale il cammino condiviso, il discernimento comunitario e l’ascolto reciproco. Ha ribadito l’importanza di un laicato attivo e corresponsabile, chiamato a essere lievito nella società e nella Chiesa.

Papa Francesco ha rilanciato con forza il messaggio della ‘Laudato sì’ e della ‘Fratelli tutti’, indicando la cura del Creato e la fraternità universale come pilastri di una testimonianza cristiana autentica e necessaria nel nostro tempo. Il suo magistero ha fatto emergere con rinnovato vigore il legame inscindibile tra fede e giustizia sociale, tra spiritualità e impegno concreto per la pace e la dignità di ogni essere umano.

Il suo amore per i poveri, il suo invito alla misericordia e al perdono, la sua attenzione ai giovani e alle famiglie, la sua dedizione per il dialogo interreligioso e l’unità dei cristiani rimarranno punti di riferimento essenziali per la Chiesa del futuro”.

Per questo il presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione episcopale per le migrazioni (CEMi), mons. Gian Carlo Perego, ha ricordato il suo messaggio ‘Urbi et Orbi’ di ieri: “Fino all’ultimo giorno della sua vita papa Francesco ha avuto nel suo cuore e nella sua mente il ricordo dei migranti. Da figlio di emigranti ha compreso nella sua vita cosa significa lasciare tutto e partire, soprattutto se costretti dalla fame, dalle guerre e dalle persecuzioni. Il suo impegno e il suo magistero per la tutela della dignità dei migranti ci accompagneranno nel lavoro quotidiano”.

Mentre il presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia, lo ha definito ‘papa delle Acli’: “Ci ha esortato a non stancarci di chiedere la pace. Tutte cose che avevamo in comune con lui. E’ stato proprio un Papa delle Acli. Noi aclisti conserveremo indelebile il ricordo delle due udienze che ha voluto dedicarci, nel 2015 e nel 2024, ed in particolare in quest’ultima, avvenuta per l’ottantesimo anniversario della nostra associazione, ci ha lasciato la descrizione di un diverso stile della nostra azione quotidiana, che sia insieme ‘popolare, sinodale, democratico, pacifico e cristiano’ in modo da ‘crescere nella familiarità con il Signore e nello spirito del Vangelo, perché esso possa permeare tutto ciò che facciamo e la nostra azione abbia lo stile di Cristo e lo renda presente nel mondo’.

Ci lascia all’indomani della Pasqua che ha voluto ardentemente celebrare, ci lascia con l’estremo appello alla pace, che nasce dal disarmo dei cuori, delle parole, delle mani: sappiamolo raccogliere, lo sappiano raccogliere anche i potenti del mondo… E nello stesso tempo preghiamo perché i sentieri che lui ha aperto continuino ad essere battuti con coraggio e dedizione, sapendo, come Francesco ci ha insegnato, che è più importante avviare processi che occupare spazi”.

Anche il presidente della fraternità di Comunione e Liberazione, Davide Prosperi, ha ricordato la testimonianza di fede del papa: “E’ questo il cuore del suo messaggio: riscoprire il volto amoroso del Signore, che sempre ci precede, sempre ci perdona, sempre ci invita a lasciarci accogliere nelle Sue braccia, che sono le braccia della Chiesa…E’ questo il cuore del suo messaggio: riscoprire il volto amoroso del Signore, che sempre ci precede, sempre ci perdona, sempre ci invita a lasciarci accogliere nelle Sue braccia, che sono le braccia della Chiesa”.

Quello del presidente è un ricordo anche personale: “In un rapporto personale sinceramente affettuoso, papa Francesco mi ha sempre dimostrato grande stima e attenzione per il nostro movimento. Continueremo sulla strada che ci ha indicato, perché il movimento sia sempre fedele al dono dello Spirito per servire la gloria di Cristo nel mondo che è la Chiesa, Suo corpo vivente. Siamo infinitamente riconoscenti al Santo Padre per il servizio che ha reso al Signore, alla Chiesa e all’umanità intera in questo periodo complesso della storia”.

La Comunità di Sant’Egidio ha ricordato la sua prima visita a Trastevere nel 2014: “Per oltre 12 anni ci ha guidato e orientato in un tempo difficile, attraversato da rapide trasformazioni e grandi incertezze, che lui stesso chiamava ‘cambiamento d’epoca’. Con le sue parole e i suoi gesti è stato un punto di riferimento decisivo non solo per la Chiesa ma per il mondo intero, come durante la pandemia…

Ricordiamo con affetto i tanti incontri che ha avuto con la nostra Comunità, come vescovo di Roma e come padre di tutti, la sua vicinanza al progetto dei corridoi umanitari e il suo incoraggiamento a proseguire nella fedeltà alle ‘3 P’ con le quali ha ribattezzato la Comunità di Sant’Egidio:preghiera, poveri, pace”.

Papa Francesco ai salesiani: portate Cristo ai giovani

Papa Francesco

“Cari fratelli, non potendo purtroppo incontrarvi, vi mando questo messaggio in occasione del XXIX Capitolo Generale della Congregazione Salesiana, e anche del 150° anniversario della prima spedizione missionaria di don Bosco in Argentina. Saluto il nuovo Rettor Maggiore, don Fabio Attard, augurandogli buon lavoro, e ringrazio il card. Ángel Fernández Artime per il servizio che ha reso in questi anni all’Istituto e che offre ora alla Chiesa universale”: si apre così il messaggio di papa Francesco alla Congregazione salesiana che fino a sabato 12 aprile vive il XXIX Capitolo generale e celebra anche il 150° anniversario della prima spedizione missionaria di don Bosco in Argentina.

Dispiaciuto per non essere fisicamente presente per problemi di salute il papa ha sottolineato il valore del servizio ai giovani: “Avete scelto, come tema per i vostri lavori, il motto: ‘Salesiani appassionati di Gesù Cristo e consegnati ai giovani’. E’ un bel programma: essere ‘appassionati’ e ‘consegnati’, lasciarsi coinvolgere pienamente dall’amore del Signore e servire gli altri senza tenere nulla per sé, proprio come ha fatto, a suo tempo, il vostro Fondatore.

Anche se oggi, rispetto ad allora, le sfide da affrontare sono in parte cambiate, la fede e l’entusiasmo rimangono gli stessi, arricchiti di nuovi doni, come quello dell’interculturalità. Cari fratelli, vi ringrazio per il bene che fate in tutto il mondo e vi incoraggio a continuare con perseveranza”.

Inoltre papa Francesco ha scelto il tema per la Giornata mondiale di Preghiera per la Cura del Creato di quest’anno: ‘Semi di pace e di speranza’, che apre il Tempo del Creato, che è un’iniziativa ecumenica che si svolge dal 1° settembre al 4 ottobre.

Come sottolinea in un comunicato il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale: “il tema dell’edizione 2025, anno giubilare e del decimo anniversario della pubblicazione dell’Enciclica ‘Laudato sì’, è ‘pace con il creato’ e, come testo biblico di riferimento per questa iniziativa, è stato scelto Isaia 32,14-18. Come sottolineato nel magistero di Papa Francesco e dei suoi ultimi predecessori, il nesso tra pace e cura del creato è strettissimo.

Allo stesso modo è strettissimo il nesso tra guerra e violenza da una parte, e degrado della casa comune e spreco di risorse (distruzioni e armamenti) dall’altra. Il messaggio esorta alla preghiera affinché si creino le condizioni di pace, una pace duratura e costruita in comune, che susciti speranza. La metafora del seme indica la necessità di un impegno a lungo termine. Nel messaggio sono illustrate buone pratiche e semi di pace e di speranza provenienti dai diversi continenti”.

Adriano Sella racconta i ragazzi della ‘baby gang’ che hanno a cuore il Creato

“Ciao ragazzi e ragazze, è nata una baby gang fuori dagli schemi, unica nel suo genere, che agisce mettendo in atto cinque valori, chiamati: le 5C (custodia, conversione, comunità, cura, cambiamento… Il gruppo di ragazzi e ragazze delle 5C ha deciso di assumere comportamenti positivi e costruttivi per loro stessi e per gli altri. Vogliono vivere con uno stile nuovo e vogliono liberarsi dal disagio e dalla noia… Ognuno si è identificato e impegnato a vivere un valore, in modo da esprimere la propria originalità ed essere coerente con gli obiettivi del gruppo”: il volumetto ‘La Baby Gang delle 5C. La banda del Pentalogo si prende cura della Casa comune’, scritto dall’educatore Adriano Sella, promotore e coordinatore della Rete Interdiocesana Nuovi Stili di Vita, racconta, in modo non troppo immaginario, i ragazzi innamorati del Creato e preoccupati di tutelarlo con i comportamenti quotidiani.

Ad accompagnare i capitoli del volume i disegni in bianco e nero del diciannovenne Alessandro, appassionato di manga e amante della natura, degli animali: “Per rappresentare la ‘c’ di custodia ho scelto un giovane cavaliere con uno scudo, per simbolizzare l’azione di proteggere l’ambiente e il Paese che abbiamo. Potevo farlo con una spada, ma custodire non vuol dire combattere”.

Mentre Francesco ha sostituito alcune parole e inserito espressioni tipiche degli adolescenti per un linguaggio che li rispecchiasse ancora di più: “Bisogna amare la natura non solo per aspetti utilitaristici, ma anche per la sua intrinseca bellezza. Per scelta non mangio carne, mi muovo soprattutto in bici ed evito la macchina, non compro il superfluo e cerco di ridurre gli sprechi, nel mio piccolo”.

Dall’autore Adriano Sella ci facciamo raccontare il titolo: “Durante i momenti di silenzio e contemplazione (o le camminate nella natura) affiorano le idee, come quella di una baby gang in positivo, fuori dagli schemi, formata da giovani che riescono a mettere in atto i valori delle 5 C: custodia, conversione, comunità, cura, cambiamento. Il gruppo, un po’ sognato e un po’ reale, ha deciso di assumere comportamenti costruttivi per sé e per gli altri con uno stile nuovo, liberandosi dal disagio e dalla noia, contagiando anche genitori e scuola. Un tema adatto in particolare durante questo mese del Creato, ma pensato per tutto l’anno”.

Da dove ha preso le ‘mosse’ questo volume?

“Il libro è nato dalla constatazione che fa molto notizia la baby gang nei mass media, presentando i ragazzi come se tutti fossero parte di una baby gang, mentre sono solo la piccola minoranza. Mentre ci sono tanti ragazzi e ragazze che sono impegnati nel fare il bene. Allora ho voluto dare visibilità a questi ragazzi e ragazze nel presentare la Baby Gang in positivo. Raccontare, quindi, il bene che stanno facendo tanti ragazzi e ragazze  senza apparire nelle testate dei giornali o nei video dei social”.

Come sono questi ‘ragazzi’?

“Questi ragazzi e ragazze sono impegnati per la cura della casa comune mediante piccole azioni quotidiane che sono possibili a tutti e che partono dal cambiamento personale ma che poi diventa un cambiamento comunitario mediante la formazione della baby gang, impegnata anche a cambiare la propria famiglia e la propria scuola. Non fanno niente di straordinario, ma lo straordinario è il cambiamento nel quotidiano mediante buone pratiche”.

Ma allora anche i ragazzi delle baby gang sono ‘innamorati’ del Creato?

“Certo, anche loro sono ‘innamorati’ del creato, hanno sete di bellezza. Il creato ci fa fare esperienze di bellezza. Come dice papa Francesco ‘il dolce canto del creato’, fare un orto comunitario accompagnando il seme che sboccia e che diventa un buon frutto è una grande esperienza di bellezza da parte dei ragazzi, nel riscoprire quanto la natura è affascinante. Per esempio, l’esperienza degli asili nel bosco”.

I ragazzi sono pronti per nuovi stili di vita?

“Andando nelle scuole, ho percepito che i ragazzi e le ragazze hanno dentro una grande voglia di essere protagonisti di un futuro migliore, la voglia e disponibilità nell’agire a livello concreto mediante esperienze belle e quotidiane. Per esempio, vivere relazioni belle e profonde e non solo contatti mediante i social. L’abbraccio è qualcosa che affascina molto i ragazzi perché comunica calore umano. Come ridurre l’uso della plastica per non trovarci domani a nuotare nei nostri mari pieni di plastica”.

Cosa sono queste 5 C?

“Le 5 C sono attitudini fondamentali che vengono vissute nel quotidiano mediante buone pratiche: C come custodia nel custodire la casa comune; C come conversione ecologica nel cambiare la visione verso la sorella e madre terra che non è solo merce ma un grande bene comune; C come comunità nel mettersi insieme per avere forza per coinvolgere le istituzioni; C come cura per prendersi cura di tutto quello che ci circonda dalla mattina alla sera; C come cambiamento mediante nuovi stili di vita che significa cambiare le abitudini giornaliere che spesso hanno un forte impatto ambientale e umano”.

Come formare i giovani alla salvaguardia del creato?

“Facendo fare esperienze di bellezze, ossia agire sul concreto. C’è una differenza tra noi adulti e i giovani: noi amiamo partire dalle grandi motivazioni e poi scendere alla concretezza, mentre i giovani amano partire dalle cose concrete e poi attraverso le esperienze sentono la necessità di formazione. Per esempio, quando faccio i laboratori interattivi constato che i ragazzi e ragazze partecipano molto e riescono a percepire cosa possono fare nel proprio quotidiano”.

In cosa consiste il cammino delle 5C della ‘Laudato Sì’?

“Il cammino delle 5 C della ‘Laudato sì’ è un percorso fatto di otto cartelli da esporre all’esterno, in un parco oppure in una strada sterrata, dove la gente possa fermarsi davanti ai cartelli mentre sta camminando o passeggiando. Il percorso presenta le 5 C mediante delle immagini molto significative, con una piccola frase della Laudato sì”.

Mons. Baturi: le ‘energie per la Casa Comune’ per la custodia del Creato

“Nell’ottica dell’ecologia integrale, tutto è in relazione, collegato, connesso: la questione ecologica dunque è anche politica, economica e sociale”: lo ha ricordato mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della CEI, intervenendo martedì 18 febbraio alla presentazione dei risultati del progetto ‘Energie per la Casa Comune’, ispirato all’enciclica ‘Laudato sì’, che ha coinvolto 10 Diocesi italiane (Arcidiocesi di Modena-Nonantola, Diocesi di Teramo-Atri, Diocesi di Mantova, Arcidiocesi di Napoli, Diocesi di Lodi, Arcidiocesi di Firenze, Diocesi di Bolzano-Bressanone, Diocesi di Torino, Arcidiocesi di Genova, Diocesi di Bergamo) con l’obiettivo di promuovere una cultura della sostenibilità energetica attraverso interventi di miglioramento edilizio e riduzione dei consumi energetici nelle strutture ecclesiastiche.

Per il segretario generale della Cei l’atteggiamento verso l’ambiente è quello della cura: “L’ambiente non è semplicemente lo scenario, un semplice spazio, ma un luogo affettivo, una casa dove svolgere la propria personalità… La questione non è meramente economica: è in gioco non solo il destino del mondo, ma il senso stesso del nostro passaggio su questa terra”.

Il progetto si inserisce nel contesto della Campagna nazionale di informazione e formazione sull’efficienza energetica ‘Italia in Classe A’, promossa e finanziata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ed attuata da ENEA, sviluppato con il supporto tecnico della Rete Nazionale delle Agenzie Energetiche Locali (RENAEL) e la collaborazione della Conferenza Episcopale Italiana (CEI).

Il progetto mira a rafforzare il ruolo delle diocesi italiane come promotrici di buone pratiche in tema di efficienza energetica e prevede lo sviluppo di una piattaforma per identificare consumi e sprechi delle strutture ecclesiastiche, e la realizzazione di un piano di eventuali interventi in grado di produrre risparmi economici, miglioramento del comfort e valorizzazione architettonica.

Infatti nella prima fase sono stati analizzati 34 edifici fra scuole, laboratori, oratori, centri congresso, edifici residenziali, asili e piscine, per una superficie totale di 67.100 mq, mentre la superficie totale riscaldata è di 57.100 mq. L’analisi ha evidenziato che il 79% degli edifici è riscaldato con caldaie a gas naturale.

I consumi energetici complessivi corrispondono a 4.100 MWh l’anno, equivalenti al consumo di energia elettrica di circa 1.520 famiglie. Dalle diagnosi energetiche effettuate sulle strutture è emerso che le principali esigenze di riqualificazione riguardano: isolamento termico dell’involucro edilizio (71%), sostituzione generatore di calore (47%), riqualificazione del sistema di illuminazione (56%), pannelli solari termici per l’acqua calda sanitaria (24%), installazione di impianti fotovoltaici (74%).

Dall’analisi (con interventi che in totale superano € 10.000.000) risalta che la riqualificazione dell’involucro su 28 edifici porterebbe al 43% di riduzione del fabbisogno energetico, la sostituzione di 16 caldaie con pompe di calore al 45% di risparmio di energia primaria e al 47% in meno di emissione di Co2, come pure la riqualificazione dell’illuminazione di 20 edifici produrrebbe il 45% di riduzione dei consumi. In totale, la riduzione di energia primaria sarebbe pari a 2.990 mega kilowatt e il risparmio di Co2 a 510 tonnellate all’anno, per un risparmio di € 336.000.

Grazie al ruolo della CEI, sia come driver strategico che come soggetto in grado di svolgere azioni di osservazione e indirizzo culturale verso tutte le parrocchie italiane, il progetto si propone di coinvolgere nel prossimo futuro centri ecclesiastici dislocati su tutto il territorio nazionale, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin:

“Il progetto ‘Energie per la Casa Comune’ è un esempio virtuoso di collaborazione tra istituzioni per il perseguimento di un obiettivo di interesse collettivo che guarda ai valori della solidarietà, della coesione e del bene comune… Nella ricerca di equilibrio tra etica e tecnologia, tra progresso e rispetto per la tradizione questo progetto è un esempio di buone pratiche da seguire e diffondere, un messaggio di speranza e una chiamata all’azione per il bene del nostro ambiente che condividiamo e dobbiamo custodire come la nostra Casa Comune”.

Per tale ragione l’economo della CEI, don Claudio Francesconi, ha ribadito la necessità di un processo che punti a realizzare nuovi stili di vita: “Quella dello sviluppo sostenibile, dell’attenzione agli stili di vita e alla conversione ecologica è una strada che la Chiesa in Italia ha intrapreso con decisione e consapevolezza, a partire dalle indicazioni emerse dalla Settimana Sociale di Taranto e con la costituzione del Tavolo Tecnico sulle Comunità Energetiche Rinnovabili della Segreteria Generale.

Rispondendo alle sollecitazioni contenute nell’enciclica ‘Laudato sì’ ed agli appelli di papa Francesco sul debito ecologico abbiamo avviato un processo, a livello nazionale e territoriale, che è ormai irreversibile e indispensabile per le comunità: non ci si può pensare se non insieme e non si può ragionare considerando solo il presente e il contingente.

Il nostro sguardo deve essere rivolto alle prossime generazioni, verso le quali abbiamo un’enorme responsabilità. Questo nuovo progetto è un ulteriore passo nell’orizzonte dell’ecologia integrale, della solidarietà, della cura della Casa comune e di tutte le persone che la abitano, a prescindere dalla latitudine”.

Assisi ricorda il Cantico delle Creature

Sabato scorso al Santuario di San Damiano di Assisi si è aperto ufficialmente l’VIII Centenario del Cantico delle creature’ alla presenza dei ministri generali del Primo Ordine e quelli del Terz’Ordine Regolare e Secolare, insieme alla Presidente della Conferenza delle Suore Francescane, presieduto da fra Francesco Piloni, Ministro Provinciale dei Frati Minori di Umbria e Sardegna. E’ seguita la lettura del testo ‘Compilazione di Assisi’ sulla composizione del Cantico al santuario di san Damiano.

La celebrazione è proseguita al Santuario della Spogliazione, dove fra Simone Calvarese, ministro provinciale dei Frati Minori cappuccini del Centro Italia ha guidato la seconda parte della preghiera con la lettura di due stralci della ‘Compilazione di Assisi’ inerenti alle ultime due strofe del Cantico, sul perdono e sulla morte.

E dopo la proclamazione del Cantico delle Creature da parte di Isabella Giovagnoli e fr. Luigi Giacometti, accompagnata dal clarinetto, i ministri Generali hanno commentato i passi del Cantico attraverso le creature che compongono la lode per cui fr. Mssimo Fusarelli, ha invitato a riflettere sulla prima creatura ‘su cui Francesco posa lo sguardo’ sul sole che ‘è bellu e radiante cum grande splendore: de Te, Altissimo, porta significazione’: “In queste parole troviamo una chiave di lettura che serve a capire tutto il Cantico: il sole e tutte le creature sono segno di Dio, di lui ‘portano significatione’, di lui ci parlano, se sappiamo guardarle con gli occhi giusti, illuminati dalla fede e fissi su Gesù Cristo, che è il sole di giustizia che sorge dall’alto”.

Poi fr. Tibor Kauser, ministro generale OFS ha posto l’accento su ‘sora Acqua’: la prima cosa che viene menzionata nel libro della Genesi, ancora prima della luce: quanto è preziosa, essendo stata scelta per dare spazio in alto allo Spirito di Dio! Questo stesso Spirito di Dio ha scelto noi non solo per librarsi sopra, ma per abitare in noi. Quanto sarebbe bello se potessimo correre insieme a lei e dare la vita”.

Fr. Carlos Alberto Trovarelli, ministro generale dell’Ordine dei frati minori conventuali, ha avuto il compito di ricordare ‘ciò che sta sotto il cielo’: “L’aria, l’acqua, la madre terra e il fuoco. Francesco vede nella creazione e nelle creature l’immagine stessa del Creatore. ‘Altissimo, onnipotente, bon Signore’, aiutaci a essere sensibili al respiro della Madre Terra, ai suoi cicli vitali, all’equilibrio tra consumismo e sobrietà. Concedici di riconciliarci, come fratelli e sorelle minori, con Dio e con le creature”.

Suor Frances Marie Duncan, presidente della Conferenza francescana internazionale dei fratelli e delle sorelle del Terzo Ordine regolare, ha offerto una riflessione sulla Madre Terra “della quale Francesco ci dice che è, insieme, sorella e madre: sorella come ogni altra creatura, ma anche madre perché ella ci nutre, producendo ‘diversi frutti con coloriti flori et herba’. Lo sguardo alla terra ci richiama ai problemi della distribuzione equa di quel cibo che la terra produce. Oggi viviamo ancora in situazioni di disuguaglianza che, invece di diminuire, continuano a crescere, con i molti poveri che diventano sempre più poveri e i pochi ricchi che diventano sempre più ricchi”.

Fra Amando Trujillo Cano, ministro generale del Terz’Ordine regolare, ha introdotto la tematica del perdono: “Il Cantico non parla solo della bellezza della Natura, ma anche delle difficoltà della storia umana: se c’è una lode per il perdono, vuol dire che ci sono colpe da perdonare, come pure infermità e tribolazioni”.

Il vicario dei Frati minori Cappuccini, fra Silvio do Socorro de Almeida Pereira, ha infine gettato lo sguardo sulla realtà ultima e per noi definitiva: la morte: “Perfino per la morte Francesco può dire ‘Laudato si’ mi’ Signore’. Che cosa spiega questa attitudine di Francesco, che riesce a lodare sempre? il suo segreto è la fede in un Dio che è ‘il bene, ogni bene, il sommo bene, che solo è buono’: solo tale fede può spiegare questa lode costante, che riconosce che da Dio tutto proviene e che a Lui restituisce ogni bene, nel rendimento di grazie e nella lode”.

Infine il vescovo di Assisi – Nocera Umbra e Gualdo Tadino, mons. Domenico Sorrentino ha concluso la celebrazione ricordando che le due ultime strofe del Cantico siano state concepite in Episcopio dove Francesco era ospite del vescovo Guido II: “La fatica del perdono: comandamento difficile ma sotto lo sguardo di Francesco, avviene il miracolo. Un vescovo e un podestà che sono in lite, spingendo la città stessa ad una ennesima guerra intestina, si riabbracciano: la grazia di Dio, propiziata da Francesco, fa cose davvero straordinarie. Questo miracolo di pace è anche il grande messaggio che ispira l’intero cantico”.

Commentando la giornata di sabato scorso il ministro della Provincia dei Frati Minori di Umbria e Sardegna, fra Francesco Piloni, ha sottolineato che nel cantico francescano tutto è grazia: “Talvolta nel parlare del Cantico ci dimentichiamo di un dettaglio importantissimo ma che sta alla genesi dello scritto, e che ne svela la potenza: Francesco è cieco quando lo compone. Già malato, la sua vista esteriore ormai è scomparsa, ma la luce interiore gli fa vedere tutto come presenza, come traccia di Dio, e tutto gli rimanda il significato della presenza dell’Altissimo. Francesco vede tutto con gli occhi di Dio”.

E’ stato un invito ad essere figli della lode: “Ogni cristiano che celebra la liturgia delle ore inizia la sua preghiera con le lodi. La preghiera di lode è la preghiera di chi vuole prima di tutto riconoscere la positività della vita, il valore che va oltre ogni afflizione che ci può soffocare. La lode ci ricorda che tutto è un dono, tutto è grazia, tutto è possibilità.

Francesco ce lo dice da una condizione di infermo, in una notte tribolata, in una notte travagliata: lui passa dal travaglio alla lode, perché la lode è la potenza di una relazione da figli di Dio, certi di avere un Padre che è dalla nostra parte, ormai distanti dal veleno della negatività.

La lode ci sintonizza in modo corretto dandoci le giuste coordinate dentro il quale porci. Francesco fino all’ultimo, con tutte le fatiche degli ultimi suoi sei anni, ci racconta che noi siamo i figli della lode, che nasciamo da un Dio che quando ci guarda vede che tutto è molto buono, e loda per quelle creature che sono nate dal suo cuore innamorato”.

(Foto: OFM)

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