P. Mauro Bossi ci introduce al vegetarianesimo cristiano

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Il vegetarianismo cristiano è la pratica di attenersi ad uno stile di vita vegetariano, basata su convinzioni derivanti dalla fede cristiana. Questa scelta alimentare è prescritta dalle regole di alcuni ordini monastici, come i minimi e i trappisti. Negli ultimi secoli, in parallelo allo sviluppo dell’etica animale e dei movimenti animalisti, il vegetarianesimo cristiano si è intrecciato alla riflessione teologica sugli animali e sui doveri umani nei loro confronti.

San Girolamo, il padre della Chiesa che nel quarto secolo tradusse la Bibbia in latino, era un intransigente asceta che nel libro ‘Adversus Jovinianum’ condannò ‘il veleno della carne animale’. L’eremita calabrese san Francesco di Paola si cibava di erbe. André Frossard, l’intellettuale francese amico di san Paolo VI, guardando i mosaici di Ravenna si era convinto che il paradiso è affollato anche di animali. Nei primi anni del ‘900 p. Pierre Teilhard de Chardin sosteneva che tenere lontana la carne appartiene ad una ‘coscienza ecologica che l’umanità deve fare propria se non vuole condannarsi all’autodistruzione’.

Partendo da queste piccole ‘pennellate’ di autori cristiani chiedo a p. Mauro Bossi, redattore di Aggiornamenti Sociali e membro del comitato scientifico del ‘Centro studi cristiani vegetariani’, se esiste un ‘vegetarianesimo cristiano’?

“Penso che esista un modo cristiano per fare ogni cosa, quindi anche per essere ambientalisti, animalisti o vegetariani. Il problema degli impatti ambientali dei consumi è di grande attualità e molte persone fanno scelte, anche nell’alimentazione, per ridurre la propria impronta ecologica e incoraggiare le produzioni più sostenibili.

Condivido pienamente queste motivazioni ma, come cristiano, io guardo anche oltre: fare scelte sostenibili e rispettare la vita animale sono modalità con le quali ricerchiamo la comunione con il Creatore e con le altre creature. La scelta di ridurre il consumo di prodotti animali, o di rinunciarvi, fa parte di questo cammino spirituale. La scelta vegetariana o vegana non deve essere assolutizzata: è uno strumento per fini etici e spirituali”.

Nella Bibbia esiste una scelta vegetariana?

“La scelta vegetariana non è direttamente attestata nella Bibbia. Ma ci sono dei riferimenti simbolici forti. Nell’Eden, sia i progenitori umani, sia gli animali, si nutrono solo di vegetali (Gen 1, 29-30). La predazione non esiste. E’ un modo di esprimere l’armonia originaria del creato, successivamente compromessa dal peccato. Il profeta Isaia riprende questo ideale, quando dice che nell’era messianica gli animali predatori si ciberanno di erba (Is 11, 6-7; 65, 25).

Nelle norme del Levitico e del Deuteronomio sul trattamento degli animali allevati, troviamo le prime forme della loro tutela legale. Gesù sicuramente non era vegetariano, ma in più punti dei vangeli esprime tenerezza nei confronti del creato, come quando dice: “guardate gli uccelli del cielo… il Padre vostro li nutre” (Mt 6, 26). L’Eucarestia poi è il sacrificio incruento, che sostituisce l’uccisione degli animali nel Tempio. Quindi, per rispondere in sintesi: non c’è la scelta vegetariana ma ci sono i suoi motivi di fondo”.

E’ possibile una ‘teologia del vegetarianesimo’?

“Esiste da alcuni decenni una riflessione cristiana sul trattamento etico degli animali. Esiste anche, propriamente, una teologia degli animali, che riflette anche da un punto di vista dogmatico, per esempio circa il destino ultraterreno degli animali. Tra gli autori disponibili al pubblico italiano, segnalo Andrew Linzey, Paolo De Benedetti, Martin Lintner, Paolo Trianni, Guidalberto Bormolini. La riflessione sulla scelta vegetariana si colloca in questo vasto ambito di riflessione e ricerca le motivazioni propriamente cristiane, cioè ispirate alla rivelazione, di questa prassi particolare”.

Esistono santi vegetariani?

“Sì, per esempio san Girolamo, o san Francesco da Paola. Più in generale, la dieta vegetariana è stata ampiamente praticata nel mondo monastico. Trappisti e certosini non mangiano mai carne. La motivazione penitenziale è sempre stata prevalente.

Tuttavia, anche il tema dell’armonia con le creature non umane è ricorrente nell’agiografia. Nelle storie dei padri del deserto troviamo tanti episodi nei quali gli eremiti convivono in pace con gli animali più pericolosi. Significa rappresentare la vita monastica come ritorno all’Eden, alla comunione originaria”.

Quale rapporto dovrebbe avere un cristiano con il cibo?

“Mangiare è l’archetipo di ogni consumo. Mangiare correttamente significa esercitarsi ad avere un rapporto corretto con la realtà. Quello che vale per il cibo vale per gli oggetti, per l’uso dei media, anche per le relazioni umane. Con il cibo e con tutte queste realtà bisogna stabilire un rapporto casto, cioè un desiderio che non divora, non distrugge.

Torniamo al racconto della Genesi: nel giardino c’è un albero i cui frutti non devono essere mangiati: significa che anche la fame deve avere un limite. Il mondo non è tutto a disposizione delle nostre voglie. Il peccato di Genesi 3 nasce invece da un desiderio che non accetta di limitarsi. Una certa disciplina ascetica nei confronti del cibo è necessaria. E’ anche un modo di crescere nella libertà dalle pressioni culturali del consumismo”.

Quale è lo scopo di un centro studi cristiani vegetariani?

“L’etica animale è un campo di riflessione poco indagato dalla teologia cristiana che si occupa della natura. Il Centro vuole portare avanti questa linea di ricerca, tramite pubblicazioni, convegni, divulgazione”.

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