Verso l’unità

Come tante ville mono-familiari. La sfida ecumenica raccontata dal cardinal Kurt Koch

Si farà, con tutte le probabilità, il grande incontro tra cattolici e protestanti nel Settecentenario della Riforma di Martin Lutero. Ma le sfide sul tavolo restano ancora le stesse di quando Benedetto XVI, a settembre dello scorso anno, andò in viaggio in Germania. A quanti si aspettavano un “dono ecumenico” come la revoca della scomunica al monaco agostiniano che causò lo scisma, rispose che il dono non poteva che essere la fede comune in Gesù Cristo. Ed è una linea ribadita dal cardinal Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani. Che non manca di denunciare come “negli ultimi decenni l’obiettivo del movimento ecumenico si è offuscato, e da parte di non poche chiese della Riforma è stato abbandonato  l’obiettivo originario dell’unità visibile nella fede comune, dei sacramenti, a favore del postulato delle diverse comunità ecclesiali come chiese e come parti dell’unica chiesa di Gesù”. Così, aggiunge, “l’unità della Chiesa risulta essere una somma delle realtà ecclesiali e per rappresentarla mi viene in mente l’immagine di tante case mono-familiari, in cui famiglie fanno vita indipendente e si invitano a pranzo di tanto in tanto”.

Anche la Chiesa anglicana ha i suoi leaks. A favore delle donne vescovo

Li chiameremo angli-leaks? Dopo che per soli sei voti non è passata al sinodo la nuova legislazione della Chiesa anglicana che permetteva l’ordinazione delle donne vescovo, un memo interno di William Fittal, segretario generale del Sinodo, è stato passato al Times di Londra. Vi si legge che la Chiesa d’Inghilterra sta vacillando per lo shock e affrontando una “grande crisi” costituzionale, e che c’è preoccupazione soprattutto per il morale che la mozione ha avuto sul clero di Inghilterra. Ma che il problema fosse particolarmente sentito, lo dimostra il fatto che l’attuale primate anglicano Rowan Williams – in uscita – abbia sostenuto con forza che “è in crisi la credibilità della Chiesa d’Inghilterra”, e che l’arcivescovo di Canterbury entrante Justin Welby abbia arringato: “So che è solo questione di tempo, prima o poi consacrerò donne vescovo”.

 

“La nuova evangelizzazione e l’ecumenismo”: oggi il Convegno dei delegati diocesani per l’ecumenismo

Da oggi e per tre giorni, Napoli ospiterà il convegno dei delegati diocesani per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. Si parlerà de “La nuova evangelizzazione e l’ecumenismo”, in un’iniziativa dell’Ufficio Nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei, in collaborazione con la Chiesa e Confraternita dei Santi Pietro e Paolo dei Nazionali Greci in Napoli – Patriarcato Ecumenico, Sacra Arcidiocesi Ortodossa di Italia e Malta -, il Consiglio Regionale delle Chiese cristiane della Campania e il Centro diocesano per il dialogo tra le religioni e le culture.

È un ex manager il nuovo arcivescovo di Canterbury. Si chiama Justin Welby. E si è formato nella Dottrina Sociale.

Sarà tra soli dieci giorni il primo banco di prova di Justin Welby,  nuovo arcivescovo di  Canterbury. La Chiesa di Inghilterra è chiamata ad approvare l’ordinazione delle donne vescovo, un tema divisivo all’intero del mondo anglicano. Al sinodo, Welby non sarà ancora stato intronizzato a Canterbury: la celebrazione è prevista per il 21 marzo 2013. Ma i riflettori saranno ovviamente puntati su di lui, chiamato a mettere in luce le sue doti di pragmatismo e umanità che lo hanno distinto tra tutti i vescovi anglicani. E che lo hanno catapultato, dopo un solo anno come vescovo di Durham, a capo della Comunione anglicana.

 

Svizzera: sessione plenaria dei vescovi europei sulle sfide del nostro tempo

Si svolgerà dal 27 al 30 settembre a San Gallo (Svizzera), in occasione del 1400° anniversario dell’arrivo di san Gallo nell’omonimo cantone, il summit dei presidenti delle Conferenze episcopali in Europa (Ccee) per riflettere su ‘Le sfide del nostro tempo: aspetti sociali e spirituali’: per quattro giorni i vertici della Chiesa cattolica in Europa si confronteranno, con l’aiuto di esperti, sugli aspetti sociali e spirituali delle sfide dell’Europa di oggi; sulla questione della discriminazione dei cristiani in Europa e la persecuzione dei cristiani nel mondo; sulla questione della libertà religiosa; sull’Anno della fede e il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II.

Russia: cattolici e ortodossi uniti da sfide comuni

«Ben oltre le semplici formalità e i biglietti di auguri per le festività. Certo non possiamo celebrare assieme la liturgia, ma ciò non impedisce ottime relazioni umane. Accogliendo una delegazione internazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre, il Metropolita Aristarch, vescovo di Kemerovo e Novokutznetsk, ha definito «calorosi» i rapporti tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa, unite da sfide comuni. «Ai tempi della legge contro i crocefissi nelle scuole siamo stati i primi a schierarci con Roma – ha ricordato – con cui condividiamo diversi valori, primo fra tutti il rispetto della dignità della vita. Se rimarremo uniti sarà più semplice per noi continuare a manifestare fermamente le nostre posizioni e resistere alle sfide che oggi ci si prospettano». E’ dall’inizio degli anni ’90 che ACS promuove progetti in favore della Chiesa ortodossa russa, a cui nel 2011 ha donato oltre 700mila euro. Nell’eparchia della Siberia sudoccidentale creata nel 1993, la fondazione pontificia sostiene gli studenti del seminario di Novokuznetsk, inaugurato nel 2004 e costruito in parte con il supporto di ACS.

“Perdono, riconciliazione e dialogo”. Chiesa Cattolica di Polonia e la Chiesa Ortodossa di Russia firmano uno storico documento.

È una giornata storica. Da ieri, Kirill, il patriarca della Chiesa ortodossa russa, è in Polonia per una visita senza precedenti. Mai un patriarca russo aveva visitato la Polonia. Le ferite erano troppo dure, la frizione tra le chiesa ortodossa russa e quella cattolica polacca fortissime, seppure entrambe hanno vissuto il giogo comunista durante gli anni della Guerra Fredda.

Kirill è in Polonia anche perché considera la riconciliazione con la Chiesa polacca una “conditio sine qua non” della riconciliazione con l’intero mondo cattolico. E non è un caso. Perché Kirill auspica di creare un’alleanza delle tre religioni monoteiste (perché – afferma – “La perdita della dimensione spirituale e morale farà dei diritti dell’uomo uno strumento di propaganda politica e porterà all’ingiustizia e alla sofferenza di molte persone oppresse dal peccato”) e dà un ruolo centrale proprio all’alleanza tra ortodossia e cattolicesimo. E la più difficile è proprio la riconciliazione tra il popolo russo e quello polacco in quanto i conflitti più gravi, dalla fondazione della Chiesa ortodossa russa (1456) ad oggi si sono manifestati soprattutto sul territorio polacco.

Pace e riconciliazione sono i due termini che più ricorrono nel documento. Che è definito “un contributo all’opera di riavvicinamento delle nostre Chiese e di riconciliazione dei nostri popoli”. Si riparte dal “secolare vicinato” tra Russia e Polonia, e soprattutto dall’ “eredità cristiana orientale e occidentale” che ha influenzato l’identità e la cultura di entrambe le nazioni per intraprendere il sentiero di “un sincero dialogo” per sanare le ferite del passato. Il peccato, la debolezza umana, l’egoismo ma anche le pressioni politiche – ricorda il messaggio – hanno portato “all’alienazione reciproca”, “all’aperta ostilità, alla lotta tra le nostre nazioni” e la prima conseguenza è stata la “dissoluzione dell’originale unità cristiana”. “Un grande scandalo”, perché contrario alla volontà di Cristo, stigmatizza il documento. In cui si sottolinea poi la necessità di intraprendere “nuovi sforzi” per riavvicinare le Chiese, di portare avanti un rinnovamento dopo le esperienze del conflitto mondiale e dell’ateismo imposto.

E’ “il dialogo fraterno” la via che conduce alla riconciliazione e che suppone “la prontezza a perdonare le offese e le ingiustizie subite”. Da qui l’appello ai fedeli perché chiedano “il perdono per le offese, le ingiustizie e per tutto il male inflitto reciprocamente”. Un primo passo per ricostruire la reciproca fiducia senza la quale non è possibile la piena riconciliazione. Perdonare – si legge – non è dimenticare. La memoria infatti è “parte essenziale della nostra identità” e la si deve alle tante vittime del passato che hanno donato la loro vita per la fedeltà a Dio e alla patria. Perdonare quindi significa “rinunciare alla vendetta e all’odio” per costruire un futuro di pace. Ma c’è anche bisogno di cercare “la piena verità” sui conflitti del passato. Serve, a questo proposito – ha affermato Pawel Przeciszewski, un noto storico delle relazioni internazionali –  un equanime racconto dei conflitti tra ortodossi e cattolici sul territorio della Polonia (che nel ‘500 si estendeva dal Mar Baltico al Mar Nero), che venga scritto da rappresentanti di tutti i popoli che vi abitavano: polacchi, ucraini, lituani, russi, e tanti altri. L’oggettiva conoscenza dei fatti – sottolinea il documento – può aiutare a superare “i negativi stereotipi”. Sostenere ciò che rende possibile la ricostruzione della fiducia reciproca “avvicina le persone e permette di costruire un futuro pacifico dei nostri Paesi e popoli, senza la violenza e guerra”.

Nel testo si parla delle nuove sfide di fronte ai cambiamenti sociali e politici di questo secolo, permeato dall’indifferenza religiosa e dalla progressiva secolarizzazione, uno dei punti sui quali Kirill ha spinto e spingendo di più, in virtù di quello che alcuni chiamano “ecumenismo pratico”. “Cerchiamo di impegnarci – si legge – affinché la vita sociale e la cultura dei nostri popoli non venga privata dei fondamentali valori senza i quali non esiste un futuro di pace duratura. Vogliamo rafforzare la tolleranza e soprattutto vogliamo difendere le libertà fondamentali, in primo luogo la libertà religiosa e il diritto della presenza della religione nella vita pubblica”.

Il documento non manca di sottolineare il clima di ostilità verso Cristo e denuncia il tentativo di promuovere l’aborto e l’eutanasia – peccati gravi “contro la vita e disonore della civiltà moderna” – il matrimonio tra persone dello stesso sesso, il rifiuto dei valori tradizionali e la rimozione dalla sfera pubblica dei simboli religiosi. “La laicità falsamente intesa – si legge nel documento – prende la forma di fondamentalismo ed è una delle forme di ateismo”. Si ricorda poi che la famiglia, fondata sulla stabile relazione tra un uomo e una donna, esige rispetto e difesa. E’ “la culla della vita”, “garante di stabilità sociale e segno di speranza per la società”.

Il Patriarca Kiril in Polonia. In attesa di incontrare il Papa

Sarà un messaggio comune ai popoli in lingua polacca e lingua russa il momento più importante della visita che il patriarca ortodosso Russo Kirill si appresta a fare in Polonia, dal oggi al 19 di agosto. È la prima volta che un capo della Chiesa ortodossa va in visita in Polonia. Un evento “che non deve essere trattato come in termini politici”, ha dichiarato l’arcivescovo Jozef Mikhailik, presidente della Conferenza Episcopale Polacca, all’agenzia stampa cattolica polacca KAI. Un evento che potrebbe aiutare però a superare un altro degli ostacoli che portano verso un incontro tra il Patriarca ortodosso e Benedetto XVI. Un incontro che dovrebbe avvenire in un territorio neutro (né Roma né la Russia) e per il quale di recente si è candidata la Finlandia.

Le differenze tra cristiani sono un problema o una ricchezza?

Nel periodo estivo aumentano i numeri dei pellegrini a Taizé. Oltre al numero vi è pure un aumento della diversità. Tra i giovani venuti da lontano, ci sono coloro venuti dalla Tailandia, Cina, Israele m anche dall’Iran, Afganistan e Pakistan. Numerosi volontari dell’Africa, Asia, America del Sud e del Nord, dall’Oceania e dall’Europa. Questi giovani si fermano a Taizé per qualche settimana o diversi mesi. Alcuni responsabili delle chiese hanno visitato la comunità: il pastore ganese Setri Nyomi, segretario generale della Comunione Mondiale delle Chiese Riformate, Mons. Minnerath, arcivescovo di Digione, diversi vescovi cattolici e anglicani dall’Inghilterra, Italia, Porto Rico, una professoressa ortodossa di Tessalonica, e P. Quicke del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani. E frère Alois ha svolto i suoi incontri con i giovani sul tema dell’unità dei cristiani con una domanda molto importante sulla ‘nuova solidarietà: “Dobbiamo riconoscere che noi cristiani spesso offuschiamo questo messaggio di Cristo. In particolare, come possiamo irradiare la pace rimanendo divisi fra di noi?”

 

Dublino: l’ Eucarestia al centro per essere una cosa sola

“L’Eucaristia: Comunione con Cristo e tra di noi” è il tema del 50° Congresso Eucaristico Internazionale che ha preso avvio in questi giorni a Dublino, in Irlanda. Fino al 17 giugno più di 13.000 persone, provenienti da oltre 120 Paesi (dall’Albania fino allo Zimbabwe) si incontreranno all’Arena della Royal Dublin Society per prendere parte all’evento. 18 oratori internazionali chiamati ad animare le conferenze generali, decine e decine di testimonianze e 150 laboratori previsti per il confronto. La scelta del tema è strettamente legata collegata al Concilio Vaticano II, nel 50° anniversario della sua apertura, con particolare riferimento alla Lumen Gentium, n. 7 (La Chiesa, corpo mistico di Cristo), una delle quattro Costituzioni dogmatiche prodotte dal Concilio e pubblicata da Papa Paolo VI il 21 novembre del 1964. Il programma del 50° International Eucharistic Congress (Iec) ruota, infatti, intorno alla celebrazione quotidiana dell’Eucaristia.

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