Svizzera: sessione plenaria dei vescovi europei sulle sfide del nostro tempo

Si svolgerà dal 27 al 30 settembre a San Gallo (Svizzera), in occasione del 1400° anniversario dell’arrivo di san Gallo nell’omonimo cantone, il summit dei presidenti delle Conferenze episcopali in Europa (Ccee) per riflettere su ‘Le sfide del nostro tempo: aspetti sociali e spirituali’: per quattro giorni i vertici della Chiesa cattolica in Europa si confronteranno, con l’aiuto di esperti, sugli aspetti sociali e spirituali delle sfide dell’Europa di oggi; sulla questione della discriminazione dei cristiani in Europa e la persecuzione dei cristiani nel mondo; sulla questione della libertà religiosa; sull’Anno della fede e il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II.
Il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa è l’organismo continentale che raccoglie i presidenti delle 33 Conferenze episcopali in Europa, gli arcivescovi di Lussemburgo, Principato di Monaco, Cipro dei Maroniti, l’eparca di Mukachevo (Ucraina) e il vescovo di Chişinău (Moldova). Saranno presenti ai lavori anche il prefetto della Congregazione per i vescovi, il cardinale Marc Ouellet, e alcuni cardinali e prelati, responsabili di altri organismi ecclesiali continentali per l’America Latina (Celam) e l’Africa (Secam). L’introduzione al tema sarà affidata all’arcivescovo di Malines-Bruxelles, a mons. André-Joseph Léonard, Presidente della Conferenza episcopale del Belgio, alla prof.ssa Marta Cartabia, Docente di diritto e Giudice della Corte Costituzionale in Italia e al prof. Kuno Schedler, Docente di economia aziendale presso l’Università di San Gallo.
Il Cardinale Péter Erdő, Arcivescovo di Esztergom-Budapest (Ungheria) e Presidente del CCEE, ha spiegato le motivazioni: “Saremo come pellegrini, per metterci in ascolto del Santo Gallo che ebbe un ruolo molto importante nell’evangelizzazione di quell’allora remota parte della Svizzera… La mancanza di speranza è il male maggior del nostro tempo. E’ in corso una rivoluzione antropologica che disorienta l’uomo stesso, lo inganna, e rischia di fargli perdere se stesso. La Chiesa è grata al suo Signore per aver ricevuto da Lui la risposta alle più profonde attese dell’uomo, al suo più recondito anelito e nostalgia dell’Altro. La risposta è Cristo. La nuova evangelizzazione, tema che ci sta accompagnando in questi anni, è un’occasione e un appello, a lavorare perché, Cristo, sempre uguale ieri e oggi, possa essere inteso e accolto da tutti. Un cuore che ha trovato la sua via in Cristo sarà in grado di compiere miracoli in famiglia, a scuola, al lavoro, e presso diverse istituzioni nazionali e internazionali”. Mentre nel precedente incontro, svoltosi a Cipro dal 3 al 5 settembre, i vescovi europei hanno espresso la propria preoccupazione perché la crisi europea non è solo economica ma innanzitutto antropologica.
I vescovi hanno riflettuto sul ruolo della Chiesa per rafforzare la coesione sociale in Europa: la Chiesa cattolica, attraverso i principi della propria dottrina sociale, si è proposta di rinnovare il proprio impegno in ambito sociale e culturale, con la luce e la forza della fede, ricordando il pensiero di Papa Paolo VI, quando ha affermato che tra le cause di un mancato sviluppo vi è stata una mancanza di sapienza, di riflessione, una mancanza di pensiero in grado di indicare un senso di direzione. Esaminando l’importanza della coesione sociale nelle politiche dell’Unione europea si percepisce l’assenza di una visione antropologica e sociale in grado di accogliere la persona in tutte le sue dimensioni. In sostanza, i vescovi europei hanno sollecitato una serie di indicatori che rappresentano gli elementi essenziali, in grado di dirigere o addirittura determinare gli stili di vita, le dimensioni sociali, partecipazione, processi decisionali: questo è certamente una sfida per la Chiesa cattolica e il cristiano comunità in Europa.
Uno dei problemi principali di un’Europa integrata è l’aumento dell’esclusione sociale, con una significativa mancanza di un’adeguata protezione sociale, determinato da una azione sociale non più uniforme per le diverse componenti della società, ma personalizzato, a volte sulla base di criteri esclusivamente economici. Quindi l’interpretazione della sussidiarietà nella politica europea appare insufficiente. Invece, la sussidiarietà in grado di sostenere la coesione sociale ha bisogno di un preciso quadro normativo che esige anche di essere fondata sul principio di solidarietà. Inoltre i vescovi hanno confermato la convinzione che l’Europa ha bisogno di cristianesimo e che i cristiani hanno una responsabilità particolare per il futuro dell’Europa. Verificando la missione specifica della Chiesa, i vescovi, ricordando anche il Concilio Vaticano II, hanno ribadito che la Chiesa annunciando Cristo all’uomo, rivela anche all’uomo la sua stessa natura e che è per questo motivo che l’annuncio di Cristo nelle realtà temporale, in cui si riassume la Dottrina Sociale della Chiesa, è di per sé un fattore di sviluppo e di coesione sociale.
Un impegno fondamentale della pastorale sociale e quindi degli organismi ecclesiali che operano nel sociale è quello di irrobustire la loro capacità di dialogo culturale. Non si può pensare di dialogare con il mondo affrontando solo i contenuti o i problemi; bisogna affrontare anche i presupposti culturali dei problemi. A questo riguardo si è rivelato molto importante una maggiore collaborazione tra organismi e servizi di pastorale sociale delle diverse conferenze episcopali d’Europa.