Verso l’unità

Anteprima del Festival Biblico: mons. Fouad Twal a Vicenza

Un ‘costruttore di pace’ per eccellenza, una voce coraggiosa, un uomo da incontrare: è mons. Fouad Twal, il Patriarca Latino di Gerusalemme, che sarà ospite a Vicenza, per una lectio magistralis sul tema ‘Una voce di pace dal Medio Oriente’, organizzata domenica 10 marzo alle ore 10 al Centro Congressi Confartigianato di Vicenza (via E. Fermi, 201); l’evento costituisce l’anteprima della Settimana dell’Artigianato, che vivacizzerà il capoluogo berico dal 17 al 24 marzo prossimi. Nel pomeriggio alle ore 17 il patriarca celebrerà, insieme al vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol, la Santa Messa in onore di San Giuseppe Artigiano, nel Duomo della città.  Mons. Twal, nato in Giordania nel 1940, è il nono patriarca dal ripristino della sede in Gerusalemme nel 1847. Esperto di diritto canonico, dopo una lunga esperienza come diplomatico della Santa Sede e nella Nunziatura, è stato nominato Patriarca di Gerusalemme nel 2008. E’ presidente dell’Università di Betlemme e membro della Congregazione per le Chiese orientali.

 

La storia di Justin Welby. Sarà arcivescovo di Canterbury

Qualcuno poteva pensare che le campane della cattedrale di Canterbury avrebbero suonato “Imagine” nel momento in cui sarebbe stata ufficialmente confermata la nomina di Justin Welby come primate della Chiesa d’Inghilterra. Perché Welby non sarebbe contrario. Nel 2009 autorizzò che le campane della cattedrale di Liverpool (dove era decano) suonassero il motivo della celebre canzone di John Lennon. Perché – pensò – usando una canzone popolare più gente avrebbe partecipato alla funzione. È di certo un modo originale di affrontare la  crisi dei fedeli, che forse viene direttamente dall’esperienza di Welby nell’Holy Trinity Brompton. Una Chiesa per vecchi studenti di Eton, dice qualcuno. Più cattolica che anglicana, dicono altri. Di certo, molto progressista nel modo di diffondere la fede. Ma Justin Welby, assicurano, è più “conservatore” in linea teologica di quello che si pensi. Ed è anche un inguaribile ottimista. Le sue prime parole sono state: “Sono triste di lasciare la mia diocesi, ma c’è un grande futuro che ci aspetta”.

L’anno dei cinque patriarchi, una speranza per la comunione e la pace

“Autenticità, unità e rinnovamento”. Nelle parole del motto patriarcale di Louis Sako, arcivescovo di Kirkurk da poco nominato nuovo patriarca di Babilonia dei Caldei, è condensato l’auspicio dei cristiani del Medioriente. La necessità di rimanere autentici, la necessità di rinnovarsi, e la necessità dell’unità. Sono le tre parole chiave di tutte le confessioni cristiane presenti nella regione. Chiamate ad un ecumenismo sempre più vivo, a una collaborazione che resta a volte l’unica speranza per la regione. Una chance per l’unità che viene anche da una particolare circostanza: sono cinque i nuovi patriarchi che sono stati eletti nella regione della “Primavera Araba”.

Si conclude la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Venerdì  25 gennaio, conversione di san Paolo, si chiude la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, il cui tema è stato proposto dal Movimento Cristiano degli studenti in India che ha celebrato il proprio centenario di impegno ecumenico, con la celebrazione dei vespri nella basilica di san Paolo fuori le Mura, presieduta da papa Benedetto XVI. Al Vespro saranno presenti il metropolita Gennadios, arcivescovo ortodosso d’Italia e Malta ed esarca per l’Europa meridionale in rappresentanza del Patriarcato ecumenico e il canonico David Richardson, rappresentante dell’arcivescovo di Canterbury presso la Santa Sede nonché direttore del Centro anglicano di Roma. Parteciperanno anche mons. Siluan, vescovo della diocesi ortodossa in Italia del Patriarcato di Romania, lo ieromonaco Antoniy in rappresentanza del Patriarcato di Mosca e il decano Holger Milkau della Chiesa evangelica luterana in Italia. Saranno presenti, inoltre, i membri della Commissione teologica internazionale del dialogo tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali, gli studenti dell’Istituto ecumenico di Bossey e tutti i rappresentanti delle comunità cristiane di Roma. Quest’anno la preghiera per l’unità dei cristiani è stata dedicata particolarmente alla pratica della giustizia, soprattutto in quei luoghi del mondo in cui i più poveri fra i cristiani non vengono riconosciuti come un contributo fondamentale per l’unità. L’invito alla riflessione sul testo del profeta Michea ha sottolineato la necessita che la preghiera orienti il cammino per praticare la giustizia, nei sentieri della misericordia, a ricercare la bontà, per essere un segno forte di amore e di speranza e vivere con umiltà davanti al nostro Dio, nella radicalità della fede.

 

Sant’ Agostino e la Chiesa ortodossa

Il volume viene presentato oggi pomeriggio 18 gennaio, alle 17.00 all’Antonianum. Tra gli interventi, quello di monsignor Ioannis Spiteris, cappuccino, vescovo di Corfù e vicario apostolico di Salonicco, iniziatore 20 anni fa dei Simposi, in un momento storico – l’inizio degli anni ’90 – in cui il dialogo “ufficiale” tra le Chiese era problematico. Un altro forte sostenitore di tale iniziativa è stato monsignor Eleuterio Fortino, cattolico di rito greco, archimandrita dell’eparchia di Lungro degli italo-albanesi, e anima storica dell’ecumenismo, per oltre 20 anni sottosegretario del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità tra i cristiani. È la prima volta dopo anni, che riprende la pubblicazione in lingua greca degli atti, fortemente voluta dagli ortodossi.

 

E ci sono progetti anche per la pubblicazione in lingua serba e rumena. Segno delle novità emerse nel corso dei colloqui e del successo di un dialogo cattolico-ortodosso il cui approccio è prettamente accademico, per favorire la reciproca conoscenza, senza ambiguità e mai interferendo con il livello ufficiale del rapporto tra le due Chiese, come spiega padre Paolo Martinelli, preside dell’istituto francescano di spiritualità, che introdurrà i lavori: “la maggior parte dei problemi sono dovuti proprio al fatto che non ci si conosce”. L’approccio è dunque “di tipo teologico-spirituale anziché dogmatico o dottrinale”. Negli ultimi anni, in particolare, si è deciso di concentrare l’attenzione sui padri della Chiesa, in quanto parte di un comune patrimonio. Nel 2007, in occasione dei 1600 anni dalla morte, si è focalizzata l’attenzione su san Giovanni Crisostomo, padre “orientale”, quindi si è deciso di affrontare sant’Agostino, padre “occidentale” e controverso per diverse correnti dell’ortodossia. Si è potuta così approfondire la conoscenza della teologia di Agostino, ad esempio sul concetto di peccato originale, la cui deriva nel pessimismo è dovuta piuttosto alle correnti dell’agostinismo, mentre il vescovo di Ippona “evidenzia che l’uomo è segnato, ferito” dal peccato originale, ma “non che l’umanità è distrutta” da esso spiega il nostro interlocutore.

Lo stesso – anche se il tema è molto più complesso – dicasi del “filioque” di cui Agostino tratta nel “De Trinitate”, con cui – si è spiegato da parte cattolica – “non si toglie nulla al primato della paternità di Dio”, punto su cui l’Ortodossia e tutto l’oriente cristiano sono molto rigorosi, e che nella teologia ortodossa viene sottolineato proprio nell’assenza di tale locuzione. Sul “filioque”: L’espressione è stata aggiunta al testo del Credo niceno-costantinopolitano nella parte relativa allo Spirito Santo, che dunque è diventata: “qui ex patre (filioque) procedit”, cioè “che procede dal Padre (e dal Figlio)”. Tale espressione fu ufficializzata solo dal II Concilio di Lione del 1274, con il consenso della Chiesa ortodossa, nell’ottica di una ricomposizione, affermandosi tra l’altro in modo non uniforme nell’occidente cristiano.

Essa in realtà era diffusa sin dalla fine del VI secolo, introdotta in tempi di lotta all’arianesimo (dottrina eretica che negava la divinità del Figlio). Le due versioni del Credo sono dunque coesistite per diversi secoli, attraversando alterne vicende (a sfondo religioso e politico), ma allontanandosi sempre di più nelle due tradizioni, con tanto di scomunica del patriarca di Costantinopoli Fozio, alla fine del secolo IX.

I cristiani pregano per la loro unità ed il dialogo con gli ebrei

Dal 18 al 25 gennaio si celebra la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani proponendo una riflessione sul testo biblico di Michea, nella ricorrenza del Concilio Vaticano II: “Quale offerta porteremo al Signore, al Dio Altissimo, quando andremo ad adorarlo? Gli offriremo in sacrificio vitelli, di un anno? Gradirà il Signore migliaia di montoni e torrenti di olio? Gli daremo in sacrificio i nostri figli, i nostri primogeniti per ricevere il perdono dei nostri peccati? In realtà il Signore ha insegnato agli uomini quel che è bene, quel che esige da noi: praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio”. Mentre il giorno precedente, 17 gennaio, si celebra la giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei, incentrata sulla settima Parola: ‘Non commettere adulterio’: “Nella sua visita alla Sinagoga di Roma Benedetto XVI, ha voluto sottolineare in maniera ancora più chiara quanto aveva già affermato nella sinagoga di Colonia sulla comune responsabilità che gli ebrei e i cristiani hanno di fronte alle ‘Dieci parole’…  In questa prospettiva, sono vari i campi di collaborazione e di testimonianza che si aprono davanti a ebrei e cristiani, uniti da comuni aspirazioni”.

 

Da Roma a Strasburgo con i giovani di Taizè

Conclusosi l’incontro della fiducia a Roma, frère Alois, accompagnato da un alcuni fratelli ed un centinaio di giovani provenienti da vari paesi, è ad Istanbul fino al 6 gennaio 2013 per celebrare la festa dell’Epifania e pregare con i cristiani della città. I primi contatti della comunità di Taizé con il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli risalgono agli anni 1960. Nel febbraio del 1962, frère Roger ha fatto visita, assieme ad un altro fratello, al Patriarca Atenagora a Istanbul. Ha incontrato il Patriarca nuovamente nel 1963 durante le celebrazioni per il millenario del Monte Athos e si è recato una seconda volta a Istanbul nel 1970.

Tutto pronto per l’incontro europeo dei giovani a Roma

La comunità di Taizé, in collaborazione con il Vicariato di Roma, organizza l’incontro europeo di giovani a Roma dal 28 dicembre 2012 fino al 2 gennaio 2013. Questa sarà una nuova tappa del ‘pellegrinaggio di fiducia sulla terra’ cominciato da frère Roger 35 anni fa, che si aprirà, sabato 29 dicembre, con l’incontro con papa Benedetto XVI. Nell’invitare i giovani a Roma frère Alois ha scritto: “Se il 2012 ci ha resi particolarmente attenti ai giovani africani, il 2013 ci permetterà di essere in ascolto dei giovani asiatici: faremo, nei mesi di ottobre-novembre, un pellegrinaggio in parecchi paesi, comprese le tappe a Seul, in Corea, poi a Vasai e Mumbai, in India. Inizieremo l’anno 2013 recandoci, con un centinaio di giovani, a Istanbul, per celebrare l’Epifania con il patriarca ecumenico Bartolomeo e i cristiani della città. La lettera pubblicata lo scorso anno a Berlino, ‘Verso una nuova solidarietà’, continuerà a sostenere la nostra ricerca durante i prossimi tre anni. Essa ha già indicato le tappe della preparazione del ‘raduno per una nuova solidarietà’ che si terrà a Taizé nell’agosto 2015. Per continuare questa preparazione, dedichiamo l’anno 2013, a partire dall’incontro europeo di Roma, a cercare come ‘scoprire le sorgenti della fiducia in Dio’. L’anno della fede, lanciato da papa Benedetto XVI, vi ci sospinge”.

 

Roma: più di 40.000 giovani per il 35° Pellegrinaggio di fiducia sulla Terra

Nei giorni scorsi è stato presentato  l’evento della Comunità di Taizé; sono attesi più di 40.000 giovani di diverse confessioni da tutta Europa per pregare nella Capitale e incontrare il Papa dal 28 dicembre al 2 gennaio. Organizzato dalla Comunità ecumenica francese, in collaborazione con il Vicariato di Roma e la Pastorale giovanile, l’incontro internazionale fa rivivere la volontà di frère Roger,  fondatore della Comunità, che sin dal 1940 auspicava ad un cammino delle nuove generazioni ‘sui sentieri della fiducia tra le persone, i popoli e Dio’. Oltre alle numerose famiglie che hanno aperto le proprie case per dare vitto e alloggio ai pellegrini, sono tante le parrocchie nella periferia di Roma che hanno assicurato un posto a circa 100 ragazzi ciascuna. Un’accoglienza ‘positiva e quasi commovente’, hanno sottolineato frère Marek e frère David, che però ancora non basta.

 

Il messaggio di Natale del Consiglio mondiale delle Chiese

Il Segretario del “World Council of Churches” (WCC), Olav Fykse Tveit, ha rivolto ai fedeli delle oltre 340 comunità che fanno parte di questo organismo ecumenico, il suo tradizionale messaggio per il Natale. Il testo si apre con due citazioni bibliche, la prima del profeta Isaia: “Non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta. Proclamerà il diritto con fermezza” e la seconda del Vangelo di Giovanni: “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”.

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