Papa Francesco ha ricordato mons. Luigi Giussani: fu appassionato di Gesù

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La comunità di Comunità e Liberazione si è trovata numerosa in piazza san Pietro con papa Francesco per ricordare il centenario della nascita di mons. Luigi Giussani, come ha ricordato il card. Angelo Scola ad Avvenire:

“Preoccupato della grave ignoranza fra i giovani circa il cristianesimo e la Chiesa percepì che si parlava di Dio in modo assolutamente astratto perché non si ‘vedeva’ il Dio vivo che è Gesù. Noi delle prime generazioni fummo così portati ad esplicitare, anche pubblicamene, questo rapporto. Non solo nell’azione liturgica e nella preghiera ma anche, e forse soprattutto, nella trama dei rapporti quotidiani con tutti i nostri compagni e con quanti incontravamo”.

L’incontro è stato aperto dalle testimonianze di Rose Busingye (fondatrice e guida dell’opera di carità Meeting Point International di Kampala, Uganda) e di Hassina Houari (ex studentessa del centro di aiuto allo studio Portofranco, Milano). D’altra parte papa Francesco conosce bene il movimento avendo frequentato don Giacomo Tantardini, Stefania Falasca, Lucio Brunelli e Andrea Tornielli, quando c’era il mensile ‘30 Giorni’ ed altri ‘amici’; lo mette in evidenza:

“Grazie alla sua paternità sacerdotale appassionata nel comunicare Cristo, essi sono cresciuti nella fede come dono che dà senso, ampiezza umana e speranza alla vita. Don Giussani è stato padre e maestro, è stato servitore di tutte le inquietudini e le situazioni umane che andava incontrando nella sua passione educativa e missionaria.

La Chiesa riconosce la sua genialità pedagogica e teologica, dispiegata a partire da un carisma che gli è stato dato dallo Spirito Santo per l’ ‘utilità comune’. Non è una mera nostalgia ciò che ci porta a celebrare questo centenario, ma è la memoria grata della sua presenza: non solo nelle nostre biografie e nei nostri cuori, bensì nella comunione dei santi, da dove intercede per tutti i suoi”.

Un ringraziamento a don Carròn per non aver disperso l’eredità di mons. Giussani, nonostante le difficoltà: “Bisogna ringraziare padre Julian Carrón per il suo servizio nella guida del movimento durante questo periodo e per aver mantenuto fermo il timone della comunione con il pontificato. Tuttavia, non sono mancati seri problemi, divisioni, e certo anche un impoverimento nella presenza di un movimento ecclesiale così importante come Comunione e Liberazione, da cui la Chiesa, e io stesso, spera di più, molto di più.

I tempi di crisi sono tempi di ricapitolazione della vostra straordinaria storia di carità, di cultura e di missione; sono tempi di discernimento critico di ciò che ha limitato la potenzialità feconda del carisma di don Giussani; sono tempi di rinnovamento e rilancio missionario alla luce dell’attuale momento ecclesiale, come pure delle necessità, delle sofferenze e delle speranze dell’umanità contemporanea. La crisi fa crescere. Non va ridotta al conflitto, che annulla. La crisi fa crescere”.

Ed ha ricordato il carisma del fondatore del movimento: “E’ stato certamente un uomo di grande carisma personale, capace di attrarre migliaia di giovani e di toccare il loro cuore. Ci possiamo chiedere: da dove veniva il suo carisma? Proveniva da qualcosa che aveva vissuto in prima persona: da ragazzo, a soli quindici anni, era stato folgorato dalla scoperta del mistero di Cristo… Lo stupore e il fascino di questo primo incontro con Cristo non lo hanno più abbandonato”.

Il carisma di mons. Giussani era l’entusiasmo dell’annuncio cristiano: “Qui sta la radice del suo carisma. Don Giussani attraeva, convinceva, convertiva i cuori perché trasmetteva agli altri ciò che portava dentro dopo quella sua fondamentale esperienza: la passione per l’uomo e la passione per Cristo come compimento dell’uomo. Tanti giovani lo hanno seguito perché i giovani hanno un grande fiuto. Quello che diceva veniva dal suo vissuto e dal suo cuore, perciò ispirava fiducia, simpatia e interesse”.

Quindi don Giussani è stato un educatore: “Fin dai primi anni del suo ministero sacerdotale, di fronte allo smarrimento e all’ignoranza religiosa di molti giovani, don Giussani sentì l’urgenza di comunicare loro l’incontro con la persona di Gesù che lui stesso aveva sperimentato.

Don Luigi aveva una capacità unica di far scattare la ricerca sincera del senso della vita nel cuore dei giovani, di risvegliare il loro desiderio di verità. Da vero apostolo, quando vedeva che nei ragazzi si era accesa questa sete, non aveva paura di presentare loro la fede cristiana. Ma senza mai imporre nulla”.

Ecco perché don Giussani è stato ‘figlio della Chiesa’: “Don Giussani è stato un sacerdote che ha amato tanto la Chiesa. Anche in tempi di smarrimento e di forte contestazione delle istituzioni, ha sempre mantenuto con fermezza la sua fedeltà alla Chiesa, per la quale nutriva un grande affetto (amore!), quasi una tenerezza, e nello stesso tempo una grande riverenza, perché credeva che essa è la continuazione di Cristo nella storia. Don Giussani ha insegnato ad avere rispetto e amore filiale per la Chiesa e, con grande equilibrio, ha saputo sempre tenere insieme il carisma e l’autorità, che sono complementari, entrambi necessari”.

Attraverso mons. Giussani il papa ha chiesto ai ‘ciellini’ di accompagnarlo nella profezia della pace: “Vi invito ad accompagnarmi nella profezia per la pace (Cristo, Signore della pace! Il mondo sempre più violento e guerriero mi spaventa); davvero, lo dico davvero: mi spaventa.

Nella profezia che indica la presenza di Dio nei poveri, in quanti sono abbandonati e vulnerabili, condannati o messi da parte nella costruzione sociale; nella profezia che annuncia la presenza di Dio in ogni nazione e cultura, andando incontro alle aspirazioni di amore e verità, di giustizia e felicità che appartengono al cuore umano e che palpitano nella vita dei popoli. Arda nei vostri cuori questa santa inquietudine profetica e missionaria. Non rimanere fermi”.

Ed infine un invito a non abbandonare la ‘compagnia’: “Non lasciate che la vostra Fraternità sia ferita da divisioni e contrapposizioni, che fanno il gioco del maligno; è il suo mestiere: dividere, sempre. Anche i momenti difficili possono essere momenti di grazia, e possono essere momenti di rinascita. Comunione e Liberazione nacque proprio in un tempo di crisi quale fu il ’68. Ed in seguito don Giussani non si è spaventato dei momenti di passaggio e di crescita della Fraternità, ma li ha affrontati con coraggio evangelico, affidamento a Cristo e in comunione con la madre Chiesa”.

(Foto: Santa Sede)

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