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Papa Francesco ai giovani: la vita è pellegrinaggio verso Dio

“L’anno scorso abbiamo cominciato a percorrere la via della speranza verso il Grande Giubileo riflettendo sull’espressione paolina ‘Lieti nella speranza’. Proprio per prepararci al pellegrinaggio giubilare del 2025, quest’anno ci lasciamo ispirare dal profeta Isaia, che afferma: ‘Quanti sperano nel Signore… camminano senza stancarsi’. Questa espressione è tratta dal cosiddetto Libro della consolazione, nel quale viene annunciata la fine dell’esilio di Israele in Babilonia e l’inizio di una nuova fase di speranza e di rinascita per il popolo di Dio, che può ritornare in patria grazie a una nuova ‘via’ che, nella storia, il Signore apre per i suoi figli”.

Così inizia il messaggio di papa Francesco per la 39^ Giornata Mondiale della Gioventù, che sarà celebrata domenica 24 novembre sul tema: ‘Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi’ con un invito a camminare con speranza: “Anche noi, oggi, viviamo tempi segnati da situazioni drammatiche, che generano disperazione e impediscono di guardare al futuro con animo sereno: la tragedia della guerra, le ingiustizie sociali, le disuguaglianze, la fame, lo sfruttamento dell’essere umano e del creato.

Spesso a pagare il prezzo più alto siete proprio voi giovani, che avvertite l’incertezza del futuro e non intravedete sbocchi certi per i vostri sogni, rischiando così di vivere senza speranza, prigionieri della noia e della malinconia, talvolta trascinati nell’illusione della trasgressione e di realtà distruttive. Per questo, carissimi, vorrei che, come accadde a Israele in Babilonia, anche a voi giungesse l’annuncio di speranza: ancora oggi il Signore apre davanti a voi una strada e vi invita a percorrerla con gioia e speranza”.

Nel messaggio il papa ha riflettuto sulle due parole essenziali del profeta Isaia, ‘camminare senza stancarsi’: “La nostra vita è un pellegrinaggio, un viaggio che ci spinge oltre noi stessi, un cammino alla ricerca della felicità; e la vita cristiana, in particolare, è un pellegrinaggio verso Dio, nostra salvezza e pienezza di ogni bene.

I traguardi, le conquiste e i successi lungo il percorso, se rimangono solo materiali, dopo un primo momento di soddisfazione ci lasciano ancora affamati, desiderosi di un senso più profondo; infatti non appagano del tutto la nostra anima, perché siamo stati creati da Colui che è infinito e, perciò, in noi abita il desiderio di trascendenza, la continua inquietudine verso il compimento delle aspirazioni più grandi, verso un ‘di più’. Per questo, come vi ho detto tante volte, ‘guardare la vita dal balcone’ a voi giovani non può bastare”.

A volte subentra la stanchezza, che può produrre noia: “Si tratta di quello stato di apatia e di insoddisfazione di chi non si mette in cammino, non si decide, non sceglie, non rischia mai, e preferisce rimanere nella propria comfort zone, chiuso in sé stesso, vedendo e giudicando il mondo da dietro uno schermo, senza mai “sporcarsi le mani” con i problemi, con gli altri, con la vita.

Questo tipo di stanchezza è come un cemento nel quale sono immersi i nostri piedi, che alla fine si indurisce, si appesantisce, ci paralizza e ci impedisce di andare avanti. Preferisco la stanchezza di chi è in cammino che la noia di chi rimane fermo e senza voglia di camminare!”  

Per sconfiggere la stanchezza il papa, perciò, invita i giovani a ‘mettersi in cammino’: “E’ piuttosto mettersi in cammino e diventare pellegrini di speranza. Questo è il mio invito per voi: camminate nella speranza! La speranza vince ogni stanchezza, ogni crisi e ogni ansia, dandoci una motivazione forte per andare avanti, perché essa è un dono che riceviamo da Dio stesso: Egli riempie di senso il nostro tempo, ci illumina nel cammino, ci indica la direzione e la meta della vita.”.

Tale vigore scaturisce dalla speranza: “La speranza è proprio una forza nuova, che Dio infonde in noi, che ci permette di perseverare nella corsa, che ci fa avere uno ‘sguardo lungo’ che va oltre le difficoltà del presente e ci indirizza verso una meta certa: la comunione con Dio e la pienezza della vita eterna. Se c’è un traguardo bello, se la vita non va verso il nulla, se niente di quanto sogno, progetto e realizzo andrà perduto, allora vale la pena di camminare e di sudare, di sopportare gli ostacoli e affrontare la stanchezza, perché la ricompensa finale è meravigliosa!”

Quindi anche nei momenti di difficoltà Dio offre la sua vicinanza con il dono dell’Eucarestia: “In questi momenti, il Signore non ci abbandona; si fa vicino con la sua paternità e ci dona sempre il pane che rinvigorisce le nostre forze e ci rimette in cammino… In queste storie bibliche, la fede della Chiesa ha visto delle prefigurazioni del dono prezioso dell’Eucaristia, vera manna e vero viatico, che Dio ci dona per sostenerci nel nostro cammino.

Come diceva il beato Carlo Acutis, l’Eucaristia è l’autostrada per il cielo. Un giovane che ha fatto dell’Eucaristia il suo appuntamento quotidiano più importante! Così, intimamente uniti al Signore, si cammina senza stancarsi perché Lui cammina con noi. Vi invito a riscoprire il grande dono dell’Eucaristia!”

Però un pellegrino ha bisogno anche del riposo: “Nei momenti inevitabili di fatica del nostro pellegrinaggio in questo mondo, impariamo allora a riposare come Gesù e in Gesù. Egli, che raccomanda ai discepoli di riposare dopo essere ritornati dalla missione, riconosce il vostro bisogno di riposo del corpo, di tempo per il vostro svago, per godere della compagnia degli amici, per fare sport e anche per dormire”.

Il messaggio è un invito ai giovani di riporre speranza in Gesù: “Ma c’è un riposo più profondo, il riposo dell’anima, che molti cercano e pochi trovano, che si trova solo in Cristo. Sappiate che tutte le stanchezze interiori possono trovare sollievo nel Signore, che vi dice: ‘Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro’. Quando la stanchezza del cammino vi appesantisce, tornate a Gesù, imparate a riposare in Lui e a rimanere in Lui, poiché quanti sperano nel Signore… camminano senza stancarsi”.

L’invito è quello di mettersi in cammino su tale pellegrinaggio giubilare: “Cari giovani, l’invito che vi rivolgo è quello di mettervi in cammino, alla scoperta della vita, sulle tracce dell’amore, alla ricerca del volto di Dio. Ma ciò che vi raccomando è questo: mettetevi in viaggio non da meri turisti, ma da pellegrini…  Il turista fa così. Il pellegrino invece si immerge con tutto sé stesso nei luoghi che incontra, li fa parlare, li fa diventare parte della sua ricerca di felicità. Il pellegrinaggio giubilare, allora, vuole diventare il segno del viaggio interiore che tutti noi siamo chiamati a compiere, per giungere alla mèta finale”.

Il messaggio è chiuso con un’immagine per diventare missionari della gioia: “Arrivando alla Basilica di san Pietro a Roma, si attraversa la piazza che è circondata dal colonnato realizzato dal grande architetto e scultore Gian Lorenzo Bernini. Il colonnato, nel suo insieme, appare come un grande abbraccio: sono le due braccia aperte della Chiesa, nostra madre, che accoglie tutti i suoi figli! In questo prossimo Anno Santo della Speranza, invito tutti voi a sperimentare l’abbraccio di Dio misericordioso, a sperimentare il suo perdono, la remissione di tutti i nostri ‘debiti interiori’, come era tradizione nei giubilei biblici. E così, accolti da Dio e rinati in Lui, diventate anche voi braccia aperte per tanti vostri amici e coetanei che hanno bisogno di sentire, attraverso la vostra accoglienza, l’amore di Dio Padre”.

Papa Francesco: attenzione per gli ‘ultimi’ e preghiera per la pace

“Vi do il benvenuto mentre state concludendo il vostro XVIII Capitolo Generale. Saluto Padre Jan Pelczarski, rieletto Superiore Generale (hai fatto bene, ti hanno rieletto!); saluto i Consiglieri, tutti voi qui presenti e l’intera ‘Famiglia Giuseppina Marelliana’: suore, laici e giovani. Come sapete, anche la mia famiglia ha origini astigiane. Abbiamo radici comuni in quella terra di Piemonte, che ha dato i natali al vostro fondatore San Giuseppe Marello. Terra bella, quella, del buon vino… Bella terra!”: inizia con questo ricordo di papa Francesco l’incontro con i partecipanti al XVIII Capitolo generale della Congregazione degli Oblati di San Giuseppe di Asti, terra natale del papa.

Per il discorso papa Francesco ha preso spunto dal titolo del Capitolo Generale, tratto dalla lettera di san Paolo a Timoteo (‘Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te’) per ricordare l’impegno della santità: “Sono parole impegnative, con cui vi riconoscete beneficiari di un dono (la santità del Fondatore, il carisma e la storia della vostra Congregazione) e vi impegnate a fare vostre le responsabilità che ne derivano: custodire e far fruttificare i talenti ricevuti mettendoli al servizio dei fratelli”.

Atteggiamenti importanti nella vita del fondatore della congregazione: “E questi due atteggiamenti (gratitudine e responsabilità) ben richiamano la figura di San Giuseppe, il custode della Santa Famiglia, che è il modello, l’ispiratore e l’intercessore della vostra Congregazione.

Vorrei allora sottolineare tre dimensioni dell’esistenza di Giuseppe di Nazaret, che mi sembrano importanti anche per la vostra vita religiosa e per il servizio che svolgete nella Chiesa: il nascondimento, la paternità e l’attenzione agli ultimi”.

Il primo atteggiamento da tenere presente è il ‘nascondimento’: “San Giuseppe Marello ha sintetizzato questo valore con il motto: ‘certosini in casa e apostoli fuori casa’ (è bello, non sapevo questo, quando l’ho letto mi ha colpito, una bella sintesi) ed è molto importante. Lo è prima di tutto per voi, perché sappiate radicare la vostra vita di fede e la vostra consacrazione religiosa in un quotidiano ‘stare’ con Gesù. Non illudiamoci: senza di Lui non stiamo in piedi, nessuno di noi…

Perciò vi incoraggio a coltivare sempre un’intensa vita di preghiera (‘intensa’ forse è un aggettivo troppo forte: una buona vita di preghiera, questa, non lasciarla) attraverso la partecipazione ai Sacramenti, l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio, l’Adorazione eucaristica, sia personale che comunitaria”.

E’ stato un invito a non trascurare l’adorazione eucaristica: “E’ prima di tutto così che san Giuseppe ha risposto al dono immenso di avere in casa sua il Figlio stesso di Dio fatto uomo: stando con Lui, ascoltandolo, parlandogli e condividendo con Lui la vita di ogni giorno.

Ricordiamolo: senza Gesù non stiamo in piedi! In questo momento chiedo ad ognuno di pensare ai propri peccati: tutti siamo peccatori. Pensate ai vostri peccati, adesso, e vedete che quando voi siete caduti nel peccato era perché non eravate vicini al Signore. Sempre è così. Chi è vicino al Signore si aggrappa subito e non cade. La vicinanza al Signore!”

Eppoi il fondatore è stato un ‘apostolo’ dei giovani: “I giovani non hanno bisogno di noi: hanno bisogno di Dio! E più noi viviamo alla sua presenza, più siamo capaci di aiutare loro a incontrarlo, senza protagonismi inutili e avendo a cuore solo la loro salvezza e la felicità piena. I nostri giovani (ma in verità un po’ tutti noi) vivono e viviamo in un mondo fatto di esteriorità, in cui quello che conta è apparire, ottenere consensi, fare esperienze sempre nuove. Ma una vita vissuta tutta ‘fuori’ lascia vuoti dentro, come chi passa tutto il tempo in strada e lascia che la propria casa vada in rovina per mancanza di cura e di amore”.

Da qui nasce la paternità dei Santi: “Si sente qui il cuore di un padre, che si commuove di fronte alla bellezza dei suoi figli umiliata dall’indifferenza e dal disinteresse di chi dovrebbe invece aiutarli a dare il meglio di sé. E nella stessa lettera continua, considerando come sia ingiusto e sterile l’atteggiamento di chi poi questa gioventù, abbandonata e disorientata, si limita a criticarla… E tali vuole che siate voi, attenti al bene integrale dei giovani, concretamente presenti accanto a loro e alle loro famiglie, esperti nell’arte maieutica dei buoni formatori, saggiamente rispettosi dei tempi e delle possibilità di ciascuno”.

Infine ‘attenzione agli ultimi’: “Una delle cose che colpiscono, nel Santo sposo di Maria, è la fede generosa con cui ha accolto in casa sua e nella sua vita un Dio che, contrariamente ad ogni aspettativa, si è presentato alla sua porta nel figlio di una ragazza fragile e sprovvista di ogni possibilità di recriminazione. Non c’era nessun diritto che Maria e il suo Bambino potessero umanamente accampare davanti al santo Patriarca, se non quello di una Presenza che solo la fede poteva riconoscere e la carità accogliere. E Giuseppe è stato capace di fare questo passo: ha riconosciuto la reale presenza di Dio nella loro povertà e l’ha fatta sua, anzi l’ha unita alla sua vita”.

In precedenza papa Francesco ha incontrato i familiari delle vittime dell’esplosione al porto di Beirut, avvenuto il 4 agosto 2020, pregando per loro: “Con commozione incontro voi, familiari delle vittime dell’esplosione nel porto di Beirut, avvenuta quattro anni fa. Ho pregato tanto per voi e per i vostri cari, e ancora prego, unendo le mie lacrime alle vostre. Oggi ringrazio Dio di potervi incontrare, di esprimervi di persona la mia vicinanza”.

Infine ha invocato la pace per il Paese: “La sua vocazione, del Libano, è di essere una terra dove comunità diverse convivono anteponendo il bene comune ai vantaggi particolari, dove religioni e confessioni differenti si incontrano in fraternità. Sorelle e fratelli, vorrei che ciascuno di voi sentisse, insieme al mio affetto, anche quello di tutta la Chiesa. Noi sentiamo e pensiamo che il Libano è un Paese martoriato… Non siete soli e non vi lasceremo soli, ma rimarremo solidali con voi attraverso la preghiera e la carità concreta”.

(Foto: Santa Sede)

 Elogio della paternità

Il Comitato Nazionale per la Salvaguardia della Patria, in breve CNSP, esiste nel Niger dal 26 luglio passato, giorno in cui è stato fatto prigioniero il presidente Mohamed Bazoum. Passano i mesi e il tema della Patria non accenna a diminuire, anzi, il patriottismo e i patrioti sono ormai i cittadini modello da imitare.

Daniele Mencarelli racconta la ‘fame d’aria’ degli ‘scartati’ che porta a Dio

E’ un angelo caduto, Jacopo: un bel ragazzo di 18 anni, alto, che a una prima occhiata può ingannare, poi ci si accorge che dondola di continuo, che i suoi sono occhi da sonnambulo, che la mano va avanti e indietro sulla coscia, a passare e ripassare, senza sosta. Allora gli sguardi della gente si fermano, e interrogano con curiosità e pietà.

Ascoli Piceno: mons. Palmieri invita a riscoprire la paternità di sant’Emidio

Sabato 5 agosto, nella cattedrale, si è celebrata la festività di sant’Emidio, patrono della città e della diocesi di Ascoli, il cui tema era incentrato sulla genitorialità: ‘Padri e madri nella vita e nella fede’, iniziata con la benedizione del basilico sul sagrato della cattedrale: “La fede è come il basilico, che ha proprietà mediche, cosmetiche e perfino antidepressive”, ha affermato mons. Gianpiero Palmieri.

Vicenza ha un nuovo vescovo che sceglie pastoralità ed ospitalità

Domenica 11 dicembre la diocesi di Vicenza ha accolto il nuovo vescovo mons. Giuliano Brugnotto con il rito di ordinazione presieduto dal vicentino card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano,  con il suggerimento a chiunque avesse intenzione di fargli un dono, di devolvere un’offerta a sostegno di un piccolo ospedale in allestimento in Pakistan sostenuto dall’Associazione Missione Shahbaz Bhatti Onlus (MSB) che opera in Pakistan per la difesa dei diritti delle minoranze religiose e cristiane (IBAN: IT23B0306961904100000003808 – BIC BCITITMM), che si si ispira al pensiero e all’impegno di Shahbaz Bhatti, ministro federale delle Minoranze Religiose e dell’Armonia Nazionale del Pakistan, assassinato il 2 marzo 2011.

Papa Francesco ha ricordato mons. Luigi Giussani: fu appassionato di Gesù

La comunità di Comunità e Liberazione si è trovata numerosa in piazza san Pietro con papa Francesco per ricordare il centenario della nascita di mons. Luigi Giussani, come ha ricordato il card. Angelo Scola ad Avvenire:

Da Piazza Armerina un invito a guardare Gesù

“La festa di pasqua è stata per Israele un momento importante della sua relazione con Dio: il passaggio dalla schiavitù d’Egitto al dono della terra di Canaan. Il senso di quest’evento, avvolto nel mistero di un’elezione inaspettata, suggerì ai primi pensatori cristiani l’idea che la pasqua, in virtù del suo significato originario (pesaḥ = passaggio), riguardasse un atto di conversione che un credente è chiamato a fare. Il termine greco, che spiega il senso di questo passaggio, è metánoia che vuol dire cambiare il proprio modo di pensare o ragionare”.

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