Papa Francesco: il battesimo è un dono di Dio

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“Oggi celebriamo il Battesimo del Signore. Esso avviene presso il fiume Giordano, dove Giovanni, detto per questo ‘Battista’, compie un rito di purificazione, che esprime l’impegno a lasciare il peccato e a convertirsi. Il popolo va a farsi battezzare con umiltà, con sincerità e, come dice la Liturgia, ‘con l’anima e i piedi nudi’, e anche Gesù ci va, inaugurando il suo ministero: mostra così di voler stare vicino ai peccatori, di essere venuto per loro, per noi tutti che siamo peccatori”.

Con il battesimo di Gesù si concludono le festività natalizie, che manifestano l’apparizione ‘pubblica’ di Gesù, come sottolinea il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Il Battesimo è Dio che viene in noi, purifica, guarisce il nostro cuore, ci fa suoi figli per sempre, suo popolo, sua famiglia, eredi del Paradiso. E Dio diviene intimo a noi e non se ne va più. Per questo è importante ricordare il giorno del Battesimo e anche conoscerne la data…

Ringraziamo il Signore per il Battesimo. E anche, ringraziamolo per i genitori che ci hanno portato al fonte, per chi ci ha amministrato il Sacramento, per il padrino, per la madrina, per la comunità in cui lo abbiamo ricevuto. Festeggiare il proprio Battesimo: è un nuovo compleanno”.

Ed ha invitato tutti a non dimenticare la data del Battesimo: “E possiamo chiederci: io sono consapevole del dono immenso che porto in me per il Battesimo? Riconosco, nella mia vita, la luce della presenza di Dio, che mi vede come suo figlio amato, come sua figlia amata? E ora, in memoria del nostro Battesimo, accogliamo la presenza di Dio in noi… E non dimenticatevi la data del Battesimo che è un compleanno. Maria, tempio dello Spirito, ci aiuti a celebrare ed accogliere le meraviglie che il Signore compie in noi”.

Anche prima nella Cappella Sistina, il papa ha battezzato 16 bambini, chiedendo a genitori, madrine e padrini di insegnare la data del loro Battesimo: “Prima di darvi la benedizione, vi ringrazio per avere incominciato questa vita dei vostri figli con il Battesimo. E mi raccomando, che loro sappiano la data del Battesimo, perché è la data della nascita. E anche ognuno di noi.

Se io domando a voi: ‘Qual è la data della tua nascita?’, io non so se tutti potranno saperlo. Ma pensate bene: la data della nascita è come un compleanno, la data nella quale ho ricevuto la grazia del Signore sono diventato cristiano e cristiana. Insegnate ai bambini questo, per festeggiarla tutti gli anni”.

Nella breve omelia il papa ha sottolineato che il battesimo è un dono: “Noi siamo qui per battezzare, per dare il dono della fede ai nostri bimbi. E loro sono i protagonisti in questa cerimonia: loro possono parlare, andare, gridare… Loro comandano, perché è la loro festa: riceveranno il dono più bello, il dono della fede, il dono del Signore”.

Ed ha chiesto a genitori ed a padrini e madrine di aiutare i battezzati lungo il cammino della fede:  “Loro sono i protagonisti, perché loro oggi daranno anche a noi la testimonianza di come si riceve la fede: con innocenza, con apertura di cuore.

E a voi, genitori e padrini, auguro che la vostra vita sia di aiuto per questi bambini, di aiuto per la crescita. Vi auguro di accompagnarli nella crescita, perché questo è un modo di aiutare, affinché la fede cresca in loro. Grazie tante per la vostra testimonianza, per averli portarli qui a ricevere la fede”.

Nella meditazione il patriarca di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, ha messo in evidenza la manifestazione di Gesù nel battesimo e nella crocifissione: “Gesù muore gridando, e il Padre, in qualche modo, si squarcia, si lacera, perché il grido del Figlio, il grido dell’ingiustizia, non lo lascia indifferente, come mai nessun grido lo lascia indifferente.

Anche nel battesimo accade la stessa cosa: davanti a questo modo umile e discreto con cui Gesù sceglie di rivelarsi, il Padre apre definitivamente il suo mondo, la sua vita, la sua Parola, il suo Spirito, e lo fa per attestare solennemente, davanti a tutti, che quell’uomo solidale con tutti gli uomini è il suo Figlio, l’amato.

Che quel modo di vivere non è diverso dal modo di vivere stesso di Dio, non è un’altra cosa: in Lui il Padre si riconosce, come ogni padre si riconosce nel proprio figlio. Allora è più chiaro lo stile di questo Messia e della sua missione: lo stile è quello di un Dio che non fugge il limite e la vulnerabilità pur di tessere legami con gli uomini, suoi fratelli”.

(Foto: Santa Sede)

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