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Il priore della Provincia d’Italia degli Agostiniani: il Perdono è un ‘giubileo’

Nel mese di settembre a Tolentino si è festeggiato san Nicola ed il sabato successivo alla festa del Santo chi si reca nel Cappellone del Santuario può ‘prendere’ l’indulgenza plenaria concessa da papa Bonifacio IX con la Bolla papale ‘Splendor paternae gloriae’ del 1 gennaio 1390, come è riportato dalle cronache di Gaetano Moroni nel ‘Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica: da S. Pietro sino ai nostri giorni’, edito nel 1856:

“Bonifacio IX con una bolla, concesse l’indulgenza plenaria nella domenica dentro l’ottava della festa del santo (dunque si celebrava prima della canonizzazione di Eugenio IV), indulgenza che veniva anche accordata a chi visitava la Porziuncola, onore confermato anche da altri Papi”.

Ad ‘aprire’ questa ‘festa’ del Perdono è stato il priore della Provincia d’Italia degli Agostiniani (comprendente anche la comunità di ‘Bratia Augustiniani’ a Košice in Slovacchia, ed il Vicariato di Apurìmac in Perù con la parrocchia di santa Rita a Cusco, la parrocchia del Señor de la Exaltación a Chuquibambilla e la parrocchia Virgen Asunta a Tambobamba), p. Gabriele Pedicino, già tesoriere e priore della Basilica di san Nicola da Tolentino, che ha raccontato il perdono come un ‘giubileo’:

“Il perdono è una festa, perché è un incontro con la vita e con la Grazia,che profondamente ci rinnova. Ci rendiamo conto che quando viviamo nella condizione del peccato, cioè quando il peccato prende la nostra vita, ci troviamo anche in una situazione di morte, cioè di rottura dei nostri rapporti con Dio, ma anche con i fratelli.

Allora il perdono di Dio interviene a restituire la vita, cioè a restituire un rapporto di comunione tra noi, Dio ed i fratelli. San Nicola da Tolentino è proprio questo apostolo del perdono; colui che ha fatto della riconciliazione del sacramento della misericordia il segno della vita che vince la morte”.

P. Pedicino ha descritto il motivo per cui san Nicola ha ottenuto dal papa la facoltà di dare il perdono: “La ragione è dovuta all’apparizione che san Nicola ebbe nel convento di Valmanente, situato tra Fano e Pesaro, dove assistette alla visione del Purgatorio, che è una valle con le anime sofferenti, in cui un frate agostiniano, frà Pellegrino, gli chiede preghiere per le anime che soffrono nel Purgatorio.

San Nicola rimane così colpito da tanta sofferenza, che decide per sette giorni di alzarsi nella notte in preghiera, di digiunare e di offrire la Santa Messa per queste anime del Purgatorio. Al settimo giorno, come è raccontato in basilica nel quadro si vede che, celebrando la messa, san Nicola osserva che un Angelo porta l’anima di frà Pellegrino in Paradiso”.

Per sant’Agostino in cosa consisteva la remissione dei peccati?

“Per sant’Agostino la remissione dei peccati è proprio l’incontro con la Grazia di Dio, che ci viene data attraverso la croce di Gesù Cristo. Sant’Agostino ha vissuto per un lungo periodo della sua giovinezza proprio in una condizione di miseria, come dice lui, a causa del rifiuto di Dio. Ma la sua miseria, ad un certo punto, è toccata e raggiunta dalla misericordia di Dio. Noi possiamo pensare così la festa del perdono, anche questo di san Nicola, con questo insegnamento di sant’Agostino: un incontro tra la misericordia di Dio e la miseria dell’uomo. Queste due parole (misericordia e miseria) sono ‘imparentate’: l’uomo riconosce che ha bisogno di Dio nella sua vita e Dio interviene a colmare questo vuoto, donandogli la vita ed un’occasione di riscatto”

Quale messaggio di sant’Agostino può essere valido per la vita di oggi?

“Tanto della vita del nostro santo padre Agostino e dei suoi insegnamenti parla all’uomo contemporaneo. L’inquietudine e l’essere mendicanti della verità, l’amore per la comunione, ma soprattutto l’esortazione ad essere innamorati della Bellezza spirituale, credo che possa essere l’antidoto dall’edonismo, dalla superficialità e la mancanza di senso  che albergano nel cuore dell’uomo e dalle quali può essere liberato solo dall’incontro con questa Bellezza sempre antica e sempre nuova”.

In quale modo è possibile attrarre i giovani a Cristo?

“Attrarre a Cristo è il compito di ogni cristiano e di ogni comunità, quindi per noi deve essere un cruccio costante quello di rendere attraente, vero, puro il vangelo e bella la nostra vita di fraternità perché chi ci incontra trovi uomini e donne risolti. Attrarre i giovani oggi alla vita ecclesiale e all’incontro con Gesù è possibile se riusciamo come singoli e come Chiesa a far sorgere la domanda: qual è l’amore che li rende gioiosi, che li sostiene, che gli da questa vitalità? E dopo la domanda preoccuparci di far trovare comunità ecclesiali pronte a dare ragione della speranza che è in noi!”

Come viveva la città san Nicola?

“San Nicola, un uomo di Dio e del prossimo, ha speso la sua esistenza nella preghiera e nella penitenza che poi si traducevano in attenzione ai malati, che visitava ogni giorno, ed ai poveri che in lui trovavano sempre un rifugio sicuro. ‘Angelo del conforto’, passava molte ore al confessionale ed a placare conflitti e contrasti tra le famiglie, conosciuto dalla Chiesa universale anche come intercessore per le Anime del Purgatorio”.

Allora, san Nicola può essere un insegnamento per la nostra vita?

“San Nicola è rappresentato con un sole che arde, posto sul petto: è un astro che brucia o che splende per la carità. La carità di Nicola è ciò che lo proietta continuamente verso i più deboli, diffonde l’amore che Dio ha riversato nel suo cuore, diventa esempio di santità e di grazia, ‘insegna al popolo a vincere i vizi e il peccato’.

A Specchia festa dedicata alla Madonna del Passo

La Parrocchia Presentazione della Vergine Maria e il Comitato Festeggiamenti, con il Patrocinio del Comune di Specchia, in collaborazione con la Pro Loco comunicano che nei giorni 7 e 8 Settembre si svolge la Festa della Madonna del Passo, un evento che intreccerà storia e fede, la devozione religiosa con l’intrattenimento, attesissimo da tutta la comunità.

Nel patrimonio dell’architettura religiosa di Specchia si annovera la cripta-cappella dedicata alla Madonna del Passo, collocata a circa due metri e cinquanta sotto il livello stradale, il luogo sacro  rivela ancora le sue origini di laura basiliana o ‘cripta rupestre’, come la definì il vicario capitolare mons. Tommaso De Rossi nella visita pastorale del 1711:

“Ho visitato la chiesa della Madonna del Passo: anticamente era una cripta rupestre ed in seguito per la devozione del popolo fu trasformata in chiesa; ci sono due altari: uno dedicato al Santissimo Crocefisso, l’altro alla Natività della Beata Vergine Maria. Anticamente si svolgevano grandi festeggiamenti, ma oggi solo nella festa della Santa Croce il Capitolo Parrocchiale va in processione e celebra solennemente, così anche nella festa della Natività della Beata Vergine Maria. Ha una campana opportuna.”(Chiese e Palazzi di Specchia – Antonio Penna – Libellula Edizioni).

I due giorni di festa  inizieranno alle ore 19.00 con l’esibizione della ‘Misto Band – Street Band’, che unisce ai più grandi successi di musica italiana e internazionale, alcune coreografie di passi di ballo, gruppo che intrattiene e allieta sfilate, inaugurazioni, feste patronali, sagre e mercatini di ogni genere, che suonerà fino le ore 20.30 in Piazza del Popolo. Allo stesso modo, dalle ore 20.00, altri momenti di spettacolo per le vie principali del paese grazie agli Artisti di Strada, che si concluderanno in Piazza del Popolo.

Dalle ore 20.30 in Piazza del Popolo sarà possibile ammirare l’ ‘Infiorata’ dedicata alla Madonna, grandezza di 5 x 5 metri, con la stessa tecnica del noto evento del Capo di Leuca, grazie alla disponibilità Gruppo Volontari Infiorata Patù e Parrocchia Patù, coordinati da don Carmine Peluso, Parroco della cittadina, che, per il secondo anno consecutivo, hanno raccolto l’invito del Comitato organizzatore specchiese.

Alle ore 21.00 nella Piazzetta nei pressi della Pro Loco, divertimento per i più piccoli con i Transformers Show, al termine, in Piazza del Popolo, si potrà assistere al Concerto di Antonio Castrignanò AC & Taranta Sound dal titolo ‘Babilonia’. Nella musica del cantante calimerese si evidenzia la continua ricerca per richiamare la musica della Taranta di una volta ai tempi attuali, che Castrignanò arricchisce con risonanze nuove, tinte, racconti di una volta, che trasformano le nuove sonorità in nuove sensazioni per l’ascoltatore.    

Nella mattinata di domenica 8 Settembre, nei pressi della cripta dedicata alla Madonna del Passo, si svolgerà la Fiera – mercato d’istituzione secolare. Inoltre, nelle stesse ore, il Comitato Festeggiamenti, con delle rappresentanze civili, militari e religiose accompagnate dal Premiato Concerto Bandistico ‘La Grande Banda del Cilento’, renderà omaggio al monumento dei caduti in guerra con un tributo floreale.

Fino a quella data, all’esterno del luogo sacro, alle ore 19.00, verrà celebrata la Novena dedicata alla Madonna. Al termine della Santa Messa dell’8 settembre, prenderà avvio la processione, che sarà aperta dal Gruppo ‘Zzi Banda Alezio Bassa Musica’ composto da soli 5 elementi. La processione attraverserà le strade principali di Specchia con i balconi delle abitazioni addobbati con festoni e luci e prima dell’inizio del rito sacro avvio, al quale parteciperanno le autorità civili e militari, sarà possibile assistere ai fuochi pirotecnici della ‘Fireworks Salento’ da Corsano.

Il simulacro sarà accompagnato da varie rappresentanze di associazioni di militari in pensione, in ricordo delle madri e mogli specchiesi che a lei si rivolsero nei momenti particolarmente drammatici Seconda Guerra Mondiale, quando le donne si recavano alla cripta, alcune camminando in ginocchia, implorando la Madonna del Passo di far tornare incolumi i figli e i mariti dal terribile conflitto.

Per tutta la giornata di domenica 8 settembre e per la processione, presterà servizio il Premiato Concerto Bandistico ‘La Grande Banda del Cilento’, diretta dal Maestro Nicola Pellegrino, un complesso che ha ottenuto i seguenti riconoscimenti: Medaglia d’argento XXXIII Fiati Festival di Ferrandina (MT) e Premio Primula d’Oro alla cultura (2021) che al termine della processione, si esibirà con le sue note musicali in Piazza del Popolo.

Nelle due serate dell’evento Piazza del Popolo e le strade circostanti, saranno illuminate dalla Ditta ‘Luminarie Santoro’ da Alessano, mentre l’addobbo della Chiesa Madre sarà curato dalla Ditta ‘Aventaggiato Addobbi’ da Castrignano dei Greci. Sarà possibile acquistare dal Mercatino Artigianale, curato dalle Associazioni: ‘Crazy Art Group. Informale’ e ‘Artigianato che piace Zarathustra’, inoltre, grazie a ‘SelfieFun’, coloro che raggiungeranno l’evento di Specchia avranno la possibilità di fotografarsi gratuitamente per avere un ricordo della  partecipazione, mentre i bambini potranno divertirsi nel Piccolo Luna park, collocato in Piazza S. Oronzo e i più grandi il parco dei divertimenti lo troveranno nei pressi dell’Ex Convento dei Francescani Neri.

730ª Perdonanza Celestiniana. L’Arcivescovo metropolita de L’Aquila: il perdono è una festa

“Ricordiamo, ad esempio, la grande ‘perdonanza’ che san Celestino V volle concedere a quanti si recavano nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, a L’Aquila, nei giorni 28 e 29 agosto 1294, sei anni prima che papa Bonifacio VIII istituisse l’Anno Santo. La Chiesa già sperimentava, dunque, la grazia giubilare della misericordia. Ed ancora prima, nel 1216, papa Onorio III aveva accolto la supplica di san Francesco che chiedeva l’indulgenza per quanti avrebbero visitato la Porziuncola nei primi due giorni di agosto. Lo stesso si può affermare per il pellegrinaggio a Santiago di Compostela: infatti Papa Callisto II, nel 1122, concesse di celebrare il Giubileo in quel Santuario ogni volta che la festa dell’apostolo Giacomo cadeva di domenica. E’ bene che tale modalità ‘diffusa’ di celebrazioni giubilari continui, così che la forza del perdono di Dio sostenga e accompagni il cammino delle comunità e delle persone”.

Così scrive papa Francesco nel cap. 5 della bolla di indizione giubilare ‘Spes non confundit’, commentato nei mesi scorsi dall’allora arcivescovo della diocesi de L’Aquila, card. Giuseppe Petrocchi: “La notizia della citazione della ‘grande Perdonanza’ di san Celestino V nella Bolla di indizione del Giubileo “accende il cuore degli Aquilani quindi di una città riconoscente verso Dio e verso papa Francesco. Considero questa Bolla per tutta la Chiesa una pietra miliare non soltanto sulla via della sinodalità ma anche sulla strada della Perdonanza… Perciò la speranza cristiana e umana è anche l’anima della Perdonanza Celestiniana, è un punto di riferimento importantissimo, una sorta di bussola che ci consente di orientarci nella vita ecclesiale e sociale”.

A pochi giorni dall’apertura della 730ª Perdonanza Celestiniana, abbiamo chiesto a mons. Antonio D’Angelo, neo arcivescovo metropolita de L’Aquila, di spiegarci il motivo della ‘concessione’ di questa indulgenza: “La Perdonanza Celestiniana è l’indulgenza plenaria concessa proprio a L’Aquila da san Celestino V all’indomani dell’inizio del suo ministero come successore di Pietro, per onorare la memoria di san Giovanni Battista. Il capoluogo d’Abruzzo dal 1294 celebra ogni anno, come previsto nella Bolla pontificia ‘Inter Sanctorum Solemnia’, questa grande festa del perdono dai primi vespri del 28 agosto ai secondi vespri del 29 agosto. San Celestino istituisce la Perdonanza perché ogni cristiano faccia esperienza della misericordia di Dio, un dono necessario alla vita del credente per il suo cammino di fede”.

Per quale motivo la remissione dei peccati è una festa?

“Recentemente ho avuto modo di ribadire che il perdono è medicina necessaria per sostenere il credente lungo il percorso della vita terrena. Senza il perdono diventa difficile trovare quell’equilibrio interiore capace di pesare le cose con verità e giustizia, condizione essenziale per ritrovare costantemente armonia con se stessi e con gli altri. La catena della rabbia, dell’aggressività, della rivalsa potrà essere spezzata solo con il perdono che porta alla vera pace. E’ una festa perché la persona ritrova se stessa, si riabilita per il cammino dell’esistenza, è un’esperienza di risurrezione, una nuova vita”.

Perché la Perdonanza è patrimonio immateriale dell’Unesco?

“La storia ci insegna che il perdono è sempre necessario tra le persone e le comunità nazionali. San Giovanni Paolo II, nel 2002, all’indomani degli eventi drammatici dell’11 settembre 2001 affermava: ‘In quanto atto umano, il perdono è innanzitutto un’iniziativa del singolo soggetto nel suo rapporto con gli altri suoi simili. La persona, tuttavia, ha un’essenziale dimensione sociale, in virtù della quale intreccia una rete di rapporti in cui esprime se stessa: non solo nel bene, purtroppo, ma anche nel male. Conseguenza di ciò è che il perdono si rende necessario anche a livello sociale.

Le famiglie, i gruppi, gli Stati, la stessa Comunità internazionale, hanno bisogno di aprirsi al perdono per ritessere legami interrotti, per superare situazioni di sterile condanna mutua, per vincere la tentazione di escludere gli altri non concedendo loro possibilità di appello. La capacità di perdono sta alla base di ogni progetto di una società futura più giusta e solidale’ (Giovanni Paolo II, Messaggio per la XXXV Giornata Mondiale della Pace, 1 Gennaio 2002, n. 9).

Dunque la scelta dell’Unesco di riconoscere la Perdonanza come Patrimonio immateriale dell’umanità penso risieda nella consapevolezza che il perdono sia necessario perché il mondo sia più giusto e capace di riconciliazione”.

In quale modo la Chiesa Aquilana si sta preparando al Giubileo?

“Dopo la storica visita pastorale di papa Francesco a L’Aquila, il 28 agosto 2022, l’Arcidiocesi, raccogliendo l’auspicio dello stesso papa, affinché L’Aquila possa diventare ‘Capitale di perdono, di pace e di riconciliazione’, sta vivendo un percorso spirituale di preparazione al Giubileo che coinvolge le comunità del territorio diocesano.

Infatti, dal 28 agosto 2022, grazie alla Penitenzieria Apostolica, la Comunità ecclesiale ha vissuto prima ‘l’Anno della Misericordia’ ed ora, fino a dicembre inizio dell’Anno giubilare, sta celebrando  ‘l’Anno del Perdono e della Preghiera’. Due anni in cui, oltre ai gruppi parrocchiali della Diocesi tanti altri pellegrini, da varie parti d’Italia, si sono recati in pellegrinaggio nella di Basilica di santa Maria di Collemaggio, per ottenere l’indulgenza plenaria.

In particolare ricordo gli studenti delle Università Pontificie, i giovani e le famiglie della Regione Ecclesiastica di Abruzzo-Molise. Infine, il prossimo 7 settembre sarà presente a L’Aquila mons. Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione e responsabile del Giubileo del 2025, nell’ambito del Terzo convegno storico-pastorale organizzato dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Aquila ‘Fides et Ratio’ sul tema: San Celestino V, Pellegrino di Speranza”.

(Tratto da Aci Stampa)

Carlo Acutis e don Giuseppe Allamano: nuovi santi della Chiesa

Carlo Acutis (1991-2006) e don Giuseppe Allamano (1851-1926), fondatore dell’Istituto delle Missione della Consolata, saranno proclamati santi, in quanto papa Francesco ha autorizzato il dicastero a promulgare i Decreti riguardanti i miracoli attribuiti all’intercessione dei due beati. Contestualmente è stato anche autorizzato il decreto sulle virtù eroiche di Enrico Medi (1911-1974), scienziato (allievo di Enrico Fermi) e politico (fu padre costituente per la DC), figura del laicato cattolico del secolo scorso.

Il miracolo per la canonizzazione del beato Allamano riguarda la guarigione miracolosa, attribuita alla sua intercessione, del signor Sorino Yanomami, indigeno della foresta amazzonica, che il 7 febbraio 1996 fu aggredito da un giaguaro che gli fratturò la scatola cranica. Mentre al beato Acutis è stata attribuita la guarigione miracolosa di una giovane costaricana che, trasferitasi a Firenze nel 2018 per motivi di studio, la mattina del 2 luglio 2022, cadde dalla sua bicicletta mentre percorreva una strada del centro cittadino, riportando un trauma cranico molto grave.

Inoltre papa Francesco ha autorizzato i decreti riguardanti il miracolo attribuito all’intercessione di don Giovanni Merlini, sacerdote e moderatore generale della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue; nato a Spoleto nel 1795 e morto a Roma nel 1873, che così diventerà beato. E inoltre il martirio del prete polacco don Stanislao Kostka (1902-1938) e della laica ungherese Maria Maddalena Bódi (1921-1945), entrambi uccisi dai comunisti, che saranno proclamati beati.

In occasione della canonizzazione del beato Allamano l’arcivescovo di Torino, mons. Roberto Repole, ha scritto una lettera ai fedeli, ricordando la sua ‘passione’ per le missioni: “La missione partì dall’amato Santuario della Consolata e oggi è diffusa in tutto il mondo, dove i Missionari e le Missionarie della Consolata continuano a testimoniare la fede in Gesù, spesso in condizioni di grande povertà materiale e spirituale.

E’ l’impegno missionario di tutta la Chiesa, anche di quella torinese che sull’esempio dell’Allamano e dei ‘santi sociali’ che illuminarono la città nell’Ottocento e nel Novecento si sente chiamata a portare il Vangelo nella vita di tutti gli uomini e tutte le donne, qui ed oggi”.

Anche il vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno, mons. Domenico Sorrentino, ha ringraziato il papa per la canonizzazione di Carlo Acutis: “La Chiesa di Assisi è in festa. Sia lode al Signore, che sta facendo grandi cose, per dare un colpo d’ala al nostro entusiasmo nella coerenza cristiana e nell’annuncio del Vangelo. Grazie anche al Santo Padre che sta assecondando l’opera di Dio… Voglia il Signore continuare la sua opera attraverso la testimonianza del beato Carlo.

Egli potrà essere chiamato ‘Santo’ e venerato con il culto liturgico dovuto ai Santi solo dopo la canonizzazione. Liturgicamente, pertanto, tutto rimane come prima. Ma esprimiamo con esultanza la nostra gioia in unione con la famiglia, specie il papà Andrea e la mamma Antonia, e tutti i devoti di Carlo sparsi nel mondo. Egli ci ottenga dal Signore di amarlo come lo ha amato lui, soprattutto nella Santa Eucaristia. In attesa di rivedervi, vi benedico di cuore”

Per consolidare l’unione spirituale che lega l’arcidiocesi di Milano a Carlo Acutis, dall’aprile 2023 una lampada votiva offerta dagli oratori della FOM (Fondazione Oratori Milanesi) è stata collocata in forma stabile vicino alla tomba del Beato, a cui fa riferimento mons. Mario Delpini: “C’è un segno per incoraggiare gli adolescenti ad avere stima di sé, a coltivare speranze audaci, a smentire la tristezza del mondo. Carlo Acutis riconosciuto santo per i miracoli che si compiono per sua intercessione ascolti tutte le nostre preghiere.

Carlo Acutis abita per sempre nell’età della adolescenza per farsi amico di tutti coloro che transitano, ora e in futuro, per questa età e per incoraggiarli a desiderare di diventare adulti, di riconoscere la propria vocazione alla santità.

Un santo adolescente, vicino a san Francesco, con lo sguardo alle cime, con i suoi blue jeans e la sua felpa in giro per le strade di ogni giorno, sia per tutti noi testimone della voglia di vivere, del gusto per il bene, dello stupore per la bellezza e sia esempio da seguire per coloro che alimentano la lampada che abbiamo acceso in Assisi”.

“La nostra Associazione ‘Bambino Gesù del Cairo’ è, da sempre, molto legata alla figura del Beato Carlo Acutis. La sua prima statua è stata realizzata da noi e, successivamente, fatta pervenire al Santo Padre, dal quale è stata benedetta il 17 marzo 2021”, ha dichiarato mons. Yoannis Lazhi Gaid, già Segretario personale di papa Francesco, il quale ha aggiunto:

“Il 15 maggio abbiamo ospitato a Latina la statua del Beato nella nostra parrocchia di Santa Domitilla. La Cappella della nostra Casa di Accoglienza ‘Oasi della Pietà’, inaugurata il 5 maggio scorso al Cairo, in Egitto, è dedicata al giovane Santo. Siamo molto felici che il Santo Padre abbia approvato il decreto per la canonizzazione del Beato Acutis, il quale rappresenta una figura moderna davvero molto straordinaria, che conduce a Cristo tantissimi giovani e persone”.

Mons. Yoannis Lahzi Gaid ha concluso: “Il Beato Carlo Acutis è un maestro della fede, della pratica cristiana, della carità operosa, del rosario e della messa quotidiana. A lui chiedo di aiutarci a collocare Dio al centro della nostra vita, di benedirci e di guidarci con il suo esempio concreto”.

Inoltre don Emanuele Lupi, moderatore generale della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, ha espresso gratitudine per don Giovanni Merlini, che presto sarà beato: “Con affetto filiale ed esultanza in unità, rivolgiamo al Santo Padre Francesco sentimenti di profonda gratitudine per aver arricchito la Chiesa Universale di un nuovo Beato, uomo di sapienza e di discernimento, operatore di riconciliazione e di pace, missionario della misericordia, testimone del mistero del Sangue Prezioso di Cristo”.

Mentre Nicla Spezzati, postulatrice della Causa, ha evidenziato: “Come era questo sacerdote e missionario, che ha attraversato negli Stati della Chiesa (1785 al 1873) una temperie storica non facile, dalla Repubblica Romana ai moti risorgimentali, con il brigantaggio postnapoleonico, la caduta del potere temporale del Papa, la presa di Roma, l’unità d’Italia? Univa in se stesso i contrari in una ammirabile sintesi.

Uomo dai mille talenti: esuberante e riflessivo, metodico e artista, puntuale, preciso, ma con una apertura di mente e di cuore su un orizzonte vasto. Un uomo in carne ed ossa dal tratto democratico e amico, coerente con i principi professati, inflessibile nell’esigere da se stesso più che dagli altri, indulgente nel comprendere gli altri più che se stesso…

Consigliere stimato di Papa Pio IX e, insieme, missionario tra i ‘briganti’ della campagna romana cui si faceva prossimo di misericordia e operatore di pace. Uomo appassionato dell’umanità quotidiana, convinto che ogni debolezza e fragilità può essere portata a vita, nell’incontro con il Cristo del Vangelo”.

L’ascensione di Gesù al cielo 

A quaranta giorni dalla festività della Pasqua, la Chiesa celebra l’ascensione di Gesù al cielo: un avvenimento storico cristologico ed ecclesiologico; nasce infatti la Chiesa di Cristo Gesù. Storicamente l’ascensione di Gesù avvenne 40 giorni dopo la Pasqua, il tempo durante il quale Gesù ha dato le prove più eclatanti della sua risurrezione, come aveva predetto: ‘Dopo tre giorni risusciterò’. Dopo aver rassicurato i suoi discepoli, Gesù affida loro il mandato: Testimoniare al mondo la sua risurrezione ed annunciare il Vangelo a tutti i popoli. Il fatto storico dell’ascensione è riccamente rievocato negli Atti degli apostoli.

Gesù porta fuori i suoi discepoli e dice loro: ‘Vado! … se mi amaste, vi rallegreresti perché vado al Padre’. Gesù non solo dice ‘Vado…’, ma assicura: ‘Tornerò da voi’. La partenza di Gesù è solo la conclusione della missione messianica terrena di Gesù, ma la sua opera continua dal cielo, non è perciò una separazione ma la vera nascita della Chiesa. Da qui il significato non solo cristologico della festa ma anche ecclesiologico perché da essa ha inizio la missione della Chiesa nel mondo: ‘Andate in tutto il mondo, dice Gesù ai suoi, proclamate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvato’.

Alla sua Chiesa assicura la presenza costante dello Spirito santo, che sarà sempre presente ed operante e sosterrà la Chiesa per condurla alla Gerusalemme celeste. La sua partenza non produce turbamento anzi Gesù aggiunge: ‘Vi lascio la pace, vi do la mia pace… non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore’. Ora i suoi discepoli riconoscono in Gesù il Signore vittorioso sulla morte e comprendono il significato profondo della loro missione. Il loro cuore è invaso dallo stupore e dalla lode, in essi non c’è la malinconia dell’addio ma la gioia per la certezza della continua presenza di Gesù in mezzo a loro.

Gesù si sottrae agli occhi fisici  per rendersi presente agli occhi del cuore dei suoi discepoli. Si libera dai limiti dello spazio e del tempo per essere presente all’uomo di ogni tempo e di ogni spazio. Gesù così  sale al cielo e per gli Apostoli inizia l’impegno ad immergersi nella realtà del mondo  e della storia anche se si sentono alquanto impacciati ed incerti sulla via da intraprendere; la meta è una sola: essere testimoni di Cristo risorto in Gerusalemme, in Giudea e nel mondo intero..

Una missione ecclesiologica  che non si esaurisce con l’attività dei dodici apostoli, ma una missione che Gesù affida alla Chiesa e durerà sino alla seconda venuta di Gesù come giudice della storia.  Gli Atti degli Apostoli annotano che i discepoli stavano ancora fissando il cielo mentre Gesù si allontanava da essi, quando due uomini in bianche vesti   si presentarono loro dicendo: ‘Uomini di Galilea, perché state ancora a guardare il cielo? Questo Gesù che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo’.

In altre parole: non c’è più tempo da perdere o di stare a guardare, mettetevi all’opera per realizzare la missione a voi assegnata. Nasce spontanea la domanda: cosa è il cielo?, dove è il cielo? Gesù non è andato in un luogo nuovo ma è entrato nella dimensione dello spirito; il cielo non è un luogo dove si va; il cielo è una dimensione dello spirito; è nuova perché diversa e sconosciuta a noi che abbiamo un corpo. Gesù oggi è accanto a Dio Padre, è accanto a noi nella dimensione dello spirito.

Andare al Padre non significa lasciare la terra, quanto invece essere glorificato, ricevere il trono di gloria acquistato con la passione morte per salvare l’uomo. Oggi è iniziato invece il cammino della Chiesa. La festa dell’Ascensione riaccende i noi una nuova luce; è la presa di coscienza che Gesù, il Vivente è sempre presente in mezzo a noi, presente in ogni uomo, in ogni parte della terra. Gesù diventa così contemporaneo di ogni uomo , di ogni generazione.

La festività di oggi è la certezza del suo aiuto nel pellegrinaggio terreno e stimolo per un impegno sempre più proficuo. Cristo non abbandona mai la sua Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno. Maria, la dolcissima regina del cielo, ci aiuti ad essere sempre testimoni coraggiosi e credibili del Risorto nella situazioni concrete della vita.

La diocesi di Arezzo-Cortrona-SanSepolcro in festa per la Madonna del Conforto

Grande festa ad Arezzo per la solennità della Madonna del Conforto, caratterizzata da una processione ininterrotta di migliaia di fedeli che sin dalle prime ore del mattino e alla tarda notte hanno affollato la Cattedrale di Arezzo. 

La messa pontificale è stata presieduta da mons. Mario Delpini, arcivescovo metropolita di Milano, ed è stata concelebrata dal card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve, dal card. Giuseppe Betori, arcivescovo metropolita di Firenze e presidente della Conferenza episcopale toscana, oltre che al vescovo diocesano mons. Andrea Migliavacca, da mons. Franco Agostinelli, emerito di Prato, da mons. Rodolfo Cetoloni, emerito di Grosseto, da mons. Roberto Filippini, emerito di Pescia, da mons. Riccardo Fontana, emerito di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, da mons. Luciano Giovannetti, emerito di Fiesole, e da mons. Stefano Manetti, vescovo di Fiesole.

Presente anche il card. Ernest Simoni, della Diaconia di Santa Maria della Scala: “Oggi mi permetto di salutare in modo speciale un martire vivente, il cardinale Simoni” è stato il saluto speciale con cui Papa Francesco si è rivolto al porporato, prima di abbracciarlo fraternamente al termine dell’udienza di ieri, 14 febbraio, Mercoledì delle Ceneri.

Nell’omelia mons. Mario Delpini ha sottolineato l’incapacità di fare festa insieme: “Nel paese delle feste fallite i preparativi si svolgono in un clima di grande entusiasmo, si esercitano molte competenze, si dispone di molte risorse, si ascoltano consigli di organizzatori competenti. Poi viene il momento della festa e la festa finisce in un fallimento.

Ne seguono amarezza, risentimenti, sensi di colpa e accuse reciproche. Nel paese delle feste fallite c’è sempre un vino che viene a mancare al momento in cui è più necessario, che la festa sia un matrimonio che si frantuma, una carriera che si spezza, un amore che delude. Ecco da dove veniamo, dal paese delle feste fallite”.

Per fortuna che alla festa è stata invitata anche la Madonna, che dà sicurezza per vivere la felicità: “Non coltivate la presunzione di essere capaci di preparare la festa perfetta. La gioia, la gioia vera, la felicità necessaria per rendere bella la vita, non si produce sulla terra, nessun preparativo basta per procurarla, nessuna pretesa può ottenerla, nessuna ricchezza può comprarla.

Chiedete che le vostre feste siano preparate dal Padre che vi ama. Accogliete l’invito del Signore, lasciate che sia lui a preparare il banchetto regale, la festa che non fallisce. Lasciatevi amare dal Padre che vuole rendervi partecipi della sua gioia”.

Ed invita ad ascoltare Gesù: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela! Seguite Gesù, percorrete la sua vita, voi che abitate il paese delle feste fallite. Seguite Gesù fino alla fine, fino al suo fallimento, fino alla prova suprema, fino all’abisso degli inferi. Nella morte scandalosa di Gesù immergete le vostre feste fallite per riconoscere che se moriamo con lui, con lui anche rivivremo.

I nostri fallimenti possono essere come il momento per ascoltare chi bussa alla nostra porta e desidera entrare per stare con noi e per farsi riconoscere allo spezzare del pane. I nostri fallimenti, cioè quando tace la musica assordante, quando finiscono le risate chiassose, quando la disperazione spegne l’euforia e l’ebbrezza del godimento, forse allora si può ascoltare chi bussa discretamente, pazientemente, ostinatamente alla porta per entrare e per rivelarci la via della gioia”.

Ecco l’amorevole invito a seguire la parola di Gesù e imitare il suo esempio: “Come lui è venuto in mezzo a noi non per essere servito, ma per servire, voi mettetevi a servizio, lavate io piedi gli uni agli altri, lasciatevi invadere dalla compassione per la gente smarrita, la gente ferita, la gente disperata e annunciate la buona notizia, l’evangelo della salvezza.

Mettetevi a servizio, versate olio sulle piaghe, spezzate il pane con l’affamato. Non pensate alla vostra festa, ma alla festa degli altri. Vedrete moltiplicarsi la gioia se vi prenderete cura della gioia degli altri. Ecco dunque il messaggio della Madonna del Conforto: Qualsiasi cosa vi dica, fatela!”

 Nel saluto iniziale il vescovo diocesano, mons. Andrea Migliavacca ha chiesto ai fedeli di rivolgersi alla  Madre di Dio nei momenti della necessità: “Siamo qui per la festa della Madonna del Conforto. Mi pare di sentire che lei per prima ci aspettava per accogliere tutte le nostre domande, le nostre preghiere, le nostre attese, ascoltando anche angosce e preoccupazioni, attese e speranza.

Lei, la Madre, sa ascoltare e custodire nel cuore. Lei potrà portare a Gesù le nostre preghiere. Lei potrà donare a tutti noi, alla nostra città di Arezzo e a tutta la diocesi aretina, cortonese, biturgense il conforto di cui abbiamo bisogno”.

Mentre nella messa solenne il vescovo di Arezzo ha pregato per la pace: “Oggi in tanti siamo qui, tanti verranno a venerare e pregare Maria e vogliamo portare qui non solo le preghiere nostre, ma quelle di tutto il mondo e soprattutto la preghiera di chi più soffre e di chi invoca il dono della pace per tutta la terra e soprattutto per la martoriata Ucraina e per la Palestina e Israele.

 Siamo qui per la festa della Madonna del Conforto. Mi pare di sentire che lei per prima ci aspettava per accogliere tutte le nostre domande, le nostre preghiere, le nostre attese, ascoltando anche angosce e preoccupazioni, attese e speranza. Lei, la Madre, sa ascoltare e custodire nel cuore. Lei potrà portare a Gesù le nostre preghiere. Lei potrà donare a tutti noi, alla nostra città di Arezzo e a tutta la diocesi aretina, cortonese, biturgense il conforto di cui abbiamo bisogno”.

Ha concluso l’omelia affermando che la preghiera è un atto di affidamento: “La partecipazione dei fedeli alla festa è il segno che la gente lo sa e si accorge dello sguardo di protezione di Maria, alla quale oggi ci affidiamo nuovamente. Non possiamo misurare la fede e la devozione delle persone, ma certamente colgo e sento, anche nel dialogo con la gente, che l’andare a pregare la Madonna del Conforto non è solo un atto devozionale, ma un andare con il cuore, verità, autenticità e desiderio di affidamento. Sono ammirato e grato al Signore per la preghiera che la nostra gente vive in questa giornata”.

(Foto: diocesi di Arezzo-Cortona-SanSepolcro)

A Torrecchia Teatina la festa dell’Amore

Mercoledi 14 febbraio 2024 l’Associazione Abruzziamci odv e il Museo della Lettera d’Amore organizzano, con il patrocinio del Comune di Torrevecchia Teatina, presso il Palazzo del Marchese Federico Valignani di Torrevecchia Teatina la “Festa dell’amore” dalle 8,30 alle 20 circa, con la collaborazione della Biblioteca “Bonincontro” di Chieti Scalo.

Papa Francesco: il battesimo è un dono di Dio

“Oggi celebriamo il Battesimo del Signore. Esso avviene presso il fiume Giordano, dove Giovanni, detto per questo ‘Battista’, compie un rito di purificazione, che esprime l’impegno a lasciare il peccato e a convertirsi. Il popolo va a farsi battezzare con umiltà, con sincerità e, come dice la Liturgia, ‘con l’anima e i piedi nudi’, e anche Gesù ci va, inaugurando il suo ministero: mostra così di voler stare vicino ai peccatori, di essere venuto per loro, per noi tutti che siamo peccatori”.

Il Natale di san Francesco nella storia religiosa delle Marche

Un’inedita esplorazione delle Marche francescane in chiave prettamente natalizia è il libro ‘Il Natale di Francesco’, presentato nelle scorse settimane ad Ancona, che è un viaggio culturale e spirituale, scritto da Diego Mecenero, scrittore, giornalista e teologo, e da mons. Angelo Spina, arcivescovo di Ancona-Osimo, in occasione degli 800 anni dalla prima rappresentazione del presepe vivente di san Francesco a Greccio.

Solennità di Tutti i Santi. La Chiesa: un vero giardino di Dio

La solennità di tutti i Santi ci rivela  oggi il mondo come un ‘giardino’ dove lo Spirito di Dio   suscita con mirabile fantasia una moltitudine di Santi e Sante di ogni età e condizione sociale, popolo e cultura. Come le cellule del corpo umano sono una miriade e l’una è diversa dall’altra, così ogni Santo è diverso dall’altro e ciascuno possiede un proprio carisma spirituale; tutti i santi hanno però impresso il sigillo di Cristo Gesù morto e risorto (Ap. 7,3) e l’impronta del suo amore misericordioso.

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