Festa della Sacra Famiglia: Gesù, Maria e Giuseppe

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La liturgia oggi ci presenta la famiglia di Nazareth: la sacra famiglia al completo: Gesù, Maria e Giuseppe. La descrizione del brano del vangelo è sublime: Una coppia di sposi si recano al Tempio di Gerusalemme, conforme alla legge, per offrire il bambino Gesù al Padre. Maria tiene in braccio Gesù, Giuseppe tiene in mano due tortorelle o due colombe da offrire sull’altare a Dio: è il prezzo di riscatto, secondo la legge ebraica. I figli sono dono di Dio e vanno offerti a Dio.

Nel Tempio stanno ad attendere due anziani: un sacerdote, Simeone, ormai in età avanzata, che per rivelazione gli era stato assicurato: ‘Non morirai prima di vedere con i tuo occhi il Salvatore promesso da Dio’; ed Anna, una donna anziana di anni 84, vedova, che aveva sempre pregato di vedere realizzata la promessa divina.

Il vecchio Simeone offre il Bambino sull’altare e riconsegnando il bimbo alla madre esclama: ‘Ora posso morire perché i miei occhi hanno visto il Salvatore’; poi, profetizzando, dice a Maria: ‘Davanti a questo bambino il mondo si spaccherà in due: o con Lui o contro di Lui, e a Te, donna, una spada trafiggerà l’anima’. Questo Bambino, dice Simeone, sarà ‘pietra d’inciampo’ per Israele perché quanti l’accolgono, per essi sarà motivo di salvezza; quanti saranno mal disposti inciamperanno e saranno condannati.

La madre, Maria parteciperà alla stessa sorte del Figlio, per cui anche a Lei una spada trafiggerà il cuore. Famiglia veramente sacra quella di Maria, di Giuseppe e Gesù perché in essa si fa esperienza viva della presenza di Dio; espressione che è valida per ogni famiglia dove si vive nella grazia di Dio. 

E’ Dio infatti che ha santificato il matrimonio di Maria e Giuseppe bandendo ogni perplessità di Giuseppe; è sempre Dio presente nella loro vita di famiglia nella persona del bambino Gesù, vero uomo e vero Dio.

Così Maria e Giuseppe accettano le sofferenze connesse al loro ‘sì’ a Dio; basta ricordare: la fuga in Egitto, quando Erode cerca il Bambino per farlo morire, mentre a Betlemme si assiste alla strage degli innocenti; la stessa nascita di Gesù, costretto a nascere senza una casa, in una grotta di campagna; l’ansia terribile della sacra famiglia quando Gesù si smarrì a Gerusalemme e per tre giorni Maria e Giuseppe furono costretti a cercarlo tra amici e conoscenti.

Infine tutte le sofferenze connesse in una famiglia povera e consapevole delle loro missione: far crescere ed educare il Bambino Gesù. La Santa Famiglia non solo è disposta a compiere la volontà di Dio; essa accetta tutto ciò che il Padre permette, lo fa senza proferire parole, senza obiettare, senza proteste o discussione alcuna. Il Bambino cresceva e si fortificava pieno di sapienza e la grazia di Dio era su di Lui.

Oggi nella Liturgia la Chiesa esalta e riafferma la dignità della famiglia, sull’esempio della famiglia di Nazareth; da questa ogni famiglia deve trarre insegnamento ed impegnarsi con spirito di sacrificio, nell’esercizio delle virtù, nella preghiera e nella solidarietà per mantenersi saldi nella fede, operosi nella carità, consapevoli che la vita è un cammino e ciascuno è chiamato ad attuare la propria vocazione.

La famiglia è una Chiesa domestica; nel disegno di Dio ha la missione di continuare l’opera creativa di Dio: ‘Crescete e moltiplicatevi, disse Dio ai nostri progenitori’. La creazione è sempre un atto di amore; Dio, amando, crea e, creando, ama; così gli sposi nell’amore sincero e totale attuano il comando divino.

La vera rinascita della famiglia non può procedere da un nuovo diritto di famiglia ma da un amore nuovo e profondo tra gli sposi. L’amore non è pura attrazione fisica tra un uomo e una donna, né gretto sentimentalismo, ma vero dono reciproco.

La crisi della famiglia, che oggi notiamo, è solo crisi di identità: è necessario riscoprire il vero senso della famiglia, il senso vero dell’amore, che non è ricevere, ma dare, fare felice la persona amata. E’ necessario, oggi più che mai, che nella famiglia si sperimenti la comunione sincera tra marito e moglie, tra genitori e figli; questa comunione si attua facendo di essa una casa di preghiera dove, con l’aiuto di Dio, gli affetti debbono essere seri, profondi e puri; una famiglia dove il perdono prevale sulla discordia, l’asprezza quotidiana è addolcita dalla tenerezza reciproca.

Allora la famiglia si apre alla gioia che solo Dio dona a quanti sanno dare con gioia. Da qui l’insegnamento di papa Francesco, da vero Padre e Pastore di tutti: è necessario che nella famiglia si custodiscano tre parole: permesso, grazie, scusa. ‘Permesso’ per non essere mai invadenti nella vita di relazione; ‘grazie’: ringraziarsi a vicenda; ‘scusami’: piena consapevolezza che tutti possiamo sbagliare.

Allora, e solo allora la vita di relazione diventa una vera Chiesa e, in essa si cresce in età, sapienza e grazia. Si educa, non dimenticatelo, con la parola e con l’esempio, fortificati dall’amore di Dio. Amici, fate della vostra famiglia veramente una chiesa domestica e ‘sarete veramente felici’.

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