Il dott. Mavindi racconta l’emigrazione dei giovani africani

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Oggi sono 281.000.000 le persone che nel mondo vivono fuori dalla loro terra d’origine; 110.000.000 i migranti forzati, che fuggono da guerre, fame, sete, povertà, desertificazione; mentre in Italia, stando ai report ufficiali, dal 2013 sono arrivati 1.040.938 profughi e 28.000 i migranti che in questi dieci anni risultano morti annegati o dispersi nel Mar Mediterraneo.

Le migrazioni contemporanee delle popolazioni dell’Africa occidentale (la vasta area che si estende dalla Mauritania alla Nigeria, abbracciando dodici paesi che affacciano sulla costa atlantica, tre stati dell’entroterra saheliano e le isole di Capo Verde) hanno radici nelle storiche tradizioni di mobilità interna ed esterna alla regione.

All’interno, gli spostamenti umani sono da sempre stati favoriti da legami linguistici e culturali trasversali e preesistenti ai confini nazionali, così come dalle attività legate a commercio e transumanza, con alcune comunità che ancora praticano il seminomadismo.

Parallelamente, i traffici commerciali trans-sahariani hanno alimentato la mobilità umana su distanze maggiori in direzione nord, attraverso il deserto e verso le sponde meridionali del Mediterraneo.

A rinnovare queste prassi di diffusa mobilità sono oggi povertà e motivazioni economiche, pressioni dettate da conflitti e violenze nonché spinte di origine demografica e ambientale. Secondo sondaggi replicati in diversi paesi della regione, effettuati da ‘Pew Research’ ben il 41% degli interpellati rivela di aver preso in considerazione di migrare (ma in Sierra Leone, Gambia, Togo e Liberia si arriva a punte del 50-57%), circa tre quarti di loro per ragioni economiche, benché per la maggioranza di essi si tratti di intenti vaghi o generici, non accompagnati da piani o preparativi concreti.

Per comprendere meglio questa situazione abbiamo contattato il dott. Christian Mavindi, che esercita la sua professione nella Repubblica Democratica del Congo, chiedendo di spiegarci il motivo per cui dall’Africa si emigra: “Dall’Africa si emigra per ragioni economiche, per la guerra, persecuzioni o per i cambiamenti climatici. Gli africani lasciano i loro paesi alla ricerca di condizioni economiche migliori all’estero. Stipendi bassi e scarse opportunità di carriera hanno fatto emigrare migliaia di migliaia di africani”.

Come gli africani vedono l’Europa?

“L’Europa è un continente ricco, il Paradiso su terra, ‘El Dorado’ dei tanti africani. In infatti, il sogno di venire in Europa diventa una realta quotidiana di tanti giovani. L’Europa è un continente dove si rispetta i diritti umani, la giustizia e la democrazia. E’ una zona della terra, dove c’è la gioia di vivere con serenità”.

Chi parte per raggiungere l’Europa cosa spera di trovare?    

“Tra i fattori di attrazione ci sono salari più alti, maggiori possibilità di lavoro, miglior qualità di vita ed opportunità di studi. Alcuni africani vivono nell’idea di trovare un mondo diverso senza problemi: utopia?”

Quanto incide nella vita della popolazione la guerra in Ucraina? 

“Questo conflitto dell’Ucraina  sta mettendo in pericolo milioni di civili nel mondo sopratutto nella Repubblica Democratica del Congo. Le conseguenze umanitarie sono sempre drammatiche: ad esempio l’aumento dei prezzi dei cereali, del gasolio e dei fertilizzanti proveniente dell’Europa dell’Est”.

Come aiutare la popolazione africana ad uno sviluppo integrale?

“Occorre un sostegno ad un sviluppo sostenibile e duraturo alla popolazione. Io sono persuaso che sia necessario investire nei paesi africane: le infrastrutture (strade, ferrovie, reti elettriche, connessioni internet) facilitano il commercio interno, agevolano lo studio e gli scambi culturali e migliorano il tenore di vita di una intera popolazione.

Poi piani di sostegno allo studio: una popolazione più colta ha meno esigenza di migrare, perché può trovare sempre nuovi sbocchi professionali. Infine occorre investire nella tutela dell’ambiente; questo permette di ridurre il rischio di calamità naturali e migliora la qualità della vita di tutto il continente.

Ma occorre fare in modo che questi investimenti non costituiscano una sorta di ‘colonizzazione finanziaria’, ma una forma di investimento che deve essere amministrato dalle popolazioni locali”.

Allora dall’Italia come è possibile aiutare?

 “Per aiutare potete accompagnarci a dare sostegno alle iniziative comunitarie di sviluppo per il benessere della popolazione locale tramite la nostra procura diocesana di Sant’Anna con c/c , IBAN e Bic: – Banca : PAX – BANK eG  via christophstr.35 50670 köln – Numero dal Conto corrente:  K01 – 07 977 – IBAN : DE 85 3706 0193 0057 2860 16 -BIC :GENODED1PAX; causale: Ospedale Mayumbé per dott. Christian Mavindi”.

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