Istat: bambini italiani più poveri in Europa
Secondo l’Istat in Italia quasi un minore su tre è a rischio indigenza (contro il 24% della popolazione adulta), una percentuale che cresce fino al 46% al Sud, che conferma anche il rapporto dell’Unicef, per cui un bimbo su quattro vive in condizioni di povertà legate al reddito e l’Italia si piazza al 34^ posto nella lista della povertà monetaria nei 40 Paesi più ‘evoluti’ del mondo:
“Nel 2022, il rischio di povertà o esclusione sociale (indicatore Europa 2030) colpisce il 28,8% dei bambini e ragazzi di età inferiore ai 16 anni (circa 2.340.000 minori), a fronte del 24,4% della popolazione residente in Italia (circa 14.304.000 persone). L’incidenza è massima (46,6%) nel Mezzogiorno e minima (18,3%) nel Nord. L’incidenza del rischio di povertà o di esclusione sociale aumenta al crescere dell’età del minore: 30,7% per i ragazzi e le ragazze dai 12 ai 15 anni rispetto al 26,8% per i bambini e le bambine fino a sei anni.
Se il minore di 16 anni vive in una famiglia monoreddito ha un rischio di povertà o esclusione sociale di oltre tre volte superiore (56%) rispetto a quello dei minori in famiglie plurireddito (15,7%), mentre il divario è più contenuto per il totale degli individui (40,8% per gli individui in famiglie monoreddito e 15,6% per quelli in famiglie plurireddito).
Se si considera l’insieme dei minori di 16 anni che nel 2022 risulta a rischio di povertà o esclusione sociale, il 53,7% (quasi 1.257.000 bambini e ragazzi) è di nazionalità italiana e vive nel Mezzogiorno, il 17,4% (più di 408.000 minori di 16 anni) è italiano e vive nel Nord e in questa ripartizione vive anche l’11,7% dei minori con cittadinanza straniera (più di 273.000 minori di 16 anni).
Inoltre il rischio di povertà è in aumento nelle famiglie monogenitoriali: “Nel 2022 sono da segnalare importanti differenze per i minori di 16 anni in termini di rischio di povertà o esclusione sociale tra le famiglie monogenitore (39,1%) e le coppie con figli minori (27,2%). In particolare, l’indicatore raggiunge il 41,3% quando in famiglia è presente solamente la madre, mentre è pari al 27,6% per le famiglie monogenitore uomo”.
Ed il fattore della povertà aumenta in famiglia monoreddituale e con minori: “Inoltre il rischio aumenta al crescere del numero di figli minori in famiglia: per le famiglie monogenitore è pari a 37,3% se vi è un solo figlio minore e a 40,8% se ve ne sono almeno due; per le coppie con un figlio l’indicatore scende al 21,7% e per quelle con due o più figli si ferma a 29,6%.
I valori restano pressoché stabili rispetto al 2021 con una lieve riduzione per le famiglie monogenitore con un figlio minore (era 39,1% nel 2021). Nel 2022, il rischio di povertà o esclusione sociale dei minori di 16 anni che vivono in famiglie dove la principale fonte di reddito è da lavoro dipendente o autonomo è di molto inferiore (rispettivamente 23,3% e 21,4%) a quello stimato in presenza di redditi costituiti principalmente da pensioni e trasferimenti pubblici o da capitali e altri redditi (rispettivamente, 69,8% e 66,4%).
Rispetto al 2021, il rischio aumenta nelle famiglie dove la fonte principale di reddito è da lavoro dipendente (era 22,1% nel 2021) e diminuisce per tutte le altre. In particolare, la riduzione è marcata per le famiglie il cui reddito è costituito principalmente da pensioni e trasferimenti pubblici (era 80,2% nel 2021)”.
Ed è in aumento il divario tra Nord e Sud d’Italia: “Nel 2021, il reddito netto mediano familiare equivalente inclusivo degli affitti figurativi è pari circa a € 23.150 per le famiglie dove non è presente alcun minore, mentre scende a circa € 19.460 quando in famiglia è presente almeno un minore.
All’aumentare del numero di minori, diminuisce il reddito equivalente e la riduzione più drastica, pari quasi al 30%, si registra quando il numero di minori passa da due (reddito pari ad € 19.780) a 3 o più (circa € 13.860)”.
Ed aumenta ancora in presenza di figli, ma equivale dopo il terzo figlio: “Il divario tra Nord e Mezzogiorno del Paese si conferma in modo più accentuato per le famiglie nelle quali è presente almeno un minore: nel Nord queste famiglie raggiungono un reddito pari ad € 23.200, mentre possono contare su € 14.300 nel Mezzogiorno; le famiglie senza minori, invece, registrano un reddito pari ad € 25.870 nel Nord ed ad €18.380 nel Mezzogiorno. Per le famiglie con tre o più minori si segnala invece un’eccezione al tradizionale divario geografico: nel Nord e nel Mezzogiorno infatti queste famiglie mostrano redditi equivalenti del tutto simili (pari all’incirca ad € 13.140)”.
Insomma l’Italia è una delle più povere in Europa per condizione di vita: “Nel 2021, la quota di minori di 16 anni in condizione di deprivazione materiale e sociale specifica è pari al 13,0% nell’Ue27 e al 13,5% in Italia. I Paesi con le condizioni meno favorevoli per i minori di 16 anni sono Romania (42,5%), Bulgaria (36,5%) e Grecia (33,9%); viceversa, i Paesi dove l’indicatore presenta i valori più bassi sono Slovenia (2,9%), Svezia (3,5%) e Finlandia (3,7%).
In Italia, la deprivazione materiale e sociale specifica dei minori di 16 anni mostra una sostanziale stabilità fra il 2021 e il 2017, anno della rilevazione precedente (13,5% nel 2021, 13,3% nel 2017). A livello territoriale, nel 2021l’incidenza più elevata dell’indicatore si registra nel Mezzogiorno (20,1%), in linea con il valore del 2017 (20,5%). Nel 2021 è in forte miglioramento la situazione al Centro Italia dove l’incidenza della deprivazione materiale e sociale specifica scende al 5,7% (il valore più basso a livello nazionale) contro l’11,7% del 2017.
Peggiorano invece le condizioni di vita dei minori di 16 anni al Nord con un aumento dell’indicatore dall’8,5% del 2017 all’11,9% del 2021.I ragazzi e le ragazze di età tra i 12 e i 15 anni presentano un’incidenza della deprivazione materiale e sociale specifica superiore rispetto alle altre classi di età (14,8%, 12,9% nella classe di età 6-11 anni e 13,2% nella classe di età 0-5 anni) e sostanzialmente stabile rispetto al precedente periodo di rilevazione (14,6% nel 2017).
Nel 2021 il valore più basso si registra per i minori di età compresa tra i 6 e gli 11 anni (12,9%), in lieve miglioramento rispetto al 2017 (13,6%). Di contro, nella fascia di età dei bambini e delle bambine di età inferiore ai 6 anni, l’incidenza della deprivazione materiale e sociale specifica aumenta (da 12,2% del 2017 a 13,2% del 2021)”.
Anche per l’accesso alle cure l’Italia è sotto la media europea: “Nel 2021, il 4,3% degli individui residenti nell’area Ue27 ha avuto almeno un’occasione di bisogno insoddisfatto di cure specialistiche, mentre per i minori di 16 anni questa quota si ferma a 2,5%.
Nella classifica dei Paesi europei, l’Italia si colloca significativamente al di sotto della media europea (2% per il totale individui e 0,7% per i minori), insieme a Lussemburgo (1,7% per il totale individui e 0,3% per i minori), Paesi bassi (0,8% per il totale individui e 0,6% per i minori), Austria (0,7% per il totale individui e 0,1% per i minori) e Cipro (0,6% per il totale individui e 1,3% per i minori); mostrano invece la quota più elevata a livello totale la Grecia (10,5%) e l’Estonia (10,3%) e relativamente ai minori di 16 anni la Polonia (5,7%) e la Lettonia (4,8%).
Rispetto invece all’accesso alle cure dentistiche, nel 2021 hanno avuto almeno un’occasione di bisogno insoddisfatto il 4,6% del totale degli individui della Ue27, contro il 2,7% osservato per i minori di 16 anni. Rispetto alla media europea, l’Italia presenta un valore dimezzato (2,3%) per il totale degli individui e un valore che si ferma a 0,5% per i minori di 16 anni.
Nel confronto tra i diversi Paesi europei, il più alto tasso di mancato accesso alle cure dentistiche si registra per Portogallo (11,5%) e Lettonia (10,6%) per il totale della popolazione e, con riferimento ai minori di 16 anni, per Lettonia (6,3%) e Slovenia (5,5%)”.
(Foto: Repubblica)