Papa Francesco invita a guardare la realtà alla luce del Vangelo

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“Secondo i criteri di Gesù, invece, gli amici sono altri: sono coloro che lo hanno servito nelle persone più deboli. Questo perché il Figlio dell’uomo è un Re completamente diverso, che chiama i poveri ‘fratelli’, che si identifica con gli affamati, gli assetati, gli stranieri, gli ammalati, i carcerati, e dice: ‘Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’.

E’ un Re sensibile al problema della fame, al bisogno di una casa, alla malattia e alla prigionia: tutte realtà purtroppo sempre molto attuali. Affamati, persone senza tetto, spesso vestite come possono, affollano le nostre strade: le incontriamo ogni giorno. E anche per ciò che riguarda infermità e carcere, tutti sappiamo cosa voglia dire essere malati, commettere errori e pagarne le conseguenze”.

Queste sono le parole di papa Francesco recitate al termine della recita dell’Angelus dalla cappella di ‘Domus Sanctae Marthae’, dopo essersi sottoposto ad una tac per controllare una eventuale polmonite, che ha dato esito negativo, che conclude una settimana, in cui il papa ha inviato alcuni messaggi sul valore della Dottrina Sociale della Chiesa, come ha sottolineato nel messaggio al simposio organizzato dal dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale in occasione del decimo anniversario dell’esortazione apostolica ‘Evangelii Gaudium’:

“L’annuncio del Vangelo nel mondo attuale continua a richiedere da parte nostra ‘una resistenza profetica, come alternativa culturale, di fronte all’individualismo edonista pagano’, come quella dei Padri della Chiesa, resistenza di fronte a un sistema che uccide, esclude, distrugge la dignità umana; resistenza di fronte a una mentalità che isola, aliena, limita la vita interiore ai propri interessi, ci allontana dal prossimo, ci allontana da Dio.

In ‘Evangelii gaudium’  ho voluto mostrare con chiarezza che, chiamati ad avere ‘gli stessi sentimenti di Gesù Cristo’, la nostra missione evangelizzatrice e la nostra vita cristiana non possono trascurare i poveri. ‘Tutto il cammino della nostra redenzione è segnato dai poveri’. Tutto. A partire da sua madre, la Vergine Santa, una ragazza povera della periferia sperduta di un grande impero.

Lo stesso Gesù che si fece povero, che nacque in una stalla tra animali e contadini, che crebbe tra lavoratori e si guadagnò da vivere con le proprie mani, che si circondò di folle di diseredati, si identificò con loro, li mise al centro del suo cuore, annunciò loro  per primo la Buona Novella, promise loro il Regno dei Cieli e ci ha inviati tutti, discepoli missionari, a dar loro da mangiare, a distribuire con giustizia i beni con loro, a difendere la loro causa a tal punto da indicarci con chiarezza  che ‘la misericordia verso di loro è la chiave del cielo’”.

Anche ai partecipanti del XIII festival della Dottrina Sociale della Chiesa, svoltosi a Verona, ha sottolineato, che Gesù ha autorevolezza perché coniuga parola ed azione: “Anzitutto Gesù insegna: il primo nutrimento risiede nella verità di cui Egli è narratore nella storia, di cui si è fatto parabola vivente. Inoltre, la gente fa di tutto per poterlo ascoltare, anche molti chilometri a piedi.

Perché? Marco lascia intendere che la folla percepisce l’autorevolezza senza pari del Maestro di Nazaret. Questa gli derivava senza dubbio da quello che dice: spesso si tratta di insegnamenti difficili da assimilare, perché molto esigenti.

Ma, ancor più, la sua autorevolezza gli deriva dal suo coinvolgimento personale e dal suo essere volto e parola del Padre nei tornanti dell’esistenza umana: egli ha compassione della gente, ha gli stessi sentimenti delle persone che ha di fronte, non li guarda dall’alto in basso, fa suoi i loro problemi, si prende cura di loro”.

Mentre ai partecipanti delle Settimane Sociali francesi il segretario di stato vaticano, card. Pietro Parolin, ha ricordato che papa Francesco “ricorda che, sebbene l’impegno personale per la tutela del creato sia un aspetto essenziale della vita cristiana, in quanto testimonia la fede in Dio del creatore e contribuisce a generare una cultura del rispetto per l’ambiente, non è però sufficiente ad affrontare l’attuale crisi climatica.

E’ quindi necessario ‘iniziare un nuovo processo radicale, intenso e che si basi sull’impegno di tutti’, coinvolgendo sia la politica che la mobilitazione ‘in basso verso l’alto’ dei vari attori sociali e degli organi intermedi”.

E’ stato un invito a guardare la realtà: “Lasciate che il vostro sguardo alle realtà contemporanee, arricchite dalla convergenza di diverse competenze e prospettive, sostenga la Chiesa di Francia nella sua missione. Solo la novità del Signore Gesù è radicale: si irradia particolarmente tra i poveri, lontano dalla logica del potere, dove il Regno di Dio cambia già mente e cuore e prepara il nostro futuro. Possa la speranza essere anche radicale”.

(Foto: Santa Sede)

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