Mons. Moraglia: riscoprire il valore della donna è decisivo per la Chiesa e per la società

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Una festa per la fede del ‘Popolo di Dio’: questa è da sempre la celebrazione annuale della festa della ‘Madonna della Salute’ per i veneziani. Quindi non una semplice ricorrenza tradizionale, ma un rinnovarsi del rapporto con il Signore attraverso la devozione alla Vergine Maria, come ha affermato il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia nell’omelia al vangelo che narrava le nozze di Cana, conducendo il fedele al ‘cuore’ della rivelazione cristiana:

“A Cana di Galilea, come al Calvario, Maria appare la madre che interviene a favore dei suoi figli. Sotto la croce, in particolare, Giovanni (discepolo di Gesù) sarà chiamato a diventare figlio di Maria, la Madre di Gesù. E’ significativo che nel Vangelo di Giovanni risalti questa scansione: dapprima si è chiamati a diventare ‘mariani’ e solo in seguito vi sarà il definitivo conferimento a Pietro del ministero apostolico, in termini di ‘primato’.

Il ministero apostolico e, in specie, quello petrino, vengono dopo la precedente esperienza, ovvero l’esser diventati figli di Maria, appartenere a Lei che è l’immagine e il modello della Chiesa”.

Nell’omelia ha messo in evidenza la centralità della donna, spesso dimenticata anche nella Chiesa: “Oggi è decisivo sia per la Chiesa (coinvolta nel Cammino sinodale) sia per la comunità civile (la società), impegnata nella lotta contro i tanti femminicidi, riscoprire il valore della donna e della dimensione femminile come elemento in grado di disegnare in modo più articolato e vero le istituzioni, i ruoli, le relazioni ecclesiali e sociali”.

E’ stata una riflessione, che è partita dall’uccisione di Giulia: “Oggi, più che mai, anche alla luce del tragico epilogo della vicenda di Giulia, giovane donna di 22 anni (la 103^ vittima dall’inizio dell’anno), s’impone a livello sociale e, soprattutto, educativo, una riflessione sul valore del rispetto tra uomo e donna (se manca il rispetto non possiamo parlare di relazioni umane e di amicizia, di relazioni affettive e coniugali) nonché sulla realtà del vero amore che sempre riconosce l’altrui libertà. Ci stringiamo con affetto al papà, alla sorella, ai familiari e agli amici di Giulia.

Che la vicenda di Giulia abbia traumatizzato non solo le terre dove si è consumata questa ennesima tragedia, che ha visto soccombere una donna per mano di un uomo, me l’ha dimostrato, in modo inaspettato, una mail che mi è giunta dalla Calabria e in cui si chiede di esprimere i più vivi sentimenti di vicinanza ed affetto a familiari, amici e conoscenti di Giulia”.

La tutela della vita nasce da una nuova visione culturale: “Sì, tutti dobbiamo impegnarci perché ogni donna si senta sicura e tutelata non solo da leggi adeguate ma, prima di tutto, da una cultura che plasmi un senso comune in cui tutti, ma in particolar modo i giovani, tengano saldo ed indissociabile il trinomio amore- rispetto-verità. Questi tre elementi stanno insieme o insieme cadono”.

E’ un invito soprattutto alla Chiesa a promuovere la visione femminile al suo interno: “E’ importante per la Chiesa riconoscere sempre più e promuovere il valore della donna che si esprime nell’accoglienza e nell’ospitalità, peculiarità ben espresse dal grembo materno in cui ogni essere umano viene accolto, altrimenti non ci potrebbe essere nuova vita. E la vita, prima di tutto, è dono ma anche accoglienza ed ospitalità”.

Infatti alterità e reciprocità sta alla base del rapporto dialettico tra uomo e donna, a cui partecipa anche la Chiesa: “La Chiesa, sul piano teologico e spirituale, partecipa di tale dialettica tra maschile e femminile, anche se a volte si finisce per ridurre la Chiesa al suo elemento ‘maschile’ (peraltro imprescindibile), il ministero ordinato. In tal caso si dimentica di rilevare che, in quanto ministero, è solo parte di un tutto, mentre la Chiesa, nella sua totalità, è mistero che risulta significato dalla donna”.

E’ un invito a valorizzare ‘l’aspetto femminile della Chiesa’: “In questa prospettiva la Chiesa diventa luogo d’incontro, dialogo, accoglienza reciproca, amore e crescita per tutti. Se la Chiesa non è questo, allora non è più l’organismo suscitato dallo Spirito Santo e non significa più il mistero sponsale di Cristo con l’umanità, ma diventa soltanto un’organizzazione e un’attività umana che potrà anche essere efficiente e conseguire tanti obiettivi ma sarà priva della fondazione cristologica e mariana che la costituiscono”.

Mentre la sera precedente si è svolto il pellegrinaggio dei giovani alla chiesa della ‘Madonna della Salute’ con la testimonianza del gruppo musicale ‘The Sun’; ed anche in questa serata il patriarca ha proposto una meditazione sull’uccisione di Giulia:

“Cosa porta un uomo a pensare che una donna sia un oggetto di sua proprietà? La mancanza di umanità, l’incapacità di avere relazioni personali, il non essere cresciuti come uomini. Il rispetto è la base dell’amore: se non rispetto una persona non la amo. La libertà non è un assoluto (e qui quanti cattivi maestri ci sono!): io sono libero se considero la libertà altrui una linea invalicabile. 

Nel rapporto di coppia il rispetto si costruisce nelle piccole cose, quelle di ogni giorno. E se si avverte che si è soli in tale impresa, allora si deve accettare che tale rapporto è impossibile. Nel rapporto tra amici, tra ragazzo e ragazza, tra fidanzati, non si può dire: ho scherzato, ero stanco, ti ho voluto mettere alla prova e… mille altre espressioni simili che sono solo comode vie di fuga e, in fondo, bugie”.

Ed ha offerto alcune domande alla riflessione dei giovani: “Quando tutti facciamo la stessa cosa, quando il mio look è la fotocopia di quello degli altri, quando si parla tutti nello stesso modo, allora (ecco la domanda!) siamo più vicini alla verità oppure facciamo parte di un gruppo di manipolati che credono d’essere liberi? Quando mi interrogo, le mie domande sono ‘libere’ ed ‘aperte’?..

Le domande che Gesù pone ti riguardano, sono rivolte a te; non sono quesiti teologici o filosofici, riguardano la tua vita. E poi Gesù accompagna sempre la sua domanda con: ‘Se vuoi…’. Gesù vuole persone libere e che lo seguano liberamente. Sì, per Gesù la tua libertà è la condizione per poter andare con Lui”.

(Foto: Patriarcato di Venezia)

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