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La preghiera nella Divina Volontà
Da quando l’uomo ha cercato Dio abbiamo tanti brani di grande comunione, ad esempio: I Salmi, i Profeti che ci danno l’insegnamento della Parola, questo nel vecchio testamento. Poi con la venuta di Gesù Cristo sulla terra abbiamo avuto una sola preghiera, il Padre Nostro che comprende ogni nostro bene, compresa la promessa certa del Regno di Dio, anche in terra.
Per farci meglio comprendere Gesù nel Vangelo ci ha detto In Matteo 6,31-33 “Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”.
Sempre nel Vangelo ci dice Giovanni 15,5: ‘Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete fa nulla’. Quindi senza Gesù non otteniamo nulla e non possiamo fare niente, neanche respirare!
Nel corso dei secoli sono nate tante preghiere per chiedere ora questo, ora quello. Mi vengono in mente le Orazioni di Santa Brigida, La Corona della Lacrime di Maria, il Santo Rosario, la Coroncina della Divina Misericordia, tutte molto belle e con tanti frutti, ma abbiamo un po’ dimenticato a chiedere l’Avvento del Regno di Dio, foriero di tutti i beni.
Ora con queste nuove rivelazioni d’amore di Gesù dei volumi del ‘Libro di Cielo’ abbiamo capito che solo fusi in Gesù e Maria possiamo vivere pienamente e ottenere tutto, chiedendo con forza L’Avvento del Regno di Dio per mettere ordine in un mondo di caos, guerre, disastri ambientali.
In una delle bellissime giaculatorie, del Libro ‘La Vergine Maria nel Regno della Divina Volontà’ si chiede: ‘Mamma santa vieni nell’anima mia, e fammi il miracolo di farmi possedere dalla Divina Volontà’.
Per entrare nella Divina Volontà occorre l’atto di fusione: ‘Gesù, fònditi in me e mi fondo in te, Gesù facciamo tutto insieme…’; “Perciò voglio tutto te stesso quest’oggi, sempre insieme con me nella preghiera, nel lavoro, nei piaceri e nei dispiaceri, nel cibo, nei passi, nel sonno, in tutto; e sono certa che non potendo nulla da me ottenere con te otterrò tutto” (Libro di Cielo – Volume 11 cap. 2). Ma che meraviglia essere sempre uniti come eravamo in principio quando fummo creati e avevamo la pienezza della Vita.
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica Capitolo primo, ai numeri 374-376 si legge di come l’uomo era completamente nella grazia di Dio, in una grande intimità con il Signore, tanto da essere esente dalla morte e dal dolore…
Per recuperare completamente questa intimità dobbiamo, come prima cosa leggere e conoscere; dice Gesù: “Figlia mia, i mezzi principali per far regnare sulla terra il mio Fiat Divino sono le conoscenze di Esso. Le conoscenze formeranno le vie, disporranno la terra per essere Regno suo, formeranno le città, faranno da telegrafi, da telefono, da poste, da trombettieri, per comunicare tra città e città, tra creature e creature, tra nazioni e nazioni, le notizie, le conoscenze importanti sulla mia Divina Volontà; e le conoscenze di Essa getteranno nei cuori la speranza, il desiderio di ricevere un tanto bene.
Da qui non si può sfuggire: un bene non si può volere né ricevere se non si conosce e, se si riceve senza conoscerlo, è come se non si ricevesse”. (Libro di Cielo – Volume 26, 7 agosto 1929).Quindi tutto molto chiaro leggiamo e meditiamo: “Le 24 Ore della Passione di nostro Signore Gesù Cristo”, “La Vergine Maria nel Regno della Divina Volontà” e i trentasei volumi del “Libro di Cielo”, tutti vergati da Luisa Piccarreta che ha messo nero su bianco le volontà di Gesù e della nostra Mamma Celeste. E chiamiamo in noi, in ogni atto, Gesù e Maria per fare tutto insieme e vivere con una sola volontà.
Ma facciamo parlare Gesù: “Figli miei, figli miei, dove siete? Perché non venite al Padre vostro? Perché andate lontani da Me, raminghi, poveri, pieni di tutte le miserie? I vostri mali sono ferite al mio Cuore; sono già stanco di aspettarvi, e giacché non venite, non potendo più contenere il mio amore che Mi brucia, vengo Io a cercarvi e vi porto il gran dono della mia Volontà.
Deh, vi prego, vi supplico, vi scongiuro ascoltatemi, movetemi a compassione delle mie lacrime, dei miei sospiri ardenti. (APPELLO DEL RE DIVINO NEL REGNO DELLA SUA VOLONTA’, Volume 1, Libro di Cielo, Gamba edizione). Dopo queste toccanti parole del Re Divino impegniamoci seriamente per affrettare il Regno di Dio sulla terra, e tornare nell’intimità divina che avevano agli inizi della creazione come Adamo ed Eva.
(Tratto da Adveniat Regnum Tuum)
Farsi felici nella divina volontà
Tutti noi vogliamo essere felici, stare in salute; desideriamo un mondo senza guerre, vivere più a lungo. Non siamo mai pronti per la morte. Non troviamo mai la nostra strada, ci manca sempre qualcosa. I più “fortunati” trovano la via, ma anche in questo caso sono tante e tante le tribolazioni.
Dio nel Siracide 2,1-3 dice: ‘Figlio se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione. Abbi un cuore retto e sii costante, non ti smarrire nel tempo della prova. Stai unito a lui senza separartene perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni’.
Siamo nel tempo della prova, lo vediamo intorno a noi: cambiamenti climatici, malattie, guerre, famiglie che si separano, aberrazioni di ogni tipo. Fratel Biagio, profeta dei nostri tempi, ci diceva che eravamo in piena Apocalisse (il significato etimologico di Apocalisse è “rivelazione”, che esprime bene l’azione di chi rimuove il velo per mostrare ciò che era nascosto): essa è il grande annuncio della Salvezza operata da Cristo, dell’intervento definitivo di Dio nella storia umana.
Il nostro compito è perciò quello di invocare con forza il Regno di Dio, con l’attuazione del Padre Nostro ‘Venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà come in cielo, così in terra’ e con il versetto del Vangelo di Matteo 6,31-33: ‘Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste, infatti, sa di che cosa avete bisogno. Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta’.
Fra Pio Maria Ciampi, esorcista della diocesi di Isernia-Venafro e responsabile della comunità ‘Fiat Totus Tuus!’, ci dice che non vi è carità più grande che affrettare il Regno di Dio; quindi, abbiamo il compito di resistere innestati in Gesù (Gv 15,5 ‘Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e io in lui, porta molto frutto, poiché senza di me non potete far nulla’) con la speranza certa dell’Avvento del Regno di Dio anche sulla terra.
Il nostro caro Papa Francesco in questo mondo in subbuglio si affida solo a Dio con una bellissima preghiera giubilare: ‘…nell’attesa fiduciosa dei cieli nuovi e della terra nuova, quando vinte le potenze del Male, si manifesterà per sempre la Tua gloria’.
Il 10 agosto del 2024, è avvenuto un fatto importante: è stato rilasciato il nulla osta alla causa di beatificazione della Serva di Dio Luisa Piccarreta, la donna che è stata scelta da Gesù per farci conoscere la ‘Santità delle santità’ cioè il vivere nel Divin Volere. Luisa nacque a Corato, in terra pugliese, il 23 aprile del 1865 e morì il 4 marzo 1947. Crebbe in una numerosa e buona famiglia. Fin da piccola manifestò una particolare devozione a Gesù, e sempre durante la tenera età sognava il demonio. Come risposta alle sue minacce, la bambina si concentrava nella preghiera.
Già a 12 anni iniziò a sentire la voce di Gesù, e ventiduenne si offrì vittima perpetua. Questa donna, terziaria domenicana, ha così vissuto, per volere di Gesù, 62 anni in un letto (senza avere mai piaghe di decubito) vivendo solo con l’Eucarestia e vergando 36 volumi ai quali Gesù stesso, come spiegò Luisa, diede il titolo: ‘Il Regno della mia Divina Volontà in mezzo alle creature – LIBRO di CIELO – il richiamo della creatura nell’ordine, al suo posto e nello scopo per cui fu creata da Dio’.
Già queste poche parole del titolo ci fanno capire che troveremo subito la nostra felicità stando nel posto pensato da Dio per noi dall’eternità. In questi volumi Luisa ha trascritto, solo per obbedienza a più confessori, i dialoghi e le verità che Gesù stesso le ha rivelato affinché potessero essere divulgati a tutti.
Queste le parole di Gesù: ‘(…) questi scritti saranno per la mia Chiesa come un nuovo sole che sorgerà in mezzo di essa, e che gli uomini, attratti dalla sua Luce sfolgorante, si applicheranno per trasformarsi in questa Luce e uscire spiritualizzati e divinizzati, per cui rinnovandosi la Chiesa, trasformeranno la faccia della terra’. (Volume 16 – Libro di Cielo – 10 febbraio 1924).
Padre Sergio Pellegrini, assistente ecclesiastico dell’Associazione ‘Luisa Picarreta – Piccoli Figli della Divina Volontà’ e vicario generale della Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, nel suo testo ‘Santi nel Divin Volere’ tiene a precisare: ‘Inequivocabilmente in questi testi Gesù dichiara di compiere in Luisa qualcosa di nuovo che prima non c’era mai stato. È Gesù che, nella testimonianza della mistica pugliese, lo dichiara: “Questo è un dono che voglio fare in questi tempi così tristi: che non solo facciano la mia Volontà ma che la posseggano’ (Volume 17 – Libro di Cielo- 18 settembre 1924).
Ma che vuol dire vivere nella Divina Volontà? Gesù stesso, spiega a Luisa questo ‘Vivere’ così: ‘Figlia diletta mia, (…) voglio te, tutta unita e stretta con Me; e questo non ti credere che lo devi fare quando soffri o preghi solo, ma sempre, sempre: se ti muovi, se respiri, se lavori, se mangi, se dormi, tutto, tutto come se lo facessi nella mia Umanità ed uscisse da Me il tuo operato, in modo che non dovresti essere tu altro che la scorza, e rotta la scorza della tua opera si dovrebbe trovare il frutto dell’opera divina; e questo devi farlo a bene di tutta quanta è l’umanità, in modo che la mia Umanità si deve trovare come vivente in mezzo alle genti’.(Volume 7 – Libro di Cielo – 28 novembre 1906)
E quali sono i mezzi per vivere nella Divina Volontà? Dice Gesù: ‘Figlia mia, i mezzi principali per far regnare sulla terra il mio Fiat Divino sono le conoscenze di Esso. Le conoscenze formeranno le vie, disporranno la terra per essere Regno suo, formeranno le città, faranno da telegrafi, da telefono, da poste, da trombettieri, per comunicare tra città e città, tra creature e creature, tra nazioni e nazioni, le notizie, le conoscenze importanti sulla mia Divina Volontà; e le conoscenze di Essa getteranno nei cuori la speranza, il desiderio di ricevere un tanto bene. Da qui non si può sfuggire: un bene non si può volere né ricevere se non si conosce’. (Volume 26 – Libro di Cielo – 7 agosto 1929).
Personalmente posso testimoniare che per me tutto è cominciato con la lettura del libro ‘Le 24 Ore della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo’ (sempre vergato da Luisa Piccarreta) in cui Gesù promette vari doni, tra cui di sanare le ferite spirituali. Ho sperimentato questa guarigione: in un momento di preghiera con i ‘Piccoli figli di Palermo’ (dopo vari mesi di letture del libro scritto dalla Serva di Dio) mi è tornato alla mente il ricordo di quando ero piccolo e mio padre mi picchiava duramente.
Non ho provato solo dolore, ma per la prima volta ho sentito anche tanta gioia, perché ho avvertito accanto a me Gesù, ed ho capito che questo vissuto avrei potuto donarlo soprattutto ai giovani che vivono situazioni difficili in famiglia. In questo libro Gesù ci svela infatti come operava la Sua Divinità durante tutta la passione, cosa mai rivelata prima; ci racconta come nel Getsemani ha patito per ognuno di noi, in maniera Divina, con dolori molto più grandi di quelli patiti nel Calvario e sulla Croce.
Concludendo, consiglio di leggere anche il testo ‘La Vergine Maria nel Regno della Divina Volontà’ (sempre scritto da Luisa Picarreta). Esso un testo che raccoglie una serie di ‘lezioni di cielo’ che ‘formeranno la vostra fortuna spirituale e la vostra felicità anche terrena’, secondo le stesse parole della Madonna, rivelate a Luisa e riportate nel libro in questione: ‘leggendolo imparerai a vivere di cielo e non più di terra…e non sarai più sola poiché la tua Mamma…con ogni sua cura materna prenderà l’impegno di farti felice’.
La Madonna in questi tempi è la deputata a parlare in tante apparizioni, Lei, Madre della Chiesa, ‘…assunta in cielo non ha deposto questa missione di salvezza, ma…continua ad ottenerci i doni della salvezza eterna’ (CCC 969). La Madonna rivela a Luisa: ‘Sappi che io percorrerò tutto il mondo, andrò da ciascun individuo, in tutte le famiglie, nelle comunità religiose, in ogni nazione, presso tutti i popoli e, se occorrerà, girerò per secoli interi, sino a quando non avrò formato come Regina il mio popolo e, come madre, i figli miei, i quali CONOSCANO E FACCIANO REGNARE ovunque la DIVINA VOLONTÀ’.
È lei, la nostra Mamma Celeste che fa crescere Gesù in noi, per vivere sempre di più ‘fusi’ nel mare immenso del Divin Volere. Ogni verità che capiremo e metteremo in pratica sarà Spirito Santo che prenderà il posto dei vizi, delle passioni, del nostro io egoista. San Paolo in Rm 7,18-19: ‘Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio’.
La nostra lotta per entrare nel Regno di Dio è quella di combattere contro noi stessi e contro gli spiriti del male. Gesù dice: ‘Se Il mio Volere potesse regnare sulla terra, il nemico, lui stesso, si rintanerebbe nei più cupi abissi’. (Volume 17 – Libro di Cielo- 22 settembre 1924). Facciamo dunque scappare Satana a gambe levate e riprendiamo possesso della terra per tornare ‘fusi’ in Dio come eravamo in principio, nella creazione, simili ai nostri progenitori Adamo ed Eva prima del peccato originale.
(Tratto da Associazione Internazionale Esorcisti)
Solennità di tutti i Santi: Festa della Chiesa: una, santa, cattolica, apostolica
La solennità di ‘Tutti i Santi’, che si celebra il 1° novembre, ci invita ad innalzare gli occhi al cielo e a meditare la vita divina che ci attende. Con il Battesimo ci siamo innestati a Cristo, ‘siamo divenuti figli di Dio, ma ciò che ci attende non ci è stato ancora rivelato’ (1 Gv., 3,2). Veri figli amati da Dio, riceviamo anche la grazia e gli aiuti per sopportare tutte le prove della vita. Come veri figli di Dio, raggiungere la santità è lo scopo primario della vita sulla terra; d’altronde non si può dimenticare che con il battesimo siamo divenuti tralci dell’unica feconda ‘vite’ che è Cristo Gesù: ‘Io sono la vite, voi siete i tralci’ insegna Gesù; membra del corpo mistico che è Cristo Gesù.
La solennità di oggi è pertanto la festa della Chiesa, di tutti i cristiani sia che sono gi passati attraverso la grande tribolazione, sia quelli che ci troviamo ancora in questo cammino terreno ma diretti tutti verso l’unica meta che è la vita eterna. Così oggi, solennità di tutti i Santi, siamo chiamati a contemplare la città del cielo, che è nostra vera patria eterna. Per raggiungere questa meta Dio ha conferito a ciascuno di noi talenti, carismi e vari doni celesti, doni mirabili della sua misericordia divina.
Ciascuno di noi è chiamato a mettere a fuoco i doni ricevuti e con la forza dello Spirito santo, che abbiamo ricevuto nel Battesimo, a vivere la nostra vita terrena nella gioia cristiana. La vita infatti è un cammino verso la meta, la patria eterna. Ciascuno di noi è chiamato a svolgere con santità, slancio, umiltà e fortezza il proprio ministero: papa, vescovi, sacerdoti, coniugi, lavoratori ricchi e poveri. Realizzare la santità svolgendo nella gioia il proprio ruolo.
Da qui il discorso sulla montagna di Gesù, che abbiamo ascoltato nella lettura del vangelo; il discorso che è il documento ufficiale con il quale Gesù ha proclamato le ‘beatitudini’, invito chiaro e mirabile a vivere responsabilmente ciascuno la propria vocazione. Gesù non è venuto ad insegnare come si possa stare bene sulla terra ma come si può e si deve conquistare la felicità vera che ci permette di vivere e camminare per raggiungere la vita eterna.
Nell’annuncio Gesù inizia con il dire ‘beati’; è l’annuncio principale: avere la felicità, la gioia, che non è una conquista umana ma la scoperta e la consapevolezza di essere figli di Dio, perciò vero dono di Dio. Senza gioia la fede è opprimente; in paradiso non c’è posto per i tristi, i musoni, gli arrabbiati: non c’è vera santità senza la gioia.
La vocazione dell’uomo è essere felici; questa felicità si conquista attuando il progetto divino dell’amore: amare Dio creatore e padre, amare i fratelli nel nome di Dio. Ecco in sintesi cosa necessita per avere la vera gioia. Da qui le beatitudini; beati i poveri di spirito, beati coloro che non hanno l’anima legata alla cose terrene, alle ricchezze ma a Dio con l’amore; hanno il cuore libero da ogni impaccio terreno e gli occhi e il cuore rivolti solo alla meta. la vita eterna.
Beati i miti: non sono i timorosi, i pusillanimi ma quelli che si aprono a Dio senza invidia per i fratelli e sperano solo nel Signore Gesù. Beato (sono felici) quelli che hanno fame e sete della giustizia: giustizia è rispetto verso Dio e verso i fratelli: dare a ciascuno il suo. Come vedi: la beatitudini sono un messaggio controcorrente; laddove il modo dice e predica ai quattro venti: beati i ricchi, i potenti, quelli che godono fama e successo, quanti si divertono; le beatitudini del Vangelo hanno un tenore diametralmente opposto.
Le beatitudini sono la profezia dell’umanità nuova, redenta da Cristo Gesù: costituiscono la vera regola d’oro dei Figli di Dio. Oggi rendiamo onore a tutti i Santi di tutti i tempi; domani rivolgiamo preghiere e suffragi per i nostri cari defunti. Nella festa di tutti i Santi un posto mirabile è riservato a Maria, la Madre del Verbo incarnato; Maria è al vertice della comunione dei santi, la vera Regina degli angeli e dei santi.
La Beata Vergine, guida sicura alla santità, noi la imploriamo perchè ci prenda per mano, ci copra con il suo manto materno nel nostro pellegrinaggio terreno verso il cielo. Non dimentichiamo: se la santità è la comune meta di ciascuno di noi, le Beatitudini enunciate da Gesù indicano la strada che ci viene offerta per raggiungerla.
XIV Domenica Tempo Ordinario: Gesù, rifiutato dai suoi, continua ad amare l’uomo
Il brano del Vangelo ci inserisce oggi sul tema della ‘Fede’. Si può rimanere stupiti, affascinati dalla parole e dai miracoli di Gesù, mai restare increduli; la Fede è sempre un dono di Dio e va chiesta con umiltà e in modo incessante. E’ Dio infatti con la sua grazia che ‘si rivela’ (toglie il velo) e ci fa apparire la verità di Dio, che è verità assoluta ed infallibile; superiore alle nostre capacità intellettive ma non contraria. Lo stesso uomo conosce bene se stesso solo alla luce di Dio; egli infatti è ‘imago Dei’ (creato a sua immagine e somiglianza).
Tutti siamo cristiani; tutti conosciamo Gesù Cristo, figlio di Maria, che è morto in croce per salvare tutti gli uomini. Ma una cosa è conoscere, un’altra cosa è riconoscere: Si conosce tutto ciò che si vede e poi si rivede; il conoscere è quasi sempre qualcosa di superficiale, di esteriore. Riconoscere è il conoscere intimamente una realtà. Vado in campagna, vedo alberi e li conosco per averli sempre veduti; ma si riconosce veramente un albero solo dai frutti che produce e se ne evidenzia subito la differenza di uno dall’altro.
Nel brano del Vangelo ascoltato gli abitanti di Nazareth conoscevano Gesù come il figlio di Maria; figlio anche di Giuseppe, il fabbro ed anch’Egli fabbro: una conoscenza superficiale che si ferma a ciò che si vede e si percepisce con i sensi. Dai frutti si riconosce profondamente un albero nella sua vera essenza; Anche lo stesso Gesù pose questa domanda un giorno ai suoi discepoli: cosa dice la gente di me?… poi dirà: cosa dite voi di me? Pietro dà la sua risposta: ‘Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio benedetto’. Gesù risponderà a Pietro: beato, sei tu; perché è il Padre che te lo ha rivelato! Ciò che hai detto non è frutto della tua intelligenza ma dello Spirito Santo che te lo ha rivelato.
L’esperienza di Nazareth fu per Gesù assai dolorosa, come d’altronde dolorosa era stata l‘esperienza di tutti i profeti che avevano parlato ed operato tra la propria gente, per cui Gesù ebbe a dire. “nessuno è profeta accetto nella propria patria”. La fede in Cristo Gesù, vero uomo e vero Dio, è solo opera divina. Come uomo è il figlio di Maria e di Giuseppe, ritenuto suo padre, il fabbro del paese: come figlio di Dio possedeva una potenza divina, che non annullava la sua vera umanità.
Gesù, vero uomo e vero Dio, ha amato ed ama l’uomo creato ad immagine di Dio. La Chiesa, costituita da Cristo, è chiamata ad essere una mirabile realtà e le porte degli inferi non prevarranno mai. La Chiesa, il regno di Dio è una barca in mezzo ad un mare tempestoso ma al timone sta sempre lo Spirito Santo. Nel brano del vangelo gli abitanti di Nazareth si pongono due domande: da dove viene a Gesù tanta sapienza?; da dove gli viene a potenza di operare prodigi? Rifiutano dunque questo Gesù che invita l’uomo a cambiare rotta: ‘convertitevi!’, cioè cambiate rotta, stile, mentalità.
Così l’iniziale stupore si trasforma in scandalo, ma Gesù dice loro: ‘Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra suoi parenti e in casa sua’. Gesù invita a scoprire l’uomo creato ad immagine di Dio, con un’anima spirituale ed immorale, creato non per la terra ma per il cielo; homo viator, sempre impegnato a costruire la nuova civiltà dell’amore dove tutti sono chiamati ad essere fratelli e figli di Dio. Una civiltà dove alla base c’è rispetto, comprensione, condivisione; consapevoli sempre che la vita terrena è un cammino verso la vita eterna.
Per conoscere ed accogliere Gesù è sempre necessaria la fede: quella fede che ci porta a vincere la nostra pigrizia, l’attaccamento testardo alle nostre abitudini, alle sicurezze materiali, fondate sul passato, che impediscono a guardare l’azione dello Spirito santo che guida la sua Chiesa. Abramo, uomo di fede, lasciò tutto e partì; noi cristiani, nati a vita nuova con il Battesimo, siamo chiamati perciò a ‘convertirci’, ad essere uomini nuovi, ad instaurare il Regno dell’amore.
Chiesa di Cristo siamo tutti: Clero e Laicato, sacerdoti e popolo di Dio con eguale dignità, come le due mani dell’uomo: l’una lava l’altra, insieme realizzano la perfetta unità voluta da Cristo Gesù. La Madonna, la Vergine santa ci aiuti a realizzare la vera unità della Chiesa santa di Dio.
Dichiarazione ‘Fiducia supplicans’: meditazioni giuridico-teologiche sullo stupore suscitato in tutto il mondo
Versione originale in italiano dell’intervista concessa da don Nicola Bux a Edward Pentin per il suo blog
Qual è stata la reazione generale alla Fiducia supplicans in Italia – per lo più contraria, secondolei, o ambivalente?
A motivo della vicinanza alla Sede Apostolica, i vescovi italiani sembrano cani muti: approvano o dissentono, o temono la “rappresaglia”. Tra i fedeli e i non praticanti, c’è chi considera FS e i tentativi di giustificarla, un insulto all’intelligenza; poi, chi conosce la dottrina della fede e della morale, in specie la normatività della Rivelazione, si pone il primo Dubbio dei 5 Cardinali quest’estate: è possibile che la Chiesa insegni oggi dottrine contrarie a quelle che in precedenza ha insegnato in materia di fede e di morale, sia da parte del Papa ex cathedra, sia nelle definizioni di un Concilio ecumenico, sia nel magistero ordinario universale dei vescovi sparsi nel mondo (cfr. Lumen Gentium 25)?
Certo è che FS non appartiene al “magistero autentico”, e perciò vincolante, perché quanto in essa si afferma, non è contenuto nella parola di Dio scritta o trasmessa e che la Chiesa, il Romano Pontefice o il Collegio episcopale, in modo definitivo, ossia con giudizio solenne, oppure con magistero ordinario e universale, propone a credere come divinamente rivelato. Non vi si può nemmeno aderire con religioso ossequio della volontà e dell’intelletto.
Cosa ne pensa del comunicato stampa del 4 gennaio volto a chiarire la dichiarazione? Ha risolto qualcosa?
L’ignoranza predomina nella gran parte dei battezzati, a motivo del fatto che da decenni, alla catechesi si preferiscono le questioni sociali; per le coppie irregolari eterosessuali (n.d.r. “questo chierico respinge il citato Magistero proclamato dal 2014 al 2016 da A.L. e dal MIDI ?”) e omosessuali vale ormai: love is love. Chi usa la logica, è contrario e si pone il secondo Dubbio dei Cardinali: è possibile che in alcune circostanze un pastore possa benedire unioni tra persone omosessuali, lasciando così intendere che il comportamento omosessuale in quanto tale non sarebbe contrario alla legge di Dio e al cammino della persona verso Dio?
Legato a questo Dubbio c’è un altro: continua ad essere valido l’insegnamento sostenuto dal magistero ordinario universale, secondo cui ogni atto sessuale fuori del matrimonio, e in particolare gli atti omosessuali, costituisce un peccato oggettivamente grave contro la legge di Dio, indipendentemente dalle circostanze in cui si realizzi e dall’intenzione con cui si compia? Dunque, il comunicato del 4 gennaio è la classica toppa peggiore del buco.
È d’accordo sul fatto che la dichiarazione abbia messo in luce divisioni che erano già presenti, ma che ora sono allo scoperto? Benedetto XVI, negli Appunti dell’11 aprile 2019, ha descritto la provenienza della débàcle della morale cattolica, e quindi anche delle divisioni tra i cattolici, a causa del ritenere non peccaminose la convivenza sia di una coppia etero sia di quella omosessuale. La divisione o scisma, prima sommerso, ora è emerso: se sarà dichiarato formalmente in occasione di un prossimo evento ecclesiale, come un sinodo o un conclave, lo vedremo. Certo, il prossimo papa dovrà fare i conti, se approfondire la divisione o ricucirla convocando un Concilio. A chiunque sia candidato a papa, si dovrà chiedere nelle Congregazioni pre-conclave di rispondere ai Dubbi accumulati dal 2015 in poi, pena l’aggravamento della divisione della Chiesa.
Perché ritiene che ci sia stata opposizione soprattutto in Africa, Europa centrale/orientale e non negli Stati Uniti e in altri Paesi principalmente occidentali?
Perché in queste aree, cioè nell’emisfero nord e occidentale, dopo il Vaticano II, la Chiesa ha contrastato l’ideologia relativista che penetrava nella morale e demoliva il diritto naturale, con la formazione alla dottrina e alla vita in Cristo, ossia alla morale cattolica, combattendo il pensiero neo pagano; così il popolo è rimasto fedele. Poi, si vada a chiedere ad un ebreo, se esista una benedizione(berakà) che non abbia una sacralità (noi diciamo: non sia liturgica) e se si possa benedire qualcosa che Dio maledice e ha in abominio, come il peccato contro natura. Un amico ebreo che ha saputo di FS mi ha detto: il papa non conosce la Bibbia? Per non dire dell’ironia dei musulmani e della presa di distanza degli ortodossi che hanno dichiarato ormai impossibile l’unità coi cattolici. FS e i comunicati successivi sono frutto dell’ignoranza del prefetto Fernandez.
Qual è il modo migliore per risolvere la confusione e la divisione derivanti dalla FS?
Spiegare che non c’è pastorale senza pasto, perché “L’insegnamento effettivamente è come un cibo, il cui possessore è colui che lo distribuisce” (San Gregorio Nazianzeno). La dottrina quindi è un pasto, ma se il pastore non ce l’ha, non può fare pastorale. Il dramma della Chiesa odierna è la separazione della pastorale dalla dottrina, ovvero dell’amore dalla verità. E lo stiamo pagando caro, come aveva previsto Giovanni Paolo II. Papa Francesco dovrebbe annullare FS e sostituire il prefetto con un uomo di “dottrina sicura, sana e pura” per usare le parole dell’Apostolo a Tito.
Come pensa che questa vicenda influenzerà il prossimo Conclave?
Sicuramente il prossimo papa se non vuole esserlo solo per una parte di Chiesa, dovrà porsi la domanda: qual è la missione della Chiesa? Quella di adeguarsi al mondo o di salvarlo? L’unità della Chiesa cattolica è compromessa da FS, perché, su una verità morale così essenziale, accetta in pratica visioni opposte tra le Chiese sparse nel mondo. Un esempio: il nuovo vescovo di Foggia ha detto che, la sua, sarà la “chiesa di Francesco che benedice tutti”. Ma la Chiesa non è di Gesù Cristo? Fernandez si è screditato, pubblicando un documento che è l’opposto di quello del suo predecessore, Ladaria, nel 2021: questo sarebbe lo “sviluppo” o piuttosto l’eterogenesi della dottrina? Si è umiliato il Dicastero e la stessa S. Sede. Qualcuno ha già ribattezzato il Dicastero “per la distruzione” della fede. Qualsiasi documento, Fernandez firmasse in seguito, peserebbe su di lui il sospetto di ignoranza e malafede. Dovrebbe dimettersi.
( testo originale:Vai all’intervista in inglese sul sito di Edward Pentin)
Attendo le vostre ulteriori opinioni in “Teologia – Giurisprudenza-Magistero https://www.facebook.com/groups/1793231040908299/ “ in vista della prosecuzione del Sinodo ( in cui spero che si possa fornire una risposta definitiva al clero ed ai laici, per evitare di commettere peccati, spesso per assenza di chiarezza ) nei prossimi anni sulla tematica da me qui sommessamente ed umilmente trattata.
Mons. Moraglia: riscoprire il valore della donna è decisivo per la Chiesa e per la società
Una festa per la fede del ‘Popolo di Dio’: questa è da sempre la celebrazione annuale della festa della ‘Madonna della Salute’ per i veneziani. Quindi non una semplice ricorrenza tradizionale, ma un rinnovarsi del rapporto con il Signore attraverso la devozione alla Vergine Maria, come ha affermato il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia nell’omelia al vangelo che narrava le nozze di Cana, conducendo il fedele al ‘cuore’ della rivelazione cristiana:
Nasce l’Osservatorio per analizzare e interpretare le apparizioni mariane
“Nella Vergine Maria, la naturale intuizione femminile viene esaltata dalla sua singolarissima unione con Dio nella preghiera. Per questo, leggendo il Vangelo, notiamo che ella sembra qualche volta scomparire, per poi riaffiorare nei momenti cruciali: Maria è aperta alla voce di Dio che guida il suo cuore, che guida i suoi passi là dove c’è bisogno della sua presenza. Presenza silenziosa di madre e di discepola”.
Da Milano mons. Delpini invita a vivere la luce del Mistero
La teologia del matrimonio di Walter Kasper tra luci e ombre
L’Autore, come fa intendere il titolo della sua opera, vuole offrire una prospettiva teologica del matrimonio cristiano. Tuttavia, quella espressa in queste pagine è la prospettiva cattolica. Nel libro si accenna a Lutero e alla tradizione orientale ma, se si entra in un pur timido dialogo – in particolare con la tradizione luterana ‒, è per evidenziare la differenza che intercorre tra il punto di vista cattolico e quella luterano, permettendo così di mettere in luce la concezione di sacramento in merito al matrimonio espressa nel concilio di Trento.
In secondo luogo l’Autore, a più riprese, nella prima parte, sottolinea come il sacramento del matrimonio sia tra i sacramenti quello che congiunge ordine della creazione e ordine della salvezza/redenzione. Tuttavia, questa congiunzione, forse anche a motivo del taglio giuridico-pastorale che caratterizza la seconda parte del libro, appare abbozzata ma non pienamente articolata.
Dalla lettura complessiva dell’opera, infatti, si ha l’impressione che il polo antropologico e il polo teologico del sacramento del matrimonio vengano accostati e non rapportati nella loro unità e differenza. L’evento cristologico, che fonda il sacramento del matrimonio, sembra portare a compimento l’antropologico, quando con l’amore fedele si apre al definitivo e, quindi, al mistero.
Tuttavia così non viene enunciata la specificità, il proprium del polo teologico. Prova ne è il fatto che, a più riprese, venga sottolineato come l’amore fedele e fecondo è già partecipazione dell’amore che c’è tra Dio e gli uomini, pienamente e definitivamente manifestato in Gesù Cristo.
La novità dell’esperienza sacramentale vi pare ultimamente espressa in ciò che Dio aggiunge all’amore terreno, per il fatto che nell’incarnazione del Figlio ha accettato una volta per sempre l’umano e lo ha, quindi, affermato contemporaneamente nella sua propria dignità, rendendolo espressione del suo amore.
Questa formulazione, però, inclina a considerare l’evento salvifico solo come ciò che Dio compie in occasione dell’incarnazione, senza dare rilievo alla effettiva vicenda storica di Gesù di Nazareth e alla complessa trama di rapporti e di vicende entro cui l’amore divino viene a comunicarsi.
L’uomo sembra così risultare semplicemente destinatario dell’amore di Dio, recettore di benefici che raggiungono la sua libertà, senza che sia messo a tema in che modo questa non solo ne viene investita, ma interpellata[1].
In una simile prospettiva, infatti, c’è da chiedersi cosa è il sacramento del matrimonio rispetto a questo amore, se esso è già segno?
Un simile “difetto” sembra essere riscontrabile, quando, nell’ambito del quarto e ultimo capitolo, si tenta di presentare il rapporto tra matrimonio civile e matrimonio ecclesiastico. La prospettiva storica, qui adottata, se fa comprendere il motivo dell’istituzione del matrimonio civile, non evidenzia, però, la diversità e, dunque, la specificità di questo rispetto al sacramento del matrimonio.
Nel passaggio da un modello oggettivistico ad un modello personalistico, che esprime l’originalità dell’opera dell’Autore, si ravvisano alcuni rilievi critici. Discutibile, infatti, appare la definizione dell’amore, che si trova nella prima parte, in particolare nel primo capitolo, fondata sul bisogno.
Sembra connotare l’amore, nel suo sorgere, come una sorta di penuria che va superata, una mancanza che idealmente non dovrebbe esserci. Il sorgere dell’amore, detto in altri termini, sembra essere rimedium finitudinis. Inoltre, a proposito della sessualità umana intesa come “strumento” della comunicazione intersoggettiva, Kasper sembra dare adito ad una separazione tra esteriore e interiore, libertà e corpo che, nel suo stesso intento, vorrebbe superare.
Infine il fatto che, dapprima, nei primi due capitoli, si parli del matrimonio come “qualcosa che si celebra”, senza che venga indagata la dimensione liturgica del matrimonio, e, successivamente, nel terzo e quarto capitolo, il matrimonio venga definito un contratto, sembra indicare, nella terminologia, una regressione, quasi un cedimento ad un’impostazione pre-conciliare che si vorrebbe superare.
Va sottolineato che questo cedimento è comprensibile dato il fatto si tenta di trovare una soluzione al problema dei divorziati risposati anche sotto il profilo canonico-pastorale. Infatti, come ho avuto modo di rilevare sopra, il Codice di diritto canonico allora vigente era quello del 1917 e non quello del 1983 che, da questo punto di vista, ha codificato l’insegnamento conciliare.
In conclusione l’opera di Kasper, sia con i suo elementi positivi sia con i suoi elementi critici di cui si è cercato di dar conto, tenta di comprendere la sacramentalità del matrimonio secondo un modello che potremmo definire antropologico-dogmatico[2]: la realtà naturale, quindi il contratto matrimoniale, è il sacramento.
Sulla scia della speculazione teologica di Schillebeekx il matrimonio è presentato da Kasper come un’istituzione umana attraverso cui Dio si rivela dalle origini fino ad ora. In questa prospettiva ciò che sta in primo piano sono i rapporti interpersonali tra i coniugi e la stessa sacramentalità è vista in relazione ad essi.
Il matrimonio diventa un’immagine vivente delle relazione d’amore di Dio con il suo popolo ed ogni singolo matrimonio agisce unicamente come rivelazione di questo patto[3]
[1] A. BOZZOLO, Il rito di Gesù. Temi di teologia sacramentaria, LAS, Roma 2013, p. 254.
[2] Cf. i tre modelli proposti da Aliotta in M. ALIOTTA, Il matrimonio, Querianiana, Brescia 2002, p. 97.
[3] Ibidem, p. 100.
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“In pace mi corico”. Un invito alla lettura.
Una delle ultime fatiche editoriali del neo-segretario del Dicastero per la cultura e l’educazione, il lodigiano presbitero don Giovanni Cesare Pagazzi, ha un chiaro riferimento biblico e nella fattispecie ad un salmo in cui si parla di sonno. Sembrerebbe strano che la teologia si possa occupare di un fenomeno così “basso”, eppure a ben vedere noi passiamo almeno un terza delle nostre giornate “nelle braccia di Morfeo”, per non parlare dei bambini che, come si dice popolarmente, “mangiano e dormono”.




























