Papa Francesco: la santità è per tutti

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La giornata odierna è stata dedicata da papa Francesco al tema della santità, ricevendo i partecipanti al convegno del Dicastero delle Cause dei Santi, e successivamente i partecipanti al convegno sulla mistica spagnola Maria de Jesus de Agreda, religiosa concezionista francescana, promosso dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale, definendo l’incontro molto importante:

“Madre Ágreda fu una donna eccezionale, che voi avete voluto definire ‘innamorata della Scrittura’, ‘mistica mariana’ ed ‘evangelizzatrice d’America’. Questi titoli mi hanno fatto riflettere su tre lezioni che la donna contemplativa può dare alla Chiesa. La prima lezione riguarda il silenzio, l’atteggiamento di ascolto, per accogliere nel cuore la voce dell’Amato, Parola eterna del Padre”.

Parlando della mistica il papa ha sottolineato l’amore per la Sacra Scrittura: “E’ un atteggiamento di tutti, ma specialmente femminile: la donna sa ascoltare e ha una speciale vocazione all’ascolto. Sorprende come, pur senza una formazione specifica, alcune sorelle religiose abbiano raggiunto una notevole conoscenza della Scrittura e, alla scuola della preghiera, abbiano bevuto da essa come da una fonte viva.

Perciò chiamarle ‘innamorate’ della Scrittura è un’espressione che va oltre l’elogio del suo uso nei loro scritti, è vedere Cristo stesso che parla loro e ci parla attraverso la sua Parola, chiedendoci che, sull’esempio di Maria, serbiamo tutto nel nostro cuore”.

L’altra sottolineatura riguarda l’esperienza mistica, cioè il rapporto vissuto con Dio: “Un’esperienza, possiamo dire, estatica, ma intendendo per “estasi” l’uscire da sé stessi, l’uscire dalle nostre comodità, dall’io egoista che cerca sempre di dominarci. Si tratta di fare spazio a Dio, affinché, docili allo Spirito Santo, il ‘sovraintendente’ del Re, possiamo accoglierlo nella nostra casa. Questo è l’esempio di Maria, che lo accolse nel suo Cuore Immacolato prima che nel suo grembo verginale”.

E’ questo l’insegnamento dei mistici: “In tal senso, i contemplativi ci insegnano, attraverso un cammino di ascesi, di abbandono e di fedeltà, la gioia di vivere soltanto per Lui. Ed a volte la contemplazione si fa in silenzio, davanti al Signore, in silenzio. Ed in questo mondo sempre pieno di cose, di parole, di notizie, tutta un’industria della comunicazione esteriore, la comunicazione interiore, in silenzio, è tanto necessaria”.  

Il terzo aspetto della venerabile riguarda lo spirito missionario: “La terza lezione è la missione. Madre Ágreda e le religiose concezioniste, che furono le prime claustrali ad arrivare in America (non so se arrivarono con Cristoforo Colombo, ma poco ci manca), ci danno prova di questo spirito missionario della vita contemplativa, che in seguito metterà in risalto santa Teresa di Gesù Bambino. Non è un caso che un’altra grande mistica, Santa Rosa de Lima, sia la prima santa del continente”.

Ed ha ribadito l’importanza della preghiera nell’azione missionaria: “E’ comprensibile che Madre Ágreda sentisse la chiamata del Signore a pregare per quelle anime che ancora non lo conoscevano, e che quella preghiera fosse feconda nell’anima di coloro che, a detta dei missionari, erano ben disposti a ricevere il battesimo.

Di solito non siamo consapevoli della forza della preghiera d’intercessione nella nostra vita, come si dice che lo furono gli indios dell’intervento di Madre Ágreda. Ma, come ci insegna Maria nelle nozze di Cana, anche noi possiamo riconoscere da dove viene il vino nuovo attraverso quanti ci sostengono con la loro preghiera e ci edificano con il loro esempio. Non dimenticate il grande gesto di Maria, rivelatoci alle nozze di Cana”.

Mentre ai partecipanti al convegno di studio ‘Dimensione comunitaria della Santità’, promosso dal Dicastero delle Cause dei Santi, il papa ha proposto la riflessione ‘la santità che unisce, la santità familiare e la santità martiriale’ a 10 anni dall’Esortazione apostolica ‘Gaudete et exsultate’:

“Questo tema della vocazione universale alla santità, e in essa la sua dimensione comunitaria, è molto caro al Concilio Vaticano II, che ne ha parlato specialmente nella ‘Lumen gentium’. Non a caso, in questa prospettiva, è cresciuto in anni recenti il numero delle beatificazioni e canonizzazioni di uomini e donne appartenenti a diversi stati di vita: sposi, celibi, sacerdoti, consacrate, consacrati e laici di ogni età provenienza e cultura, anche famiglie, penso a quella polacca martire”.

Nel primo punto del discorso il papa ha ribadito che la santità unisce: “Sappiamo che la vocazione alla quale tutti siamo chiamati si compie prima di tutto nella carità, dono dello Spirito Santo che unisce in Cristo e ai fratelli: dunque essa è un evento non solo personale, ma anche comunitario.

Quando Dio chiama il singolo, è sempre per il bene di tutti, come nei casi di Abramo e Mosè, di Pietro e Paolo. Chiama il singolo per una missione. E del resto come Gesù, Buon Pastore, chiama per nome ciascuna delle sue pecore e cerca la smarrita per riportarla all’ovile, così la risposta al suo amore non può che realizzarsi in una dinamica di coinvolgimento e intercessione”.

Poi c’è la santità familiare, che è un cammino comunitario: “Pensiamo ai santi Luigi e Zelia Martin; ai beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi; ai venerabili Tancredi e Giulia di Barolo; ai venerabili Sergio e Domenica Bernardini.

La santità degli sposi, oltre che santità particolare di due persone distinte, è anche santità comune nella coniugalità: dunque moltiplicazione (e non semplice addizione) del dono personale di ciascuno, che si comunica.

Ed un esempio luminoso di tutto questo ci è stato recentemente offerto nella beatificazione degli sposi Jozef e Wiktoria Ulma e dei loro sette figli: tutti martiri… Sempre agire con la comunità”.

Infine la santità del martirio, come ha fatto Asia Bibi: “E’ un modello forte, di cui abbiamo tanti esempi lungo la storia della Chiesa, dalle comunità delle origini fino all’epoca moderna, nel corso dei secoli e in varie parti del mondo. Non c’è un periodo che non abbia avuto i suoi martiri, fino ai nostri giorni. E noi pensiamo che questi martiri sono cose che non esistono.

Ma pensiamo a un caso di vita cristiana vissuta in un martirio continuo: il caso di Asia Bibi, che per tanti anni era in carcere, e la figlia le portava l’Eucaristia. Tanti anni fino al momento in cui i giudici hanno detto che era innocente.

Quasi nove anni di testimonianza cristiana! E’ una donna che continua a vivere, e sono tanti, tanti così, che danno testimonianza della fede e della carità. E non dimentichiamo che anche il nostro tempo ha tanti martiri!”

(Foto: Santa Sede)

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