Dott. Pellai: educare i giovani al sogno

Condividi su...

‘Dopo essere entrato al cambio dell’ora, alle 9,45, ero in cattedra, vedo correre un alunno verso di me: mi punta e spara. Sono rimasto scioccato, non sono riuscito a capire cosa fosse accaduto, è stata una questione di secondi. Ho chiamato subito la vicepreside, i colleghi sono venuti immediatamente ed hanno rimproverato i ragazzi. Dopo, alcuni tremavano e balbettavano; molti solo in un secondo momento hanno capito la gravità di quanto avvenuto, ma al momento, per loro, si trattava solo di una bravata. Ho deciso di non sporgere denuncia per non rovinarli penalmente ma di dare una pena severa dal punto di vista scolastico’.

Così ha raccontato il prof. Pasquale Pellicani, docente di diritto ed economia all’Istituto tecnico ‘Romanazzi’ di Bari, che, venerdì 29 settembre, è stato colpito a scuola da pallini sparati da una pistola; e questo non è un episodio isolato, di cui sono protagonisti i giovani, sia all’interno che all’esterno delle scuole, avvenuti a Napoli come a Milano od in qualunque città italiana, tantoché negli ultimi anni, si sta assistendo ad un aumento di episodi di violenza tra adolescenti, fenomeno sempre più frequente e diffuso, dalle varie sfaccettature che ha bisogno di un’attenzione urgente.

Partendo da questo caso al dott. Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore al dipartimento di Scienze biomediche dell’Università degli Studi di Milano, abbiamo chiesto di spiegarci cosa sta succedendo nei giovani:

“Il tema grande riguarda la crescita: negli ultimi anni sono cresciuti in un tempo molto incerto, che ha tolto alcuni ingredienti per una buona crescita, cioè il contatto e le relazioni vere con persone ‘vere’ nella ‘vita’ reale ed anche lo spostamento verso la ‘vita’ virtuale, che ha sostituito molte esperienze, che si dovrebbero fare nella vita reale. La mia impressione è che c’è un allenamento alla vita molto più scarno, che crea disagio e sofferenza”.

In quale modo è possibile contrastare atti violenti dei giovani senza il ricorso a reprimere?

“La cosa importante è garantire a chi sta crescendo di avere nella propria comunità esperienze di animazione e di aggregazione con ragazzi e ragazze della propria età e permettere di generare uno spirito di squadra, che è il migliore antidoto per contrastare la costruzione della dinamica del branco. Poi permettere alla scuola di continuare ad essere un’agenzia educativa,che nutre il bisogno di crescita e fornisce gli stimoli alla crescita del pensiero dei nostri figli”.

Quindi il problema riguarda gli adulti: perché hanno abdicato ad educare?

“Credo che oggi siano molto più ansiosi rispetto al passato. Un adulto ansioso è un adulto spaventato, che tende a limitare quelle esperienze della vita dei propri figli. Un adulto ansioso è un adulto che tende a tenere in casa il figlio, invece che a facilitare le esperienze esterne ed a iperproteggerlo, togliendogli occasioni di autonomia: se non alleni la tua autonomia poi ti scopri molto a disagio quando la vita ti viene ‘incontro’ con le sue sfide e le sue richieste.

Ultimo aspetto: credo che oggi gli adulti siano molto più soli ed isolati rispetto al passato; prima c’era un villaggio che cresceva un bambino ed un senso di comunità molto forte. Oggi, invece, siamo più isolati e più ripiegati dentro le nostre vite. Quindi facciamo più fatica, perché non abbiamo più una ‘sponda’ di sostegno, che è proposta dalla famiglia ‘allargata’: ognuno deve arrangiarsi per conto suo”.

Ed allora quanto è necessario educare i giovani alla relazione?

“Credo che sia molto importante e deve essere un pensiero presente in tutte le agenzie educative. Oggi abbiamo la tendenza a proporre gli addestramenti a chi sta crescendo attraverso insegnanti di tecniche sportive per farli performare in attività di cui devono imparare un saper fare solamente.

Però crescendo bisogna imparare anche il saper essere, che si impara solo immergendosi nella vita reale e facendo esperienza della relazione con gli altri attraverso lo stare insieme. Proprio di questo c’è particolarmente bisogno ed oggi questo è particolarmente in crisi, perché per i nostri figli è molto più facile vivere relazioni di social piuttosto che relazioni sociali. E’ più facile per loro intrattenere rapporti nella loro comunity piuttosto che nella loro comunità di appartenenza”.

E’ possibile proporre ai giovani la bellezza di sognare?

“Non dobbiamo mai smettere di farlo. Fondamentalmente crescere significa continuare di desiderare qualcosa di più grande, che permette di diventare migliore. Crescere è evolvere; infatti parliamo di età evolutiva, cioè di un’età incompiuta che nella crescita deve migliorarsi e guardare avanti; deve trasformarsi in senso migliorativo e questo vuol dire permettere a chi cresce di avere sogni grandi, che non sono mai sogni materiali: quale persona voglio essere”.

Riprendendo il titolo di un suo libro (‘La vita accade’, vincitore del premio letterario ‘Pontremoli – Città del Libro e della Famiglia’, promosso dal Forum delle Associazioni familiari e dal comune di Pontremoli) in quale modo si può raccontare che la vita accade?

“Aiutando chi cresce con testimonianze di vita. Oggi i ragazzi seguono i racconti degli influencer, che spesso sono persone che hanno poco da dire e molto da vendere; però diventano grandi modelli di riferimento. Penso che in questo momento ci sia veramente bisogno di avvicinare ragazzi e ragazze a storie di vita, che dentro le loro storie rappresentino modelli credibili ed esemplari, non perché perfetti, ma buoni esempi di cosa vuol dire appassionarsi alla vita”. 

Free Webcam Girls
151.11.48.50