Dalla diocesi di Aosta un invito alla missione

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Nelle scorse settimane il vescovo di Aosta, mons. Franco Lovignana, ha presentato la Lettera pastorale dal titolo ‘Gesù camminava con loro’, che ha come icona evangelica il passo evangelico di Luca dedicato ai discepoli di Emmaus, scelto anche dalla Conferenza episcopale italiana per le Linee guida della seconda fase del percorso sinodale, e, come recita il sottotitolo, vuole sviluppare un duplice cammino di conversione episcopale: ‘percorso sinodale e avvio delle unità parrocchiali’.

Riferendosi alle linee guida il vescovo ha precisato che “esse ci chiedono di lavorare su cinque ‘macro-temi’: missione secondo lo stile di prossimità, riappropriazione della lingua comune, formazione alla fede e alla vita cristiana, sinodalità permanente e corresponsabilità, cambiamento delle strutture”.

E’ un invito a vivere la missione nella diocesi: “Dobbiamo imparare da Gesù e vivere la missione con lo stile della prossimità, rimettendo in comunicazione Vangelo e vita, la nostra e quella delle persone che incontriamo e con le quali condividiamo cammini ed esperienze.

La prossimità è fatta di attenzione e di dialogo negli ambienti ordinari dell’esistenza dove siamo chiamati ad ascoltare, ma anche a raccontare inquietudini e speranze, gioie e sofferenze, interrogativi e bisogni che abitano il cuore di ognuno e toccano il vissuto delle famiglie”.

Tale missione deve essere promossa dalle unità parrocchiali: “E’ un vero servizio all’uomo ed all’evangelizzazione che le unità parrocchiali devono promuovere, aiutandoci a recuperare una lingua comune, parole condivise, come hanno fatto i primi cristiani che, senza perdere nulla della ricchezza della loro fede, l’hanno raccontata ai pagani utilizzando per quanto possibile le loro categorie e il loro linguaggio. Noi oggi siamo chiamati a fare come loro, togliendo l’impressione che la fede viaggi su un binario parallelo alla vita”.

E’ necessario avvicinarsi ed ascoltare con desiderio missionario: “Dobbiamo lasciarci prendere dal desiderio di avvicinare persone e famiglie a Cristo, certi come siamo che Egli è la risposta finale di umanità e di salvezza per tutti. Vogliamo parlare la lingua del mondo, ma il messaggio che vogliamo trasmettere è il Vangelo!  

La prossimità missionaria riguarda tutti, riguarda la comunità, ma fiorisce in pienezza nel contatto personale che i laici vivono quotidianamente in quanto inseriti nel mondo del lavoro, della scuola, della cultura, dell’impegno sociale e politico, del tempo libero”.

La missione deve ‘intercettare’ il desiderio della ricerca delle persone: “La missione in stile di prossimità cerca dunque di intercettare il vissuto e la ricerca di senso delle persone e di partire di là per raccontare il dono di Dio. Per fare questo non esiste solo la parola ‘parlata’, ma anche il linguaggio delle immagini, dell’arte, della letteratura, dei gesti simbolici e profetici di cui è ricca la vita ecclesiale”.

Per questo la liturgia è un linguaggio necessario per comunicare il Vangelo: “La stessa Liturgia, se celebrata e vissuta con verità dalla comunità credente, è linguaggio potente per coloro che, per i motivi più diversi, si avvicinano occasionalmente alle nostre celebrazioni. Infine c’è l’universo social che, come Chiesa, dobbiamo imparare ad abitare perché rappresenta il modo principale con cui comunicano le generazioni più giovani”.

Ma per un’interlocuzione è necessaria la formazione: “Perché solo l’esperienza vissuta della fede, gioiosa e laboriosa a un tempo, rende vive le nostre comunità.

Penso alla formazione declinata in tre passi: i percorsi dell’Iniziazione cristiana (preparazione dei genitori al Battesimo dei figli, catechesi dei fanciulli e dei ragazzi, catecumenato); i percorsi di accompagnamento degli adulti; i percorsi di formazione specifica per l’esercizio di un ministero ecclesiale”.

Ed al termine è un invito a partire ‘senza indugio’: “Leggo questa prontezza nel partire come il segno che dall’incontro con Gesù, che ha il suo vertice nell’Eucaristia domenicale, scaturiscono tutti i servizi della comunità. E’ questo un capitolo importante dell’avvio delle unità parrocchiali e una declinazione concreta del coinvolgimento e della corresponsabilità di tutti.

Fin da subito vorrei far notare che servizi della comunità non sono solo quelli che si attuano nei confini della comunità stessa, come quelli legati alla Liturgia e alla catechesi, ma anche quelli che portano fuori della comunità, ma sempre in nome della comunità, come i servizi legati alla carità, all’annuncio, al dialogo con il territorio, alla rappresentanza della comunità in ambito sociale, culturale e politico”.

(Foto: Diocesi di Aosta)

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