Avviato il Sinodo della Chiesa guidata dallo Spirito Santo

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“Mi piace ricordare che è stato san Paolo VI a dire che la Chiesa in Occidente aveva perso l’idea della sinodalità, e per questo aveva creato il segretariato per il Sinodo dei Vescovi, che ha fatto tanti incontri, tanti Sinodi su diverse tematiche. Ma l’espressione della sinodalità non è ancora matura… Perché ancora non avevamo l’abitudine che tutti devono esprimersi con libertà. E così, lentamente, in questi quasi 60 anni, il cammino è andato in questa direzione, e oggi possiamo arrivare a questo Sinodo sulla sinodalità”.

Con un suo ricordo personale, ieri pomeriggio papa Francesco ha aperto i lavori della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi nell’aula ‘Paolo VI’, ricordando che esso non è un parlamento: “E a me piace dire che il Sinodo non è un parlamento, è un’altra cosa; che il Sinodo non è una riunione di amici per risolvere alcune cose del momento o dare le opinioni, è un’altra cosa.

Non dimentichiamo, fratelli e sorelle, che il protagonista del Sinodo non siamo noi: è lo Spirito Santo. E se in mezzo a noi c’è lo Spirito che ci guida, sarà un bel Sinodo… Sinodo è un cammino che fa lo Spirito Santo. E’ stato dato a voi qualche foglio con testi patristici che ci aiuteranno nell’apertura del Sinodo. Sono tratti da san Basilio, che ha scritto quel bel trattato sullo Spirito Santo. Perché? Perché occorre capire questa realtà che non è facile, non è facile”.

Perciò ha ricordato che il ‘protagonista’ del sinodo è lo Spirito Santo: “Protagonisti del Sinodo non siamo noi, è lo Spirito Santo, e se noi lasciamo posto allo Spirito Santo, il Sinodo andrà bene… Lo Spirito Santo è il protagonista della vita ecclesiale: il piano di salvezza degli uomini si compie per la grazia dello Spirito. E’ Lui a fare il protagonismo… Dobbiamo capire che è Lui il protagonista della vita della Chiesa, Colui che la porta avanti”.

Lo Spirito Santo rende viva la Chiesa: “Lo Spirito Santo innesca nella comunità ecclesiale un dinamismo profondo e variegato: il ‘trambusto’ della Pentecoste. E’ curioso cosa succede nella Pentecoste: tutto era ben sistemato, tutto chiaro…

Quella mattina c’è un trambusto, si parlano tutte le lingue, tutti capivano… Ma è una varietà che non si capisce bene del tutto cosa significa… E dopo questo, la grande opera dello Spirito Santo: non l’unità, no, l’armonia. Lui ci unisce in armonia, l’armonia di tutte le differenze. Se non c’è l’armonia, non c’è lo Spirito: è Lui che fa così”.

Quindi ha invitato ad abbandonare il ‘chiacchiericcio’: “E poi, lo Spirito è Colui che fa la Chiesa: è Lui a fare la Chiesa. C’è un legame molto importante tra la Parola e lo Spirito. Possiamo pensare a questo: il Verbo e lo Spirito. La Scrittura, la Liturgia, l’antica tradizione ci parlano della ‘tristezza’ dello Spirito Santo, e una delle cose che più rattristano lo Spirito Santo sono le parole vuote…

Quale grande male sia rattristare lo Spirito Santo di Dio, c’è bisogno di dirlo? Chiacchiera, maldicenza: questo rattrista lo Spirito Santo. E’ la malattia più comune nella Chiesa, il chiacchiericcio. E se noi non lasciamo che Lui ci guarisca da questa malattia, difficilmente un cammino sinodale sarà buono. Almeno qui dentro: se tu non sei d’accordo con quello che dice quel vescovo o quella suora o quel laico là, diglielo in faccia. Per questo è un Sinodo”.

Ed ha chiesto che si crei un clima di ascolto: “Poi, voglio dire che in questo Sinodo (anche per fare posto allo Spirito Santo) c’è la priorità dell’ascolto, c’è questa priorità. E dobbiamo dare un messaggio agli operatori della stampa, ai giornalisti, che fanno un lavoro molto bello, molto buono.

Dobbiamo dare proprio una comunicazione che sia il riflesso di questa vita nello Spirito Santo. Ci vuole un’ascesi (scusatemi se parlo così ai giornalisti) un certo digiuno della parola pubblica per custodire questo. E quello che si pubblica, che sia in questo clima”.

Poi c’è stato il saluto di Sua Beatitudine Ibrahim Isaac Sedrak, patriarca di Alessandria dei Copti, Capo del Sinodo della Chiesa Copta Cattolica (Egitto), che ha ringraziato per questo cammino insieme:

“Nei sinodi precedenti percorrevamo strade già conosciute, avevamo delle linee guida generali già pronte. Ma questa volta, l’assemblea sinodale è stata preparata da una consultazione del popolo di Dio, di ogni singolo battezzato, ognuno secondo il proprio carisma, in modo ancora più vivo, reale e concreto…

Dall’ascolto è poi scaturita in noi la grazia di un sincero riconoscimento del bisogno di una conversione permanente, che ci ricorda che non sono le nostre strutture o noi stessi il punto di riferimento, dell’azione e dell’opera salvifica di Dio, ma è Cristo, che per mezzo del suo Spirito Santo, ci libera dalle nostre schiavitù, paure, isolamenti e ci dona la grazia di sperimentare la pienezza della vita e dell’amore. Il mondo attende da noi la testimonianza di Cristo risorto, della vita e della speranza. Sia dunque la centralità di Cristo il filo conduttrice di questo Sinodo”.

Il card. Mario Grech, segretario generale della Segreteria Generale del Sinodo, ha sottolineato il ‘bivio’ in cui si trova la Chiesa, citando santa Caterina da Siena:

“Oggi la Chiesa si trova ad un bivio e la sfida urgente strettamente parlando non è di natura teologica o ecclesiologica, ma come in questo momento della storia la Chiesa possa diventare segno e strumento dell’amore di Dio per ogni uomo e donna… L’amore di Dio è il farmaco che può guarire l’umanità ferita di oggi e in quanto Chiesa la nostra missione è di essere segno di questo amore”.

E proprio nel Sinodo la Chiesa è ‘comunione’: “Nella sua fisionomia sinodale, l’Assemblea può essere segno visibile di communio, principio che regola la vita ecclesiale a tutti i livelli… Chiediamo allo Spirito che le differenze di vocazioni, ministeri e stati di vita, la ricchezza di doni e carismi, la diversità armonica, siano al servizio dell’unità dell’Assemblea. In questo modo l’Assemblea sarà segno. E sarà anche strumento più capace del servizio che è chiamata a rendere alla Chiesa e al mondo”.

Ed infine il card. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo del Lussemburgp e relatore generale, ha ricordato che la Chiesa è popolo di Dio: “La Chiesa è il popolo di Dio che cammina nella storia con Cristo al centro. E’ normale che ci sia un gruppo che cammina alla sua destra, un altro alla sua sinistra, mentre alcuni corrono avanti e altri restano indietro. Quando ognuno di questi gruppi guarda verso il Signore, insieme a Lui non può fare a meno di vedere il gruppo che occupa la posizione opposta: chi cammina a destra ve chi cammina a sinistra, chi corre avanti vede chi resta indietro”.

Quindi è necessario conoscere la grammatica della sinodalità: “Siamo chiamati a imparare la grammatica della sinodalità. Come la grammatica delle nostre lingue cambia man mano che si evolvono, così la grammatica della sinodalità cambia nel tempo.

Pertanto, la lettura dei segni del nostro tempo dovrebbe aiutarci a scoprire una grammatica della sinodalità adatta al nostro tempo. Nella grammatica ci sono alcune regole di base che non cambiano mai. Per noi, queste sono le regole della cattolicità, come la dignità derivante dal Battesimo; il ruolo di Pietro nella Chiesa; la collegialità episcopale; il ministero ordinato, il sacerdozio comune dei fedeli e il fatto che sono ordinati l’uno all’altro. Con questi elementi fondamentali della nostra grammatica cattolica, dobbiamo trovare il modo di esprimere le nuove intuizioni che lo Spirito Santo ci dà”.

(Foto: Santa Sede)

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